Preoccupiamoci della sindrome del cuore in vacanza invece che di Report

Preoccupiamoci della sindrome del cuore in vacanza invece che di Report

di Alessandro Morichetti

Giusto ieri ho scoperto di conoscere un vagone di giornalisti esimi, esperti di indagini e deontologia professionale: spuntano come funghi dopo ogni puntata di Report ma sul tema suggerisco di leggere Lorenzo Ruggeri qui (La sindrome del fortino. Perché la puntata di Report ha dato così tanto fastidio al mondo del vino) e qui (“Report sul vino? Serve un’etichetta trasparente e una nuova governance dei Consorzi”. Intervista al presidente Fivi Lorenzo Cesconi), e Andrea Moser qui (Imprecisioni | Quello che Report non dice).

Report

Ha poi tante ragioni Maurizio Gily quando scrive che “Il servizio conteneva anche elementi di forte interesse ma purtroppo annegati in un mare di sciatteria” ma devo dire che, al netto delle molte imprecisizioni o posizioni “a tesi”, sorvolare allegramente sugli elementi di forte interesse (i “succhisti” dal sud al nord, uva da tavola in vinificazione, MCR utilizzabile per produrre Brunello di Montalcino?…) non è mai un buon servizio e il settore vino non è lontanamente preparato ad indagini giornalistiche. Anche fatte bene, anche non di Report, e le reazioni scompostamente corporative lo dimostrano nitidamente. (Ultima lettura: Mosti, additivi nel vino e il rebus delle etichette. L’inchiesta di Report e la verità sulle pratiche in cantina).

Report

Fra tre giorni sarà tutto passato ma in realtà non è di questo che volevo parlare perché un padre anestesista in pensione è sempre foriero di segnalazioni utili. Sulle quali tra l’altro sarò curiosissimo di conoscere l’opinione dei tanti infettivologi, cardiologi, ortopedici, pneumologi e medici di famiglia all’ascolto.

Holiday heart” non è una meta per cuori solitari ma una sindrome (anche nota come alcohol-induced atrial arrhythmias) che neppure i medici più aggiornati finora conoscevano, in italiano la sindrome del cuore in vacanza. Da tempo si era solo notato, infatti, che tra Natale e Capodanno, rispetto a qualsiasi altro periodo, più persone muoiono per attacchi di cuore. A quanto pare, sembra che questo si debba proprio alla maggiore quantità di alcol bevuta in questo periodo.

Che l’alcol sia tossico per l’organismo ormai è assodato e incontrovertibile: per carità, ci sono associazioni che ogni 3×2 se ne inventano una per sostenere il contrario ma la consapevolezza è ormai abbastanza diffusa (e qualcuno scrive addirittura di neoproibizionismo).

Quello di cui però stiamo parlando qui è la capacità dell’alcol di “determinare un aumento della frequenza cardiaca e facilitare l’insorgenza di aritmie cardiache come la fibrillazione atriale”, come ha ben spiegato al Corriere della Sera da un eminente aritmologo, il prof. Claudio Tondo del Centro Cardiologico Monzino di Milano. Il prof. mette in guardia sottolineando come “le anomalie del ritmo indotte dall’alcol spesso si verificano in concomitanza di un’alimentazione più abbondante”.

Ma cos’è in definitiva la fibrillazione atriale? È uno dei disturbi più diffusi. Il cuore, battendo in maniera irregolare, non pompa adeguatamente il sangue nell’aorta e quindi in tutto l’organismo. Si possono formare quindi coaguli pericolosi, aumentando il rischio di ictus. Più a rischio sono le persone anziane dagli 80 anni in su, gli obesi, quelli con una storia familiare di fibrillazione atriale a esordio precoce e, pensate un po’, le persone più alte di 170 cm, come ha scoperto uno studio recente.

A conti fatti, non sono anziano, sempre meno obeso e certamente alto. Sapete che vi dico? Io mi tocco e… Buone Feste!

