Tutto quello che gli americani vogliono è una bottiglia di vino italiano

di Antonio Tomacelli

Mi si permetta un trasalimento smodato, ma ho dato uno sguardo al mercato del vino americano e ancora non credo ai miei occhi. Nonostante i guru, i blog, i giornali, la potenza economica delle aziende americane, la Napa Valley e (uff!) Robert Parker, la bottiglia più amata dagli americani è il fottutissimo Pinot Grigio della cantina italiana Santa Margherita. Forte, eh? Lo dice una classifica americana (niente di simile da noi?) pubblicata qualche giorno fa, che ha valutato il mercato delle bottiglie sopra i 20 dollari e dalla quale si evincono (ok, è l’ultimo arcaismo) alcune cose interessanti per i produttori italiani. La number one è:

1) Dov’è finito il merlot? Morto, disperso, di lui non c’è più traccia. Passati gli anni del catrame a go-gò, gli americani si disintossicano con il vino bianco: scioglie il gusto di catrame accumulato nel tempo e distrugge i tannini molesti. Essì, Sideways ha vinto, mentre tutte le doc che hanno imbastardito il disciplinare perdono. Alla grande.

2) Lo chardonnay è vivo e lotta insieme a noi. Per  i motivi di cui al punto 1 e non avendo tutta ‘sta varietà di vitigni, gli americani tracannano ogni anno quantità bibliche del “vitigno internazionale” che meglio conoscono. Secondo, terzo e quarto posto (a metà col sauvignon) sono i suoi.

3) Constellation, Mondavi, Ravenswood? Pivelli al confronto di Santa Margherita. Nonostante una potenza economica interstellare, nessun grande gruppo è piazzato in classifica. Un tristo decimo posto se lo aggiudica Gallo, ma è tutto. Per le grandi aziende americane, niente di risolutivo sopra i 20 euro, per cui tocca rimandarli a settembre in “Marketing e penetrazione del mercato”. Si, il doppio senso ci sta tutto.

4) “Francia, quale Francia? Ah si, ora ricordo! Quella minuscola nazione europea che stiamo boicottando ancora oggi perchè non voleva combattere in Iraq”. Beh, pensatela come volete, ma la Francia è sparita dal mercato: no champagne here, please, e nemmeno Bordeaux e Borgogna. Insomma, un pianto greco che mette tristezza.

5) Chi ha detto che gli americani non bevono dolce? Date un’occhiata all’undicesimo posto e cominciate a sperare: in Italia c’è un vino dolce per ogni doc e, cavoli! cosa stiamo aspettando?

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

13 Commenti

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

se proprio deve essere, che almeno sia "italico"... http://www.youtube.com/watch?v=GqNEqmMhN20&feature=related

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busiello vincenzo

circa 14 anni fa - Link

è vero che c'è di meglio (di bianchi italici), ma in confronto ai bianchi americani il p.g. di SM è numero uno. E quindi la domanda non deve essere :ma come fa il pinot grigio di SM a essere il più comprato dagli americani? ma deve essere :ma perchè il pg di SM è il più venduto dei bianchi italici in USA? Ma in fondo la domanda, commercialmente e patriotticamente, potremmo anche non farcela in quanto il pg di SM sempre un vino italiano è.

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kenray

circa 14 anni fa - Link

una pregunta: - facendo una semplice divisione fa 1.090.000 bottiglie non sono troppe? un altra pregunta: - 11 posto ..non vedo l'11° posto una cosiderazione - gli americanos sono dei bamboccioni

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antonio tomacelli

circa 14 anni fa - Link

un milione di bottiglie sono nulla per certe aziende. È (più o meno) un serbatoio da 5.000 ettolitri. 11 posto_ c'è il link, accomodati sono clienti, bamboccioni ma clienti

