Kobler | Lo chardonnay che non vi aspettereste
di Jacopo CossaterIn giro spesso si sente questa leggenda metropolitana che vede lo chardonnay sempre e comunque come vino morbido, fatto di rotondità, magari un po’ piacione. Non che non sia (anche) così, intendiamoci. In tutto il mondo ed anche nella stessa Borgogna è facile imbattersi in vini le cui caratteristiche principali giocano su toni molto esotici, leggermente speziati, più solidi che sottili.
In realtà però si tratta di un vitigno caratterizzato da una grandissima varietà di componenti aromatiche che emergono in modi anche radicalmente diversi in base alle regioni in cui viene coltivato. Parole chiave: terreno e clima. Ma in fondo è una leggenda metropolitana abbastanza supportata da alcuni fatti. Come non pensare ad esempio ad alcuni di quelli che sono considerati i grandi chardonnay italiani? Ce ne sono diversi, alcuni magari vengono anche da regioni mediamente calde e ad una particolare maturazione del frutto spesso affiancano un passaggio in rovere di una certa rilevanza. Riusciamo a nominarne almeno dieci? Ne sono certo.
E invece, sorpresa, una bottiglia capace di farci cambiare idea piuttosto velocemente viene dall’Alto Adige, dalla zona meno alta e più a sud. Perchè lo chardonnay di Armin Kobler è un vino tagliente, teso all’inverosimile, lontano anni luce da quegli stereotipi di morbidezza appena nominati. Un vino già particolarmente chiaro al colore e che al naso regala note fragranti di frutta appena colta, mela e pera. C’è una parte più agrumata e profonda, mai stanca, che esprime profumi molto delicati di ananas e di banana. E poi in bocca, di rara freschezza. Un assaggio che riesce a coniugare grande finezza ad una forza quasi inaspettata, con quell’acidità così definita. Mai fuori posto, chiude su una nota più sapida vagamente amarognola di grande piacevolezza e persistenza.
A conti fatti sui novanta punti o poco meno. In enoteca sui dieci euro. Tappo a vite. Chevvelodicoaffare.
35 Commenti
kenray
circa 13 anni fa - LinkCiELO!!!!! appena comprato, ma ahimè finito. di Kobler mi son rimaste poche bottiglie di Feld ed un paio di Merlot. questo chardonnay va giù che è una meraviglia. ed è proprio lontano dai soliti chardonnay pisciosi che si trovano in giro. lo consiglio come aperitivo e come pre-pasto ovvero da gustare con del culatello e del salame di Ronchei. la felicità è immediata e la bottiglia decora anche il desco tanto è bella (la forma a volte qualifica la sostanza). bravo Armin sei il Succi Altotesino. addendum il tappo a vite serve a un cazzo. letteralmente pur apprezzando il tecnicsmo queste bottiglie sono aperte-finite nel giro di un aperitivo o mezzo antipasto. addendum 2 il voto è giusto, confermo, ma al solito io il vino lo pago e il recensore no. quindi il mio voto vale di piu'
RispondiJacopo Cossater
circa 13 anni fa - LinkLo scrivente invece il vino lo ha pagato, eccome. Ed in questo caso lo pagherebbe ancora. Ed ancora. ;)
RispondiSimone e Zeta
circa 13 anni fa - LinkConcordo, troppi Chardonnay "pisciosi" in giro ;-)
Rispondigian paolo
circa 13 anni fa - LinkKen hai vinto il mio oscar personale definendo Armin il Succi Altoatesino..puoi chiedermi quello che vuoi adesso , se vuoi sgaso anche il Lambro...
Rispondiarmin kobler
circa 13 anni fa - Linkken, mi sa che 'sto succi dovrò andare a conoscere. finora ho solo letto il suo blog (impegnato).
Rispondigian paolo
circa 13 anni fa - LinkGrande Supremo Armin lo hai già conosciuto al Vinitalòy lo scorso anno ..te l'ho portato io !! quest'anno ti portiamo anche i vini e così capirai.ciao GP
RispondiGabriele Succi
circa 13 anni fa - LinkArmin, come ha scritto il buon Gian Paolo, ti sono venuto a trovare lo scorso anno presso il tuo stand al Vinitaly. Già l'anno scorso tra i tuoi vini apprezzai moltissimo lo Chardonnay 2008, che era veramente "pronto", a differenza di tutti i tuoi colleghi sud tirolesi che presentavano già i 2009 che erano assolutamente, a mio giudizio, ancora non da far assaggiare...... Bisogna che faccia un salto io in bassa atesina a trovarti. PS Il mio blog/sito è impegnato? Nooo daaaiii....
