Notizie che non lo erano: il rosé è salvo
di Fiorenzo SartoreBisogna prendere a prestito le “notizie che non lo erano” usate da Luca Sofri per fare un po’ di controinformazione sul vino rosato; la vicenda si riassume così: l’Unione Europea, grande brutta e cattiva, voleva ammettere la produzione di vini rosati miscelando rosso e bianco. I produttori di rosé di qualità, prima in Francia poi in Italia, sono insorti ed hanno ottenuto di far annullare il provvedimento. A questo punto i buoni hanno vinto contro i cattivi, e festeggiano meritatamente; tuttavia, è risultato ben presto che il disegno di legge non avesse mai riguardato i rosati a denominazione di origine, quelli di qualità per intenderci, ma solo i vini da tavola: la legge, dunque, non minacciava davvero i rosé seri. E allora? I comitati, i consorzi, le associazioni che hanno animato la fiera lotta contro l’UE in definitiva temevano il sorgere di vinelli (da tavola, non confondibili con un Chiaretto del Garda) da pochi centesimi, quindi concorrenziali solo sul piano finanziario. Che è un po’ come temere un crollo di incassi al Louvre a causa dei poster della Gioconda che si vendono in cartoleria.
La trionfante vittoria dei produttori di rosé DOC sulla UE si ritrova titolata ovunque (uno a caso: Corriere della Sera) ed i cronisti ovviamente prendono per buono quanto comunicato nelle veline dei consorzi che hanno animato la battaglia; il fatto che la legge non riguardasse le DOC, ecco, quello non si ritrova da nessuna parte. Da come la vedo io, trovo l’atteggiamento dei produttori di rosé geniale: puro marketing, con un ritorno d’immagine fenomenale: semplicemente, bravi! Hanno convinto facilmente non solo la stampa generalista della minaccia incombente – e questo forse non è stato difficilissimo – ma anche editori che normalmente sono in grado di esibire competenze maggiori, in tema. Slowfood.it annuncia il “brindisi per festeggiare la vittoria del rosé” con le stesse parole del Corriere della Sera; non per modo di dire, eh, proprio le stesse parole. La velina era identica.
[Fonte: TheWineBlog.net]
3 Commenti
Franco Ziliani
circa 15 anni fa - Linkio, che le veline non le leggo, al massimo le guardo (con tenerezza, generalmente hanno l'età di mia figlia...) in televisione, ho plaudito a questa mancata approvazione della misura eurocentrica che avrebbe consentito la produzione di rosé dal mix di vino bianco e vino rosso. Proprio come fanno i trafficoni ed i mestatori. Lo sapevo bene che la misura riguardava solo i vini da tavola e non quelli a denominazione d'origine, ma sono contento ugualmente. Perché questo mischiotto tra vino bianco e vino rosso lo trovo becero, e perché sono persuaso che una volta aperto lo spiraglietto con i rosati "trans" da tavola qualcuno avrebbe trovato il modo di riproporre la stessa "furbata" con i vini Doc. Mi stupisce che tu Fiorenzo non abbia la percezione di questo grande rischio corso...
RispondiFiorenzo Sartore
circa 15 anni fa - LinkAppunto: se i trans ci avessero provato davvero, con le DOC, la difesa sarebbe comprensibile. Siccome non c'è stato alcun attentato alla virtù, la salvezza del rosé è stata una discreta trovatona di marketing. Sulla beceraggine del mischiotto direi che non c'è dibattito.
RispondiLuca Risso
circa 15 anni fa - LinkTecnicamente fino a non molto tempo fa anche Chianti e Roero potevano essere definiti mischiotti. Luk
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