Tenuta degli Dei | Tommaso Cavalli è il nuovo interprete del terroir di Panzano?

di Andrea Gori

C’è chi dice che i vini di (Tommaso) Cavalli siano fuori moda e  un po’ ci gode nel dirlo pensando al contrappasso di chi la Moda la fa sul serio. Del resto in pochi hanno provato a visitare l’introvabile tenuta a due minuti da Panzano – in piena conca d’oro del Chianti Classico – e ancora meno sanno che solo qui, sotto una Pieve dell’anno mille, c’è una cantina hi-tech che neanche in California. Quasi nessuno, inoltre, ha mai davvero assaggiato questi vini, almeno fino a oggi.

La Tenuta degli Dei si trova proprio nella valle parallela alla famosa Conca d’Oro, vicina ai vigneti di Fontodi e al prodigio biodinamico del Castello di Rampolla, due fari produttivi della zona citati non a caso perchè raccontano un territorio dove il Sangiovese si esprime con forza e intensità, ma senza la finezza e l’eleganza di altre zone. L’idea che in questo territorio si possano fare grandi vini con altri vitigni non è dunque nuovissima e nella Tenuta degli Dei parte nel 2000 un progetto per modernizzare alcuni vigneti già presenti, piantando piccole porzioni in zona e lasciando spazio per il pascolo ai molti cavalli presenti nella tenuta.

Sì perchè Tommaso Cavalli, che qui praticamente è nato, segue questa passione in maniera professionale da sempre, mentre solo di recente si è convertito al vino. Con umiltà e con i consigli dell’enologo Carlo Ferrini, ha restaurato i locali sottostanti la spettacolare Pieve di San Leolino (da cui si gode del più bel panorama possibile sulla Conca d’Oro panzanese) facendone una cantina da sogno.

Uno dei vigneti di Panzano è in regime biologico dalla nascita, l’altro è in via di conversione ma senza fanatismi e senza correre. Tommaso del resto sta imparando a leggere pian piano il suo territorio e a scoprirne il genius loci, un vigneron in fieri curioso e sperimentale che segue personalmente ogni passo della coltivazione e della vinificazione. Nel 2004 nasce il grand vin aziendale e solo nel 2009 il secondo vino a base merlot: proprio da questo cominciamo l’assaggio:

Le redini 2009 (merlot 95% alicante 5%)
Rubino tranquillo senza eccessi, appena vanigliato e incipriato con la resina e il legno in primo piano e poi a rifinire liquirizia e ribes rosso. Bocca di acidità bella alta ma spigliata e dinamica con un finale sapidino. Buona la persistenza che lascia in bocca il lampone e la confettura di fragola. Vino piacevole, non eccessivo e anzi molto friendly, ideale per i wine bar. 80

Spazio ora a una piccola ma illuminante verticale del Tenuta degli Dei, che racconta di un’idea di vino che forse ha trovato la sua strada e il suo perchè nel territorio di Panzano:
Tenuta degli Dei 2006 (Cabernet, Merlot, Petit Verdot)
Succo di mirtillo, pepe, borotalco e poi sandalo e mallo di noce molto suadente e delicato. Bocca un poco asciugata per il troppo legno cha compresso il frutto, peró la freschezza va sul citrino e il vino si regge ancora. 78

Tenuta degli Dei 2007 (Merlot,Cabernet, Petit Verdot)
Dolce, affascinante e molto ruffiano, tra la cipria e le note floreali di viol, geranio e rosa thea. Si sente pure la mandorla e il ciclamino e in bocca ha molto equilibrio. Belle le sfumature di arancio candito ma chiude veloce e non impegna. 84 ma vi deve garbare parecchio il merlot.

Tenuta degli Dei 2008 (Cabernet Sauvignon & Franc, Petit Verdot)
Sparisce il merlot (e le etichette estreme con il brand Roberto Cavalli) e si sente. Meno smancerie, più note grigliate e pepate, e il vino ci guadagna in eleganza con qualche bella nota sottile di peperone, ribes nero e cassis. Bocca dall’acidità complessa e meno urlata, dimostra maggiore maturità e meno esuberanza delle prime annate. Meno piatto e decisamente da aspettare con fiducia. Comincia a sentirsi la speziatura del petit verdot e una certa mineralità e il vino acquista una fisionomia più personale. 84

