Ezio Bosso e il vino nato con la sua musica
di Lisa FolettiNon è mia intenzione scrivere il coccodrillo di Ezio Bosso, anche perché non ne sarei capace, e poi non è questo il luogo.
Ci ha lasciati un bravo musicista e un grande comunicatore, molto amato dalla gente per quel suo misto di forza e fragilità, talento e immediatezza, profondità e leggerezza apparente.
Pochi sanno, forse, che Ezio aveva legami profondi con il vino. E non solo perché piemontese, dunque svezzato a nebbiolo e barbera. Ma anche perché, amico da oltre 20 anni di Rodolfo Migliorini di Rocche dei Manzoni, Bosso sposò l’idea di produrre uno spumante al suono di una composizione musicale idonea ad agire durante il processo di affinamento del vino e a influenzare la rifermentazione in bottiglia. Così, a 40 anni di distanza dal lancio del primo spumante metodo classico prodotto nelle Langhe, nel 2016 Rocche dei Manzoni si è presentata sul mercato con il primo metodo classico affinato con la musica, il Valentino Brut Cuvée Speciale Door 185th: chardonnay, pinot nero e pinot meunier di 4 annate, 8 anni sui lieviti sotto l’effetto della musica di Ezio Bosso, per 3 ore ogni notte a 80 decibel. Door, cioè “porta”, è legato alle “12 stanze”, titolo dell’album di Bosso, e 185 perché composto da 18 e 5, rispettivamente i numeri corrispondenti alle due lettere dell’alfabeto dei nomi di Rodolfo ed Ezio.
Rodolfo Migliorini, in virtù dei dati raccolti durante una sperimentazione durata 12 anni, sostiene che grazie alla musica l’attività dei lieviti sia più veloce e il prodotto risulti migliore. Che la musica abbia effetti benefici è un dato certo, basti pensare alla musicoterapia, applicata al corpo umano per curare malattie, o di supporto alla psicoterapia. Sul fatto che la musica possa influenzare l’affinamento del vino o il benessere della vite, è lecito mantenere un filo di scetticismo, ma è bello credere che possa essere davvero così.
Mi è capitato di parlarne con lo stesso Ezio, una volta che ci siamo trovati allo stesso tavolino di Piazza Santo Stefano, in quella Bologna che è la mia città di nascita e la sua città d’adozione. Lui a quel progetto credeva sul serio e ci teneva a farmi assaggiare la Door 185th nell’unica enoteca che era riuscita ad accaparrarsene qualche bottiglia. Purtroppo la referenza era terminata e non ho mai avuto il piacere di provarla, ma soprattutto, mi sono persa il piacere di provarla insieme a Ezio.
Ricordo, comunque, che in quell’occasione si parlò parecchio di vino, anche se avrei preferito di gran lunga discutere di musica e fargli mille domande sulla sua attività artistica. Mi disse che purtroppo il vino non poteva berlo più, a causa della malattia: si limitava ad assaggiarlo, e poi giù di birra. Litri di birra. L’ho visto coi miei occhi, era il campione di birrette piccole.
Ricordo soprattutto una discussione su Ca’ del Vent, che all’epoca mi fece tremare i polsi: in assenza della sua cuvée, mi presi l’onere di ordinare una bottiglia, e volli orientarmi su una bollicina che avesse grande personalità. Così, scelsi il blanc de blancs di Ca’ del Vent (ora non ricordo che annata fosse). Partii entusiasticamente a raccontargli la filosofia del produttore, gli parlai del rabbocco fatto con lo stesso vino (il famoso “pas operé”) e mi spensi come un cerino quando vidi la reazione neutra di Ezio.
Salvo poi riaccendermi come un raudo quando lui disse “è impossibile che non dosino”. Avevo un bel da spiegargli che conoscevo personalmente il produttore, che ero certa di come lavorasse… per tutta risposta, mi sentii dire “impara a giudicare in base al tuo palato, non per quello che ti raccontano”.
