Quel “talebano” di Franco Terpin
di Francesca CiancioSan Floriano del Collio – siamo in provincia di Gorizia – è da molti considerato l’avamposto dei talebani del vino. Un nome su tutti, tanto per rendere l’idea: Josko Gravner ha l’azienda a Oslavia, poco lontano da San Floriano. Ma non è del signore delle anfore che voglio parlarvi, ma di Franco Terpin. Fa parte di quel gruppo di produttori che finiscono per vinificare in casa e mangiare in cantina. Lui, Franco, in verità, la cantina se la sta costruendo, e pure grande, ma ha fermato i lavori perchè i soldi dei finanziamenti non sono arrivati. E per ora, oltre a pensare di fare del buon vino, pensa che ha 20 anni di debiti. Terpin ha braccia e mani forti e un conflitto perenne con il padre che non capisce perchè il figlio ce l’abbia così tanto con la chimica da usare nei vigneti. Lui che anni fa comprò 3 ettari sul Collio per incatenare Franco alla terra e per levargli dalla testa quella strana idea di fare il camionista in giro per l’Europa.
A sinistra uno scorcio della collina dal terrazzo di Franco
A destra grappoli di ribolla da spiluccare mentre si passeggia tra le vigne
C’è chi dice che San Floriano del Collio sia stregato. Qualcosa di strano c’è. Non può essere un posto come gli altri. Sul collio goriziano si è combattuto durante la Grande Guerra e i morti non si contano tra italiani tedeschi e austriaci. L’ossario di Oslavia raccoglie le spoglie di 57.740 soldati, più della metà ignote. A me piace pensare che l’humus, da quelle parti, abbia catturato anche gli ultimi pensieri di quegli uomini.
a sinistra la ribolla che macera sulle bucce
a destra macerazione sulle bucce del merlot: 30 giorni
Se parli di Collio parli di vini bianchi. E i bianchi di Terpin sono così “poco bianchi”.
Lo chardonnay 2006 ha il colore dell’oro e una consistenza quasi da vino dolce, ma le somiglianze finiscono qui. Per il resto ha tutta l’acidità e la freschezza del gran vino bianco del nord. La macerazione va avanti per una settimana. E in bocca la senti tutta. Persistente è un eufemismo. Banana e ananas, marcatori classici da chardonnay, spariti. Come d’incanto.
Lo Jakot fa il verso speculare al Tokaj. E’ il vino più famoso di Franco Terpin, forse perchè è quello che meglio rappresenta il territorio. Anche qui dimenticatevi i gialli paglierini e i luccichii blandi. Questo è un vino che più che riflettere, la luce se la mangia. Senti il miele d’acacia, l’albicocca essiccata. Il naso è vellutato e morbido, ma preannuncia la freschezza che ritrovi in bocca. La sapidità manca, ma qui non ha una connotazione negativa
Guardate il colore nella fotina. Direste che è un sauvignon? Lo è, annata 2006. La pietra focaia c’è e ci sono mandorle e noci, anche scorza candita di arancia che dà al vino una nota acidula e fresca. Bevendolo ho pensato al Barocco. Un vino “costruito” in verticale, con diversi livelli di comprensione e altrettate diverse lunghezze.
Eccolo qui, il pinot grigio, il bianco friulano per eccellenza. Molto amato al momento nei bar “fighettini” del nord Italia. Da Terpin si chiama Sialis grigio, vendemmia 2004. Non esce tutti gli anni. Macerazione sulle bucce fino a 8 giorni. Si fa tre anni di attesa, questo vino, tra barrique, acciaio e bottiglia. Il risultato è un colore opulento, un rame carico, un naso di spezie d’oriente e, fatemolo dire, mi fa pensare ai tramonti sul Bosforo che non ho mai visto. Coerente alla beva. La ricchezza olfattiva te la ritrovi in bocca. Spiccano i terziari con profumi di cognac, di miscela di caffè etiope e toni minerali.
Insomma, guardatelo questo pinot grigio
Io non me la sento di azzardare abbinamenti in stile Ais. Allora ho chiesto al produttore: “Carne di cervo o un bel salmone affumicato”. Aggiungo io, un’aurora boreale.
15 Commenti
Bacco
circa 15 anni fa - LinkChapeau Francesca... Casomai servisse ho a disposizione selvaggina per provare gli abbinamenti di cui sopra...basterebbe essere anche solo 4 o 5...
