Carlsberg Italia diffida Luppolo Station dall’utilizzare la parola “Luppolo”. Ma vi rendete conto?
di Alessandro MorichettiLuppolo Station è un risto-pub di via Parini a Roma, nei pressi di Trastevere, aperto dal 13 marzo 2015. 20 spine, atmosfera anni ’20, un ricco tabellone delle birre e cucina, insomma quel genere di posto lì. Poi se si stia bene o meno non so dirvelo ma è irrilevante per l’argomento di oggi.
La querelle inizia con una raccomandata del 25 novmbre di Carlsberg Italia soa che invita la Publican srls di Diego Vitucci (titolare di Luppolo Station e fonte della storia) dall’utilizzare la parola “LUPPOLO” poiché potrebbe creare confusione presso i clienti di Carlsberg Italia che bevono avidamente la birra Tre Luppoli di Angelo Poretti.
Più che aggettivare come surreale la vicenda, risulta interessante leggere la risposta di Luppolo Station.
Per Manuele Colonna, il publican più conosciuto d’Italia (brutto ma buono, sporco ma bravo), è “un clamoroso autogol che non deve rimanere fra le mura dei nostri pub, deve arrivare ovunque.” Per noi anche.
25 Commenti
Faro Izbaziri
circa 8 anni fa - LinkIncredibile. Allora dovrebbero fare causa anche alla Disney, visto che i nomi dei sette nani, escluso Dotto, sono molto somiglianti (potrebbero arrivare a sospettare che Luppolo sia il "settenano" che fa la birra).
RispondiFederico
circa 8 anni fa - LinkIl tema è molto più complesso, la Carlsberg sta cercando di mettere il "ferro dietro la porta" sull'utilizzo della parola luppolo. (ciò non toglie che il fatto sia scandaloso, per quello che mi riguarda) Chiamateli scemi, It's business baby!
RispondiMarco Santi
circa 8 anni fa - LinkBah. Direi che più che T&C (Tuborg&Carlsberg) questa straordinaria mossa commerciale avrebbe dovuto farla a pieno titolo il nuovo gruppo Inbev, che con l'acquisizione di Sab-Miller, ha di fatto acquisito il monopolio mondiale ettolitri birra e pertanto deterrebbe, almeno in fase produttiva, il primato del consumo "luppoloso". ... che dopo Inbev non si avvalga di quest'ultimo ingrediente per improntare una deficitaria ed ingannevole campagna marketing, questa è un'altra storia bellissima. ...che dopo a T&C sfugga il fatto che in Italia ci saranno almeno un centinaio tra birrerie, beershop e brewpub che contengono oltre che nei prodotti che somministrano agli avventori anche nella loro insegna il luppolo (questo sconosciuto) questa è un'altra storia di straordinaria miopia ed astigmatismo. Mi auguro che qualche importante esponente del nostro bellissimo movimento birraio si faccia sentire.
RispondiLuigi
circa 8 anni fa - LinkLe richieste di Carlsberg sono ridicole. Dubito fortemente che abbiano registrato la parola "luppolo", visto che la legge italiana (almeno) proibisce la registrazione di parole di uso comune o di denominazioni generiche di prodotti. Quindi di che si sta parlando? L'ignoranza legale da queste parti fa un sacco di vittime a quanto pare. Fossi in loro licenzierei subito gli avvocati.
RispondiAlessio
circa 6 anni fa - LinkPoco ma sicuro. Non si puo' mica registrare il marchio "pasta" o "spaghetti". Infatti questa storia all'inizio mi sembrava una bufala (non sarà mica registrato, un marchio "bufala" ??) - d'altro canto ci sono corporations che hanno tentsto di brevettare sequenze del Dna od altri oggetti naturali, per cui non c'e' da stupirsi.