Contai fino a 10, 100, 1000. Compresi che non era quello il momento, né il luogo, e probabilmente nemmeno la persona giusta con cui mettermi a discutere.
Anche questo era Ezio Bosso.
Che la terra gli sia lieve.
39 Commenti
Sancho P
circa 4 anni fa - LinkCiao Maestro, Ci hai fatto venire i brividi tante volte. Non solo per la musica. Da internazionalista a internazionalista. Che la terre ti sia lieve. Simone
RispondiSancho P
circa 4 anni fa - LinkVigna Cappella di Santo Stefano. Forse il più francese dei nostri vini. Ogni volta che l'assaggio mi emoziona. Liquidatorio, bollarlo semplicemente come Barolo moderno perché è un vino da brividi a cui ogni amante del Barolo più classico non può che non riconoscere l'onore delle armi.
RispondiGiacomo
circa 4 anni fa - LinkMeglio sorvolare su musica e lieviti, futebol bailado. Lo ricordo per la sua grandezza artistica ed umana, e per il tifo che ci affratellava nella squadra di calcio di Torino.
RispondiFlavio Faliva
circa 4 anni fa - LinkNon doso e non modifico il vino, mai! Se coltivo la vite e vinifico senza aggiunte, ottengo un vino unico, che racconta una storia, che ha una sua identità, che mi piace di più. Mi diverte lavorare così, mi diverte sapere di non poter sbagliare, mi piace ritrovare l'uva, l'annata e il sapore dei microrganismi selvaggi quando assaggio. Se aggiungessi banalizzerei il risultato, chiunque altro potrebbe farlo, sarebbe noioso, perderei l'entusiasmo. Il Signor Bosso ha ragione a dire "impara a giudicare in base al tuo palato, non per quello che ti raccontano", il mondo del vino è pieno di persone che dicono ciò che non fanno. Però forse non era un buon degustatore, o magari non era in giornata felice quando ha assaggiato il mio vino, o forse ha trovato sapori e profumi ai quali non era abituato, sta di fatto che "è impossibile che dosi o aggiunga liqueur d'expedition", non il contrario. Peccato saperlo solo ora e non poterlo chiamare per un confronto davanti a due bicchieri.
Rispondimarcow
circa 4 anni fa - Link1 Il Signor Bosso ha ragione a dire "impara a giudicare in base al tuo palato, non per quello che ti raccontano" 2 "il mondo del vino è pieno di persone che dicono ciò che non fanno". __ Non voglio discutere delle "questioni tecniche" ma soffermarmi su quelle due frasi. 1 La prima è di Ezio Bosso, indimenticabile artista e uomo che ho conosciuto soltanto attraverso la TV o video e interviste sul web. Ho una grande AMMIRAZIONE. Specialmente se pensiamo che viviamo in un'epoca di falsi MITI, di falsi IDOLI che la MANIPOLAZIONE MASS-MEDIADICA "sforna" per la massa che deve, comunque, "adorare" qualcuno (o QUALCOSA, più frequentemente nell'epoca contemporanea). La frase di Ezio Bosso ha un carattere universale: è un invito a raggiungere L'INDIPENDENZA , l'autonomia, a saper ragionare e giudicare CON LA PROPRIA TESTA. È uno dei massimi traguardi per un uomo di tutte le epoche e latitudini. E si raggiunge FATICOSAMENTE Più facile è "farsi guidare" da un capo, da un "capitano", da un "pastore"... che sa quello che "vogliono" le sue "pecore". Questo discorso vale anche per il vino: "impara a giudicare in base al TUO PALATO, ... NON PER QUELLO CHE TI... R-A-C-C-O-N-T-A-N-O". (come ha detto Ezio Bosso) 2 E Flavio Favila, con la seconda frase, rafforza il senso delle parole di Ezio Bosso... perché dice: " il mondo del vino è pieno di persone che dicono ciò che non fanno". E, quindi, non ti fidare con facilità di quello che sul vino RACCONTANO. E, come ho cercato di dire, non fidiamoci con facilità dei fiumi di "racconti" della politica, delle religioni, dell'esoterismo(v. l'articolo sul cornoletame), ecc... Ma, sforziamoci, di comprendere, di capire, di separare la verità dalle mezze verià(le più subdole) e dalle menzogne (e dalle fake news). Compito non facile, specialmente ora con l'avvento del WEB e dei SOCIAL. __ 3 Ora resta da chiarire questo: Se Flavio Favila, che conosce bene "dal di dentro" il "mondo del vino" dice: " il mondo del vino è pieno di persone che dicono ciò che non fanno". come possiamo "fidarci" delle cose che... LUI ci "racconta"? Forse perché c'è Lisa Foletti a dircelo? E, qui, signori, entra in gioco la figura dell'ESPERTO, e, tra questi, quella particolare del CRITICO ENO-GASTRONOMICO E della sua INDIPENDENZA(ritorna il concetto). Voi capite quanto sia importante il ruolo del critico nell'epoca in cui viviamo. Concludo dicendo che, in Italia , in questo momento, scarseggiano critici eno-gastronomici "indipendenti" e che come... clienti e consumatori... dobbiamo, quindi, arrangiarci.
