Nessun vino ti farà mai dimenticare gli occhi dell’aragosta

di Intravino

Racconto di mezz’estate a estate finita? Intravino è lieto di presentare i truculenti ménages familiari di una coppia particolare, tratteggiati dalla penna di Ariane d’Auble, deliziosa via di mezzo tra Barbara Cartland e Barbara Alberti. Co-protagonisti: due astici seviziati e una bottiglia di Verdicchio. Il diario sentimentale di Ariane lo trovate qui. Vivamente consigliata la lettura.

Avrebbe dovuto essere una serata perfetta. La loro serata. Tutto era stato preparato con cura fin dal mattino; tutto sembrava concorrere alla riuscita del tête-à-tête coniugale: le bimbe Uno e Due spedite con la zia in una città vicina, felici di prendere il treno e con la prospettiva eccitante di uno smalto party; la neonata, simpatica e spigliata, zompettava per casa affabile e si faceva mettere a nanna nei tempi previsti. Timing perfetto, ruolino di marcia rispettato in scioltezza, lume di candela no perché in casa vige la regola ferrea dell’understatement sentimentale.

Tutto secondo i programmi. Tutto perfetto.

E allora perché adesso loro due sono seduti uno di fronte all’altro, le mani tremanti, il volto imperlato di goccioline di sudore, un pallore da obitorio e lo sguardo vitreo?

– Solal, ma perché questo massacro?
– Ariane, sta zitta. Ho bisogno di riprendermi, sono estremamente scosso.
– È stata una tua idea; sembravi così sicuro di te. Io mi sono fidata.
– Ho sopravvalutato le mie forze e il mio coraggio; non succederà mai più.
– Io non sono riuscita ad assistere; ma da dietro la porta ho sentito tutto. Quei colpi, quanti? tre, quattro. E poi le bestemmie e il coperchio della pentola che cadeva a terra, il frastuono. E poi il silenzio. Quel silenzio mi rimbomba nelle orecchie. Il silenzio della morte violenta.
– Taci, Ariane; non rievocare quelle immagini. Devo cercare di dimenticare.
– Ma perché ti sei accanito così su di loro? Non era quella la procedura.
– Tu eri dietro la porta, cristo, non eri lì con me; tu non hai visto i loro occhi.

– No; ma ho sentito il tonfo che ha fatto la testa quando è caduta sul pavimento. Ma perché? Perché decapitarli? Non sarebbe stato meglio buttarli vivi in pentola? Sarebbe stata una fine più veloce.
– È vero, ma non me la sono sentita. Dovevo finirli in fretta, perché non soffrissero, perché non mi osservassero più con i loro occhi stupiti.
– Finirli in fretta? Ma li hai mutilati prima di decapitarli!
– Non l’ho fatto apposta; non riuscivo a prendere bene la mira, il coltello era scivoloso.
– Mioddio.
– Il primo, dopo avergli tagliato la testa, ha continuato a torcere la coda in un lungo estremo spasimo.
– …
– E il secondo era lì mentre seviziavo il fratello. Ha visto tutto; poi mi sono rivolto verso di lui e nei suoi occhi c’era un barlume di consapevolezza.
– …
– Ma con lui ho fatto più in fretta. Un colpo secco e non c’era più.
– Ma perché hai usato anche il martello?
– Ormai ero fuori controllo.
– E adesso che fai, Solal, non mangi?
– No. Non ho più fame.
– E questo piatto prelibato, così bello nella sua composizione cromatica, il topping profumato con cui li hai cosparsi pietosamente…è un peccato lasciarlo lì, caro. Suvvia, mangia.
– Mangialo tu.
– Non ce la faccio, scusa.
– …
– Solal, questa è stata una mattanza. Non una cenetta romantica a base di astice. Pensavo che a quest’ora saremmo stati languidi, occhi negli occhi e mani frenetiche.
– E invece, l’orrore, l’orrore…
– …
– La prossima volta che dobbiamo cenare romanticamente, Ariane, hot dog e patatine fritte; mai più roba viva che bisogna trucidare per poi cucinarla. Mi dispiace, ma in me l’uomo delle caverne che uccide la preda a mani nude per sfamare il clan si è estinto definitivamente.
– …
– Ariane, che ci beviamo per dimenticare?
– A stomaco vuoto?
– Sì, fa effetto prima.
– C’è lo zibibbo.
– Quello te lo bevi tu che sei una enoanalfabeta. Io mi stappo una bottiglia di Verdicchio Eremi ’08 de La Distesa e libo in onore del Dio degli Astici.
– Basterà a placarlo?
– Il vino può tutto.

3 Commenti

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Luca Miraglia

circa 11 anni fa - Link

"Il vino può tutto." Diciamo che alcuni vini possono tutto, ed il Verdicchio "La Distesa" di Corrado Dottori è fra questi.

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Fabio Cagnetti

circa 11 anni fa - Link

Dilettanti, comunque. I migliori metodi per uccidere l'aragosta sono due, nell'ordine: 1) colpo secco longitudinale con un coltello adeguato: morte immediata 2) in acqua bollente, non più di 15 secondi di agonia. E' molto più cruenta l'uccisione di un grosso granchio. E ricordiamo che il suono che si sente quando si usa il metodo 2 non è un grido di dolore, ma il rumore dell'aria che esce dal carapace e dagli organi interni. Abbinamento? Il Blanc de Blancs più maturo e importante che avete in cantina.

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Massimo R

circa 11 anni fa - Link

Occhi stupiti un astice ? e bocca contorta in una smorfia di dolore no ? Ma per piacere ! Potevano mangiare le aragoste precotte... D'accordissimo sul Blanc de Blancs.

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