RispondiMimmo
circa 8 anni fa - LinkNon si può registrare e detenere alcun diritto su nomi di dominio pubblico, andiamo a vedere da dove nasce la parola luppolo e poi ne riparliamo, sicuramente c'era già prima della succitata azienda contestatrice :-)
RispondiBirrificio Italiano
circa 8 anni fa - LinkEsprimiamo ai ragazzi di Luppolo Station tutta la nostra solidarietà, e cogliamo occasione per formulare alcune considerazioni personali: 1). Il Sig. Angelo Poretti non è più un "Sig." - il fondatore della ditta, nato nel 1829, è naturalmente trapassato parecchi decenni orsono - ma un marchio facente capo dopo diversi passaggi di mano a CARLSBERG SPA. Angelo Poretti è un marchio di una multinazionale. 2). Nel marchio Angelo Poretti è presente la dicitura "birrificio", portata in auge dal movimento artigianale (e nella fattispecie da Birrificio Italiano), che ha soppiantato negli anni il lemma di matrice industriale "birreria" aggiungendo una sfumatura di significato che fa pensare alla produzione artigianale, ossia a birre che non vengono sottoposte a trattamenti aggressivi, non pastorizzate e per lo più non filtrate. Risulta evidente in questa scelta terminologica l'intento di invadere il mercato dei prodotti artigianali con surrogati che non lo sono, ma ne imitano l'immagine (birre "crafty", ossia pseudo-artigianali). 3). La decisione di utilizzare nel marchio i LUPPOLI, è un ulteriore sintomo di questo genere di intento commerciale. In tutta la sua storia contemporanea, la produzione di birra industriale si è affidata a ricerche di mercato che hanno demonizzato il luppolo perché "l'amaro non incontrava i gusti del campione". Al contrario, l'impiego del luppolo come elemento caratterizzante è sempre stato distintivo del movimento artigianale; negli USA con la rinascita delle IPA già alla fine degli anni '70, in Italia ad esempio con prodotti come la nostra Tipopils (prima pilsener con dry-hopping al mondo). La scelta di Carlsberg di fondare tutta la comunicazione di Angelo Poretti sull'immagine dei luppoli è una riprova del tentativo di cavalcare il lavoro svolto dal movimento artigianale italiano sfruttandolo a proprio vantaggio; saturando il potenziale bacino d'utenza artigianale con prodotti crafty. 4). Il luppolo è UN INGREDIENTE della birra. Non ha pertanto alcun senso la rivalsa legale di Carlsberg Italia contro Luppolo Station o qualsiasi altro pub o birrificio che impieghi la parola nel proprio nome o logo. O bisognerà scrivere d'ora in avanti tra gli ingredienti in etichetta Acqua, malto d'orzo, luppolo®, lievito? In ultimo, un corollario, anzi una domanda al Sig. Poretti cioè ai Sigg. Carlsberg Italia; una curiosità che non riusciamo a toglierci da tempo: cosa significa 3, 7, 10 luppoli? Cosa indicano i numeri? Le varietà di luppoli presenti? I grammi per ettolitro impiegati? I singoli fiori o pellets utilizzati in una cotta? E soprattutto, perché di queste generose luppolature non si avverte traccia? Rimaniamo fiduciosi in una loro risposta, al momento rimane l'impressione che la formula "numero + luppoli" sia solo un nome senza alcuna corrispondenza con specifiche metodologie di produzione... Urge che questa notizia raggiunga il maggior numero di persone possibili, per il bene della birra artigianale italiana e come giusta ricompensa per chi quotidianamente da anni vi dedica tutto se stesso - ma soprattutto per fare chiarezza su quale sia la realtà, su cosa sia davvero artigianale e cosa no, al di là delle pubblicità e delle belle parole delle multinazionali della birra.
RispondiLuppolo
circa 8 anni fa - LinkPenso che il commento di marco santi sia assolutamente fuori tema, bella storiella marco, ma qui il punto è un altro!!
RispondiMarco Santi
circa 8 anni fa - LinkCaro Luppolo®, non credo affatto d'esser fuori tema, il mio intervento voleva essere un'ironica presa in giro nei confronti di colossi economici che fuorviano le già spesso confuse idee del consumatore finale. Per farla semplice mi affranco dai giganti dell'industria e sposo a pieno il pensiero degli splendidi creatori di Tipopils, Bibock, Amber shock, Asteroid e tante altre strepitose birre.
