Il quadrato semiotico dei wine lovers è una roulette: su chi vale la pena puntare?

di Antonio Tomacelli

Che cos’è un quadrato semiotico? È un disegnino facile da capire ma non contate su di me per la teoria, Wikipedia è lì apposta. Dopo averne visti di ogni specie e qualità, è arrivato il momento del Q.S. dei winelovers, commissionato dalla Cantina Bosco Viticoltori all’istituto di ricerche di mercato Squadrati di Milano. Domanda: a che serve il Q.S. dei winelovers? Leggiamo la presentazione:

Il quadrato semiotico dei wine lovers è uno strumento di analisi che fornisce una rappresentazione articolata e sintetica degli atteggiamenti nei confronti del vino. Individuare con chiarezza questi atteggiamenti è essenziale per impostare le strategie in grado di soddisfare le molteplici richieste dei consumatori e reagire al trend negativo che caratterizza il mercato nazionale, iniettando nuovo valore in tutta la filiera vitivinicola.

Chiarite finalità e scopi passiamo all’analisi dei profili principali individuati dalla ricerca, posizionati sugli “spigoli” del quadrato:

– RADICAL: coloro che dal vino pretendono l’attenzione alla produzione genuina.

– ENOSNOB: coloro che dal vino pretendono garanzia di qualità e raffinatezza del gusto.

– PANE AL PANE: coloro che nel vino ritrovano semplicità e quotidianità.

– SOCIALITE: coloro che nel vino vedono l’occasione per una gratificazione sociale.

Fin qui direi tutto chiaro, le categorie sono ben individuate e sicuramente vi sarete riconosciuti in uno dei profili. Missione compiuta? Mica tanto, il quadrato per sua stessa natura ha un difetto: scatta una foto dei protagonisti del mercato ma non dice nulla sul peso economico che ogni profilo ha sul mercato stesso. Per esempio: posto che i radical sono quattro gatti, quanto conta la loro influenza sulle tendenze future? E gli enosnob quanti euro smuovono rispetto ai “pane al pane”? Insomma, il quadrato dice molto sugli atteggiamenti ma poco sulle capacità di spesa attuale o futura dei singoli profili.

Ora tocca alle aziende decidere su chi puntare le fiches ma, direi, il tavolo da gioco c’è: faites vos jeux!

P.s.: secondo voi, dove si piazzano i lettori di Intravino?

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

13 Commenti

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Marco

circa 10 anni fa - Link

a me pare proprio sbagliato sto quadrato

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Federico

circa 10 anni fa - Link

Essendo una schematizzazione, per definizione non può cogliere le infinite variabili interne, ma è comunque ragionata e simpatica. Serve appunto a facilitare certe riflessioni. Quella sul peso è sicuramente la principale indotta di riflesso, almeno per chi ha commissionato il lavoro. E' abbastanza ovvio capire che la massa critica sta in basso e più si scende più ne aumenta il peso specifico. I dati noti sul vino lo dicono. Chi legge intravino con continuità beve vino e quindi rientra in questo quadrato semiotico, ma soprattutto si interessa di vino e, comunque la pensi, mi pare altrettanto ovvio che stia tendenzialmente in alto. Anche in questo caso si potrebbe azzardare che ne aumenta il peso specifico (relativo in questo caso) mano a mano che si sale. Tranquilli, nulla toglie che sia certo che molti lettori intravinici si sparino vagonate di tazze di brulè nei mercatini natalizi o si sgarganozzino galloni di sangria ghiacciata in scorribande estive....questo per quanto anteposto (vedasi schematizzazione) e in previsione di conseguenti commenti.

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Luca Miraglia

circa 10 anni fa - Link

No, dai, Federico, i lettori intravinici non penso siano adusi a vin brulè oppure a sangria, ci scommetterei: sulle piste da sci li vedo, piuttosto, cimentarsi con un bel ballon di Armagnac, mentre, in un'afosa sera agostana, prosecco "col fondo" tutta la vita!!

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Federico

circa 10 anni fa - Link

Te lo garantisco, ne sono certo! ...parlo per esperienza personale, devo confessarlo, non so resistere a un brulè scaldamani di un tardo pomeriggio dicembrino! ...e neanche al secondo ;-)

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Bante

circa 10 anni fa - Link

Il mondo del vino è talmente incasinato che il QS non è sufficiente, ci vuole l'ES (Esagono Semiotico). Infatti quello in alto a destra non è l'Enosnob ma il TechnoAis. L'Enosnob sta nel campo tra il TechnoAis ed il Radical, in un'area compresa tra cultura, Sacro e natura. Il TecnoAis sta in un'area compresa tra Cultura, Profano e Sociale.

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Diletta

circa 10 anni fa - Link

Ciao intravinici, sono una ricercatrice dell'istituto che ha realizzato il quadrato. Grazie dell'articolo, le cose che dice Antonio Tomacelli sono giuste: il quadrato non dà informazioni sul peso che hanno i diversi tipi di consumatori sul mercato. Non lo definirei però un difetto del quadrato, nel senso che il quadrato è uno strumento per fare una segmentazione qualitativa. In questo caso la descrizione dei consumatori è stata fatta a partire dalle discussioni web, dove la rappresentatività si sposta in modo significativo verso i due quadranti alti, molto più prezzemolini e ciarlieri, rispetto a quello che sappiamo succedere offline. Tra l'altro può anche succedere che uno online si spertichi a lodare il ballon di Armagnac o il prosecco “col fondo” mentre offline si sgargarozza galloni di sangria ;) La verifica quantitativa, che sarebbe molto interessante fare in questo caso, diventa molto più parlante se parte da una base qualitativa efficace, che sia contestualizzata e non si basi solo ed esclusivamente sulle categorie socio-demografiche, per capirci. Molto spesso le ricerche quantitative pesano opinioni o comportamenti in base a ipotesi che il ricercatore ha fatto non avendo avuto il tempo o i fondi per fare una qualitativa prima. Ma i numeri si sa hanno un'aura magica che li rende immediatamente autoritari. L'unica cosa su cui non concordo è definirlo una roulette, nel senso che in quanto qualitativo, il quadrato non serve tanto a scegliere il consumatore su cui puntare, quanto a comprendere il posizionamento del brand rispetto ai diversi tipi di consumatore. E capire quali argomenti e canali usare per intercettarli. Ciao!