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

33 Commenti

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Luca

circa 4 mesi fa - Link

Sono 190cm. È stato bello leggervi. Addio

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Nic Marsél

circa 4 mesi fa - Link

Ale, ci mancava solo la sindrome del cuore in vacanza :-) Purtroppo Maurizio Gily ha perfettamente ragione. Ascoltando "l'esperto di vino" nel servizio ci si sente presi in giro. Purtroppo, perchè la questione della vinificazione dell'uva da tavola (forse l'unica novità emersa, almeno per me) non avrebbe meritato di finire annegata in stupidaggini che fanno perdere autorevolezza all'intera indagine. E poi il fantasma dell'MCR alla fine non lo cattura mai nessuno. Naturale o meno (come se lo zucchero non lo fosse), perchè solo in Italia? Perchè si usa ancora in tempi di surriscaldamento globale? Chi lo produce? Dove si produce e come? Chi trae vantaggio da produzione e commercializzazione invece che dello zucchero? Scommettiamo che non rientrerà nemmeno nella lista degli ingredienti in etichetta? Chi protegge questi misteri?

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AG

circa 4 mesi fa - Link

Buongiorno. Ma delle opinioni del non più con noi Gianfranco Soldera su lieviti,MCR, filtrazioni e quanti altri interventi ce ne siamo già scordati?

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marcow

circa 4 mesi fa - Link

In questi casi bisognerebbe rivedere l'intera puntata di Report, 133 minuti. Ma non vedo la RAI e, quindi, l'unico modo per capire i contenuti della trasmissione è "leggere" e "interpretare" gli articoli che si trovano sul web. Ma sarà più difficile comprendere quello che è stato detto nella trasmissione di Report. Ho digitato su motore di ricerca Report Vino ed esce un elenco di articoli sulla trasmissione. Ho letto soltanto quello su Win News che suddivide l'articolo in due parti. Nella prima parte descrive sinteticamente i punti più rilevanti della trasmissione. Nella seconda parte descrive sinteticamente le reazioni alla trasmissione. Win News non esprime un'opinione personale sui contenuti della trasmissione. È esemplare come articolo. Ma, secondo me, non è sufficiente per comprendere bene i vari argomenti trattati. Penso che molti ARGOMENTI, essendo squisitamente TECNICI, non siano stati ben compresi da tutti quei telespettatori che bevono vino ma non sanno nulla di ENOLOGIA e VITICULTURA. Il 97% di quelli che bevono vino.

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Alessandro Morichetti

circa 4 mesi fa - Link

La puntata è qui: https://www.raiplay.it/video/2023/12/Piccoli-chimici---Report-17122023-21df958a-e253-4c34-9382-9bd248d4bdfc.html

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marcow

circa 4 mesi fa - Link

Mentre Wine News si limita a descrivere senza esprimere opinioni sulla trasmissione, Gambero Rosso esprime un'opinione negativa sui contenuti e su come sono stati trattati. Due stili diversi. Leggendo chi "critica" Report mi vengono in mente le migliaia di parole che sono state consumate sui media, sui wine blog ecc... in difesa del VINO NATURALE e BIODINAMICO che puntavano il dito proprio sull'uso eccessivo della CHIMICA in Cantina. Ora Report, in modo non perfetto, dice,in sostanza, le stesse cose che abbiamo letto quando i Vini Naturali hanno impostato la loro Comunicazione Mediatica per convincere per influenzare i bevitori italiani. E nessuno si è scandalizzato dell'uso spregiudicato della parola NATURALE che è illegale. E ora gli stessi tuonano contro Report?

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Nic Marsél

circa 4 mesi fa - Link

Mi spiace ma è esattamente l'opposto. È proprio questa approssimazione nelle argomentazioni a fare del male a coloro che portano avanti seriamente le ragioni del vino naturale. Quel tizio che parla della bentonite è peggio di una calamità naturale.

