Terroir d’Excellence a Merano: Borgogna e la gallina dalle uova d’oro

Terroir d’Excellence a Merano: Borgogna e la gallina dalle uova d’oro

di Andrea Gori

I Grands Jours de Bourgogne si avvicinano, e già si contano polemiche per quanto riguarda gli inviti a degustare: gli accrediti dei giornalisti elencano illustri esclusi, e la generale risistemazione degli ammessi fa tanto controriforma. Spazio ai nuovi mercati e ai danarosi nuovi acquirenti, meno appassionati e cultori della materia, e anche meno giornalisti che con passione e costanza frequentano la zona da decenni.

I prezzi intanto salgono, ed è sempre più difficile fare affari. Per certi versi sembra Bordeaux, subito dopo l’annata 2005, con la differenza che qui i numeri non ci sono, soprattutto dopo le ultime annate, scarsissime (per quantità). Le domande sono tante, soprattutto ci si preoccupa che la Borgogna venga stravolta dalla speculazione, e che per noi italiani ci siano in sostanza sempre meno bottiglie come assegnazioni, in certi casi già ridicole. A Merano ci siamo soffermati su una interessante degustazione a cura del Club d’Excellence, che racchiude quasi tutti i più grandi importatori di vino francese dalle nostre parti.

 

Nuits St.Georges 1er Cru Clos du Corvées Paget (Vosne Romanée) – Domaine Arnoux-Lachaux 2010. Vini caratterizzati per l’essere più lenti ad aprirsi e quindi decisamente più austeri in giovinezza, tanta potenza ed eleganza. Anche se non esistono Grand Cru a St.Georges molti lo sono in pectore. Azienda storica (prima era Arnoux e basta), vinifica da tempo questo piccolo cru da ettaro e mezzo di cui 0,8 di proprietà appunto Arnoux. Naso paradisiaco con tabacco spezie e note squillanti e sapide, selvatico ma leggiadro, cardamomo e bergamotto, timo e alloro quasi mediterranei, bocca graffiante intensa con tannino polveroso, ancora un poco scorbutico, notevole interpretazione dell’annata grande. 93+

Clos de Vougeot Grand Cru – Domaine Faiveley 2008. Ci sono vini di tutti i tipi a Clos Vougeot… difficile fidarsi a bottiglia chiusa! Faiveley aveva un’immagine molto polverosa ma di recente ha cambiato tutto, dalla conduzione in poi, rivoltando l’azienda totalmente. Il vino ha un attacco di frutto deciso e marcato, colore trasparente ma profondo, frutto del naso che contraddistingue tutta l’esperienza e anche l’inizio del palato. Poi presto si  va sulla ruvidezza del tannino old style, acido e pomodoro, erbaceo e ficcante, non nasconde l’annata e gioca sul sicuro con il suo essere schietto, diretto nel finale aromatico e balsamico. 88

Morey St.Denis 1er Cru Les Faconnières Virgile Lignier Michelot 2012. Denominazione principesca tra Clos de Tart e Clos de la Roche, dove sono notevoli anche i premier cru, vini a metà tra la potenza di Gevrey e la finezza di Chambolle. Piccolo produttore ma che viene da famiglia storica, bicchiere che mostra una bocca rigida ma polposa, sostanziosa e pepata, vino rigoroso e tradizionale con pulizia e freschezza impressionanti; naso più da Gevrey e bocca più Chambolle con tannino fine ma esuberante per certi versi. Il tutto ricompreso con una nota dolce finale in cui si strugge la potenza e la ricchezza aromatica. 93

Morey St. Denis 1er Cru Les Faconnières Stéphane Magnien 2012. Stesso cru, altro giovane di famiglia della zona, parcella confinante di Clos de la Roche: volume potenza e frutto rosso e nero ampio e intenso, con legno che lo strozza un poco in bocca oltre ad aggiungere tannino, che la rende più rugosa. Ma la forza è comunque bellissima e il pugno nel guanto in velluto arriverà tra qualche anno, a saperlo aspettare. 88+

Gevrey Chambertin – Domaine Chanson Père & Fils 2012. Oggi la proprietà è la stessa dello Champagne Bollinger, sede a Gevrey, zona famosa per vini più intensi e carichi. Questo è un classico vino solido e intenso nel colore, di bella vivezza e sapore con naso di lamponi ribes e succo, luminoso, volume e sostanza confermate al palato con una scia di calore inusuale. Giocato di potenza e sostanza, accattivante, ciliegia cassis e pepe nero, tabacco, ma anche lato floreale che lo completa e lo rende piacevole. 87

Clos Vougeot Domaine Charlopin – Parizot 2008. Vino molto moderno e scuro, che punta molto sul tostato: la vendemmia è molto ritardata, ai limiti della tardiva per estrarre un frutto scuro però fresco ed esuberante, espressione della parte bassa di Clos Vougeot. La tostatura è incalzante ed erbacea, prende quel poco di struttura e spessore che c’era nella 2008 e lo amplifica a dare un sorso sostenuto e scuro, personale e riconoscibile che forse prevarica il territorio e Cru  (magari forse a ragione in questa annata…). 88

Gevrey-Chambertin “Coeur de Roy” Domaine Dugat-Py 2006. Produttore mitico, Bernard è diventato Dugat-Py perché ha aggiunto il cognome della moglie; conduzione familiare, solo vigne molto vecchie: 60 anni in biodinamica. Vino di sostanza e colore, mirtillo e frutto scuro con note balsamiche a dare un 2006 ben interpretato, spessore, frutto, pesca ginger e curiose note marine; bocca con volume e pienezza con una sferzata di tannini notevolissima che l’acidità mantiene ad alta quota. Un poco estremo per intensità e struttura, e non adatto a tutti per sua nota selvatica molto evidente. 91

 

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

8 Commenti

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Francesco Annibali

circa 8 anni fa - Link

e insomma a parità di prezzo toscana e piemonte ormai sono meglio o sbaglio? vedo vini da 100 euro a 88 punti

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Andrea Gori

circa 8 anni fa - Link

i miei punteggi sono sempre relativi... dalla fama e dal prezzo della Borgogna mi aspetto sempre di più, altrimenti bevo toscano!

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Vinogodi

circa 8 anni fa - Link

...purtroppo nella fascia di prezzo sopra i 1000 Euro, sono ancora meglio loro...

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Andrea Gori

circa 8 anni fa - Link

tra due anni il Monfortino costerà mille euro e allora ne riparliamo!!! ;-)

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Sergio

circa 8 anni fa - Link

... non è proprio un bel traguardo per i comuni mortali!

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Montosoli

circa 8 anni fa - Link

Gori; Giusto...allora perche' non parliamo di piu dei vini Toscani..o delle Marche ?? Questi li lasciamo comprare ai Cinesi....

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Andrea Gori

circa 8 anni fa - Link

dei vini toscani se ne parla tantissimo, no? semmai le Marche con il loro Verdicchio premiatissimo ma ancora lontano dai cuori dei consumatori abituali.

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Filippo Apostoli

circa 8 anni fa - Link

Beh visti I nomi (forse tranne Faiveley) I punteggi non potevano essere molto piu' alti...

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