Rispondiarmin kobler
circa 13 anni fa - Linkscusa gabriele se non mi sono ricordato. ma sai se stai tutti i cinque giorni da solo allo stand ed esci solo per i bisogni fisiologici vedi passare troppa gente (almeno per me) per potersela ricordare se questo contatto non lo si continua sul piano personale o economico. riesci a passare forse anche quest'anno?
RispondiGabriele Succi
circa 13 anni fa - LinkCiao Armin, passerò al tuo stand al Vinitaly sicuramente! Sarò a Verona giovedì e venerdì; uno dei due giorni ci vedremo, puoi starne certo. Anzi, vengo da te assieme a Kenray :)
RispondiFabio Cagnetti
circa 13 anni fa - LinkQuello che è forse il più grande Chardonnay italiano di tutti i tempi l'ho bevuto oggi a pranzo: Gaia e Rey 1989. Checché se ne dica, per mainstream che sia, fino al 1996 è stato modello stilistico e territoriale probabilmente non avvicinato. E poi Cuvée Bois e Cuvée Frissoniere di Les Crêtes, i vecchi Chardonnay di Gravner, il Löwengang di Lageder, Terlano, qualche episodica riuscita di Tasca e probabilmente poco altro. A onor del vero, però, la referenza in oggetto mi manca. Credo comunque che i giorni dello Chardonnay italico siano in massima parte tramontati, un po' per fattori climatici, un po' per fattori tecnici ed estetici, un po' per l'esperienza di un degustatore che beve troppa Borgogna bianca per fare finta di niente. La bottiglia di oggi, però, non avrebbe sfigurato in una batteria borgognona coeva, così come le annate migliori degli altri vini che ho citato: superiore per certo al Bâtard-Montrachet pari annata di Leflaive bevuto sabato, anche se non a quello di Ramonet.
Rispondipeppino
circa 13 anni fa - Linkcagnetti, ogni tuo commento è di un peso insostenibile. Se non inizi a citare annate a partire dal 1801 non sei felice. Beato te che fai un lavoro così lautamente pagato da poter assaggiare tutto l'assaggiabile... ma un po' meno di velata boria ci starebbe bene, no?
RispondiRAMPAVIA
circa 13 anni fa - LinkEffettivamente gli interventi di Fabio Cagnetti sembrano quelli dell'oracolo. Senza mettere in discussione l'esperienza e le capacità del citato signore, un approccio un poco meno supponente non sarebbe male. Nel merito, a mio modesto parere, i bianchi di Laflaive (parliamo naturalmente del Domaine) sono inarrivabili (tutti) ed è cumunque quantomeno azzardato confrontare un Montrachet con qualsiasi altro Bianco al mondo. Ammetto però di essere un poco tradizionalista in questo campo.
Rispondikenray
circa 13 anni fa - Linkun super esperto ci vuole. cagnetti mi sembra lo sia. se vuol pontificare va benissimo, un po' di sana autoreferenzialità ci vuole e l'ego deve essere sodisfatto. i professori mi piacciono, di solito non sbagliano una virgola. e visto che spendo in vino meglio confidare su chi ne sa di più
RispondiGabriele Succi
circa 13 anni fa - LinkHey Ken! >i professori mi piacciono, di solito non sbagliano una virgola Anche quelli che ti consigliano di bere sciampàgn e lambròscc? >e visto che spendo in vino meglio confidare su chi ne sa di più L'importante è che tu spenda.... :)
RispondiRAMPAVIA
circa 13 anni fa - LinkNon credo esistano superesperti e professoroni in materia di vino. Per me conta di più il gusto personale e la propria esperienza. Se però tu preferisci che un superesperto, o supposto tale, di tica quale vino bere e quale no, liberissimo, naturalmente.
