Sliding doors. Le infinite possibilità del vignaiolo: un post probabilisticamente spiazzante
di Pietro StaraIl vignaiolo, non meno dello scienziato, del fanta-scienzato e della statistica probabilistica, ragiona per ipotesi, sia nei termini di congettura previsionale che di locuzione congiuntiva: “nel caso che”, “qualora”. I momenti topici sono quelli delle scelte: potatura, metodo Simonit e Sirch, metodo “capo a legno e capo a frutto”; vigne naturalizzate, vigne programmate, vigne fluorescenti imbevute di chimica di sintesi; il fatidico giorno della vendemmia anticipata, consorziata, anzi no tardiva; leggero appassimento, ma anche no; i lavori di cantina: lieviti, solforosa e no e quando, fermentazioni, macerazioni, follature, travasi, chiarifiche sì/no, malolattica, quando parte e se parte; legno e che legno!, legni, niente legno, solo un po’ in legno: piccolissimo, piccolo, medio, grande grandissimo; solo acciaio, solo cemento; anfore caucasiche, abissi marini, sottoterra, sopraterra, areate, ventilate, sinfoniche; bottiglia e etichette, tappi, analisi, commercializzazione; controlli, controllori e controllati: Византийская бюрократия (Burocrazia Bizantina).
Appartenenze; rinascenze, origini controllate e diversificate. Acconsentiti/raccomandati. Raccomandati politicamente ed enologicamente. Vino dell’enologo; vino un po’ dell’enologo, “non è il vino dell’enologo”; rubricazioni e de-rubricazioni. Fiere. E molto di più.
A questa parte di lavoro importante, che potremmo definire di condizione preliminare supposta come vera, dalla cui condizione di realizzazione dipende la validità della tesi proposta, ovvero del vino prodotto, ve n’è un’altra che ragiona come ipotesi controfattuale: ragiona, insomma, a ritroso. “Se avessi colto l’uva qualche giorno più in là, allora…”; “Se non lo avessi o se lo avessi lasciato fermentare più a lungo o meno a lungo, allora…”
Simile a uno Sliding Doors del vignaiolo, si tratta di capire se l’aver preso o mancato la metropolitana porti a due evoluzioni diverse di una storia che sfocia in un destino comune. Jeanne Tripplehorn a John Lynch: «Non hai ancora capito qual è il mio scopo!? Sto cercando di diventare la tua fidanzata, Gerry! Sto cercando di riconquistarti, è piuttosto semplice! Mi trovo sulla piattaforma della stazione Limbo Centrale con l’anima e il cuore messi nella mia valigia in attesa che si presenti l’espresso Gerry e che mi dicano che il mio biglietto è ancora valido e posso rimontare sul treno. Solo che alla stazione l’altoparlante sembra un disco rotto e mi ripete che il mio treno è in ritardo perché il conducente è in preda a una botta di panico intenso nella città dell’indecisione: “vi consigliamo di prendere l’autobus”! E adesso sai qual è il mio scopo, microcefalo!»
Oppure, come in “Lola corre”, le domande cambiano le risposte che si ripresentano come nuove domande: “Chi siamo? Da dove veniamo? Dove stiamo andando? Come facciamo a sapere quello che crediamo di sapere? Soprattutto: perché crediamo? Innumerevoli domande che cercano una risposta; una risposta che genera una nuova domanda. E la risposta successiva è di nuovo un’altra domanda, e così via. Ma – in fondo – non è sempre la stessa domanda. E non è sempre la stessa risposta». Scelte diverse per destini diversi.
È la storia fatta coi “se” e coi “ma”: inservibile sul piatto marcescente della ricostruzione di un passato non modificabile. Ottima, invece, se pensata come stato di cose possibile e non realizzato, “che non abbia i caratteri negativi dell’utopia, ma che sappia tagliare, per così dire, all’interno di ciò che è avvenuto, ciò che è stato incorporato, e quindi sia in grado di suggerire nuovi modi di azione e di vita, svuotando l’esistente di tutta la condensata necessità, che l’accettazione comportamentale e teorica gli ha imposto[1].”
Un futuro, insomma, che si costruisce anche coi “se” e i “ma” del passato.
[1] N. Badaloni, citato in Enrico Guaita, Ricerca storica e ipotesi controfattuali, in “Studi Storici” Anno 26, No. 2, Apr. – Jun., 1985, pag. 467
21 Commenti
armin kobler
circa 10 anni fa - Linkok, arrivato alla fine qualcuno mi potrebbe spiegare in quattro parole cosa voleva dire l'autore? grazie.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 10 anni fa - LinkChe testo carino, in che lingua è scritto?
