Villa Maria, un Sauvignon <i>de la mecanica de precision</i>

Villa Maria, un Sauvignon de la mecanica de precision

di Nicola Cereda

Fare la spesa a chilometro zero e poi innaffiare la tavola con del Sauvignon neozelandese è un paradosso? No, se si ha il senso della misura. Durante il lockdown ho passato il tempo in cantina a scavare un buco per fuggire. Scava e riscava, giusto a metà strada, ho incontrato un kiwi affetto dalla stessa ossessione. Gli ho lasciato una bottiglia di San Colombano DOC (el vin de Milàn) e lui ha ricambiato con un Marlborough Sauvignon Blanc Private Bin Villa Maria 2020.

Tornato in superficie, essendosi nel frattempo sbloccata la situazione, ho coperto senza troppe remore il buco in cantina con un pallet di vino acquistato on-line, scordandomi all’istante del mio sogno di fuga assieme al Sauvignon dell’altro mondo. Finché un giorno, dando un giro a quel tappo a vite, mi son reso conto d’aver fatto un affare: d’altra parte se in Nuova Zelanda nessuno conosce San Colombano mentre il Sauvignon di Marlborough gira il mondo alla faccia di Greta e dei sostenitori del chilometro zero, un motivo ci sarà. E poi non è colpa dei neozelandesi se la geografia li ha confinati agli antipodi laddove il panettone d’argilla di San Colombano al Lambro è invece lievitato a un tiro di schioppo dal duomo. Biglietto da visita dell’azienda Villa Maria, storico colosso dal nome italiano (prima vendemmia 1961, pionieri in un paese dove i supermercati hanno ottenuto l’autorizzazione a vendere alcolici soltanto negli anni novanta), il Private Bin è frutto dell’assemblaggio di uve molto mature provenienti da due sottozone parecchio differenti tra loro (Wairau e Awatere Valleys) pur all’interno della stessa denominazione (Marlborough appunto).

È un Sauvignon così didattico da sfiorare la caricatura. Anche l’ultimo della classe di un corso AIS di primo livello, e con una molletta al naso, sarebbe in grado di identificarne alla cieca il vitigno d’origine. Insomma, ha il profilo aromatico che non ti sbagli e tutti gli stereotipi che ci s’aspetta di trovare in un vino dal carattere sfacciatamente varietale. Chissà quali diavolerie (criomacerazione spinta? enzimi? lieviti?) saranno state impiegate per preservare (enfatizzare?) le peculiarità dei noti precursori aromatici… È un vino ricco che ha struttura e muscoletti, quel po’ di ciccetta nei punti giusti, una malcelata furbizia e la faccia da schiaffi. Eppure, o forse alla luce di questa consapevolezza, mi ha divertito parecchio, come un giro al luna park fantasma di Consonno o una vecchia puntata dei Jefferson. E la sostenibilità? La parola organic ricorre ben cinque volte tra etichetta e retro, quindi sì, è assolutamente biologico.

Se è vibrante? No, non vibra. È un vino di terroir? Nemmeno, però la tecnica ne fa un prodotto riconducibile alla macrozona di provenienza. Costa 15 euro on-line (quanto incidano tasse e trasporto non saprei dire), è perfetto per stupire il neofita assetato di conoscenza e indicato a chi senta il bisogno di un rassicurante tuffo nelle tiepide acque della rigorosa esecuzione enologica di precisione. Per un ciodo de fero vecio (come me) un’esperienza didascalica da ripetere, preferibilmente a più voci, con dovuto senso della misura.

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Nicola Cereda

Brianzolo. Cantante e chitarrista dei Circo Fantasma col blues nell'anima, il jazz nel cervello, il rock'n'roll nel cuore, il folk nella memoria e il punk nelle mani. Co-fondatore di Ex-New Centro di arte contemporanea. Project Manager presso una multinazionale di telecomunicazioni. Runner per non morire. Bevo vino con la passione dell’autodidatta e senza un preciso scopo. Ne scrivo per non dimenticare e per liberarmi dai fantasmi delle bottiglie vuote.

15 Commenti

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Giuseppe

circa 12 mesi fa - Link

il luna park fantasma di Consonno e' qualcosa di... indescrivibile boh io lo trovavo lisergico e straniante ma forse perche' ci salivo in bicicletta e arrivato in cima era spompato. Bevuto dei pinot nero neozelandesi non malvagi coi Sauvignon non sono stato cosi' fortunato ma di sicuro conta anche la difficolta' di approvvigionamento. Ohi bela mechimecomeca mechimecomeca, mechimeco`

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Nic Marsél

circa 12 mesi fa - Link

A me invece manca l'esperienza col PN. Proprio Ieri ho aperto il Sauvignon 2021 molto più tenue sia all'olfatto che al palato. Accoppiato felicemente ai caprini stagionati di Montevecchia, giusto per restare in tema di salite brianzole :-) Consonno era per dare l'idea di quel gusto che sento un po' retrò ma ancora affascinante di quei Sauvignon con i quali avevo iniziato molti anni fa a degustare con un minimo di cognizione. Salirci in bici è tosta da qualsiasi parte la prendi, quindi complimenti:-)