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Piero Luciani

circa 4 mesi fa - Link

Tra i tanti, che in questi giorni hanno preso posizione e scritto a proposito dell'inchiesta (inchiesta? Un po' riduttivo, il servizio andato in onda, per essere definito un'inchiesta) di Report, mi permetto di consigliare un articolo pubblicato oggi sulle pagine di Corriere Economia a firma di Alessandro Trocino. A me è piaciuto, e concordo in larga misura con i contenuti dell'articolo. Poi, se posso dirlo, mi ha pure sorpreso visto dove è stato pubblicato! P.s. Concordo anche con Lorenzo Ruggeri su quanto ha scritto sul Gambero.

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Sisto

circa 4 mesi fa - Link

Immagino che non solo io conosca l'incremento di fatturato nel 2023 dei venditori di fitofarmaci, coadiuvanti e additivi causa peronospera eccezionale. E segnalo, altresì, che le vendite di presidi enologici sono sempre alte e in aumento. O qualcuno pensa che questi prodotti siano utilizzati solo da chi fa Delle Venezie DOC? Poveri illusi... E, aggiungo: per fortuna che almeno sono largamente utilizzati. Alternativa? I vini naturali, da 30 € bottiglia in su, bevuti dal 2% della popolazione consumatrice di vino. E comunque: chi sa se, invece, anche qui sono impiegati i detti prodotti? Io non lo so di certo dato che non sono lì tutto il giorno a controllare (mentre sapevo e so che il sottosuolo della nota regione francese, che produce bevanda effervescente, è stracolma di pattume). PS Applaudo all'articolo. Se penso che solo 1-2 anni fa, quando intervenivo sull'effetto cancerogeno dell'alcol e/o dell'assenza di quantità sicura, era un raglio unico della maggior parte dei commenti, mi sembra che sia stato fatto un passo notevole avanti verso la trasparenza, conoscenza argomentata, informazione consapevole.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 4 mesi fa - Link

Sono sempre favorevole alle denunce delle magagne del mio settore, perché i malfattori danneggiano prima di tutti noi produttori. Ma una denuncia deve essere "chirurgica"; si asporta il malaffare, toccando il minimo possibile tutto il resto dell'organismo. Il minimo possibile, perché qualche danno collaterale è inevitabile. Il caso di Report è diverso, usa la denuncia di un fatto noto e illecito (l'uso di uve ta tavola nel vino) dando però una misura errata del fenomeno (l'80% è non possibile, altrimenti sarebbe sparita l'uva da tavola dai mercati) per dare credibilità alle assurdità indicate da Gily. In questo modo non si danneggia il malaffare, si fa solo un gran polverone di indignazione dove tutti sono in qualche modo corrotti. Il pubblico è contento, perché per qualche strano motivo gli italiani amano pensare che tutti gli altri sono brutte persone. Report fa parlare di se stesso, ed è contento. La RAI guadagna audience, ed è contenta. Il malfattori sono contenti, perché nel fumo generale di tutti corrotti si nascondono benissimo. Gli unici scontenti sono i produttori, ma a Report, alla RAI, agli italiani e ai disonesti che gli importa?

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BT

circa 4 mesi fa - Link

perfetto. la gente perde di vista che lo scopo di report é fare caciare. alzare il polverone, fare di tutta l’erba un fascio e titillare l’italiano medio che poi il giorno dopo dice “hai visto report”? eh che schifo nel vino…. fine. vale così PER tutti gli argomenti mai trattati da report.

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Vinogodi

circa 4 mesi fa - Link

...Sisto, eravamo almeno in due, rallegrati . Ma tutto passa da : 1) una corretta informazione 2) una comunicazione comprensibile 3) una etichettatura conforme e coerente con la legislazione alimentare , per taluni ( nel beverage) troppo coercitiva e lesiva di interessi a volte torbidi ai piu' proprio perche' poco trasparente nelle motivazioni , cosi' come nella sua discrepanza e tolleranza a favore del vino. Capisco l'azione di lobbye spudorata del settore enologico, meno la sperequazione e disuguaglianza nell' evidenziazione corretta dei contenuti di un qualcosa che va ingerito, sia esso liquido che alimentare. PS: ti do atto che sei fra i pochi che da 1-2 anni parli dei danni "veri" relativi all'abuso dell'alcool. Io e' 20-30 anni , ma questa penso sia solo una questione anagrafica...e continuo ad avere passione smodata ( ma coscientemente limitata quantitativamente) dell'affascinante soluzione idroalcoolica ...