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Nelle Nuvole

circa 14 anni fa - Link

Il Pinot Grigio SM é negli USA da più di trent'anni, gli altri sono arrivati ben dopo, non sono d'accordo con Vincenzo Busiello, ci sono comunque dei bianchi americani migliori del SM. Comunque a leggere tutto l'articolo ci sono altri spunti interessanti, per esempio la Riserva Ducale di Ruffino al 15° posto con prezzo medio simile al Pinot Grigio e distribuita da Constellation, non é un segnale malvagio per i rossi italiani. Inoltre l'articolista scrive che se si considerano tutti i vini indipendentemente dal prezzo i grossi gruppi come Gallo e Constellation la fanno da padrone e in ogni caso fra i primi dieci vedo Brown Forman, Terlato e Foster's che non sono certo pigmei. Quello che mi ha colpito nell'articolo é anche che il Pinot Nero é sempre in crescita e udite, udite anche il Riesling, sebbene di stampo americano e quindi discutibile. Questo forse significa una stanchezza sempre più accentuata da parte del consumatore americano nei confronti di vini steroidati. Infine la classifica considera le cantine e non i singoli vini, quindi é vero che Sonoma-Cutrer ha la punta di diamante nello Chardonnay, ma non fa solo quello, lo stesso dicasi per Stag's Leap.

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Bernardo Conticelli

circa 14 anni fa - Link

Che il Pinot Grigio sia un clamoroso esempio di successo di marketing per il mercato degli USA, è un dato di fatto ormai da diversi anni. Se chiedi qualcosa sul vino italiano ad un consumatore medio negli USA, ti risponderà per prima cosa "Pinot Grigio"! E subito dopo, ti giri verso lo scaffale di qualsiasi supermarket grande o piccolo, di alta o bassa qualità e vedi sempre e comunque Santa Margherita presente.Complimenti a loro per questo successo. Riguardo alla competizione con i francesi, ricordiamoci che le statistiche ufficiali ogni anno dicono che verso gli USA noi esportiamo più dei cuginetti d'oltralpe in volume, ma in valore sono sempre avanti loro. e non di poco.

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Cavolo Verde

circa 14 anni fa - Link

Per gli americani la qualità è "fare bene qualcosa", fa nulla se poi non ha tradizione, sapore, territorio ecc., il tutto condito da una bella spinta di marketing. Per spendere + di 20$ (in America) per un vino americano bisogna essere folli. Che continuino pure a fare pseudo-bordolesi e pseudo-champenoise (come australia, sudafrica, newzeland, ...) a me personalmente stufano, fatti bene ma tutti uguali, con un po di trucioli segati dentro... Credo (forse mi sbaglio) che per la maggior parte di americani lo Champagne sia la setessa cosa che sia fatto la o qua. Se parliamo di Italia e Francia ci sono secoli di tradizione enologica (millenni?), semmai mi stupisce solo che i grandi nomi del nostro paese non siano presenti.

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maurizio gily

circa 14 anni fa - Link

immagino che sotto il titolo table wine non siano compresi gli spumanti, questo dovrebbe spiegare l'assenza dello Champagne. La cosa interessante di Santa Margherita è anche il posizionamento di prezzo, nel senso che in USA è un vino piuttosto caro. In effetti sono rimasto come un pesce in enoteca a New York vendendo Pinot grigio dell'Alto Adige di piccoli produttori molto quotati a prezzi inferiori al Santa Margherita. Utile per smentire un diffuso luogo comune, cioè che per fare i numeri bisogna praticare prezzi bassi. In realtà quasi mai un prodotto di "primo prezzo", che sia un vino, un'automobile o un detersivo,fa numeri alti. C'è parecchia gente in Italia, sopprattutto nel mondo cooperativo, che dovrebbe meditare su questo.

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maurizio gily

circa 14 anni fa - Link

scusate, errore di battitura nel post precedente, volevo dire vedendo, non vendendo. Non vendo vino e non ho mai venduto Pinot grigio Santa Margherita. E un po' me ne dolgo.

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Bernardo Conticelli

circa 14 anni fa - Link

Onestamente sono veramente stufo di sentir dire che i vini migliori li sappiamo fare solo noi (e i francesi al massimo); ma perché sempre tutto questo provincialismo? Perché sempre questa autoreferenzialità e supponenza? @Cavolo Verde: fai un bel giretto in Oregon, a Walla Walla (Washington State), nella Russian Valley ad assaggiare, e poi ne riparliamo. Ogni paese produttore ha le sue peculiarità e ci sono tante cose molto molto buone anche negli USA (come anche in Argentina,Cile,Brasile!!! di cui pure immagino sarà diffidente). Se è questione di trucioli, ne usiamo anche noi a tonnellate, se è questione di vini scimmiottati, anche noi facciamo Merlot a Montalcino...allora in cosa dobbiamo essere più fieri degli americani?

