Cristal 2012 Louis Roederer: benvenuta biodinamica!
di Andrea GoriFinalmente ci siamo arrivati: la roadmap tracciata da Jean Baptiste Lecaillon ha raggiunto un primo importante step di evoluzione nella produzione dello Champagne più famoso di ogni tempo, per molti il migliore in ogni versione, per tutti il più longevo.
Se il rarissimo Rosé vanta già tre annate di produzione in regime biodinamico il “bianco” ci arriva soltanto con l’ultima uscita, la 2012, con tutte le 45 parcelle di proprietà Roederer allineate con questo metodo di coltivazione. Cristal 2012 arriva sul mercato come sempre come prima tra le cuvèe de prestige, in quanto storicamente passa meno tempo degli altri sui lieviti e da notare che dopo ben 8 uscite negli anni 2000 finora ( 2000, 2002, 2004, 2005, 2006, 2007, 2008 e 2009) arriva il salto di due annate (era già successo con la 1990 cui aveva fatto seguito la 1993).
Lo stesso Lecaillon invita ad avere ancora più pazienza del solito ché il particolare equilibrio tra freschezza e maturità della biodinamica porta ad avere uve contemporaneamente più acide ma anche più mature, l’ideale per sviluppare uno champagne che sia piacevole e seducente da giovane ma soprattutto stupefacente con gli anni in bottiglia. La 2012 è stata annata dalla maturazione più spinta della 2008 e questo in Champagne di livello alto significa maggior pazienza richiesta prima di essere goduto al meglio delle sue potenzialità, aspetto oltremodo evidente nell’assaggio di questa bottiglia adesso.
Louis Roederer Champagne Cristal 2012 60% pinot nero, 40% chardonnay, 6 anni sui lieviti, deg. marzo 2019, dosaggio 7 gr/lt, no malolattica, 30% vinificazione in legno.
Colore seducente e ricco con toni oro rosa, note di mela rossa e crostata di albicocca, luminose le note di fiori bianchi, tiglio e gelsomino, agrumi tra limone sfusato, arancio giallo e rosso, poi emerge sontuoso il lato tropicale tra ananas e mango che lo rendono davvero “exotic and erotic”.
Nel mentre sei incantato a seguire questo lato carnoso e fruttato però emerge il lato di freschezza mentolata e gessosa che lo caratterizzano spesso e volentieri, probabilmente accentuato dalle uve in regime demeter. Il nocciolo pietroso si intensifica al palato dove il vino appare inizialmente ricco e opulento con il dosaggio che aiuta l’espansione ma è solo un attimo perchè in questa fase l’acidità tambureggiante chiude il sorso prima di quando si immagini.
Bollicina cremosa, viscosità da vino di rango, vinoso eppure molto verticale e affilato con un’idea di sottaceto e zenzero a marcare il prefinale lasciando solo nel retrogusto emergere note di confettura di mandarino e mandorle dolci. Vino splendido e splendido precursore del grande capolavoro che diventerà. 98+
46 Commenti
Filippo
circa 3 anni fa - Link"Regime biodinamico" e "no malolattica" però sono un ossimoro. Seguiranno i precetti della biodinamica in vigna (ottimo!) ma la malolattica si blocca solo con pratiche (o, banalmente, quantità di solforosa) che una certificazione Demeter non permetterebbe. Il vino immagino sia buonissimo, e meno m*rda si butta nel terreno meglio è, però voler fare i naturali e poi piallare il vino in cantina è quantomeno una scelta molto commerciale e molto poco filosofica.