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Paolo

circa 4 mesi fa - Link

Quanto emerge dalle opinioni di appassionati ed esperti di settore, qui e su una varietà di testate, è un punto usuale e ben noto della trasmissione in oggetto: la formula spettacolar/semplificata, capace di fare "esplodere lo scandalo" a fronte di contenuti davvero poveri. Che si tratti di finanza, di questioni vaccinali, di caffè o vino come in questo caso: chiunque bazzichi il settore si trova di fronte contenuti oggettivamente miseri, deformati, orientati alla spettacolarizzazione. La versione intellettual-chic di altre trasmissioni con pupazzi e blletti, ma dai contenuti assolutamente sovrapponibili. Una narrazione (non una inchiesta giornalistica, che ben altre modalità adotta) fatta a tesi, non per raccontare fatti; tesi che peraltro è rigorosamente espressa nella forma del racconto interrotto, e con un punto interrogativo pleonastico, che salva sempre n sede giudiziaria. Per esemlificare, non si afferma mai "due più due fa cinque", ma si esprime una dubitativa del tipo "e se due più due non facesse quattro?". Nel caso 2+2 è troppo facile, ma trasportate il racconto nella vorticosa filiera produttiva del vino, nel complesso sistema di gestione della finanza globale, ecc. Ecco allora che tra discorso interrotto e forma dubitativa, ci si può bullare anche del fatto: "duecento denunce e nessuna condanna". E' difficile in effetti condannare uno che si chiede se due più due non possa fare cinque... Tocca tenerlo: la telecamera è una clava, un modo di costruire realtà e mondi a proprio uso e consumo. Si può solo argomentare con serietà ed evidenziare gli sfrondoni, consapevoli però che chi tiene in mano la clava la userà sempre, e mica è disposto ad un serio confronto di opinioni: il montaggio televisivo è la mano che impugna, e difficilmente si può schivare il pestaggio quando la clava viene mulinata.

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Nic Marsél

circa 4 mesi fa - Link

Non è sistematicamente così. Nella stessa puntata guardati il servizio sul dipinto trafugato. In quel caso non ci sono elementi di incertezza.

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BT

circa 4 mesi fa - Link

applausi. copierò e diffonderò.

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vinogodi

circa 4 mesi fa - Link

...un poco di autocritica, il mondo del vino dovrebbe farla . Non parlo del vino di qualità , lì è troppo facile. Il rischio che diventi, dati i numeri conseguentemente ridotti, un consumo di lusso? Per noi appassionati non lo è già? Come l'Olio Extra Vergine di Oliva, come altre eccellenze dove l'impianto dei costi è follemente aumentato e non conforme con i prezzi di mercato . All'Hard Discount i vini da 1,80 Euro o l'Olio Extra Vergine a 2 euro e cinquanta è palese che siano artefatti , ma tutti li comprano e sono nella "lista alta" dei super vendenti nelle catene di distribuzione . Ma potrei star qui ore e fare centinaia di esempi. Ripeto , prendiamo quanto di buono c'è in questi polveroni : l'etichetta dev'essere "parlante" come lo è nei prodotti alimentari . Scandalizzarsi quando si parla di additivi, coadiuvanti tecnologici , di tecnologie è solo mettere la testa sotto la sabbia per paura di impaurire un consumatore lasciato capziosamente nell'ignoranza. Me ne frego se Ranucci gioca sul sensazionalismo , mi scandalizza molto più chi come noi appassionati ... ci si scandalizza della reazione del consumatore medio : in fondo tutta la questione legislativa di etichettatura dei vini attuale sembra studiata per occultare sapere al fruitore, fossi l'uomo della strada pure io , per lo meno, mi allarmerei...

