Il gusto di ieri, oggi e domani | Grands Echezeaux 2002, Domaine de la Romanée-Conti

Il gusto di ieri, oggi e domani | Grands Echezeaux 2002, Domaine de la Romanée-Conti

di Daniel Barbagallo

“La nostra sì che era musica, mica le porcherie moderne”, “Ai miei tempi ci divertivamo di più”, “Noi eravamo più svegli”, “Era tutto più difficile ma più bello”, “La vita era più autentica”: potrei andare avanti per ore.

Non si sa perché ogni generazione abbia la convinzione di essere migliore di quelle che sono venute dopo ma ovviamente non è così, perché l’uomo è sopravvissuto ed evoluto più di ogni altra specie proprio grazie all’adattamento, plasmandosi e fondendosi con i tempi in cui vive.

Tutte le vigilie di Natale da quando nel 1983 è uscito nelle sale, ci divertiamo ridendo a crepapelle con la visione di quel capolavoro di John Landis che è Una Poltrona per due, e solo poi riflettiamo su come il contesto in cui si cresce influenzi le nostre percezioni. Certo, tutti possono abituarsi al nuovo, migliore o peggiore che sia, ma un ricco damerino e un nullatenente cresciuto sulla strada hanno dei background differenti che nessun esperimento sociale potrà mai cambiare.

Tutto ciò si riflette anche sul mondo del vino: i naturisti duri e puri altro non sono che giovani fan di Fabri Fibra rispetto a noi che ascoltavamo De Andrè e che a nostra volta eravamo criticati dai genitori che ascoltavano Modugno.

Io ho cinquant’anni e sono troppo vecchio per essere ancora un ragazzo ma pure troppo giovane per essere un anziano: questo essere nel mezzo mi porta ad avere un occhio che guarda la giovinezza mentre l’altro è proiettato sulla vecchiaia. Occorre liberarsi nella convinzione di essere migliori, siamo diversi e basta e quel che fa la differenza con l’età è il quantitativo di esperienze che si è riusciti a mettere in valigia, giocoforza superiore in un uomo adulto rispetto ad un adolescente.

Questa riflessione scaturisce dal fatto che le volte in cui mi trovo a bere con persone molto più giovani di me, magari anche piuttosto dotate dal punto di vista degustativo, la differenza di “vissuto bevuto “ incide molto sul giudizio di un vino. È inutile negare che negli ultimi vent’anni il profilo aromatico, le sensazioni gustative e il nitore dei profumi siano cambiati tantissimo. Io ho vissuto questa trasformazione di vendemmia in vendemmia, passando da vini meno precisi, più disordinati ma pure più fluidi (le rese erano maggiori ed il clima diverso), a vini di grande concentrazione, con frutto sempre in bella evidenza, con profili tannici più amichevoli e concilianti, perfetti per accontentare il pubblico sempre crescente e dalla vita veloce che di mettere in cantina vini da attendere anni e anni non ne vuol più sapere.

Il problema, se di problema si può parlare, nasce quando ci si trova davanti ad un grande vino come quello che mi ha stimolato questo pensiero: Grands Echezeaux 2002 del Domaine de la Romanée-Conti ha stranito molti dei commensali. Lungi da me dire che tutto quello che esce dalla cantina di uno dei Domaine più importanti del pianeta sia buono a prescindere, questo vino però era semplicemente spaziale, seppur meno contemporaneo dei suoi omologhi 2017 o 2019: un Grands Echezeaux 2017 oggi sarebbe pronto da bere ed espressivo subito, senza però la tridimensionalità di altri millesimi.