Tenuta degli Dei 2009
In bottiglia da poco, sarà in commercio a fine anno. Un filo di legno è avvertibile ma ma il frutto ne esce benissimo con la fragola e lampone in primo piano e un carattere più solare meno cupo. Bocca con equilibrio,  struttura e molte sfaccettature: il frutto è ben bilanciato da legno e acidità e va giù che è un piacere. Nel bicchiere col tempo evolve un poco, si sbilancia sempre più sul frutto e si affina acquistando eleganza. Dimostra in pieno le potenzialità di questo territorio e rappresenta forse il vero punto di partenza per aspirazioni davvero alte e personali. 88

Oggi i winemaker permettono a molti di diventare vignaioli ma Tommaso ha capito che non ci sono tante scorciatoie: se vuoi fare un vino di territorio devi fare di testa tua. Qui, alla Tenuta degli Dei, il territorio sembra rispondere agli stimoli in maniera interessante e starà a lui nel prossimo futuro assecondarne le caratteristiche. Per il momento, si capisce dall’assaggio un’evoluzione importante, un vigneto che cresce e ogni anno e dà frutti più concentrati e saporosi: consideriamo il 2009 più un punto di partenza che di arrivo e, a questo punto, siamo curiosi.

Curiosi soprattutto di sentire un’altra declinazione di bordolese alla chiantigiana, un’idea di Panzano molto interessante a metà tra il D’Alceo di Rampolla e l’opulenza del Giorgio I La Massa, in un terroir che non vuole essere solo, sempre e comunque sangiovese.

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

26 Commenti

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Francesco

circa 13 anni fa - Link

Caro Gori, certo che ce ne vuole a tirare fuori la chinatigianità con un enologo come Ferrini (che fantasia in casa Cavalli). Visti i riferimneti citati (Giorgio I noooooooooo, nooooooooo) penso propio che farò a meno di questo nettare degli dei come pure dell'orribile sottobicchiere argentato. ciao ps sono sicuro anche di rispamiare tanti bei soldini, a che prezzi girano?

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Andrea Gori

circa 13 anni fa - Link

le redini in enoteca attorno ai 15 euro, circa 30 per il "Tenuta"

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Andrea Pagliantini

circa 13 anni fa - Link

Ha più l'aspetto di una sottocoppa di peltro del Sassaroli che di un sotto bicchere argentato.

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Francesco

circa 13 anni fa - Link

Grande Andrea!

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Nelle Nuvole

circa 13 anni fa - Link

Devoto-Gori, noto un tono austero nelle tue descrizioni. Meno smancerie, più note precise, ci guadagni in eleganza e chiarezza. Considero questo post più un punto di partenza che di arrivo. Resto, curiosa, in attesa e tengo per me le perplessità relative a "un terroir che non vuole essere solo, sempre e comunque Sangiovese (notare la maiuscola please)". Mi sembra che nella Tenuta degli Dei il Sangiovese non lo diano manco ai cavalli :)

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Andrea Gori

circa 13 anni fa - Link

dipende in genere da quanto tempo ho per scrivere le degustazioni...meglio un poco più di calma come in questo caso. Il Sangiovese di Panzano è molto diverso anche nelle migliori espressioni rispetto a Radda o Castellina o anche Gaiole, rispetto a questi posti non è una eresia completa pensare di farne a meno...

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gionni1979

circa 13 anni fa - Link

Credo che forse Panzano sia la sottozona dove potrei vedere meglio l'utilizzo di "altri" vitigni. Anche il sangiovese infatti, da queste parti, è molto diverso da le altre zone più "fresche" di radda o gaiole. Cmq assaggiati le uscite precedenti le ho trovate troppo "forzate", ancora da rivedere soprattutto come identità.... Aspetto l'ultima uscita per ricredermi!!!!! Cmq sia bella recensione!

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Franco Ziliani

circa 13 anni fa - Link

sulla necessità o meno di aggiungere altre uve al Sangiovese si esprime con chiarezza, su Decanter di agosto, una grande wine writer britannica, Rosemary George, master of wine: http://bit.ly/nOKr5U

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Andrea Gori

circa 13 anni fa - Link

in assoluto Rosemary ha ragione da vendere ma qui a Panzano ci stiamo chiedendo se si possono ottenere ottimi risultati a prescindere dal Sangiovese e qualche vino lo dimostra. Poi che in assoluto i vini migliori e più originali in Toscana si facciano con il Sangiovese è un altro paio di maniche e per fortuna non è in discussione. Comunque bello il numero di Decanter di Agosto, soprattutto la guida sulla Firenze del vino, bravi ;-)