RispondiLisa Foletti
circa 4 anni fa - LinkRiflessioni interessanti e condivisibili. Chiedo solo per curiosità: perché dare per scontato che la Lisa Foletti (che sarei poi io) non sia un'esperta?
RispondiCarla Astorri
circa 4 anni fa - Link19.5.20 martedi Ho appena terminato di leggere il suo commento...sul vino ed il maestro Ezio Bosso. Anni fa ..lessi sulla Gazzetta dello Sport..un articolo del giornalista Candido Cannavo...''...sulle emozioni che suscitavano Alberto Tomba e Compagnoni...quando gareggiavano. Praticamente questo bravissimo giornalista era riuscito a descrivere con parole, non certo facile....esattamente l emozione che provavo quando vedevo questi due grandi nostri atleti....nero su bianco un emozione. Le scrivo questo....perché Lei..nel descrivere ciò che era ..e sarà sempre Ezio Bosso...ha descritto...perfettamente.. la mia emozione..il mio sentire questo grande artista. Grazie ❣️
RispondiEb2323
circa 4 anni fa - LinkPerché gli interventi non sono in ordine cronologico?
RispondiEb2323
circa 4 anni fa - LinkPerdonate la mia poca intuizione. Solo che dopo un dibattito del genere ,l'assoluzione a Lisa Foletti e a Faliva sembra sia stata tessuta ad hoc.
RispondiEb2323
circa 4 anni fa - LinkPer buona educazione ricevuta e rispetto ai non più presenti, non procederò ulteriormente nei commenti. Buona giornata e buon lavoro a tutti.
RispondiEb2323
circa 4 anni fa - LinkHo conosciuto Ezio di persona in piazza Statuto e sugli spalti della Maratona, i luoghi dove era più se stesso. Ovvero "Mod". Anticonformista e non omologabile.Il "Signor" Faliva probabilmente, prima di dubitare delle doti degustative di Ezio, avrebbe dovuto pensare che avesse assaggiato una bottiglia magari non felice, evento non così raro con i vini che produce.
RispondiLisa Foletti
circa 4 anni fa - LinkLa bottiglia in questione non era problematica né difettosa, questo posso garantirlo, conoscendo piuttosto bene il prodotto e il produttore. Ritengo che il problema, in quell'occasione, non risiedesse nel palato del Maestro né tantomeno nella correttezza della bottiglia: diciamo che ci si confrontava su un terreno dove io mi sentivo piuttosto a casa (essendo il mio lavoro, nonché il mio oggetto di studio da tanti anni) e mi sarebbe piaciuto un po' più di ascolto, o quantomeno il beneficio del dubbio, da parte del carismatico musicista. Ma come dicevo, Ezio Bosso era anche questo. All'epoca sono rimasta interdetta, oggi ci ripenso con il sorriso.