RispondiSergio
circa 3 anni fa - LinkMai scritto prima, Bonjour a tout le monde! Tuttavia... questa proprio non si può leggere: la malolattica può tranquillamente essere sotto controllo senza usare la chimica, basta la fisica (tecnologia del freddo), ma anche la biologia (uso di bloccanti del batterio che la provoca). La Biodinamica non va confusa con la cosiddetta “naturalità” di un vino, intesa come il lasciar fare al caso, proprio per niente. Pronto al confronto, ovviamente
RispondiMichele
circa 3 anni fa - LinkDici? Io di solito blocco la malolattica del vino clair con il semplice abbassamento della temperatura. E in nove annate su nove ha funzionato. La questione è semmai se il vino venga o meno filtrato prima del tirage. E se sì, allora non ci sono problemi a evitare la malo
RispondiLorenzo Q
circa 3 anni fa - LinkMa che vuol dire vino verticale? Lo leggo spesso...
Rispondivinogodi
circa 3 anni fa - Link...ha tanti significati...
RispondiAdele
circa 3 anni fa - LinkBuonasera. Se può essere utile ..... Daniele Cernilli, in un articolo su DoctorWine del 2019, ha scritto che è più corretto dire "verticale" piuttosto che "minerale", in quanto (riporto testualmente quanto scritto da Cernilli)
RispondiAdele
circa 3 anni fa - LinkI minerali, che sono i metalli e i cosiddetti non metalli (un tempo si chiamavano “metalloidi”) che costituiscono parte della crosta terrestre non sono volatili, quindi non hanno odore. In più, nel loro stato puro, non sono contenuti nel vino se non in tracce. Quando sentiamo degli odori di pietra focaia o delle note solfuree in realtà le sostanze che ne sono responsabili non hanno a che fare con la pirite o con lo zolfo in modo diretto, ma dipendono da composti diversi, per esempio acidi e tioli, che sono volatili e generano anche odori. Non sono dei “minerali” quindi.
RispondiRuggero Romani
circa 3 anni fa - LinkCurioso, alcuni metalloidi sono fortemente odorosi, come lo zolfo o l'arsenico
RispondiAndrea Gori
circa 3 anni fa - LinkDaniele Cernilli in materia di "mineralità" conduce una battaglia sacrosanta ma il parallelo verticale-minerale in questo caso non è corretto. Per verticale si intende un vino più fresco-acido-sapido che morbido-largo-dolce e negli ultimi anni è stato un continuo modificare i vini in questo senso. Pensiamo ai barriccatoni dei primi anni 2000 o fine 90 e invece quanto esce oggi... In questo caso appunto intendo dire che rispetto alla beva di un 2008 o 2009 siamo di fronte ad un ritmo molto più sostenuto e in parte anche meno godibile adesso.
RispondiLorenzo Q
circa 3 anni fa - LinkGrazie!
RispondiSisto
circa 3 anni fa - LinkSi va bene Gori sul significato di verticale, giusto, ma la battaglia di Cernilli è la battaglia di chiunque sa che i "minerali" (termine scorretto come sa chiunque abbia studiato 2 cose di chimica), cioè il contenuto del suolo, non centrano nulla (non c'è un testo universitario che lo sostenga, dico uno) con i sentori solforati che sono indotti dalle vicende del protocollo vinificativo o con i sentori da norisoprenoidi autenticamente ed eccezionalmente varietali (popolare ma non unico il TDN, come aroma varietale da invecchiamento di un certo vitigno). Inoltre, dal punto di vista sensoriale, a differenza di fruttato o vegetale o altro equivalente con idoneo significato semantico, minerale è distorcente in quanto è da usarsi come sinonimo di nessun odore. Infatti, quando il ridotto è leggero è si potrebbe - qui si con contezza-dire "minerale" perché non c'è né floreale, né tostato, né niente. E poi, quando è nettamente percebile, usare un descrittore specifico, non l'errato e senza contenuto informativo "minerale". Altrimenti ci toccherà continuare a sentire, addirittura in pubblico, penose e ridicole frasi come "il minerale del vermentino di Gallura è dato dalle brezze marine che si depositano sull'uva" (detto da quelli che-per mission-dovrebbero servire il vino a tavola). Questa è la battaglia di Cernilli e (molto più umilmente) anche la mia.
