Una, nessuna e centomila degustazioni

Una, nessuna e centomila degustazioni

di Daniel Barbagallo

La comprensione di un vino (se mai ci fosse qualcosa da comprendere) o la capacità di apprezzarlo cogliendone tutte le sfumature passa da diversi fattori. Fermo restando che padroneggiare bene la tecnica di degustazione è fondamentale, può non essere sufficiente per un’esperienza totale. Al sapere a volte occorre affiancare sensibilità ed un misto di memoria e dimenticanze.

La sensibilità aiuta ad entrare nella fase dell’ascolto, che è un passo successivo rispetto all’analisi. Per alcuni potrà sembrare poesia spiccia che serve più a chi scrive che a chi legge ma credo che chi non considera il vino solo una buona bevanda capace di dare piacere o un simbolo del proprio status sociale capisca cosa intendo: è un vera e propria forma di amore, amore per le cose belle.

Cerco di spiegarmi meglio: c’è una bella differenza tra apprezzare un quadro e rimanere incantatati davanti ad esso. Io non ho una grande conoscenza dell’arte ma sono rimasto letteralmente senza parole e con un nodo in gola davanti al Cristo Velato a Napoli. Non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso.

Cristo Velato, Cappella Sansevero (NA)

Cristo Velato, Cappella Sansevero (NA)

Quella scultura- con la sua potenza totalizzante – ha toccato corde che nemmeno sapevo di avere e questo può accadere anche guardando il paesaggio delle Cliffs of Moher in Irlanda (foto di copertina). O bevendo con i grandi vini. A me succede ma perché certe cose accadano occorre crederci e soprattutto avere quella sensibilità che va altre il guardare, toccare, assaggiare e ascoltare.

La memoria serve per fa sì che tutto trovi il suo giusto posto: per aggiungere tasselli fondamentali al nostro bagaglio culturale, ricordare come era un vino all’uscita e sentirlo in un’altra fase della sua vita ci fa capire dove possa arrivare e spesso la visione che c’era a monte. Si sa, il tempo ama svelare la verità ma non solo, il tempo muta ogni cosa anche in noi, motivo per il quale l’incontro con certi vini può non essere come ce lo aspettiamo, deludendoci. Per esperienza posso dire che a volte la colpa (qualora possa essere considerata tale) è nostra perché spesso non siamo pronti.

Ad esempio, alcuni giorni fa ho visto Ladri di Biciclette di Vittorio De Sica e l’ho trovato diverso da come lo ricordavo, o meglio ho auto una diversa sensazione: nelle precedenti visioni non ero ancora padre e riuscivo a vedere ma non a vivere lo sconforto di quest’uomo che dopo il furto della bici non avrebbe più potuto provvedere alle necessità della sua famiglia. In buona sostanza, come negli incontri, serve anche il momento giusto.

Dimenticare invece è necessario per continuare a rinnovare il piacere di una buona bottiglia anche semplice: “dimenticare serve per ricordare” che alla fine è solo vino e non sempre dobbiamo saltare dalla sedia. A volte, il compito del liquido è semplicemente quello di accompagnare una serata tra amici o un buon pasto.

Inoltre, continuare a paragonare questo a quello è il modo migliore per non apprezzare ciò che abbiamo davanti: un buon Lambrusco in una giusta serata può essere il migliore dei comprimari e può dare un piacere enorme perché, come disse Totò ad Oriana Fallaci: “La felicità, signorina mia, è fatta di attimi di dimenticanza”.

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Daniel Barbagallo

Classe 1972, di Modena, imprenditore nel tessile. Padre siciliano, madre modenese, nato in Svizzera. Adoro la Borgogna, venero Bordeaux e il mio cane si chiama Barolo. Non potrei mai vivere senza Lambrusco. Prima di dire cosa penso di un vino, mi chiedo cosa pensi lui di me. Ho sempre sete di bellezza.

2 Commenti

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Stefano Senini

circa 9 mesi fa - Link

Eh , "Ladri di biciclette", che film! Mi viene sempre di più in mente quando vedo le bici (e gli altri mezzi, tra cui alcuni davvero improbabili) di chi consegna pasti a domicilio per le varie piattaforme. Per qualcuno non ci sono grandi differenze rispetto alla piccola, povera Italia dell'immediato dopoguerra.

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marcow

circa 9 mesi fa - Link

Due punti sono pregevoli. 1- Il fatto che la degustazione dipende da diversi fattori e non soltanto da papille affinate dall'esperienza E come corollario di questo concetto lo stesso vino di alta qualità può addirittura deludere se mancano alcune circostanze che influiscono in modo significativo su come viene percepita la degustazione in momenti diversi. Questo vale anche per altre passioni umane 2- L'altro punto pregevole è nella conclusione dell'articolo che riscopre un modo di approcciarsi alla degustazione del vino che, secondo me, è sempre esistito anche quando non c'erano i corsi per migliorare la degustazione. Ormai c'è un coach per tutto. Il rischio è di costruire delle gabbie mentali che ci condizionano e che accrescono l'omologazione e il conformismo dei nostri tempi.

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