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Sisto

circa 4 mesi fa - Link

Vinogodi: sottoscrivo ogni tua parola. Prendiamo l'MCR, un prodotto a caso: atteso che il problema degli ultimi 15 anni almeno (a parte la 2014) è invece ridurre la concentrazione, lo si sa che è un palese trucco che semplifica il lavoro in campagna e in cantina. Ma a me non dà più di tanto fastidio che possa bere un vino che è stato arricchito di MCR. Mi dà molto fastidio non saperlo. Perché i produttori di bevande alcoliche sono gli unici produttori di alimenti che possono permettersi il lusso di non indicare TUTTO QUANTO in etichetta (coadiuvanti e presidi compresi)? D'altra parte quando i produttori di vino naturale permetteranno di visionare gratuitamente, tramite webcam, qualsiasi operazione di campagna e cantina, allora ci crederò. Non mi bastano financo i test report di laboratorio accreditato perché ho una certa conoscenza della chimica e della fisica e, comunque, è un servizio erogato da un fornitore (impresa) tramite contratto, fattura e incasso.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 4 mesi fa - Link

Il commento è inesatto. Non si riporta l’uso di MCR in etichetta perché si tratta di Mosto Concentrato Rettificato, ovvero mosto. Se aggiungo mosto a mosto, ovviamente non lo specifico. Con la nuova norma sulle etichette ogni aggiunta al vino di prodotto diverso va indicata, e questa norma è in vigore da inizio 2024 per gli spumanti e dai prodotti della vendemmia 2023 per tutti gli altri vini. Il consumatore sarà informato, poi potrà fare le sue scelte. Ciò non toglie che i lieviti che danno il sapore di frutti di bosco citati da Report non esistono, e che la bentonite è un chiarificante da non demonizzare e che non lascia residui di alluminio

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Sisto

circa 4 mesi fa - Link

Ritenere l'MCR equivalente (ovvero identico) al mosto è nominalmente, ontologicamente e merceologicamente una pericolosa scempiaggine. Io invece penso che la parola "rettificato" cagionerebbe timore nel consumatore quindi la lobby giudica il consumatore un povero demente che non capirebbe che è "mosto" quindi la lobby decide, per tutti, che sia meglio non precisarlo in etichetta. La nuova etichetta non conterrà i COADIUVANTI (gli aiutini che la chimica industriale mette a catalogo) nonché i procedimenti FISICI (filtrazione, ultrafiltrazione, elettrodialisi, dealcolazione parziale, ecc). La nuova etichetta è, per lo più, una farsa, fumo per il popolo bue.

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Nic Marsél

circa 4 mesi fa - Link

All'etichetta davvero trasparente crederò solo quando la vedrò coi miei occhi e anch'io sono molto molto dubbioso su ciò che verrà riportato con la nuova legge. Però, dai, le webcam per i produttori naturali... 😀

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Stefano Cinelli Colombini

circa 4 mesi fa - Link

Il Mosto Concentrato Rettificato è solo ed esclusivamente mosto concentrato (mediante sottrazione dell'acqua). Si divide in Mosto Concentrato, ovvero MC, dove è presente il 100% delle sostanze originali compreso quelle coloranti. Per ottenere il Rettificato, ovvero MCR, ci si limita a sottrarre anche le sostanze coloranti. In altre parole, in entrambi i vasi si tratta del 100% di mosto a cui si toglie l'acqua, niente di più. Per cui nominalmente, ontologicamente, merceologicamente e LEGALMENTE è mosto. Questa affermazione gia stata messa alla prova in tribunale, molte volte, ed è sempre stato deciso che MC e MCR sono mosto. Lei si ritiene al di sopra della legge?