RispondiAndrea Gori
circa 3 anni fa - Linkè anche la mia battaglia tanto che credo che questa sia l'unica recensione di Cristal che NON contiene la parola "minerale"...
RispondiAngelo Maffei
circa 3 anni fa - LinkSalve Sisto, pur in regime demeter la fermentazione malolattica potrebbe comunque essere inibita con il controllo temperatura. Che ne pensa? Sulla "mineralità", letto quanto sostiene che da un punto di vista chimico e tecnico potrebbe essere (in parte) condivisibile, dobbiamo però pur trovare un descrittore per quella sensazione di pietra, tanto al naso quanto al palato. Inoltre, solo per fare un ragionamento poiché questa non si trova nei vini, non so se come me è cresciuto in una officina di lavorazione metalli, o se banalmente ha mai grattato una pentola con una paglietta da cucina. Come definirebbe quest'ultimo odore se non con "metallico" e il primo (pietra focaia, pietra bagnata, gesso) se non con "minerale"? Molto banalmente, partendo dalla classificazione degli esseri viventi e non che fanno a scuola elementare, sicuramente non è un odore accostabile al regno vegetale e né a quello animale. Ergo... Che ne pensa?
RispondiAndrea Gori
circa 3 anni fa - Linkil termine esiste ed è "petricore" per definire quella sensazione di pietra bagnata e gessosa che indica lei. IN Italia è un termine che uso soltanto io, all'estero è giù più diffuso.
RispondiAngelo
circa 3 anni fa - LinkGrazie, ho imparato un nuovo termine. Tuttavia non possiamo usarlo per quella sensazione di pietra focaia, solfatara, pietra pomice, fiammiferi Minerva ecco... il termine minerale secondo me copre tutta questa categoria, poi possiamo specificare in particolare che cosa (se pietra bagnata, gesso, focaia, minerva, etc... alcuni fanno rientrare in questo descrittore anche le note iodate e salmastre).
RispondiAndrea Gori
circa 3 anni fa - Linksulla mineralità molto prima di Cernilli credevamo di aver scritto l'articolo definitivo... https://www.intravino.com/grande-notizia/definizione-vino-minerale/ NON si deve usare MAI minerale per parlare di un vino perchè è un termine che NESSUNO al di fuori del vino usa per descrivere niente che non riguardi un motore o un autoveicolo. è un termine che ci ghettizza e ci fa stare sulle palle al mondo intero. Da intravino è stato bandito, speriamo succeda ovunque...
Eb2323
circa 3 anni fa - LinkMi perdoni Gori. Ma ha utilizzato il termine " barricatoni" che non sentivo da almeno una dozzina di anni ed in contesti poco avvezzi alla comprensione enologica. . Non sarei così talebano nel pronunciare il termine mineralita'.
D.Ricci
circa 3 anni fa - LinkÈ vero che ha poco senso legare la presenza di minerali presenti nel terreno, con determinate note olfattive che più semplicemente potrebbero esser definite "eteree" Non bisogna però fare confusione con le sostanze minerali contenute in tracce nel vino. Nello specifico mi riferisco agli Anioni di acidi inorganici e ai Catoni di metalli presenti nel terreno dove la vite alberga. Nel vino è possibile trovare tracce di ioni metallici e cloruri provenienti dal terreno. La presenza di queste sostanze, che sono una delle parti costituenti il residuo fisso di un vino, è connessa intimamente al terroir inteso in senso lato. Anche alla vicinanza del mare per capirci. Queste sostanze determinano la sensazione di sapidità e spiegano ad esempio, la sensazione importante di salinità rintracciabile nel Vermentino di Gallura.
RispondiD.Ricci
circa 3 anni fa - LinkMi scuso, per errore ho digitato mail errata. Il D.Ricci presente nella foto sopra non ha nulla a che vedere con il mio commento. È solo un caso di omonimia. Tanto dovuto per correttezza.