RispondiFederico
circa 10 anni fa - LinkForse che se riesci ad esaminare le cose a posteriori con i "se" e i "ma" giustamente posti e analizzati, puoi ottenere buone indicazioni per il futuro. Forse
RispondiFederico
circa 10 anni fa - LinkA me è piaciuto, anche solo che fosse un esercizio di dialettica. Del resto il titolo era chiaro. E poi il passaggio "...inservibile sul piatto marcescente della ricostruzione di un passato non modificabile" è troppo bello!
RispondiPaolo Carlo
circa 10 anni fa - LinkUn vignaiolo non potrebbe mai avere una visione così ansiogena, altrimenti otterrebbe aceto :-)
Rispondicarolain cats
circa 10 anni fa - Linkchiedo, pietro stara s'è fumato un cannone? no perchè mi pare di si. io comunque tutte ste menate non me le faccio... se dovessi stare li a far sliding doors meglio che mi sparo....non è che in vendemmia, e nel lavoro in generale, uno ha tutto sto tempo per i se e per i ma. almeno non io. ps: non ho capito na mazza, mi pareva di legger una lezione della prof di enzimologia.... tabula rasa.
Rispondimaurizio gily
circa 10 anni fa - Linkbenedetto chi si pone domande, se e ma. I portatori di verità raramente fanno buoni vini.
RispondiDavide G.
circa 10 anni fa - Linkc'e' grossa crisi
Rispondinico speranza
circa 10 anni fa - Link"Camminando si fa il cammino"
Rispondinico speranza
circa 10 anni fa - LinkCamminando si fa il cammino e voltando indietro lo sguardo si vede il sentiero che mai si tornerà a calcare. sono andato a ritrovare tutto il versetto!
RispondiCogitoergosum
circa 10 anni fa - LinkFatemi conoscere lo spacciatore........
RispondiElisa Mazzavillani
circa 10 anni fa - LinkUna volta ho letto una cosa di Piero Angela che mi è rimasta impressa: "le risposte sono sempre limitate, provvisorie, insoddisfacenti. le domande invece sono il vero motore dell'attività mentale: un uomo che non si pone domande, o che si contenta delle risposte, non va molto lontano." Nel testo mi si sono perfettamente ritrovata, con tutte le mie mille domande, con tutte le mie paturnie, che anno dopo anno mi spingono a cambiare, perfezionare e ad interpretare; non so le persone con troppe certezze non mi sono mai piaciute.
Rispondiarmin kobler
circa 10 anni fa - Linknon penso che i commentatori che non sono riusciti a digerire il testo affermino di avere certezze. la prima parte elenca infatti la grandissima variabilità decisionale con cui siamo confrontati nelle nostre scelte giornaliere ed a lungo respiro. ma il resto...
RispondiElisa Mazzavillani
circa 10 anni fa - LinkArmin, il mio commento non era riferito a chi non ha compreso o non condiviso il testo, ma solo a coloro che non si pongono domande e credono di avere la verità, in tasta in qualsiasi occasione o circostanza.
RispondiEretico Enoico
circa 10 anni fa - LinkVisto che sopra INTRAVINO campeggia la scritta " un altro vino e' possibile" mi pongo una domanda ,il senso di postare( non e' un giornale ) decine di righe iperboliche al limite delle stucchevole dialettico invece di esprimere un concetto di due righe quale sarebbe? Non me ne voglia l'autore ma forse in questo caso qualche domanda il cantiniere capo di Intravino che indica la direzione dovrebbe porsela...se ...ma
RispondiFiorenzo Sartore
circa 10 anni fa - LinkAllora. Di solito evito di intervenire in queste diatribe sull'essenza dei contenuti qui su Intravino ma stavolta farò un'eccezione. Di solito evito perché tocca spiegare e rispiegare quel che dovrebbe essere già chiaro ma pazienza, si vede che ogni tanto i ripassini servono. Il primo argomento fallace di solito attiene al claim "un altro vino è possibile", dal quale si fa discendere il fatto che l'altro vino possibile è quello nella testa del commentatore. Brutte notizie: non è così. L'altro vino possibile non è quello dei tuoi desiderata, è quello che abbiamo all'incirca settato da quattro anni a questa parte. Quindi sì, questo post è una tipica declinazione di quel genere di alterità. Qui non esiste, esattamente, un cantiniere capo. Esistono un bel po' di addetti di cantina che di volta in volta controllano/determinano/decidono/costituiscono il flusso creativo. Io sarei uno di quelli. Nella fattispecie io sono quello che ha cliccato il pulsante "pubblica" di questo post, dopo che peraltro è stato valutato anche da altri cantinieri. Funziona così. Il testo in questione ci piace, e pure molto, perché è visionario e pure un po' maodadaista, si diceva un tempo, com'è tipico dei lavori di Pietro. Pietro ha un linguaggio difficile e purtroppo molto acculturato, tipico di alcuni che hanno letto molti libri. Non so che farci, a noi piace così. Il fatto che non piaccia a te ovviamente non ci rende felici ma insomma, ora che ti sei fatto la domanda datti anche la risposta. Infine: lascia che ti dica cos'è stucchevole: questo tuo ricorso alla via gerarchica per mettere in riga l'autore (o altri), ecco, quello sì che è stucchevole. In questa masnada di anarchici (che siamo noi) la tua invocazione al capo che ci dovrebbe bacchettare cade tragicamente nel vuoto.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 10 anni fa - LinkWow, e io che pensavo che quel post fosse una supercazzola! Grazie, o Virgilio, di aver condotto noi povere bestie attraverso cotanto iperuraneo, e auguri fraternamente bakuniani.