RispondiFabio Cagnetti
circa 13 anni fa - LinkNon sono cattivo, è che mi disegnano così. (comunque anch'io amo visceralmente i vini della Leflaive, però confrontandoli annata per annata con gli altri pesi massimi della Côte de Beaune esce fuori che non sempre sono i migliori. Per esempio proprio nei 1989 Ramonet a parità di cru mostra una tenuta nettamente superiore. Va detto che in quel millesimo molti, moltissimi produttori hanno avuto problemi sanitari e sono usciti con vini "splendidi con solo un filo di botrite". Dopo 15-20 anni il filo di botrite spesso lo paghi. Occhio ai 2006, dove il filo qualche volta è una matassina se non un gomitolo, a dispetto di voti e lodi ricevute).
RispondiRAMPAVIA
circa 13 anni fa - LinkForse ha ragione Kenray quando dice che un esperto (un professorone) ci vuole. La mia spiccata idiosincrasia verso le persone autoreferenziali (cito ancora master kenray) mi spinge qualche volte ad affrettati giudizi e mi porta a sterili polemiche. Devo però dire che oltre l'indiscutibile esperienza Fabio Cagnetti dimostra una passione per il vino che lo porta a trascurare eventuali critiche alla sua persona per andare alla sostanza vera di questo blog: il vino. E' bastato un accenno al Domaine Leflaive per fargli dimenticare le mie non gentili parole nei suoi confronti. Lo ringrazio per la risposta ma soprattutto per la lezione. P.S. Ha anche ragione sulla questione dello pseudonimo e pertanto mi firmo. Luciano Ramella
RispondiRina Marga
circa 13 anni fa - Linkè veramente meschino prendere in giro un nome come Cagnetti, un esperto di fama internazionale che ha un'esperienza unica nel mondo del vino, dovreste vergognarvi PS ma chi è questo Cagnetti?
RispondiFabio Cagnetti
circa 13 anni fa - LinkUno che almeno si firma con nome e cognome assumendosi la responsabilità delle proprie affermazioni e, se necessario, esponendosi, a volte volontariamente, al pubblico ludibrio.
RispondiRina Marga
circa 13 anni fa - LinkAh, allora non è uno pseudonimo, pensavo fosse l'italianizzazione di Fabien Petit Chiens, celebre esperto di vino francese!
Rispondigian paolo
circa 13 anni fa - Link@Cagnetti; Cervaro della Sala non è un buon Chardo. italiano?secondo me si e forse il migliore.Ciao Gian Paolo
RispondiFabio Cagnetti
circa 13 anni fa - LinkPensavo agli Chardonnay in purezza, in ogni caso è un vino che solo a volte riesce a convincermi, e non quanto alcuni esempi pressoché tutti al nord. Certo, la 1986 e la 1994 sono vini eccellenti, ma in genere lo trovo soffocato dalla tecnica; un po' meglio negli ultimi 2-3 anni. Sorprendente, in ogni caso, la performance della 1985 (prima annata sperimentale) non più di due anni fa, ancora perfettamente in vita. Comunque sia, trovo che nel Centro Italia sia più interessante puntare su altre uve bianche, fra cui anche lo stesso Grechetto: il Poggio della Costa di Mottura (non il Latour a Civitella, per carità, completamente soffocato dal legno piccolo) è un vino schietto e onestissimo, per quanto non abbia pretese di competere a livelli che... non gli competono.
Rispondigian paolo
circa 13 anni fa - LinkVero , scusa mi dimenticavo che dentro c'è un po' di grechetto, mi sembra,....e il Batar di querciabella come lo trovi?a me piaceva.ciao GP
RispondiRoberto Anesi
circa 13 anni fa - LinkCiao Jacopo!! Ho visto, e letto, con molto piacere il tuo commento sul vino di Armin. Io in carta ho tutti i suoi bianchi che credo si distinguano x la loro pulizia, per quel loro stile dettato da una "sottigliezza" distintiva. Mi piace molto l'Ogeaner, fatto da vigne vecchie e mi colpisce altrettanto il gewürztraminer Feld... finalmente un vino da bere in questa tipologia spesso interpretata come esaltazione di profumi ma di difficile beva. Bravo a te per aver recensito questo vino ma soprattutto bravo ad Armin!!
