Scegliere il vino per l’isola deserta è ben più complicato del previsto
di Alessandro MorichettiNon prosegua la lettura chi si chiede che cavolo di domanda sia quella sul vino da portare nell’isola deserta. Gli altri abbiano invece ben chiaro il senso del limite, tendere a un estremo per capire la texture del problema. E la questione che ci interessa è tanto il “chi siamo” quanto il “cosa berremmo senza stancarci mai, mettendolo su tutto come fosse acqua”. Vivo ad Alba e ho un rapporto quotidiano col nebbiolo da Barolo e Barbaresco. Un rapporto intimo, necessariamente. Conosco decine e decine ben più informate di me su annate, cru, esposizioni, produttori, cantine, prezzi, longevità eccetera eccetera eccetera, gente che magari viene qui una volta l’anno se va bene ma è come chi entra in casa tua la prima volta: nota cose che tu nemmeno vedi più, perché hai un rapporto diverso con gli spazi e la selezione ottica dei volumi. Il nebbiolo è grande ma non porterei mai un vino a base nebbiolo, troppo ostico. Semmai un sangiovese, possibilmente chiantigiano classico, mia grande passione.
Però sull’isola deserta sei costretto a portare il vino di cui non puoi fare a meno, di cui non sai privarti, quello la cui assenza anzi provoca disagio perché viene meno un’intimità. A me capita con le bollicine frizzanti, con qualche raro Prosecco ma più spesso col Lambrusco. Io senza Lambruschi non posso stare e mi capitava anche all’Università, quando di ritorno da via Irnerio a Bologna passavo all’alimentari sotto casa per un bel pintone di Lambro cooperativo. Spesso lo finivo prima di cena nello sconcerto dei miei coinquilini ma questa è un’altra storia e forse una parte di destino era già scritta anche lì. Sorbara o Grasparossa? Bella domanda ma credo il migliore dei Grasparossa perché giocando col freddo e la modulazione dei tannini lo spettro di possibilità a tavola rischia di essere più ampio. Problema che certo non si porrebbe su un’isola deserta.
E sono anche sicuro che molti di noi un po’ enostrippati si sorprenderebbero della loro scelta definitiva per l’isola deserta. Perché il Monfortino è bello, un paio di giorni l’anno. Il problema sono gli altri 363. Avanti con le confessioni.
19 Commenti
Nic Marsél
circa 5 anni fa - LinkChe temperatura fa sulla tua isola deserta? Vedi palme oppure orsi polari? Potrebbe esserci un vino per ogni stagione e magari una stagione senza vino.
RispondiNic Marsél
circa 5 anni fa - LinkComunque, in assenza di informazioni sulle condizioni climatiche, credo rimarrei in dubbio tra un rifermentato in bottiglia (il malvasia di Camillo Donati che va bene anche come birra), un rosato di corpo (il San'Isidoro di Maria Pia Castelli) o un rosso versatile come il bardolino (Matilde Poggi).
RispondiPier Paolo
circa 5 anni fa - LinkDolcetto, che sia d'Alba o di Dogliani poco importa. Dolcetto!
RispondiGianluca
circa 5 anni fa - LinkMi fai morire!! Posto che vorrei un frigo perché amo i bianchi (non dovrebbero mancare mai un timorasso e un matelica), se é proprio deserta deserta quest'isola, il nebbiolo nelle sue declinazioni meno nobili mi farebbe sentire a casa.
RispondiEnico
circa 5 anni fa - LinkLa vitovska di Zidarich
RispondiStefano
circa 5 anni fa - LinkDomanda oziosa, risposta snob: Champagne, naturalmente. Blanc de noirs
RispondiFederico
circa 5 anni fa - LinkRifermentato in bottiglia, fatto bene, bianco, gradazione massima 11,5, possibilemente da uve non aromatiche.....ma considerando l'ultimo amore per un moscato giallo in questa versione potrei anche escludere questo ultimo filtro!
RispondiNic Marsél
circa 5 anni fa - LinkAllora prova il moscato giallo rifermentato di Monteversa.
RispondiFederico
circa 5 anni fa - Link:-) parlavo proprio di quello quando scrivevo "...considerando l'ultimo amore".! Buonissimo, condivido in pieno!!!!!
RispondiLanegano
circa 5 anni fa - LinkChampagne Blanc de noir anch'io, Malvasia Istriana macerata del Carpino, Rouge Gorge Domaine De Belliviere. Sicuramente non il Lambrusco : nato a Parma e vivo a Parma da 50 anni e l'ho sempre trovato tra l'imbevibile e il poco bevibile....nemo propheta in patria.....
RispondiFelice Evacuo
circa 5 anni fa - LinkTrovo gli articoli di Morrichetti sempre più stimolanti. Rimanendo in topic il vino da isola deserta è l’ageno di La Stoppa. Quando capisci che non puoi più tirare avanti e che devi porre fine alla sofferenza.
RispondiGigi
circa 5 anni fa - LinkCome Lanegano sono di Parma e il lambrusco mi fa sempre e solo piangere in qualsiasi sua declinazione, come il nebbiolo mi fa sempre e solo sorridere. Ma non e' questione di gusti, e' proprio che uno fa schifo e l'altro e' delizioso
RispondiCristian Di cicco
circa 5 anni fa - Linkporterei volentieri un Chianti.. tipo castell in villa riserva, colonia felsina o monteraponi.. sono quei vini che ti tiran su il morale e ne berresti a secchiate.. anch io adoro i Barolo ma un buon Chianti ti tira su la vita!!
RispondiMarcovena
circa 5 anni fa - LinkTerzavia Riserva De Bartoli ...oggi, domani, sempre
Rispondimichelem
circa 5 anni fa - Linkgià sull'isola mi mancherebbero un sacco di cose..farmi mancare anche il nebbiolo sarebbe troppo. che il monfortino è bello un paio di giorni l'anno, ma il nebbiolo, in qualsiasi declinazione vogliate,va bene per gli altri 363.
Rispondipieropantoli
circa 5 anni fa - LinkD'accordo con Alessandro su un vino a base sangiovese, meno impegnativo di un nebbiolo. D'accordo anche per un vino zona Chianti, allora dico Pian del Ciampolo tutti i giorni, in un'isola deserta ma anche a casa!
RispondiTommaso Ciuffoletti
circa 5 anni fa - LinkL'ideale sarebbe portarsi una barbatella, su piede franco! Di cosa? Io dico di Sangiovese!
RispondiFederico
circa 5 anni fa - LinkSperando di non diventare astemio nei primi 3/4 anni di attesa! ;-)
Rispondiandreuccio
circa 5 anni fa - LinkChampagne e Chambertin
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