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Franco Ziliani

circa 13 anni fa - Link

prendiamo atto da questa frase "qui a Panzano ci stiamo chiedendo se si possono ottenere ottimi risultati a prescindere dal Sangiovese" che o il Gori si sta allargando, oppure si é messo a produrre Chianti Classico... :)

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gionni1979

circa 13 anni fa - Link

Forse sono stato frainteso. Non intendevo dire che a Panzano potrebbero essere utilizzati tagli di altri vitigni, intendevo dire che secondo il mio modesto parere potrebbero nascere anche vini interessanti con altri uvaggi diciamo internazionali. Il Sangiovese in chianti e in toscana, lo concepisco soltanto in purezza o al massimo con piccole percentuali di altri vitigni minori autoctoni come la malvasia nera, il colorino e il canaiolo.

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zakk

circa 13 anni fa - Link

"Curiosi soprattutto di sentire un’altra declinazione di bordolese alla chiantigiana, un’idea di Panzano molto interessante a metà tra il D’Alceo di Rampolla e l’opulenza del Giorgio I La Massa, in un terroir che non vuole essere solo, sempre e comunque sangiovese." Beh, dire a metà tra d'alceo e giorgio I significa comprendere quasi tutto l'universo enoico. sempre nella conca d'oro soleciterei una visita presso "podere le Cinciole", anche li si fa un taglio inernazionale, syrah compreso e a me piace molto, ma prima si paga (volentieri) dazio al Sangiovese (NN, maiuscolo anche per me!) nelle versioni classico, classico riserva con un sublime Petresco (ammirare il vigneto se ci passate) e uno stupefacente rosato da 100% sangiovese. Tra Chiccioli e Ferrini il terroir Toscano lo puoi trovare soltanto dal primo dei due. Il secondo va bene per altre cose.

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Francesco

circa 13 anni fa - Link

Chioccioli? oddio se paragonato a Ferrini ok, ma dire che la toscana la trovi nei suoi vini...(con eccezioni, tra cui le cinciole, buono, ma non nei miei top ten chiantigiani)

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gionni1979

circa 13 anni fa - Link

Il Petresco va aspettato qulche anno, ma poi è veramente un ottimo vino... anche i vini basi sono di ottima fattura. Se non trai primi dieci, sicuramente subito dopo... ma questi sono soltnato questioni di gusto personale!

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Francesco

circa 13 anni fa - Link

Ok, de gustibus, ma per trovare i grossi calibri si deve guardare verso radda, gaiole e castellina, a mio modestissimo parere. In altura lamole dice poi la sua ciao

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Uainmeicher

circa 13 anni fa - Link

La Conca d'Oro ha goduto di molto successo negli anni d'oro del vino toscano anche grazie, bene o male, a molti consulenti, in primis Bernabei, ma anche agli altri citati. Il potenziale l'area c'è l'ha da vendere, anche se deve prima scrollarsi di dosso l'Ego di certi personaggi, enologi e produttori. Certo, rispetto alle zone del Chianti Storico il tannino è qui più terroso, ma il potenziale è altissimo, e non solo in termini altimetrici.La zona è tutta in conversione bio, cosa che non molti sanno,e che potrebbe gettare le basi per un futuro mooolto interessante.Staremo a vedere. C.C.

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Nelle Nuvole

circa 13 anni fa - Link

Anche a me il Chianti delle Cinciole é piaciuto moltissimo, l'ho assaggiato alla Prowein e ancora me lo ricordo.

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Leonardo Romanelli

circa 13 anni fa - Link

Esiste una laicità nella degustazione? Mi sembra un argomento da rilanciare perché come si scrive Cavalli Ferrini subito si scatena una sorta di iattura a prescindere..Prima domanda: avete assaggiato i vini di Cavalli? Seconda domanda: quali problemi pongono il cabernet sauvignon, il cabernet franc, l'alicante, ecc. se danno origine ad un buon vino? Nelle guerre di religione, andare addosso al Giorgio I, al Cavalli solo in base al nome e al vitigno mi sembra una guerra ideologica senza senso, soprattutto perché stiamo parlando di vino, non di massimi sistemi..A me sembra che a molti piaccia vivere una sorta di perenne rito sacrificale, nel quale si gode solo se si soffre per un'acidità sopra le righe, una volatile ben percettibile, un tannino che aggredisce..preferisco godere in altro modo, grazie!