RispondiCarlo
circa 8 anni fa - LinkPenso che comincerò afare la birra in cantina con la ricetta di mia Nonna alla faccia della Carlsberg e anche della Poretti
RispondiSergio
circa 8 anni fa - LinkNon ho capito dal punto di vista legale a che livello siamo: non mi pare sia partita una "diffida", ma solo un invito da Carlsberg, giusto? Mi verrebbe da dire "c'hanno provato, poverelli, ma han trovato pane per i loro denti"; ma in realtà: 1) poverelli non sono 2) a livello marketing il loro grande pubblico non sarà minimamente toccato dalla figura ridicola qui evidente. E allora? rimane la domanda sul perchè un gigante come loro si sia "imminchiato" con un locale del genere, assolutamente non un competitor, che dico, nemmeno una pagliuzza in un . Davvero non capisco
RispondiFrank
circa 8 anni fa - LinkLa risposta della Luppolo Station è meravigliosa: complimenti, siete stati bravissimi ! Non so se c'è un legale dietro, ma se c'è, è stato molto bravo: ironia, competenza giuridica, evidenza delle cose, tutto ben raccontato in una lettera ferma e gentile, ma chiara. Bravi! Verrò da voi a bermi volentieri una birra ! A presto.
RispondiLuppolo
circa 8 anni fa - LinkCaro marco ribadisco il fatto che il tuo commento sia toralmente fuori luogo, e sinceramente la tua sviolinata a birrificio italiano l ho trovata patetica!
RispondiAndreuccio
circa 8 anni fa - LinkMa allora andiamo tutti da Luppolo Station ! #freeluppolo
RispondiMah
circa 8 anni fa - LinkMa scusate siamo così sicuri che sia tutto vero? Perché non appare da nessuna parte la raccomandata iniziale ma solo la risposta? Secondo me qualcuno gli ha solo fatto uno scherzo, o è una trovata di marketing di Luppolo Station.
RispondiFabio
circa 8 anni fa - LinkCaro Mah, se spulci tra i commenti del post su Facebook troverai la raccomandata inviata dallo studio legale della Carlsberg.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 8 anni fa - LinkCavoli che precedente! Seguendo questa logica noi noi del Brunello potremmo rivendicare il monopolio del Sangiovese e diffidare ogni straniero (leggi; non montalcinese) che lo scrivesse in etichetta. O magari che lo utilizzasse per il nome di un ristorante. Wow! Fantascienza pura, altro che diritto!
RispondiAkragas
circa 8 anni fa - LinkIo ho provato a registrare la parola salame. Mi hanno rimbalzato.
Rispondicarlos Alberto martinez
circa 8 anni fa - LinkVeramente non capisco la calsberg Italia per me un psicologo no le fareve male luppolo e una parola generica ragazzi de luppolo station lasciate il nome e mandate a quel paese a questi della calsberg Italia che non hanno niente da fare si vede no
RispondiMax
circa 8 anni fa - LinkChe pezzenti... mi ricorda quello che è successo qualche anno fa in un browser game sulla Formula 1 a cui gioco e si chiamava F1Project; ha dovuto cambiare nome perchè gli avvocati di ecclestone gli hanno intimato di farlo visto che nel nome c'era "F1" che è un marchio registrato. Cioè, maneggiate centinaia di milioni ogni anno e vi preoccupate di un browser game nato quasi per scherzo che ha poche migliaia di utenti? Che poveracci...
RispondiMarco
circa 8 anni fa - LinkIn realtà è molto diverso. F1 è un marchio registrato ed il gioco si basava sulla formula 1, quindi Ecclestone potrebbe avere ragione, qui invece luppolo è un ingrediente della birra, mentre la Carlsberg si è inventata sta storia di 3, 4, 1000 luppoli per dare un nome alle sue birre industriali. E' un po' diverso. Come se uva fosse un termine registrato.