RispondiSancho P
circa 4 anni fa - LinkMassimo rispetto per Ezio e per la militanza che i luoghi che hai citato presume e richiede. Rocche dei Manzoni, significa vini di alta classe. Non ho avuto il piacere di assaggiare il "Door" Il loro Barolo Vgna Cappella di Santo Stefano, proviene da uno splendido vigneto di Monforte e il cru prende il nome dalla cappella romanica del Xll secolo che domina la collina. Assaggiare questo vino assieme al Santo Stefano di Perno di Mauro Mascarello, è un po come fare una lezione universitaria sul Barolo per dilettanti. Stesso vigneto, due vini completamente diversi ma entrambi eccezionali. Sulle bollicine. oltre a dire che assieme a Contratto sono stati i pionieri del metodo classico in Langa, che altro dire? Niente. Basta assaggiarle.
RispondiLisa Foletti
circa 4 anni fa - LinkQui non è assolutamente in discussione la qualità dei prodotti di Rocche dei Manzoni. Il focus è tutt'altro. Ma spero di riuscire ad assaggiare, prima o poi, sia il Door 185th che i Barolo citati. Con un brindisi alla memoria di Ezio.
RispondiSancho P
circa 4 anni fa - LinkIntanto grazie per aver ricordato Ezio. Al di là del focus dell'articolo. Un abbraccio ad EB2323 perchè mi sento vicino allo spirito dei luoghi e dei punti di aggregazione che ha ricordardato. Non faccio il pubblicista, sono solo un appassionato di vino. Se citate Rocche dei Manzoni e Valentino Migliorini, non mi dispiace ammettere da fedele amante del Barolo classico ,che i vini di questa azienda, giustificano l'adulterio enologico. Eleganza e puizia di esecuzione, che certe interpretazioni pacchiane per anni osannate dalle guide nostrane , si sognano. Quanto alle bolle, essendo già ai vertici del metodo classico di casa nostra, con Ezio, avrei condiviso il D'Antan de La Scolca. Emozione liquida che non ha bisogno di parole.
RispondiLisa Foletti
circa 4 anni fa - LinkCon Ezio ho condiviso ciò che ritenevo potesse essere interessante (e Ca' del Vent lo è, a prescindere dai gusti personali) anche compatibilmente con quello che offriva la carta dei vini.
RispondiMaurizio
circa 4 anni fa - LinkL'enoteca era proprio poco fornita se per prendere una bottiglia di personalità si è dovuti ripiegare su Ca' del Vent. Il Maestro è stato fin troppo gentile a mostrarsi neutro.
RispondiLisa Foletti
circa 4 anni fa - LinkPunti di vista, Maurizio. Ma non è neppure questo il focus dell'articolo.
RispondiMaurizio
circa 4 anni fa - LinkNo chiaro, ma lo è diventato perché tu hai aggiunto una considerazione che ha spostato il focus su questo. Visto che nell'articolo parli del fatto che Bosso non abbia apprezzato un Ca del Vent di imprecisata annata come se si stesse parlando di un Clos du Menil 1996. E il mio punto è che le considerazioni di Bosso sono state normalissime e condivisibili da molti esperti e appassionati di vino, quindi non ho compreso affatto il valore aneddotico delle stesse in un articolo di commiato alla morte di qualcuno.
RispondiLisa Foletti
circa 4 anni fa - LinkMaurizio, non ho affatto scritto che Ezio disapprezzò il vino di Ca' del Vent, ma ho sottolineato che al primo sorso mi liquidò facendomi passare un po' per incompetente. Questo per raccontare le varie sfumature di un personaggio carismatico come lui.