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Francesco

circa 13 anni fa - Link

Leonardo, molto laicamente ti dico che il Giorgio I, bevuto più e più volte non mi è mai piaciuto, lo trovo "troppo", cioè alla fine un vino fuori misura, solo massiccio. faccio un'altro esempio, un po' di tempo fa ad una cena furono servite magnum di giorgio I, siepi e tignanello. L'unico ad essere terminato fu il tignanello, le altre due rimasero mestamente sul tavolo particamnmete quasi piene, nessuno riusciva letteralmente a buttarle giù, e non era una cena di carmelitane scalze. Ed entrambe, guarda caso, made in Ferrini. Nulla contro Ferrini, ma la sua idea di vino, o almeno qiello che evidentemnete richiedono certi clienti (vedi anche i Brunelli)è molto lontana dal mio modo di intendere il vino, che prima di essere un campione da competizione deve saper stare sulla tavola. E' solo la mia idea, probabilmente sbaglierò, ma se devo andare in quelle zone preferisco investire i mie soldi in Montevertine, Pergole Torte, Riecine, Val delle Corti, Rodano, Caparsa, certe cose di Bibbiano, certe cose di Villa Rosa, Ormanni, etc etc. Se questo vuol dire acidità, volatile etc etc beh, sinceramnete me li tengo con tutti i "difetti". Pertanto, se il Gori mi preannuncia un modello di riferimento con lo stile Giorgio I sinceramente passo la mano (alceo, no, è un'altra cosa). Forse sbaglierò, ma se devo spendere dai 15 ai 30 euro per un certo tipo di vino ci penso sopra parecchie volte. Laicamente parklando, nessuna crociata, ci mancherebbe e specie di questi tempi...semplicemnete una diversa visione del vino e della sua funzione. Del resto io non faccio il degustatore professionista ma sono solo un "utlizzatore finale" al tavolino.

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Michele Braganti

circa 13 anni fa - Link

..da appassionato l'unico dubbio che mi viene e' che nella famigerata conca d'oro convivono tutte,e dico tutte le varieta' a bacca rossa.....sangiovese,canaiolo,colorino,merlot,petit verdot,cabernet franc,sauvignon,alicante,pinot nero,ecc.....è guarda caso tutte esprimono il loro carattere...e' possibile ??... :-[

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Conca d'oro?

circa 13 anni fa - Link

Un grande Sangiovese a Panzano ancora non c'e'. Altro che 3 bicchieri... Forse forse la vigna del Sa'etta qualche volta. e basta.

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Uainmeicher

circa 13 anni fa - Link

Il Flaccianello, no?

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Gabriele Succi

circa 13 anni fa - Link

Se non ricordo male, qualche tempo fa vidi Dr. Wine a GR Channel che, intervistando un produttore di Panzano (Casaloste?), diceva che la zona di Panzano avrebbe meritato la menzione geografica aggiuntiva per la qualità del Chianti Classico ivi prodotto.... :shock: Qui trovo opinioni discordanti....

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Uainmeicher

circa 13 anni fa - Link

Gabriele, sono tra quelli che credono che la Conca d'Oro meriterebbe una sottozona, peccato che la zona si chiamerebbe "Panzano" che appunto comprenderebbe anche vigneti piantati in siti più che discreti come Casaloste...ma non d'oro... Un produttore che mi piace della zona è Candialle: molto interessante la matrice tannica del loro Chianti Classico, ma anche del Ciclope, aldilà della composizione varietale che comprende anche il Merlot...

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Coca D'oro?

circa 13 anni fa - Link

Tecnicamente Candialle lavora molto bene, il problema è che il Petit Verdot nel Chianti "Classico"... Il Flaccianello dice che un tempo è stato anche buono, ora come ora si è spinto troppo oltre...Ma sicuramente tra qualche anno in certe cantine vedremo riapparire le botti grandi, e ci faranno credere che l'hanno inventate loro ! :D

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Uainmeicher

circa 13 anni fa - Link

Sono fiducioso che il Flaccianello,e più in generale Fontodi riemergerà alla grande, intanto perchè il vigneto è stato reimpiantato...Il Flaccianello è partito come un vino fatto da un'enologo con la mano un po' pesante, ma con grande professionalità spesso con risultati riconosciuti come interessanti. Oggi ci sono vigne nuove, gestione biologica, enologo ora con la mano più leggera e un terroir notevole, non potrà che uscire, con il tempo, anche un grande Sangiovese. Il Petit verdot mi pare vada nel Pli (e un po' nel Ciclope) di Candialle, ma non nel Chianti Classico. Noto però una certa acredine verso i panzanesi, un po' d'invidia ?;-)

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