Rispondiarmin kobler
circa 13 anni fa - Linkprima che continuate ad esagerare su un vino venuto discretamente (di questa tipologia vi posso nominare altri cinque in zona) penso che sia giusto dire grazie a chi sta veramente dietro questo vino: grazie al signore (a me sconosciuto) che almeno 70 anni fa ha piantato viti di chardonnay all'ogeaner, grazie a mio padre che nonostante che fosse astemio ha saputo comprare terreni molto adatti alla viticoltura, grazie ancora a lui che nonostante le rese non strepitose e le critiche di colleghi non ha rinnovato il vigneto anni fa lasciandomi le viti vecchie, grazie all'alta escursione termica del fondovalle tra giorno e notte che conserva una buona acidità e che fa vedere che il vino buono non viene solo in collina, grazie a dio...
RispondiLido Vannucchi
circa 13 anni fa - LinkBravo Jacopo Colpo da novanta, concordo pienamente bella bottiglia avanti Tutta, Risorgimento dei piccoli produttori. ciao Lido
RispondiAngelo Di Costanzo
circa 13 anni fa - LinkChe se dici Chardonnay Tasca d'Almerita, 2008 più del 2007, rischi quasi il linciaggio... ma non l'ho mai inteso piacione, e nemmeno "piscioso". Direi bello di personalità!
Rispondigian paolo
circa 13 anni fa - LinkKobler è veramente super come i suoi vini ;P. Grigio e Merlot nella mia classifica personale.Il nostro eroe è un viticultore con i super fiocchi!!!e anche molto gentile che non guasta!!Parlare con lui ti apre costantemente gli occhi.Bravo e ancora Bravo . Gian Paolo
RispondiGiampi Giacobbo
circa 13 anni fa - LinkGrande Armin!!!!
Rispondimenziandco
circa 13 anni fa - LinkConosco Armin e e sono contento per lui... In borgogna pero' mi pare che esistano pure gli chablis? O no?
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 13 anni fa - LinkCaro Jacopo, leggo per la prima volta la tua recInZione e resto un po' perplesso. Son due volte che assaggio i vini di Kobler e in entrambi i casi sono vini che nascono "grassi" (Lo ammette lo stesso Armin sottolineando che son vini che andrebbero bevuti con almeno un paio di anni sulle spalle). Delle due l'una: o hai bevuto un vino con un paio di anni di bottiglia, o ...cosa hai bevuto? quanto agli attacchi sul signor Cagnetti mi sembrano fuori luogo soprattuto quando rivolti da persone che non siano in grado di degustare e recensire almeno 300 vini in una giornata. Suvvia, un po' di rispetto signori.
RispondiJacopo Cossater
circa 13 anni fa - LinkCiao Francesco, non posso certo dire che lo chardonnay di Armin, questo 2009, mi abbia trasmesso sensazioni legate ad una componente grassa (al limite appena accennate al naso). E' sensazione che trovo più nel Feld, il suo traminer aromatico. Sarebbe bello assaggiarli in verticale.
Rispondiarmin kobler
circa 13 anni fa - Linkfrancesco, forse anche per motivi di madre lingua diversa non mi sono spiegato bene allora: non ho mai voluto dire che i miei vini si possono bere soltanto "con almeno un paio di anni sulle spalle", ma che per diversi motivi (vendemmia tardiva principalmente, ma anche élevage sur lie ed imbottigliamento ritardato) durano abbastanza nel tempo, che un po' un'altra cosa. cmq, se prima o poi passate in gruppo vi faccio una verticale di cinque annate di tutto.
RispondiRAMPAVIA
circa 13 anni fa - LinkUn momento, Francesco, se permetti posso anch'io vantare quello che credo sia un record: durante una degustazione di vini bianchi friulani a Milano, non molti anni fa, sono andato in toilette 41 volte. Preferisco sorvolare sulle note anche se devo dire che i bagni dell' hotel Four Season erano in marmo e davvero pregevoli.
Rispondiflaminio cozzaglio
circa 13 anni fa - LinkPersone in grado di degustare e recensire almeno 300 vini in una giornata ? un gruppo ben amalgamato fa la quadratura completa dei vini di tutto il mondo , Marte compreso , in un quarto d'ora . Poi non lamentiamoci dell'eccessivo numero di guide .
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