RispondiMaurizio
circa 4 anni fa - LinkOk, scritta così è già meglio
Rispondimarcow
circa 4 anni fa - LinkGrazie per la replica perché posso chiarire meglio. Lei è sicuramente un'esperta. L'ho tirata in ballo proprio perché lei è un'esperta. Ma la polemica, che ripeto spesso nei dibattiti, non è, in questo caso, verso di lei(esperta) in particolare, ma verso la categoria dei critici eno-gastronomici. Che sono anch'essi degli ESPERTI ma con delle caratteristiche peculiari. 1- Svolgono la loro attività al servizio del CLIENTE. (Non tutti gli Esperti lo fanno. Ci sono Esperti al servizio del marketing) 2- E per svolgerla nel modo corretto adottano degli accorgimenti tra i quali l'ANONIMATO. 3- Ma la qualità fondamentale di chi fa critica(in qualsiasi settore) è l'INDIPENDENZA. __ Secondo me, è un'opinione, in Italia sono pochissimi quelli che svolgono l'attività di critica eno-gastronomia secondo questi criteri. E invece c'è un gran bisogno di critici bravi... e indipendenti. PS Le vorrei far notare la PRESUNZIONE del sig. Faliva con un intervento, a poche giorni della scomparsa del grande Ezio Bosso, a dir poco sgradevole. Forse saprà fare il vino (qualcuno nel dibattito lo critica anche su questo lato) ma dovrebbe imparare IL TEMPO... per dire... e non dire.
RispondiLisa Foletti
circa 4 anni fa - LinkMarcow, personalmente amo metterci la faccia, ma per il resto, ho sempre lavorato per il cliente e in modo del tutto indipendente (non vengo pagata da alcuna azienda per parlare di vino). Certo, la mia professione non è quella di "critico", ma forse non mi è chiaro cosa differenzi me o quelli come me da un critico, nel valutare un vino (secondo i suoi parametri, indendo). Lo chiedo davvero senza polemica, solo per comprendere meglio il suo punto di vista. Riguardo a Flavio Faliva, che non ha certo bisogno dell'avvocato difensore e, se vorrà, replicherà in autonomia, posso dire che la sua risposta non m'è parsa presuntuosa, quanto piuttosto decisa e volta a rimarcare la propria filosofia e il proprio operato.
RispondiFlavio Faliva
circa 4 anni fa - LinkEB2323, una bottiglia non felice può non essere particolarmente buona, manifesta comunque alterazioni o in generale sensazioni diverse rispetto a quelle date da un dosaggio, o per meglio dire da una colmatura con vini aromatizzati, fortificati, liquori, o prodotti enologici vari (mannoproteine, scorze di lievito, gomme, ecc...). Il dosaggio si riferisce solo allo zucchero aggiunto. Trattandosi in questo caso di un vino totalmente secco, è evidente che per dosaggio ci si riferiva (erroneamente) ad una correzione con liqueur d'expedition. L'aggiunta di questi prodotti, in linea di massima consentita, altera lo stile del vino. Ciò che viene aggiunto non riesce ad amalgamarsi completamente al vino, lasciando sensazioni contrastanti, disarmoniche, anche se spesso "tecniche" e quindi più facilmente percepibili da uno che il vino lo fa e non solo lo beve. Non basta però una vita per imparare a fare vino, non basta una vita per capire le differenze tra produttori e territori, forse è quindi più utile provare a fare domande invece che avventurarsi in risposte e sentenze. Marcow, il mio lavoro è fare vino e quindi tendo a parlare di ciò che accade in questo contesto. Il tema della comunicazione volutamente imprecisa è però generalizzabile in tutti i settori commerciali. Basta ascoltare le pubblicità alla radio o alla tv. Quando l'obiettivo è "vendere" si tende a scordare l'etica ed il rispetto nella comunicazione. Ritengo invece molto più stimolante avere come obiettivo un "lavoro ben fatto", relegando la vendita del prodotto ad una sua conseguenza. Ragionare con la propria testa aiuta a comprendere, aiuta ad essere più consapevoli e meno ingenui. C'è sempre da imparare, chiedere ciò che non si sa avvicina le persone, ci rende una società più umana, e forse più felice. Spero di essere stato più chiaro.