RispondiD.Ricci
circa 3 anni fa - LinkSe possibile, chiedo la cortesia di rimuoverlo al fine di poter partecipare al dibattito con le mie corrette credenziali . Grazie
RispondiLanegano
circa 3 anni fa - LinkRicordo un Nebbiolo di Flavio Roddolo che aveva un sentore indubbiamente ferroso (marne con alto contenuto di ferro nel sottosuolo). Come definirlo se non 'minerale'...?!? Nel dubbio, il Nebbiolo suddetto era buonissimo..... Probabilmente è anche una convenzione linguistica per descrivere sapidità importanti ed aromi non legati alla frutta o ai fiori o alle spezie. Direi che possiamo continuare a definire alcuni vini in questo modo senza sentirci empi o sgraziati... :)
RispondiEb2323
circa 3 anni fa - LinkSui volumi che ha roederer sarei proprio curioso di vedere come applicano la biodinamica.
RispondiEb2323
circa 3 anni fa - LinkIl vino assaggiato da Gori sarà indiscutibilmente eccelso. Sul resto mi rimane qualche dubbio.
RispondiEb2323
circa 3 anni fa - LinkQuando "La Chapelle " di Jaboulet Aine ha convertito in biodinamica le prime annate erano sempre penalizzate all'assaggio en primeur. Sicuramente i mezzi della Maison Roederer sono infinitamente superiori. Però una svolta così è particolare. Il bevitore di Cristal vuole fruibilità nell'immediato. Si preoccupa poco della tenuta nel tempo e dell'ecosostenibilita'. Comunque Chapeau. Non sbagliano un colpo a livello commerciale. Anzi....
RispondiVinogodi
circa 3 anni fa - Link...in Borgogna, in pratica o in teoria decidetelo voi, si dichiarano tutti biodinamici e non mi sembrano così penalizzati dalla cosa...ci sono aree dove corno letame, un pizzico di esoterismo e tanta fede fanno miracoli...
RispondiEb2323
circa 3 anni fa - LinkQuello che io metto in discussione non è la dichiarazione di intenti. È l'ipotetica realtà dei fatti. Tutto qui.
RispondiLanegano
circa 3 anni fa - LinkNon è proprio una svolta, Meta' delle viti dedicate a Cristal sono in biodinamica da svariati anni.
RispondiSergio
circa 3 anni fa - LinkMah, anche qui, la Biodinamica è un percorso che certamente richiede molti anni per essere applicato, tuttavia in Francia Nicolas Joly ci lavora dal 1980 ed ha fatto scuola, quindi è "normale" trovare molte realtà che hanno perseguito questo percorso, soprattutto quando c'è da valorizzare terroir con grande personalità. Poi c'è anche da dire che puoi applicare il metodo Biodinamico anche su grandi estensioni di vigneti, anche se magari con qualche compromesso, solo in Italia vedi Avignonesi e (udite udite) Ceretto superano i 170/180 ettari certificati..
RispondiAndrea Gori
circa 3 anni fa - LinkIn questa classifica di ettari a biodinamica c'è da inserire anche Col d'Orcia
Rispondivinogodi
circa 3 anni fa - Link...mi chiedo se , a questo punto , il Cristal si possa definire un "vino naturale" ...
RispondiLanegano
circa 3 anni fa - LinkAvrebbe dovuto assaggiare quel Radikon riserva Ivana 1997 che ho bevuto due anni fa.
