Forse i ragazzi di Gezi Park non stanno combattendo per qualche albero in più

di Antonio Tomacelli

Cinque morti, cinquemila feriti e centinaia di arrestati. Sicuri che i rivoltosi turchi stiano combattendo da due settimane questa specie di guerra contro il governo solo per proteggere gli alberi del Gezi Park di Istanbul? A guardarla più in profondità la rivolta di piazza Taksim svela il suo vero volto, abilmente nascosto dalla propaganda di regime: dietro le proteste, infatti, non c’è solo il movimento ecologista schierato per impedire l’abbattimento del parco. In piazza Taksim si sta combattendo l’Armaggeddon finale per i diritti civili di un paese che sente avvicinarsi pericolosamente l’orlo di quel baratro conosciuto come Repubblica Islamica.

Uno dei tanti diritti rimesso in discussione dal governo del Primo Ministro Erdogan è proprio la possibilità di bere alcol liberamente. Una recente legge del parlamento filo-islamista, infatti, vieta la vendita e il consumo delle bevande alcoliche nei locali pubblici dalle 22 fino alle 6 del mattino successivo, la pubblicità con qualunque mezzo e rende impossibile l’apertura di nuovi locali a meno di 100 metri da scuole e moschee.

Solo qualche giorno fa il governo ha disposto la chiusura del sito di uno dei principali produttori di birra turca, la Efes, che provocherà evidenti ripercussioni sull’attività dell’azienda.

La decisione viene vista dai turchi come una vittoria degli islamisti, ma il governo replica che la legge anti-alcol è simile a tante altre in vigore nei paesi occidentali. Controreplicano i laici: “In Europa, però, hanno anche la democrazia piena e le leggi vengono prima discusse in parlamento, non promulgate come editti medioevali”

Che quello in atto sia uno scontro frontale fra culture diverse lo si capisce navigando fra i tanti siti islamisti che stanno seguendo la vicenda. Uno, in particolare, ci ha colpito per l’analisi che fa dei tanti twit che in questi giorni sono serviti da collegamento tra i manifestanti.

Muslimmatters.org smonta la protesta di piazza Taksim a modo suo, arrivando a dichiarare che i manifestanti sarebbero “teleguidati” dai nemici della Turchia. Scopo della rivolta: destabilizzare il governo filo islamico democraticamente eletto.

L’ultima frase del post colpisce allo stomaco e non lascia dubbi su quale sia la vera posta in gioco tra gli alberi di Gezi Park:

“Le proteste in Turchia non sono proteste a tutti gli effetti, ma un tentativo di istigare un colpo di stato contro un governo civile.  Sono l’ultimo respiro di una élite liberale e laica che si è resa conto troppo tardi che il futuro non le appartiene più. Il futuro appartiene all’Islam.”

Mancano poche ore all’Armageddon, meglio noto come #OccupyGezy. Speriamo bene.

 

 

 

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

7 Commenti

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Stefano Cinelli Colombini

circa 11 anni fa - Link

Eh, me lo diceva sempre mio nonno di diffidare di quelli così tanto virtuosi da non bere nemmeno il vino!

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Vignadelmar

circa 11 anni fa - Link

Rimane da notare il non imbarazzato silenzio del nostro Governo e di tutte le Alte Cariche dello Stato. Così come in Siria, il diritto al massacro è garantito dalle varie democratiche cancellerie. Ciao .

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Nelle Nuvole

circa 11 anni fa - Link

E' la rabbia, la rabbia possente e frustrata di una generazione che sa che esiste qualcosa di diverso. Lo sa forse solo in modo virtuale, ma lo sa. Gli alberi, l'alcol, sono un appiglio per protestare contro quel che sembra inevitabile: la chiusura alla libertà autonoma di scelta. Questa è una tragedia del pensiero laico occidentale, una parolona che racchiude grossolanamente ciò a cui noi, nella nostra imperfezione, siamo abituati, un'entità nemmeno tanto astratta chiamata democrazia. Succcede sui gradini dell'Europa, non c'è nulla da sperare, almeno a breve termine.

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Rossano Ferrazzano

circa 11 anni fa - Link

Nel frattempo noi possiamo bere alcolici e bestemmiare liberamente, ma con governi di dubbia democraticità ci stanno togliendo tutto lo stesso, partendo dai diritti lavorativi che garantendo il controllo del proprio denaro e del proprio tempo libero, secondo la teoria economica classica di mercato sono semplicemente la libertà e la vita, né più né meno. Tutti gli altri diritti sono prodotti da quelli del lavoro, questo ce lo siamo dimenticato e ci costerà caro. Così, anziché alzarci per difendere i nostri diritti, forse persino più a rischio di quelli turchi, compatiamo e solidarizziamo con gli uomini e le donne oltre il Bosforo, come se fossimo molto meglio di loro.

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Rossano Ferrazzano

circa 11 anni fa - Link

come se fossimo messi molto meglio di loro*

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vincenz

circa 11 anni fa - Link

Mi piace l'articolo e tutti i commenti.Il vino serve per rallegrare un pranzo, per dimenticare, per fraternizzare, per sopportare, per sorridere, e può servire per trovare il coraggio per migliorare le società in senso democratiche.Anche le nostre.

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enrico

circa 11 anni fa - Link

Sembra che abbiano vinto

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