RispondiMaurizio
circa 4 anni fa - LinkScusi ma sul vostro sito, non so quanto aggiornato, si parla chiaramente di residui zuccherini anche di 5 g. Non conoscendo uno la vostra filosofia è normale un bravo degustatore pensi a un dosaggio e quindi non vedo perché avere definito Bosso un "non buon degustatore".
Rispondimarcow
circa 4 anni fa - LinkSecondo me dal punto di vista TECNICO della valutazione di un vino non c'è differenza con chi fa il mestiere di critico. E, si badi, l'ho detto anche altre volte, un esperto(che non sia un critico) può essere onesto e sincero. Ma, come cliente, come consumatore, voglio delle garanzie in più. Che ho riassunto in quei criteri. __ La replica di Faliva è stata opportua. __ Ezio Bosso: «Quando inizio un concerto io dico sempre ciao! È una parola !». Ciao, Ezio.
RispondiLisa Foletti
circa 4 anni fa - LinkMarcow, continua però a sfuggirmi la differenza sostanziale: a parte l'anonimato, cosa farebbe uscire i professionisti come me da quei parametri? E le chiedo un'altra cosa: pensa davvero che qualcuno possa GARANTIRLE un prodotto, solo valutandone le qualità organolettiche? Ci si affida pur sempre al palato. L'unico modo per certificare le caratteristiche chimico-fisiche di un prodotto è fare delle ANALISI di laboratorio.
Rispondimarcow
circa 4 anni fa - LinkNon voglio ripetere il ritornello dell'INDIPENDENZA. __ Mentre trovo interessanti e condivisibili le considerazioni sulla SOGGETTIVITÀ della DEGUSTAZIONE. E, quindi, questo significa, PER ME, che non PRENDO ndo TUTTO per buono quello che mi viene detto da un critico che 1 opera in anonimato e che, (da quello che so conoscendolo da tempo)2 sia INDIPENDENTE. (a rieccolo!). (Tradirei il senso del discorso di Ezio Bosso) Ma ciò non annulla il discorso da me fatto sull'importanza di avere dei critici con quelle caratteristiche. Sembra contorto ma non lo è. PS Ho letto, anche su questo blog, recensioni di esperti/e sdraiate sui divani dei titolari dei vini che venivano recensiti. Non ci siamo.
RispondiLisa Foletti
circa 4 anni fa - LinkMarcow, un po' contorto lo è 🙂 Riguardo alle recensioni qui su Intravino, non so esattamente quali si riferisca, comunque ci tengo a puntualizzare, per coloro che non lo sanno, che Intravino è un blog indipendente e senza scopo di lucro (leggasi: gli autori non percepiscono un euro, né dalla redazione né tantomeno da sponsor e/o produttori) quindi lo spirito che lo anima è unicamente quello dell'informazione, della riflessione, della condivisione e del racconto, dove tutti gli editor mettono a disposizione la loro competenza e la loro esperienza. Prosit
Rispondimarcow
circa 4 anni fa - LinkQuali sono i presupposti per L'INDIPENDENZA DI della critica enologica? __________ 1 risposta di Giancarlo Gariglio: "Un distacco totale, un amore senza trasporto, non bisogna essere MAI TIFOSI ma essere curiosi mettendosi sempre in discussione. Non esiste un punto di arrivo, per nessuno: né per i produttori né per noi che li giudichiamo. ATTENZIONE!!! Non possono essere nostri amici, ci può essere rispetto, fascino nei confronti dei loro vini, ma bisogna far sempre intendere che anche il produttore che più rispettiamo e apprezziamo un giorno possa fare un vino sbagliato o che noi reputiamo tale. ATTENZIONE!!! Non si deve temere, inoltre, di far arrabbiare i “mostri sacri”, quei produttori incensati da tutti (sicuramente a ragione) che si credono intoccabili perché hanno preso 20 volte i 100/100. Se un critico è convinto che un’etichetta non è al massimo deve dirlo e prendersi le proprie responsabilità, perché solo così avrà in primo luogo rispetto del proprio mestiere. In generale, noi guadagniamo molto poco rispetto alle responsabilità che abbiamo, l’unica nostra moneta di scambio È L'INTEGRITÁ, una volta persa il nostro valore è pari a 0" (Giancarlo Gariglio) __________ 2 risposta di Armando Castagno: "Primo tra tutti e di gran lunga il più importante, la refrattarietà all’idea di arricchirsi con questo lavoro. Il secondo presupposto, forse, è la mancanza di timori reverenziali e la capacità di TENERE LA DISTANZA DAAL MONDO DELLA PRODUZIONE, talvolta forse troppo promiscuo. Io le associazioni di giornalisti/critici e produttori, tutti insieme appassionatamente per “comunicare il prodotto italiano” le considero un letterale TRADIMENTO 6DEL LETTORE, peggiore ancora in quanto operato “alla luce del sole”, il che mostra che non ci si rende conto della gravità dell’idea di fondo". (Armando Castagno) ______ È questo che volevo dire. Ma, meglio di me, le hanno fatto due ESPERTI.