RispondiAndrea Gori
circa 3 anni fa - LinkRadikon regge il tempo perchè pre-ossida il vino che dopo un certo tipo di vinificazione non ha più molte molecole che possono bruciarsi con l'ossigeno in bottiglia nel tempo
RispondiAdele
circa 3 anni fa - LinkRibuonasera. Se può essere utile … Luigi Moio, a domanda se le posizioni dei vignaioli naturali e quelle delle aziende convenzionali siano conciliabili o meno, ha detto "E’ difficile. Penso che il vino naturale crei confusione. Per me non esiste una differenza tra vino naturale e vino convenzionale: esiste solo il vino, che è uno solo. Semmai sarebbe più opportuno usare la parola “ancestrale”, perché rende l’idea, ma non fuorvia il consumatore facendo pensare che si tratti di un prodotto più sano. Detto questo, dobbiamo dimenticare l’enologia di un tempo e sviluppare una nuova enologia leggera, non invasiva, che permetta di produrre vini precisi da un punto di vista organolettico interferendo pochissimo nei processi." … e ancora (in riferimento al fatto che i cosiddetti vini naturali, proprio perché non “trattati”, si ossidano facilmente) …"L’ossidazione provoca il deterioramento del vino e pregiudica il gusto del terroir. Per avere vini che rispecchiano il terroir bisogna preservare il vino da questo fenomeno. Ci sono eccezioni come quella del Porto, ma in quel caso è l’alcol a proteggere il carattere del vino. In tutti gli altri casi, l’ossidazione è l’antitesi del terroir. E’ una questione di scelta: ci sono produttori che cercano l’ossidazione. E’ giusto fare quello che si ritiene opportuno. Del resto ci sono consumatori ai quali piacciono vini che rispecchiano il terroir e altri che preferiscono il gusto ossidativo."
Rispondimarco
circa 3 anni fa - LinkTrovo interessanti i commenti di: 1Adele (con l'opinione di Luigi Moio) 2 Eb2323 (uno dei commenti) 3 D. Ricci 4 Sisto (Lo saluto cordialmente dopo il suo rientro nei dibattiti) E Sisto mi richiama alla mente il SUO METODO di DEGUSTAZIONE illustrato in più punti durante il primo lockdown. Quando verrà adottato dai degustatori esperti italiani le recensioni acquisteranno ai miei occhi più autorevolezza. Sulla Biodinamica c'è stato un ampio dibattito(sul corno letame) durante il primo lockdown e dove ho espresso le mie perplessità e le mie critiche.
RispondiSisto
circa 3 anni fa - LinkRispondo un po' a tutti. @Gori. Te ne do atto. Infatti, nel tuo articolo linkato c'è anche una mia presa di posizione (una delle tante sull'argomento) apparsa su questo sito. Bene anche la tua successiva presa di posizione, rimarrà forse l'Ais e limitrofi a farsi ridere dietro dal mondo. @Angelo. Abbia pazienza, in questo caso sono drastico: se lei mi chiede di FML ne parlo volentieri ma se aggiunge Demeter (e quindi la biodinamica steineriana) mi fermo. Qui troverà un breve compendio delle mie riflessioni sull’argomento https://www.intravino.com/primo-piano/luso-del-cornoletame-ha-delle-basi-scientifiche/ La pietra non ha odore e non può averne (percepibile). Se una pietra sa di qualcosa (quasi sempre se è umida) allora è perché c'è sopra materiale organico, cioè è sporca (chimicamente parlando). Quasi sempre è un odore della famiglia del chimico o del microbiologico. Il ferro indubbiamente sa di ferro, né più né meno (qui intendo l'acciaio poco legato). @D.Ricci. La prego: non “ha poco senso”, semplicemente è “falso", “impossibile", “indimostrato”. Il suolo (o l'aria) impatta sull'uva (molto meno sul vino) per un numero piuttosto grande di parametri ma ZERO su odore/aroma (che, ricordo, non è colore, sapore, tatto). Altrimenti, come amo spesso dire, il lambrusco saprebbe di argilla della pianura padana. Non c'è articolo o testo di un ricercatore, dottore