RispondiEretico Enoico
circa 10 anni fa - LinkIl vino ( l'altro ) ha preso d'aceto? La cifra ironico acculturata spero non sia un brevetto depositato ed in uso solo a questa redazione,sono certo di ciò.Chiamato in causa desidero ,a beneficio di quanti interessati( spero pochi),fare chiarezza sul significato delle mie parole. - comunicazione di servizio,gli strafalcioni grammaticali sono frutto del mio tablet quelli ideologici della mia mente a secco di vino- Riprendiamo il discorso sulla chiarezza ,il riferimento ad " un altro vino" era semplice e riferito al vino e non ad una sua trasposizione dadaista ,era ontofenomenologico ,vino~bicchiere~sensazionigustolfattive e stop . La mia era una battuta ,forse pungente ,da appassionato vostro lettore che invoca più vino (non importa se altro o di chi)e meno politica enoica( ais fis ...sss) o filosofia esotericamente enoica. Il citare invocando il cantiniere e' stato un gioco come definire stucchevole lo scritto( voi attenti critici dei sommelier dovreste sapere che si può attribuire ad un vino passito estremo sbilanciato),aggettivo in questo caso a mio modesto avviso ironicamente calzante.Il cantiniere qui non e' l'autorità censoria n'è gerarchicamente castrante ma un demiurgo con più anime reale ma astratto allo stesso tempo che si fa depositario di una radice editoriale primordiale...da piccolo mi si insegnava che si gioca alla pari e quindi se ci si diverte con una iperbole stilistica si accetta l'ironia di chi, avendo letto qualche libro, non vuole mostrare la sua ipertrofia culturale ed invita a sintetizzare i se ed ma in due righe. Mi scuso se il mio ironizzare vi ha ferito al punto di ribadire che il pezzo vi e' piaciuto visto che lo davo per scontato altrimenti perché pubblicarlo. Con affetto sincero per chi sa stimolare il pensiero critico come voi fate ed ogni tanto fatelo anche su temi più squisamente terra terra e vino vino. Love & Peace
RispondiPietro Stara
circa 10 anni fa - LinkDel mio articolo mi è piaciuta molto la foto (che non ho scelto io, ma uno dei cantinieri capi). Ricambio fraternamente e virgilianamente i saluti bakuniani (nel senso di Bakunin). Per Eretico Enoico: l'autore non te ne vuole. Te ne voleva. In ultimo: faccio autocritica sul mio blog.
RispondiEretico Enoico
circa 10 anni fa - Link...comunque con Lola corre hai conquistato il mio cuore cinephile ma sssshhh non dirlo al " cantiniere" .
RispondiFederico
circa 10 anni fa - LinkCome unico paladino schieratosi a difesa di una fortezza altrui.....mi congratulo ancor di più per l'autocritica ! :-) :-) :-) ....anche se devo dire che mi è parsa un po' troppo impertinente ....quindi: Filastrocca impertinente, chi sta zitto non dice niente; chi sta fermo non cammina; chi va lontano non s’avvicina; chi si siede non sta ritto; chi va storto non va dritto; e chi non parte, in verità, in nessun posto arriverà. (Filastrocca impertinente di Gianni Rodari) C'è a chi piace e c'è a chi no! ;-)
Rispondi