RispondiDan Lerner
circa 15 anni fa - LinkDovresti a questo punto modificare il tuo nick storico in Viaggereimanonposso (o almeno non posso quanto vorrei), se questo sono i risultati. Bellissimo racconto Francesca, e descrizione efficacissima dei vini. Complimenti a Terpin in primis e a te che ce lo racconti così bene. P.S.: ma il caffè etiope ha note nettamente distintive rispetto a quello, chessò, hondureño..?
Rispondivignereimanonposso
circa 15 anni fa - LinkMaestro da gennaio ne ho di tempo per viaggiare!!! ps: la nota sul caffè etiope non voleva essere un'osservazione da intenditrice gourmet ma un richiamo alle note dolci nella miscela del corno d'africa e al fatto che è lì che è natto il caffè, un richiamo alle origini insomma
RispondiAndrea Gori
circa 15 anni fa - Linksul caffè al corso per assaggiatori ho sempre sentito meraviglie sul caffè etiope e in generale dalle arabiche africane, il solo problema è che non c'è costanza nell'approvigionamento e nel prezzo. COmunque DAN il caffè che ti ho servito in Osteria era 100% arabica dall'Ethiopia
RispondiDan Lerner
circa 15 anni fa - LinkUllallà che permalosi questi dell'A.I.S., noi Onavisti abbiamo un carattere più tranquillo ;-) :-) (è un po' che manca questo tipo di "rissa" su Intravino, ma devo dire che NON ne sento affatto la mancanza) P.S.: ben me lo ricordo il caffè in O.T., era ottimo, come la compagnia del resto... e credo che si riconosca negli scaffali in alto ;-)[img]http://farm4.static.flickr.com/3524/4035037164_72c90518a6_m.jpg[/img]
Rispondipasfor
circa 15 anni fa - LinkFra, bacco mi ha tolto il francesismo di bocca :) mio nonno ha combattuto (e per fortuna è tornato a casa se no non starei qua) da quelle parti, mi ha colpito molto il tuo "volo"sull'humus ricco perché ha catturato gli ultimi pensieri dei soldati per il resto voglia pazzesca di farmi un assaggio dei vini in foto ;-)
Rispondivignereimanonposso
circa 15 anni fa - Linkappena posso riscatto le bottiglie tenute in ostaggio da una mia amica -EVEEEEE - e ce le beviamo. promesso
Rispondipasfor
circa 15 anni fa - Linkci conto ;)
Rispondifabrizio scarpato
circa 15 anni fa - LinkI sostenitori della macerazione sulle bucce, specie per i bianchi, sostengono che proprio lì si trova il famigerato terroir. I detrattori accennano convinti che troppo tempo sulle bucce provoca ossidazione e quindi vini "altri", fuori strada, anche se la strada che porta al Bosforo ha il suo innegabile fascino. Io che sostengo che un vino rispecchia, anzi deve rispecchiare le idee e l'animo dell'uomo che lo fa, scopro con piacere che in fondo il terroir si esprime, nel caso di Terpin, non tanto attraverso le bucce, quanto attraverso le sue braccia.
RispondiMax-Wino
circa 15 anni fa - LinkE brava Francesca che parli di uno dei miei bianchi preferiti, il Sialis. Scoperto grazie a Riccardo Vendrame. Ed anche l'annata 2003 non era niente male: http://www.quintomiglio.com/images/2006/060421_amicivini/4.jpg
RispondiVignereiMaNonPosso
circa 15 anni fa - Linkconosco virtualmente riccardo. mi piace quello che scrive e molto anche le sue fotografie. seguo il suo lavoro e i discorsi da fare sui "vini veri" sono ancora tanti. noi di intravino li faremo
Rispondipatrizia
circa 15 anni fa - LinkHo in enoteca i vini di Terpin da anni. Ma qui dove sto io, nel sud del nord a cavallo del Po, non è di moda. E i guru dell'Ais hanno altri nomi da difendere. E come per altri produttori di grande anima e di grandi capacità serve la passione forte di chi ha coraggio nel parlare di loro per trasmettere agli appassionati il messaggio di verità, di fatica, di impegno che sta dentro le loro bottiglie-
RispondiBacco
circa 15 anni fa - Linke dov'è che stai? nel sud del nord a cavallo del Po...il Po è lunghino... parrebbe una definizione per Piacenza e Cremona...ma servirebbe una conferma. Grazie.
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