RispondiTerrantiga
circa 8 anni fa - LinkLa vicenda è molto più complessa di quello che si crede. Prima di tutto la parte accusatrice ha sviluppato il suo diritto di difesa su un prodotto che poteva in futuro creargli problemi cioè "Luppolo Station" la cosa è meno superficiale di quello che può sembrare in prima analisi, infatti non dovete ragionare come appassionati ma come normali cittadini, se nell'abito della produzioni divani esistono marchi come "divani & divani" o "divani & sofà" vuol dire che è permesso anche se non è giusto. Le multinazionali ragionano in questo modo Luppolo per loro è solo una parola distintiva, inoltre abbiamo già un caso in italia dove il marchio "Divani divini" è stato ritenuto lesivo dei diritti di un marchio già registrato e considerato "forte" Anche noi abbiamo una grana di questo genere dove una società ha registrato un marchio con logo "Sa Bresca Dorada" e vuole impedirci di usare il termine "Bresca" per una nostra birra al miele, ora bisogna sapere che Bresca in Sardo vuol dire "favo del miele" appunto un ingrediente di questa birra. Noi resisteremo ma non tutti possono farlo, è li che la multinazionale si può fare forte del fatto che può fare causa e ricorrere anche in appello, mentre magari luppolo station non può permettersi di spendere 6 o 7.000 euro per difendersi decentemente. Per questo visto che la questione sta attirando l'interesse di parecchi birrifici, credo sia il caso da parte dell'Union Birrai di vagliare la possibilità di fare causa alla Carlsberg e chiedere l'annullamento dei suoi marchi, in quanto lesivi della libertà di poter utilizzare la parola luppolo nella birra. cordiali saluti. Birra Terrantiga.
RispondiMarco Gulino
circa 8 anni fa - LinkTutto ciò mi ricorda la vicenda intercorsa alcuni decenni fa tra la Warner Brothers e i comici Fratelli Marx a causa del loro film Una Notte a Casablanca con la storica compagnia cinematografica (produttrice del famoso film Casablanca con Humphrey Bogart) che pretendeva praticamente la stessa cosa della Carlsberg...è rimasta nella storia del cinema la risposta inviata per lettera da Groucho Marx: http://www.nazioneindiana.com/2009/09/20/marx-nel-senso-di-fratelli-1/
Rispondiil farmacista goloso
circa 8 anni fa - LinkUna questione apparentemente simile si è trascinata per anni nei tribunali di mezz'Europa tra le marche Budweiser (CZ) e Budweiser (USA), ma le ditte si contendevano l'uso di un marchio commerciale di birra. Solo che per i cechi si trattava di un toponimo, secondo l'uso alla tedesca di chiamare la birra dal luogo di produzione, come noi diremmo Barbaresco o Montefalco per il vino, mentre per gli statunitensi era frutto di fantasia. Se ne poteva discutere, ed il confronto è durato decenni. Com'è andata a finire? La Cassazione italiana, a passo di bradipo, ha deciso dopo 11 anni dall'appello che la denominazione di origine “quando la sua notorietà perdura ancorché essa non sia più ufficialmente usata” ha diritto di tutela ai fini delle norme sui marchi commerciali. Nel frattempo la UE aveva accordato a queste birre boeme la DOP. E così la Budweiser americana ha dovuto contrarsi in "Bud" sul mercato italiano. Per cui, se si tratta di un marchio derivato dal luogo c'è una tutela generale, quando è invece nome comune è tutto da vedere. Ma suona assai stonata la presa di posizione della Carlsberg: domani un altro birrificio potrebbe fare una "Dodici luppoli", per esempio; temo sia difficile pretendere l'esclusiva d'uso su di una materia prima fondamentale impiegata come marchio di impresa. E' un patrimonio comune all'arte: piuttosto sarebbe stato logico brevettare una tecnica produttiva "esclusiva" facendo nascere un nuovo stile brassicolo. Ma di tutto questo non appare traccia nelle pretese della multinazionale.
RispondiTerrantiga
circa 8 anni fa - LinkCome scrive il farmacista goloso, purtroppo la ragione e la logica non funziona bene sulla questione marchi e diritto di autore, ricordo una causa intentata da un azienda spagnola nei confronti di una tedesca nel campo dei materassi, l'azienda spagnola aveva registrato il nome materasso in tedesco, e quindi poichè in spagnolo non voleva dire nulla questo gli fu concesso, poi non contenta intentò causa contro una azienda tedesca che si chiamava materassi del dr. xx, ovviamente in lingua tedesca , ci vollero anni e la cosa non si è ancora risolta questo perché si permette di dare il diritto ad un azienda privata dell'uso esclusivo delle parole del vocabolario, una cosa non solo assurda ma eticamente vergognosa.
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