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Antonio Tomacelli

circa 10 anni fa - Link

Il difetto è intrinseco al quadrato, non è certo colpa vostra :)

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Lorenzo Biscontin

circa 10 anni fa - Link

Antonio, vecchia lenza del vino, non approfittarti della logica adamantina che caratterizza i ricercatori di mercato. Sono quello che ha commissionato il quadrato e con Diletta abbiamo discusso della parte quantitativa. Io ho una visione un po' diversa: Negli ultimi 10 anni la ricerca di marketing si è spostata verso le ricerche qualitative rispetto alle quantitative. E' che le ragioni sono quelle che determinano i comportamenti a medio-lungo termine, e quindi anche i numeri futuri. Soprattutto nel vino, dove la vigna ha un ciclio di vent'anni (a farla breve) e poi c'è l'invecchiamento, ragionare sui numeri di oggi rischia di lasciare il tempo che trova. Poi c'è che in un mondo digitale l'identità è sempre il fattore competitivo fondante, se lo è per Apple o Facebook figuriamoci per il vino. Quindi indipendemente dai numeri se io ho una mia identità come produttore da socialite o enosnob non avrò mai successo se provo a fare il radical (anche ammettendo che sia un segmento economicamente più importante). Su questo sottoscrivo quanto diceva qualche giorno fa Sartore che non ne può più delle grandi aziende vinicole (di qualità) che sembra si vergognino della dimensione e giocano a fare gli artigiani. Ne riparliamo a Verona. Lorenzo Biscontin Direttore Generale Bosco Viticultori

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Paolo

circa 10 anni fa - Link

Posso entrare a piedi uniti? Potete schiaffeggiarmi, se disturbo, è vs. diritto. Riprendo quanto detto da Diletta: "La verifica quantitativa, che sarebbe molto interessante fare in questo caso, diventa molto più parlante se parte da una base qualitativa efficace, che sia contestualizzata e non si basi solo ed esclusivamente sulle categorie socio-demografiche, per capirci". Per tradurre per noi menti semplici: Una ricerca quantitativa senza un modello, una teoria, è cieca; una teoria senza verifica quantitativa è zoppa. Così, almeno, mi hanno sempre insegnato nel mio campo, e da sempre, chi presenta una analisi statistica senza modello di supporto viene irriso, e chi presenta un modello trova subito uno che dice "ok, andiamo a verificarlo sul campo". E' in questo senso, per come ho letto io, che il quadrato semiotico sarebbe utile: un modello per orientare la ricerca statistica (marketing, mi par di capire) P.S. non odiarmi, Diletta, ma i numeri che hanno un'aura magica, non appaiono "autoritari", bensì "autorevoli". Perché se mi rpesenti un dato statistico di quel tipo, ti garantisco che qualunque praticante del settore, in cinque minuti lo trasforma da "autoritario" in "ridicolo", come manco le magie di Harry Potter. Proprio perché un numero senza modello di riferimento è zoppo, se non ridicolmente nudo, altro che autoritario! :)

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Diletta

circa 10 anni fa - Link

Ciao Paolo, non ti odio, intendevo proprio autoritario, con una licenza metaforica se vuoi, perché non è solo una questione di credito che gli dai (autorevolezza) ma anche che un dato numerico non ammette replica, si impone, non puoi discuterlo, se non con un'altra rilevazione certo. Per questo è importante che come dici tu, come dico io, alla base ci sia una ricerca qualitativa, o un modello se preferisci. Sono contenta che il quadrato ti sembri uno strumento utile a orientare un'indagine statistica.

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Paolo

circa 10 anni fa - Link

Comprendo perfettamente la tua definizione, con quanto hai scritto ora. Rimango cmq della mia idea: un numero nudo e crudo nel mio campo non riesco a considerarlo autoritario, ed è autorevole più o meno come la posta del Quore di donna letizia :) Sarebbe interessante provare ad individuare l'esistenza dei gruppi del quadrato, ma passare da quello schema alle domande che permettono di discriminare anche solo semplici cluster... ecco, quello sarebbe un lavoro davvero meritevole e autorevole!

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Giacomo Acciai

circa 10 anni fa - Link

Buongiorno a tutti, onestamente penso che tutte le ricerche siano discutibili, compreso quelle numeriche, tutto dipende dalla qualità,quantità delle fonti analizzate e sulla quale si determina un “risultato”. Detto ciò penso che il quadrato semiotico realizzato ci fornisce uno scenario del consumatore importante infatti a reso “visibile” due tipologie “pane al Pane” e “Socialite”che il sistema vino italiano (lato produzione e maggiormente lato comunicazione) ha poco coltivato, anzi forse negli anni è andato in controtendenza, scenario interessante perchè con una ricerca approfondita potrebbe emergere che queste due tipologie potrebbero svelare un mercato numericamente interessante. Capisco anche che operando nel vino certi “risultati” possano lasciare perplessi forse perchè siamo troppo coinvolti . Sono curioso di vedere, quali e se ci saranno, sviluppi strategici da parte di qualche azienda vitivinicola in considerazione di quanto emerso....

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