Oltre le Radici della Vite: cinque famiglie unite per il vino di Orvieto

Oltre le Radici della Vite: cinque famiglie unite per il vino di Orvieto

di Simone Di Vito

Se condividi idee, modi di fare e obiettivi da raggiungere spesso la scelta di una strada comune può solo portare ad un qualcosa di buono. Specie se poi chi in realtà dovrebbe rappresentarti rimane passivo o semplicemente disinteressato, e in un mondo che ormai passa tutto per la comunicazione le cose sono due: o ti arrendi o lotti per quello in cui credi.

L’associazione O.R.V. (Oltre le Radici della Vite) nasce proprio per questo. Cinque aziende familiari con storie, origini e se vogliamo produzioni diverse, ma con l’obiettivo comune di promuovere il territorio della Doc Orvieto.

Palazzone, Cantine Neri, Le Velette, Madonna del Latte e Sergio Mottura: queste le aziende che hanno unito le forze per un territorio che per storia e tradizione vitivinicola meriterebbe di esser conosciuto, assaggiato, o forse solo raccontato meglio.

Le motivazioni di questa iniziativa, o se vogliamo i problemi per cui è nata fanno eco a quelli di tanti altri territori del vino italiano: imbottigliatori in larga scala che fanno il bello e cattivo tempo (spesso più il cattivo però), una ristorazione locale non così preparata e disposta a puntare sul proprio territorio, un consorzio pressoché inerte nell’assecondare le necessità dei piccoli produttori, e ovviamente i soliti ettolitri di vino di qualità dozzinale e men che meno identitari che girano a nome della Doc ma che ne sviliscono solo il marchio.

I soliti problemi quindi. Fortunatamente però qui come in tanti altri territori dietro una denominazione che potrebbe apparire dimenticata c’è anche tanto altro, altre aziende, altre persone e soprattutto altro vino.

Un territorio quello di Orvieto in cui non è difficile trovare eleganza, vivacità, diversità nel bicchiere, quest’ultime date probabilmente da uvaggi diversi e scelte in cantina, ma anche dalle tante sfaccettature che offre questo terroir.

Diversità testimoniate dalle 11 bottiglie in assaggio durante l’evento di presentazione dell’associazione a Roma: una sola etichetta per azienda che attraverso la giovane 2020 e una matura (ma neanche tanto) e spesso bistrattata 2014 ci hanno dato un piccolo saggio del potenziale di Orvieto.

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Madonna del Latte – Orvieto Classico Superiore 2020
Suoli vulcanici in prevalenza, con tufo misto a sabbia. Il più scattante, vivace e cristallino della batteria, note di pietra focaia, saline e di mela smith, con spiccata acidità ad accompagnare tutto il sorso, chiude citrino e dissetante.

Cantine Neri – Orvieto Classico Superiore “Ca’ Viti” 2020
Suoli da matrice argillosa che non è difficile riconoscere in un sorso morbido e polposo, fruttato e salino, con qualche ritorno frizzante, aromatico e quasi amabile in chiusura. Per gli amanti di materia e morbidezza.

Le Velette – Orvieto Classico Superiore “Lunato” 2020
Vecchie viti su suoli di origine vulcanica. Risvolti oro su un paglierino vivace ed elegante, salsedine e aneto, di struttura ma affilato, pesca bianca e ancora erbe aromatiche, fa salivare a più non posso e chiude su una sfumatura di dolcezza. Niente male.

Sergio Mottura – Orvieto “Tragugnano” 2020
Unico Orvieto di sponda laziale. Paglierino pieno classico e sul varietale, tra frutta gialla e erbe aromatiche, di corpo e sapidità ma meno vigoroso rispetto agli altri, migliora al riassaggio ma è il meno coinvolgente.

Palazzone – Orvieto Classico Superiore “Terre Vineate” 2020
Da suoli argillosi posti tra i 200/340 m s.l.m. Riflessi oro in questo paglierino fruttato di pesca gialla, mandorle tritate e vampate di zenzero, più grasso, morbido e incisivo dei precedenti, chiusura non troppo lunga e salata. Giovane e esuberante.

Madonna del Latte – Orvieto 2014
Tappo, peccato.

Cantine Neri – Orvieto Classico Superiore “Ca’Viti” 2014
Giallo oro con sbuffi marini e di frutta a polpa gialla, burroso, mentolato, tagliente, richiama spezie e note mielose in chiusura.

Le Velette – Orvieto Classico Superiore 2014
Giallo oro, pesca sciroppata, fieno e cera d’api, fresco, sapido e tagliente a chiudere un assaggio piuttosto verticale e scattante. Veramente buono.

Sergio Mottura – Orvieto “Tragugnano” 2014
Paglierino quasi oro, polpa di pesca gialla, timo e rosmarino, con materia, morbidezza e dal ritorno in bocca quasi frizzantino, chiude fruttato e sulla dolcezza.

Palazzone – Orvieto Classico Superiore “Terre Vineate” 2014
Giallo quasi oro e maturo, di miele e albicocca disidratata, morbido, grasso e materioso ma ben bilanciato, corto in chiusura ma rilascia una bella patina salata.

Madonna del Latte Orvieto Classico Superiore 2021 in Anteprima (imbottigliato da 10 giorni)
Paglierino con striature verdoline, mentolato, fresco e ficcante al naso come anche al palato, ovviamente giovanissimo, pimpante e tutto sull’acidità ma già un bel bere così… mi ci immagino un bel piatto di crudités di pesce.

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Simone Di Vito

Cresciuto a pane e corse automobilistiche (per via del papà pilota), sceglie la sostenibilità di bacchette, tamburi e corde grosse, tra batteria e basso elettrico. Si approccia al vino grazie a una breve carriera da scaffalista al supermercato, decidendo dopo anni di iscriversi ad un corso AIS. Enostrippato a tempo pieno, operaio a tempo perso. Entra in Intravino dalla porta di servizio ma si ritrova quasi per sbaglio nella stanza dei bottoni. Coltiva il sogno di parcellizzare tutto quel che lo circonda, quartieri di Roma compresi.

1 Commento

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Massimo

circa 2 anni fa - Link

Bella l'iniziativa dell'associazione ORV, ci voleva un tentativo di promozione di qualità del territorio di Orvieto, troppo spesso sinonimo di quantità e poco di qualità. Tra le aziende che hai citato, apprezzo molto Le Velette, proposte ad un prezzo onestissimo in relazione alla sostanza del vino.

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