di ricerca o professore universitario che abbia sinora sostenuto qualcosa di diverso, gli unici a raccontare una puttanata del genere sono quelli che dovrebbero parlare di come si serve il vino e lo dicono ad avvocati o social media manager o agenti di commercio. Questo a gennaio 2021, poi nel futuro chissà. La genesi degli odori solforati o di altra natura analoga (la serie "chimica" o quella "microbiologica", per non parlare della "empireumatica) è ben nota, questa sì pubblicata peer reviewed da tempo. Poi le fa affermazioni, a mia conoscenza, destituite di qualsiasi fondamento scientifico: mi citi le fonti autorevoli (ovviamente peer reviewed, non le favole raccontate da improbabili “degustatori”) che riportino quanto da lei asserito. Inoltre, a parte la genesi (che non è quella che crede lei) le ricordo che ppm o meno di una sostanza, banalmente, sono quasi sempre ben al di sotto della soglia di percezione assoluta nella miscela idroalcolica detta vino. @Marco. Grazie, contraccambio volentieri, mi ricordo e ti saluto, continua così. In generale: quando si parla di vino o si è certi di una genesi (intendo corroborati dalla chimica e dalla fisica, tramite la sperimentazione dimostrata con il metodo scientifico) oppure è più che sufficiente descrivere il prodotto senza inventarsi puttanate. Io, una volta ho detto ad un certo guru “perché non viene e ripetere le medesime affermazioni che ha fatto in questa sede a un po' di professori ordinari di enologia e di analisi sensoriale, glieli porto volentieri io". Non ha accettato.
RispondiD.Ricci
circa 3 anni fa - LinkCloruri e ioni metallici presenti in tracce nel vino, provengono dal terreno su cui la vite è piantata. Queste sostanze sono responsabili della sapidità del prodotto che abbiamo nel bicchiere. L'ambiente pedoclimatico, la vicinanza al mare ad esempio, incidono perché il terreno è in relazione con tutto l'ambiente che lo circonda, in un processo dinamico di interdipendenza Possiamo tranquillamente affermare che i minerali presenti nel terreno, influenzeranno la sapidità del vino. Dopodiché essendo inodori, non possono trasmettere al vino quelle qualità olfattive che non hanno. Saluti a tutti e mi scuso ancora per l'errore di cui sopra.
RispondiSisto
circa 3 anni fa - LinkLei ora è passato da odore/aroma a sapore, meglio ricordare però che nell'assaggio del vino normato internazionalmente cioè OIV (in Italia, fuori da un contesto legale o scientifico, recepito da ONAV) ovvero l'unico riconosciuto per legge dalle istituzioni governative, scientifiche nonché dagli OdC del mondo quando rilasciano il certificato di idoneità - il termine "sapidità" che lei ha usato non esiste. Su cosa sia (se esiste) e della sua genesi nella percezione che abbia qualcosa a che fare con il "salato" o il "saporoso" (questi sì sono i termini usati dall'AS), potrei scrivere ma non è questa la sede. Comunque, pur essendo del tutto lecito, lei prosegue con associare caratteristiche sensoriali a certe genesi. Io non le chiedo più le fonti qualificate che abbiano dimostrate con sperimentazione comprovata e vagliata tali affermazioni (che non sono affatto "tranquille" come lei prosegue a dire). Finché queste cose le si scrive ad un pubblico generalista su un sito di amanti del vino passa tutto, ma le assicuro le sarebbe ben più arduo in altri contesti. Ci sono GB da leggere sul ruolo degli esteri, sulla loro genesi, sul floreale o dell'acido p-cumarico sulla tonalità gialla (sono 2 di 200 esempi che potrei fare); se posso: cominci da questi che sono comprovati non dai racconti di blogger o influencer vari. Del resto si può apprendere del covid19 anche dalle trasmissioni della domenica pomeriggio...