La mia sensazione è che chi si è formato negli ultimi anni abbia visto solo un lato della medaglia, quello esplosivo, di impatto, goloso, una visione lucente senza le ombre delle chiusure, delle introversioni date dal tempo, della necessità di aperture anticipate di ore. In questi incontri, quasi sempre per ovvi motivi non si riesce a concede due o tre ore ad una singola bottiglia, quindi giocoforza vini che hanno nel loro DNA un lento sviluppo possono venire penalizzati anche da un pubblico competente, al quale però manca un pezzetto della storia: è in quei casi che gioverebbe un po’ di prospettiva storica, capace di scavare a fondo le perplessità per magari contestualizzarne la genes, arricchendo l’interpretazione e anche l’assaggio.

Per contro, e penso a me in primis, essendo cresciuto nel selvaggio West oggi talvolta mi ritrovo a far fatica nel riscontrare certi difetti, o meglio a considerarli tali, perché con un certo gusto mi sono formato. Ricordo i vini del Rodano anni ’80/’90, altroché brett: sembrava di stare al maneggio ma bevevamo con gioia e soddisfazione.

L’unica verità è che la Verità non esiste, ficcatevelo bene in testa: nel vino, men che meno.

avatar

Daniel Barbagallo

Classe 1972, di Modena, imprenditore nel tessile. Padre siciliano, madre modenese, nato in Svizzera. Adoro la Borgogna, venero Bordeaux e il mio cane si chiama Barolo. Non potrei mai vivere senza Lambrusco. Prima di dire cosa penso di un vino, mi chiedo cosa pensi lui di me. Ho sempre sete di bellezza.

16 Commenti

avatar

AG

circa 7 mesi fa - Link

Eh no, perdona, ma ho 2 appunti: 1 da una bottiglia da 3000 euri, la perfezione è obbligo, SEMPRE 2 la vera Verità esiste eccome! Si possono apprezzare i difetti per gusto personale ma non possono essere disconosciuti

Rispondi
avatar

Daniel Barbagallo

circa 7 mesi fa - Link

Appunto! Chi ha parlato di difetti in quel vino? Io dico che quando un degustatore di stampo “più moderno” si trova nel calice note ematiche, ferrose, ed una grande sapidità con un frutto più nascosto può rimanere stranito.

Rispondi
avatar

AG

circa 7 mesi fa - Link

Mi riferivo a quando dici che tutto quello che esce da DRC debba essere buono a prescindere, TCA escluso ovviamente, e lo deve

Rispondi
avatar

Milco

circa 7 mesi fa - Link

Daniel dice un'altra cosa. E non riesco a non condividere che il portato esperienziale di ciascuno di noi influenza la nostra capacità di "leggere" e apprezzare tanto il vino quanto qualunque altro stimolo intellettuale. Vale per i libri, la musica, l'arte in genere. Perché non dovrebbe valere per il vino?

Rispondi
avatar

marcow

circa 7 mesi fa - Link

Dall'articolo: "la differenza di “vissuto bevuto “ incide molto sul giudizio di un vino" ___ Condivido questa opinione. Il "GUSTO" è influenzato da diversi elementi, a incominciare da ciò che si mangia e si beve da bambini. Ma anche da adulti, quando il gusto personale è già ben formato, la degustazione di una cena o di un vino può essere essere influenzata dal contesto, dall'atmosfera ecc... di una particolare serata in cui lo stesso vino non provoca lo stesso piacere delle esperienze precedenti. Ma questo vale anche per altre forme di piacere. È stato detto, in diversi dibattiti, e in diversi articoli che ho letto, che il gusto personale in qualche misura influenzi la valutazione di un vino e che questo accade anche ... agli ESPERTI ... che recensiscono per ilPubblico. E, in questo senso, influenzano le scelte dei consumatori - bevitori e incidono in modo rilevante ... sul mercato del vino. ____ Se così stanno le cose come interpretare la conclusione dell'articolo? "L’unica verità è che la Verità non esiste, ficcatevelo bene in testa: nel vino, men che meno" AG ha dato una sua intepretazione che condivido. Da un Esperto mi aspetto che abbia un miglior controllo del suo GUSTO PERSONALE. E che sia il più Obiettivo possibile(la perfezione non esiste) __ Aggiungo delle considerazioni personali: se l'esperto non è Indipendente non sarà obiettivo. E nemmeno apparirà a me obiettivo se degusterà senza adottare la degustazione alla cieca o sprofondato nelle poltrone della cantina dei vini che deve valutare ... per il Pubblico ... e non per 4 amici al bar.