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Littlewood

circa 12 mesi fa - Link

20 mln di bt fanno...mah

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Nic Marsél

circa 12 mesi fa - Link

Ecco, infatti! Mi sono approcciato a questo goffo post con un certo pudore e un pizzico di imbarazzo per non avere ricavato cattive sensazioni da un prodotto industriale (sebbene esotico) forse "costruito" per arrivare ad un pubblico più vasto possibile senza superare il limite (per dirla alla Cochi e Renato) dello sputtanamento. Non credo lo ricomprerò, ma mi è impossibile non riconoscervi una perizia produttiva in grado di fare colpo sul bevitore non smaliziato. E rimango piuttosto confuso: quale livello di ruffiana piacevolezza deve raggiungere un vino prima di passare la soglia oltre la quale è solo volgare? Allo stesso tempo ci sono vini osannati dalla critica che per il pubblico medio resteranno sempre poco piacevoli, in virtù di acidità e durezze eccessive, di un'intransigente filosofia produttiva, del terroir o della cosiddetta vocazione gastronomica. Un po' la stessa considerazione che potrebbe valere anche per libri, film, musica...

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Littlewood

circa 12 mesi fa - Link

Mio figlio sta' lavorando in NZ. La media sono cantinoni enormi e il livello e' fatto per un pubblico il piu' vasto possibile. Esistono ecezzioni positive e una di queste e Fromm. Ho gia' in programma prossimamente una panoramica sui sauvignon della Nuova Zelanda...vedremo...

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Nic Marsél

circa 12 mesi fa - Link

Wow! Da Barolo alla Nuova Zelanda... Sapendo che con voi la qualità è sempre al top sono curioso di sapere cosa riuscirete a scovare. Resto sintonizzato ;-)

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Littlewood

circa 12 mesi fa - Link

Se vuoi venire...il morichetti ha i miei contatti. ..

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Remo Tomasi

circa 12 mesi fa - Link

Interessante recensione, solo gradirei se possibile qualche chiarimento sul concetto vino vibrante.. grazie mille

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hakluyt

circa 12 mesi fa - Link

Seeee... pensa che io aspetto ancora delucidazioni su "bocca verticale" e "sorso croccante"...

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Nic Marsél

circa 12 mesi fa - Link

Oddio! Sono cose che avrei scritto io? :-(

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hakluyt

circa 12 mesi fa - Link

Direi di no. Sicuramente le ho lette qui su Intravino, comunque...

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Nic Marsél

circa 12 mesi fa - Link

Grazie Remo, in realtà il passaggio in questione è sarcastico. Trovo che l'aggettivo vibrante (di regola associato a vitalità, energia, dinamicità e freschezza derivante per lo più dalla componente acida) sia abbondantemente abusato, anche tra i critici di fama internazionale.

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marcow

circa 12 mesi fa - Link

Nel commento interessante Nic Marsél scrive: "...vini osannati dalla critica che per il pubblico medio resteranno sempre poco piacevoli" "Un po’ la stessa considerazione che potrebbe valere anche per libri, film, musica" (Nic M) ---- Secondo me, non va sempre in questo modo e cerco di spiegarmi. Ci sono anche dei libri, dei film che vengono osannati dalla critica letteraria, dalla critica cinematografica e che sono stati "scritti"(i libri) e "girati"(i film) ... per avere un successo presso un grande pubblico. Sono, cioè, "prodotti culturali" ..."costruiti"... dall'Industria Culturale...proprio come i vini "costruiti" di cui parla l'articolo. Quello che vorrei mettere in evidenza è che la CRITICA spesso non svolge bene il proprio ruolo nella società ma si trasforma in strumento per contribuire al "lanciò sul mercato" di un libro... di un film... (o di un vino) "costruito"... per avere un successo di massa. Perché, lo dice Mogol in una recente intervista, che un ottimo testo, un'ottima canzone(ma lo stesso vale per un film o un libro) ... non ha avuto successo presso il pubblico perché non è stata ben "promossa" (e fa tanti esempi di canzoni). ---- Per concludere è vero quello che dice Nic M sulla critica di vini particolari, difficili... ma, secondo me, è molto diffuso il comportamento di una critica compiacente non al servizio del lettore(di libri) o del bevitore (di vino) ... ma di libri, film, vini...costruiti.

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marcow

circa 12 mesi fa - Link

E, chiaramente, dovremmo discutere su cosa intendiamo per prodotto "costruito": che sia un libro, che sia un film... o che sia un vino.

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marcow

circa 12 mesi fa - Link

In un testo "breve", come un commento, diventa molto importante il non detto, l'implicito (ma penso che sia importante in tutti i testi o discorsi). Ora, riprendendo il commento di Nic M, non vorrei che dal suo commento si possa dedurre che basta un piccolo produttore, cioè non è un industriale, per fare un vino "NON COSTRUITO". Che piccolo è bello e grande ... è sempre... e comunque... brutto. ----- Altra implicazione. Forse i vini "NON COSTRUITI" sono ... soltanto... i vini che ... usano LIEVITI SELVAGGI e ... che non usano Solforosa? E su questi argomenti il dibattito... anche tra Esperti... tra Docenti Universitari... vede posizioni diversificate.

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