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CavoloVerde

circa 14 anni fa - Link

Ciao @Bernardo: non ho ancora avuto la fortuna di andare in Oregon. Non è supponenza è solo realtà: loro non hanno la tradizione di viticoltura d'Europa, ma non ho nemmeno scritto che non facciano bene il vino. Probabilmente (ma parlo senza dati alla mano) ci sono più varietà di vini prodotti nella sola Toscana che in tutti gli USA. Sul fatto che da noi qualcuno faccia bordolesi o "metodo classico" si affianca alla maggior quantità di produttori di tradizione, là mi sembra una regola. E lasciamo stare la storia dei trucioli, qui non è legale, là si... Ma gli USA sono un paese eccessivamente consumistico (vedi le statistiche sulla produzione di rifiuti pro-capite) dove comanda il marketing. Prova ne è che per la loro legge possono produrre vino e chiamarlo Champagne. Ti garantisco che diffidenza e preconcetti non fanno parte del mio (e nostro, Cavolo Verde) bagaglio e vini "anglofoni" ne proviamo in continuazione. ;-)

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Bernardo Conticelli

circa 14 anni fa - Link

Mi dispiace contraddirti ma l'utilizzo dei trucioli è legale anche in Italia! E' possibile utilizzarli per i vini non VQPRD (quindi nei vini da tavola e negli IGT!!!)mentre oggi con la nuova legislazione delle DOP e IGT presumibilmente verranno vietati i trucioli per gli IGT dato che assumono pari rango dell DOC/DOCG. In merito all'altra questione invece, neanche io difendo il life-style consumistico degli USA; anzi. Però spolverandosi dallo strato di supponenza che ricopre le giacche degli italiani in materia di vino, una domanda è lecito e fondamentale porsi: la tipicità del vino è un qualcosa che appartiene soltanto al passato, che si è costruita negli anni (e secoli) scorsi e basta cosi, oppure è un concetto che esprime dinamicità, per cui anche e ancora oggi alcune tipicità vitivinicole si possono perdere e altre, nuove, piano piano possono affiorare?Io la penso proprio cosi, e in quest'ottica vedo lo Zinfandel, così come il Cab. Sauv., lo Chardonnay in California, il Pinot Nero dell'Oregon o i blend con Syrah, Cab, Sauv e Merlot come espressioni "tipiche" di alcune regioni vitivinicole degli USA. Così come credo che ugualmente i Pinot Noir di alcune zone della Nuova Zelanda siano espressione di tipicità (certo diversa dalla Borgogna, ma la tipicità sta proprio nella sua diversità) e allo stesso modo lo è, anzi forse ne è l'esempio più lampante, il Malbec nella zona di Mendoza in Argentina. Chi crede ancora che la miglior espressione di tipicità di un Malbec sia oggi l'AOC Cahors in Francia piuttosto che Mendoza dove il vitigno ha trovato effettivamente condizioni uniche per esprimersi ed intorno ad esso si è sviluppato tutto il settore viticolo argentino?

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Cavolo Verde

circa 14 anni fa - Link

@Bernardo: riguardo la tipicità, sono d'accordo con te che non può essere solo una cosa legata al passato, ma in buona parte si, aggiungento legata al territorio. I vitigni che, guarda caso, vengono chiamati internazionali, sono quelli che vengono facilmente, e bene lo ammetto, tirati su in tutto il mondo,MA, dovrai convenire con me, hanno delle zone dove hanno lam loro massima espressione (Sangiovese, nebbiolo, pinot noir, ,...) Ovvio che un paese che ha una storia come nazione che ha al massimo 200 anni e come vino al massimo qualche decennio, qualcos adovrà pur inventarsi, ma per fare un paragone con l'industria automobilistica un tempo auto italiane, francesi, inglesi e tedesche avevano personalità e caratteristiche differenti tangibili, oggi l'omologazione globale le ha rese a studi di mercato, fatte bena, ma prodotti di progetti fatti a tavolino. Ecco io penso che l'America sia questo.

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