Rispondi
avatar

Daniel Barbagallo

circa 7 mesi fa - Link

Allora cerchiamo di capirci , partendo dal fatto che ci si fidi della critica (di qualcuno di più di qualcuno di meno ) ho già spiegato il mio punto di vista in un’altro l’articolo , esiste la soggettività è l’oggettività che io tengo ben separate Ad esempio i Metallica a me non sono mai piaciuti ma non mi sognerei mai di dire che non sono una grande Band , idem nel vino , di recente ho bevuto un Monfortino 2014 ed ho detto che ero d’ accortissimo e non avevo nulla da eccepire sui punteggi e sui giudizi che aveva ricevuto solo che a me non mi ha entusiasmato . Tolta la tara del gusto personale e lasciando solo in gioco l’oggettività ribadisco , che vi piaccia o no la verità non esiste , se no dovete spiegarmi la differenza di 7/8 punti nelle valutazioni che riceve un vino da differenti esperi del settore . Chi mi legge sa quanto me ne freghi e non consideri minimamente i punteggi , lo scopo di questo scritto era solo affermare che due persone ugualmente brave se cresciute in modo diverso possono leggere un vino in modo molto diverso . Ho condiviso una esperienza che a me capita sempre più di frequente . A presto

Rispondi
avatar

Vinologismo

circa 7 mesi fa - Link

La perfezione esiste eccome ...ognuno ha la sua perfezione "personale"....definita nel modo più obiettivo possibile.....

Rispondi
avatar

vinogodi

circa 7 mesi fa - Link

...riassumendo : "De Gustibus ...." ...

Rispondi
avatar

Vinogodi

circa 7 mesi fa - Link

...chiaramente non e' riferito allo scrivente per i contenuti del piacevole ( come sempre) racconto di vino vissuto, quanto agli apostoli del soggettivismo empirico spinto agli estremi, dove ogni enoscemata e' sdoganata e concessa dal pulpito del gusto personale. Perdonate , ma non e' che se mia madre (razza piave) si strafogava di Prosecco schifando ogni cuvee de prestige di Reims la possiamo eleggere a modello di critica enologica , seppur popolare, solo perche' disinteressata e legittimata ad esprimere il suo sacrosanto pensiero...

Rispondi
avatar

Sisto

circa 6 mesi fa - Link

Vinogodi, Sai cosa dicono gli esperti di software (in particolari sistemi operativi) di quelli che usano Windows? Che sono delle povere scimmie, volgari ignorantoni, gente che dovrebbe usare l'abaco e il taccuino. Lo spiegano con dotti predicozzi, articolati e che non durano meno di diverse mezzore. Otto persone su 10, al mondo, usano Windows per un computer desktop... Il 90% dello spumante prodotto al mondo è tank method e le 3 DO Prosecco fanno 650 milioni di bottiglie/anno ("prosecco" è sinonimo di "effervescente" per la gran massa dei bevitori). E non sono tutti poveracci che guardano solo al prezzo, checché ne dicano alcuni. È tendenzialmente pernicioso (e comunque inutile) creare uno iato ontologico e valoriale tra la cosiddetta preparazione ed erudizione in una materia popolare (consumo bevande) posseduta da pochi eletti/iniziati e la realtà effettuale del relativo successo presso i consumatori/utenti che, sempre, vanno in senso contrario.

Rispondi
avatar

Vinogodi

circa 7 mesi fa - Link

PS:...a me , Grands Echezaux 2002 DRC piace un sacco... chiaramente a mio personalissimo giudizio, ininfluente nell'universo vino...