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Sisto

circa 4 mesi fa - Link

L'MCR è un trucco che la lobby vuol tenere celato al consumatore. Se è la stessa cosa che dire "mosto" perché non lo dichiarate in etichetta? Facciamo cosi: io e lei ci mettiamo fuori un centro commerciale di sabato pomeriggio. Fermiamo 100 consumatori di vino a caso. Lei propina il pistolotto sopra, io, dopo che sono stati resi edotti dalla dotta spiegazione, chiedo se vogliono bere un vino prodotto con MCR piuttosto che uno senza. Poi valuteremo serenamente i risultati. dell'esperimento.

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Sisto

circa 4 mesi fa - Link

Inoltre, i tribunali non sono né la tecnologia né la semantica epistemologica. La prima dice che mosto e MCR sono due prodotti diversi. La seconda dice che il primo è composto da una parola, l'altro da tre.

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Alessandro Morichetti

circa 4 mesi fa - Link

Fuori da un centro commerciale ma chi se ne frega se ci sia MRC nel vino, il sondaggio sarebbe buono solo per un po' di sano populismo ma non di certo per altro.

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Sisto

circa 4 mesi fa - Link

Come la messa Report è fuorviante ma i lieviti che "indirizzano e favoriscono gli aromi di...", specifici per vitigno o tipo di vino, sono tra le referenze di maggior successo dei relativi produttori. Evito di incollare i cataloghi di 3 principali player per evitare pubblicità. Tanto dovevo per coloro i quali lo ignorano.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 4 mesi fa - Link

Mi spiace signor Sisto, ma le definizioni di cosa è cosa nel mondo civile la fa la legge, e non lei o qualunque altro privato cittadino. Altrimenti sarebbe il caos, spero che lei ne convenga. Il MCR per legge è mosto, non è mostarda e neppure bistecca. Se ne faccia una ragione, e questo non ha nulla a che vedere con le fine fuori dai supermercati.

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Gabriele Leonardi

circa 4 mesi fa - Link

Sono una vittima di Holiday Heart. Bevo responsabilmente ... ma sono alto 174 cm. Che il cielo mi strafulmini. Mi tocco e vado avanti (con flecainide)

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Vinogodi

circa 4 mesi fa - Link

...se non impoverita dalle pressioni di lobbye, la nuova legge sara' un primo passettino, ma grande per lavorare con meno invasivita'. Purtroppo sono certo che ci saranno mille distinguo, con il rischio di farla diventare , usando il linguaggio tecnico/enologico, una mezza " defecazione"...

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Nic Marsél

circa 4 mesi fa - Link

L'MCR non fa certo paura per questioni salutistiche, nel contesto di una bevanda con almeno 12,5% di alcol. Però, se inserito in etichetta, potrebbe rappresentare uno spartiacque elementare per il riconoscimento dei prodotti di bassa qualità. Un pò come la menzione EVO (in positivo) per l'olio d'oliva. Che bisogno c'è di aggiungere mosto rettificato al mosto, in pieno global warming, in un momento storico in cui i produttori faticano a tenere a bada il grado zuccherino? Che razza di uva utilizza per fare vino chi arricchisce con l'MCR? L'MCR viene prodotto con l'uva. Che senso ha produrre MCR con uva con la quale si potrebbe produrre vino, e fare vino con uve che, non avendo abbastanza zuccheri, necessitano di MCR? Se è perfettamente naturale e la sua produzione mira a favorire lo sviluppo di una parte del settore agricolo in difficoltà (win-win) perchè non sbandieriarlo al mondo come modello da imitare invece di nasconderlo? L'MCR è inodore eppure puzza.