RispondiD.Ricci
circa 3 anni fa - LinkSe accetta un consiglio non richiesto, Le raccomando vivamente l'acquisto de L'Atlante Geologico dei vini d'Italia : vitigno, suolo e fattori climatici. Scritto da A. Giorgianni e dal professor Attilio Scienza, che forse di viticultura ne sa un po' più di me e di lei. Buona Domenica.
RispondiSisto
circa 3 anni fa - LinkNo, è un consiglio che apprezzo, dato l'autore del testo. Appunto, ribadisco in toto quanto riportato nei miei due contributi precedenti: dov'è il passaggio sulla genesi di cosiddetta "sapidità"?
RispondiSancho P
circa 3 anni fa - LinkSarebbe interessante un report scientifico, sul ruolo che i tioli e le vinificazioni in riduzione hanno nella determinazione di certe note empiremautiche. Attilio Scienza, evidenzia la propensione dei terreni "nordici" (ad alta acidità e basso PH) e il ruolo della luce naturale, nel favorire l'emergere di quelle note olfattive che per anni abbiamo catalogato con l'aggettivo minerale. Cita il Timorasso. Il riferimento è ai vini bianchi ovviamente. La ricerca è in divenire. Prima di scatenate guerre di religione, meglio esser prudenti e con umiltà cercare di capire meglio.
RispondiSisto
circa 3 anni fa - LinkAppunto, confermo: prima di sentenziare con sicumera (ipotizzare è lecito) incerte/improbabili origini delle caratteristiche valutate, non oggettivamente e razionalmente accertate (leggo sull'etichetta che il vino è stato 2 anni in barrique nuove => se sa di vaniglia o caffé allora è corretto che dica "l'origine è il fusto ligneo"), neppure dai ricercatori (che spesso non sono in accordo tra loro), meglio soprassedere e limitarsi a descrivere il prodotto. Questo è il mio umile invito, anche perché magari qualcuno ci potrebbe chiedere legittimamente quale sia la prova documentata (fonte qualificata) di una certa affermazione pseudoscientifica (gli esempi di cui sopra).
RispondiD.Ricci
circa 3 anni fa - LinkCiao Sisto, posso chiedere un tuo parere sul concetto di terroir o di Cru se preferisci? Grazie.
RispondiSisto
circa 3 anni fa - LinkMolto volentieri, uno dei miei temi di approfondimento. Giudizio: che il terroir e la sua influenza sul vino (che esiste, ovviamente) è però molto "raccontato" ovvero enfatizzato oltre il dato fattuale. Motivo? Il marketing, i racconti poetici e fuffe analoghe. Vitigno, modalità colturali, protocollo di vinificazione, per non parlare di metodologie di affinamento (maturazione ed elevazione) impattano tanto e molto di più del terroir (io uso volentieri questo termine perché normato OIV). Alla cieca (ma quella vera) il terroir svanisce molto spesso (dato empirico mio, quindi non scientifico, ma piuttosto sistematico). Datemi un merlot o uno chardonnay, di 5 terroir anche blasonati e "impattanti", decido io gli altri fattori da me citati sopra, datemi 30 assaggiatori qualificati, facciamo assaggio stile AS normata ISO (triplo cieco) e poi vediamo quanti riconoscono le mitiche caratteristiche "a catalogo" dei 5 terroir nei 5 campioni. Raccontare le caratteristiche del nebbiolo coltivato in Brunate quando si sa che viene da Brunate son capaci tutti e molti sono anche convinti di trovarle (certo: perché lo sanno...). Quindi il terroir conta sì ma molto meno di quello che si millanta. Quando poi il vino è speciale (spumante, liquoroso, non cito l'aromatizzato) allora conta ancora meno.
RispondiPaolo A.
circa 3 anni fa - LinkBanalità: il titolo è sbagliato.
RispondiAndrea Gori
circa 3 anni fa - Linkquale titolo è sbagliato?
RispondiFrancesco Romanazzi
circa 3 anni fa - LinkQuello del post. Mancano due lettere :)
Rispondi