Rispondi
avatar

Lanegano

circa 7 mesi fa - Link

Nel dubbio, se qualcuno volesse spiegarmi nei dettagli le differenze stilistiche di oggi e di ieri facendomi assaggiare DRC con 20 anni di differenza, fate un fischio e mi sottopongo volentieri. Sarò il vostro ascoltatore più attento :)

Rispondi
avatar

Vinogodi

circa 7 mesi fa - Link

...anche se OT , riprendo quanto detto da Marcow riferito alla critica in generale e alla sua indipendenza, perche' e' un concetto difficile da postulare: chi scrive in pubblico e' necessariamente un " critico"? Se parlo di qualcosa in qualsiasi ambito, non necessariamente sono un professionista del settore e la mia legittimazione avviene soprattutto all' aderenza verso modelli di riferimento condivisi, dove nella qualita' , per quanto con una componente soggettiva, ci si identifica ...

Rispondi
avatar

marcow

circa 7 mesi fa - Link

I concetti si evolvono con il tempo. Quando non c'era internet TUTTO era diverso da oggi. I critici eno-gastronomici erano più facilmente individuabili perché scrivevano soltanto sulla stampa(quotidiani, settimanali, mensili) E continuano a farlo. Ma, con il web, sono aumentate le possibilità. Che differenza c'è tra il critico di un grande quotidiano italiano e chi recensisce un ristorante o un vino su un grande blog italiano? Attenzione ci sono critici famosi che scrivono per un quotidiano nazionale e che scrivono su un loro blog aperto al pubblico. Sono diverse le recensioni? Non tutti quelli che scrivono qualcosa sul web diventano automaticamente CRITICI. Ma un critico non scrive per un gruppetto di amici. Scrive per un pubblico. Poi un critico deve avere delle Competenze Specifiche su cui abbiamo già discusso in più dibattiti. Ma, attenzione, non c'è ancora un CORSO di Laurea per avere la patente di Critico, che abilita all'esercizio della professione di critico. C'e anche chi(?) essendo figlio di un critico famoso ... è diventato critico. Se scendiamo nei particolari non ne usciamo più perché, come dicevo, con il web è cambiato il mondo e anche la figura del critico. ____ È importante, e concludo, secondo me, distinguere il Critico dal Comunicatore che può fare delle recensioni, delle valutazioni sul cibo, sulle bevande, sul vino, sui ristoranti ecc... Ma anche su questa distinzione faremmo notte perché sarebbero diverse le interpretazioni dei due concetti. _____ Vinogodi, un critico, oltre a palato allenato, deve APPARIRE ed ESSERE indipendente. Deve, perciò, degustare alla cieca. E non frequentare le poltrone delle cantine dei vini che deve recensire. Deve andare in enoteca e comprarsi i vini da valutare e rifiutate tutte le bottiglie che le cantine gli mandano gratis. In questo senso di critici VERI in Italia ne vedo pochi.

Rispondi
avatar

Ruggero Romani

circa 7 mesi fa - Link

Bernard Berenson acquistava e vendeva quadri rinascimentali. Che pessimo critico deve essere stato...

Rispondi
avatar

Franca

circa 7 mesi fa - Link

L'indipendenza di giudizio è cosa buona e giusta ma non basta per una critica efficace, frutto di capacità sensoriali innate, affinate dall'esperienza. Non esiste una critica oggettiva perché il gusto e l'idea di bellezza dipendono dai costumi, dalle abitudini anche dalle mode, come ben descritto nel post. Per quanto vale, cioè zero, apprezzo le critiche/giudizi dove, oltre a raccontare la storia del produttore, viene indicato il prezzo di vendita e descritte tecnicamente le sensazioni di beva in modo particolareggiato, non do praticamente importanza ai descrittori olfattivi. Indicare il prezzo di vendita secondo me è importante, dato che alla fine è un prodotto destinato al consumo

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.