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vinogodi

circa 4 mesi fa - Link

...dico solo una cosa: fate un giretto nel Foggiano o limitrofi , dove gli amici produttori di macchine da concentrazione hanno fatto affari d'oro e valutate le dimensioni di queste "aziende" di concentrazione , valutando criticamente anche i bilanci di massa e flussi delle uve/mosti in entrata e uscita. Mai sentito parlare di Rossi e Catelli, FMC, Tecnoceam, FBR/ELPO, IFT, FENCO, Cuomo, A.Rossi, Danese Group, Co.Met ecc . ecc. ecc. ecc? Molti ingegneri progettisti di codeste li conosco molto bene ( stessi nostri fornitori di concentratori per pomodoro e altri vegetali) e mi hanno spiegato quanta uva da tavola finisce in quegli impianti , calmierando e rendendo remunerativa una agricoltura specifica altrimenti allo sbando . Il problema non è il mosto concentrato , ormai desueto in ambito di rivoluzione climatica, quanto quello che ci va dentro . Non mettiamo, come al solito, la testa sotto la sabbia ... PS: MC e MRC anche se sono ammessi da legge, non sono indice di buona qualità del manufatto finale che li ha utilizzati e , soprattutto, della materia prima da cui derivano, non raccontiamocela, anche perchè è una "pratica di soccorso" ormai completamente inutile , con le Barbere e Nebbioli che viaggiano a 14.5 - 15 ° , i Sangiovese a 14 gradi abbondanti , i bianchi a oltre 14° ( W la freschezza...) , i Montepulciano a 15,5 ° e i Primitivo (seri) a oltre 16° ...

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Michelangelo

circa 4 mesi fa - Link

Credo che nessuno sia contrario a maggiorni informazioni in etichetta, l'importante e' che la normativa sia europea, perche' non capisco perche' penalizzare solo il vino italiano. Nessuno puo' meravigliarsi se l'MRC viene utilizzato in vini da 5-10 euro, non possiamo predendere uve sanissime e basse rese in quella fascia di prezzo. Quindi, e' assolutamente OK che vi sia un largo uso del MRC visto il prezzo medio delle bottiglie vendute in Italia, e ritengo che tali pratiche siano accettabili anche per molte cantine sociali, o grossi terzisti che devono produrre i baroli da 15 euro dell'autogrill Il problema e' che i disciplinari non differenziano un chianti classico da 7 euro di un grosso terzista da un ottimo base da 25 euro di un'azienda che lavora in modo sartoriale. Forse disciplinari dovrebbero fare chiarezza a riguardo, invece che semplicemente ammettere tali pratiche in modo orizzontale per salvare certe fasce di mercato. Report, tuttavia, non chiarisce un punto fondamentale, al quale da esterno ai corridoi:delle cantine non so rispondere. Pertanto, chiedo a voi insider traders: l'MRC finisce anche in vini di piccoli produttori delle DOCG blasonate? Riterrei inaccettabile che l'MRC venga utilizzato per un rosso di Montalcino o un buon chianti classico da 25 euro. Mi aspetto un approccio molto piu' rispettoso del vitigno e delle annate dai produttori per questi prodotti.

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Sisto

circa 4 mesi fa - Link

La risposta è: sì, naturalmente. Le cantine che producono DOP hanno il magazzino prodotti ben pieno delle decine di coadiuvanti consentiti dalla legislazione del vino convenzionale e, per operazioni di cantina, di quello biologico. E l'MCR è l'ultimo dei problemi (qui parlo di acidificanti, mannoproteine, tannini, scorze di lievito, ecc. ecc. per non parlare dei lieviti ad esaltazione aromi "vitigno X" o "vinificazione Y"). E poi ci sono i procedimenti fisici. Un conto è quello che ti mostrano o dicono alla visita marketing, un conto è la realtà produttiva e i relativi ricavi da generare. Ma, come detto sin dall'inizio, per fortuna che, in molti casi, ci sono (dal punto di vista organolettico): quello che condanno è che non siano riportati in etichetta. PS Tra le altre cose io visiono registri di cantina. E, più o meno, so cosa è stato registrato e cosa no (in media). Esattamente, come qualsiasi tipo di attività economica...

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Franca

circa 4 mesi fa - Link

Il ricordo di certi nasi tuffati nei calici per carpire la nota di questo e quello in parallelo con la lettura della scheda tecnica dei mini staves...eh..insomma

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