RispondiEb2323
circa 4 anni fa - LinkChapeau.... quando si dice mettere in prosa un pensiero che faticavo a rendere nitido alla comune comprensione. Questo Ezio l'avrebbe quasi sicuramente apprezzato. Buone bevute a tutti voi...
RispondiMaurizio
circa 4 anni fa - LinkMarcow, una curiosità, anche se si va leggermente in off topic. La teoria è tutta giusta, ma tu personalmente nelle guide la vedi applicata? No perché quando sento parlare di "mai tifosi", anche nel caso specifico, mi viene da sorridere.
RispondiVincenzo Busiello
circa 4 anni fa - LinkMa non vi pare che l articolo della signora foletti ci volesse far intendere ,con una nota di fastidio, che.il maestro sapeva essere amche presuntuoso? Francamente , se è cosi, la signora poteva rispatmiarselo. Se non è così, chiedo scusa
RispondiMaurizio
circa 4 anni fa - LinkÈ l'impressione che hanno avuto un po' tutti se leggi i commenti sopra, ma probabilmente l'autrice si è spiegata male come ha poi risposto. Tra l'altro continuo a pensare che Bosso avesse ragione perché la presenza di residuo zuccherino avrebbe potuto esserci naturalmente. È normale che uno in una bolla pensi questo sia frutto del dosaggio.
Rispondimarcow
circa 4 anni fa - LinkVincenzo Busiello. Penso che l'articolo potesse farlo pensare. È stato provvidenziale l'entrata nel dibattito di Maurizio che ha stimolato un chiarimento. Devo dire che la risposta della Faletti alla mia insofferenza per lo sgradevole intervento di Faliva aveva accresciuto i miei dubbi. Che, come ho detto, sono stati ridimensionati dal contributo di Maurizio e dalla relativa risposta della Faletti. PS Maurizio, quelle indicazioni contenute nelle due risposte dei due esperti sull'indipendenza della critica... le vedo poco applicate in Italia. Potrei fare molti nomi di critici rinomati che invece di fare CRITICA ENO-GASTRONOMICA... fanno MARKETING.
RispondiMaurizio
circa 4 anni fa - LinkEcco infatti, quello che penso io.
RispondiEb2323
circa 4 anni fa - LinkQuesto articolo era sbagliato dall'inizio. Probabilmente senza l'inutile e borioso intervento di Faliva sarebbe caduto nel baratro che meritava che fosse . BUONA NOTTE EZIO.
RispondiEb2323
circa 4 anni fa - LinkIn tutto questo interloquire, l'unica domanda che si è fatta Lisa Foletti dopo un articolo del genere, è perché non sia stata reputata una esperta. Scusate se non ho onorato la mia parola riguardo al non più intervenire. Ho sempre pensato che Ezio capisse di vino più quanto io di musica. E sono stati il lavoro di entrambi.
RispondiDanilo R.
circa 4 anni fa - LinkSi chiama effetto Dunning-Kruger caro EB. L'autoreferenzialità che gravità attorno al mondo del vino non ha uguali. Pazzesco.
Rispondi