Alessandro Mori e la prima verticale di Madonna delle Grazie

Alessandro Mori e la prima verticale di Madonna delle Grazie

di Redazione

Riceviamo, e molto volentieri pubblichiamo, questa interessante verticale, la prima mai fatta dei vini di Madonna delle Grazie. L’autrice è Clizia Zuin

Alessandro Mori è salito alla ribalta a inizio 2015 per aver vinto qualsiasi riconoscimento mondiale con il suo Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2010 e mercoledì 26 Settembre, per la prima volta nella storia di questa galassia (prima volta anche per lui, ha ammesso più volte) è stata fatta una verticale completa di questa etichetta straordinaria, dall’annata 2000 alla neonata Riserva 2013, presso l’enoteca To Wine di Prato.

Conosco Alessandro da diversi anni, ho avuto il privilegio di “viverlo” al di fuori del mondo del vino e devo dire che i suoi vini lo rappresentano tantissimo, il che non è proprio un bene, perché Alessandro è una persona complessa, non immediata: amore per l’ottima fattura delle cose, eleganza, serietà e austerità invalicabili, ma anche tanta voglia di divertirsi come una rockstar (è così che viene accolto a New York e non esagero) e di prendere il bello della vita, senza mai scendere nel volgare. Un uomo che è sempre stato fedele a sé stesso così come il suo Brunello è sempre stato fedele al carisma del sangiovese.

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Durante la serata Alessandro apre mille parentesi, ci inonda di informazioni e aneddoti, ringrazia i presenti e ricorda gli amici passati in un minestrone di salti nel tempo e nello spazio senza sosta da cui Proust probabilmente, non solo ne avrebbe tratto tanti insegnamenti di vita e sarebbe stato più allegro, ma avrebbe trovato gli spunti per le sue opere migliori. Alla fine della serata però tutto torna, ogni assaggio è una tessera del puzzle nel grande quadro della premessa alla degustazione e cominciamo a rilassarci e a divertirci. Perché Alessandro, per la sua prima volta di Madonna delle Grazie (n.d.r. non è blasfemia), voleva una serata tra amici, voleva convivialità e la libertà di poter dire tutto quello che gli passava per la testa. Direi che è andata benone.

Qual è il segreto di questo vino? Ne abbiamo trovati diversi: uno spartiacque climatico, una giusta dose di acidità regalata dalle alture delle vigne (Alessandro è sempre uno degli ultimi a vendemmiare a Montalcino), tannini speciali, il buon senso di Madre Natura, assecondare il carattere del sangiovese, costanza stilistica aggiungerei io. Lo spartiacque climatico viene individuato da Alessandro nel 2008, in quest’anno il clima cambia a Montalcino e le annate a seguire hanno un filo conduttore unico e facilmente individuabile. Il nostro mattatore però riporta la nostra attenzione sui suoi amati tannini che nascono grazie a uve vendemmiate a maturazione perfetta, torchiate pesantemente e macerate “non troppo”.

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La degustazione non segue la linea temporale, ma segue il criterio “logico” scelto da Alessandro e questo è quello che abbiamo degustato:

Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2008
La frase che ogni produttore di Montalcino ha ripetuto più spesso che io sappia è: ”l’unico problema della 2008 è che è venuta dopo la 2007”. Annata siccitosa ma fresca, le vecchie vigne se la sono cavata bene ed è lampante nel bicchiere. L’impatto visivo e gustativo è quello di un vino giovane, con profumi profondi  e intensi, puliti e inossidabili: a fine degustazione (2 ore dopo) nulla sarà cambiato all’interno dell’impianto olfattivo. Frutto nero, note balsamiche di menta fresca, foglie secche tante viole e tè nero. In bocca intercede bene, è scorrevole e calibrato da una buona acidità rinforzata da un corpo e un tannino che mitigano elegantemente l’irruenza alcolica.

Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2007
La 2007 è stata una delle annate più osannate dalla stampa, ma molti produttori non sono d’accordo, Alessandro ci confessa di essere stato molto preoccupato quell’anno perché l’inverno era stato troppo mite e asciutto e non aveva fatto riposare le piante a sufficienza; di sicuro un’annata che fin’ora ha scaldato la gola di noi degustatori grazie ad uno stile più immediato, e che sorprendentemente ha resistito fino a oggi. Colore più cupo di quanto mi aspettassi. Al naso si presenta con un impatto dolce, quasi di ciliegia sotto spirito col suo cioccolatino. Poi si ferma, ci pensa, e ci ricopre di mirtillo macerato, sottobosco, muschio bianco e pietra bagnata. In bocca il tannino è la parte dominate, leggermente astringente, un corpo molto avvolgente che sembra stratificarsi con la succosità del frutto.

Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2009
In questo caso Alessandro non ci parla degli aspetti climatici, ma lascia che sia il vino a parlare. Intrigante sia alla vista che al naso. Si mostra prima con note leggermente dolci, poi al termine della degustazione sembra invece il più austero di tutti, di sicuro il più mutevole. Mirto, cassis, leggera nota ferrosa, terrosa e di tabacco dolce. In bocca non stanca, forse non è il migliore della serata, ma è quello che ho terminato per primo, una droga golosa. Vince per un tannino vivace, ma ben tessuto, è ricco e polposo un po’ a discapito della perfezione.

Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2005
In questo caso, e forse solo in questo, l’acidità è davvero tra le più alte della serata 5,9 grammi/litro. Il tappo non perfetto ha fatto leggermente ossidare il vino.

Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2006
L’acidità colpisce ancora: 5,8 grammi/litro. Questo vino ha entusiasmato la platea, io l’ho trovato un po’ più agée di quanto mi aspettassi e caratterizzato da uno stile più opulento, questo vino purtroppo  mi ha destabilizzata e tutt’ora credo di non averlo capito. Profumi golosi di frutta matura, quasi potente, con prevalenza di ciliegia, arancia sanguinella e l’immancabile sottobosco fragrante con in più un tocco di pepe dolce della Giamaica. Tannino esemplare e una buona persistenza fruttata. Confesso che ho cercato la freschezza di questo vino per ore e non ne sono venuta a capo, tutto questo frutto mi ha disorientato i sensi.

Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2011
Di questo millesimo credo di essermene bevuta mezza produzione. Ricordo benissimo quando uscì in commercio: c’erano tantissime aspettative e non sono state mai deluse. Nessuna parvenza di note granate nel bicchiere, gioventù pura. Tante caratteristiche elencate nei vini precedenti si fondono tutte insieme in questo vino: frutta matura, fiori viola, sottobosco, le note balsamiche e di pietra bagnata, si susseguono e ritornano come in un girotondo, sempre fedeli a sé stesse. In bocca tende alla perfezione, un po’ primo della classe, con tannini ancora in evoluzione polimerica e con un corpo ingannatore: sembra esile, delicato ed elegante, ma asfalta e non ci fa sentire i 15,32° alcolici. Questo vino ci renderà felici, sempre se riuscirò a nascondere qualche  bottiglia.

Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2004
Da sempre una delle mie annate preferite di Montalcino.  Leggermente reticente in un primo momento. Poi arrivano i profumi tanto attesi. Nessuna parte dolce, il bouquet è delicato e tendente soprattutto al floreale: rosa, iris, glicine e anche un po’ di lavanda, un’eleganza inedita che si contrappone all’esame gustativo, più nervoso e teso; tannini ancora pungenti, acidità succosa (questo vino sembra di un’annata molto più recente) e finale sapidissimo. Una dicotomia che alla fine ha messo d’accordo tutti: uno dei migliori assaggi della serata.

Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2001
Seconda annata prodotta, relativamente povero di alcol rispetto ad altri campioni e alla media di altri vini coevi, solo 13,1°. A bicchiere fermo intercede con note dolci di caramella mou, poi si libera di questo manto per fare spazio ai frutti di bosco maturi, arancia sanguinella e a note esuberanti di piccoli fiori blu di campagna. In bocca l’acidità sembra un po’ sotto la media, ma compensa con carattere da vendere e con una persistenza fruttata e fragrante.

Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2003
L’annata 2003 per me è stata la grande sorpresa della serata, non è stato un vino dalla persistenza micidiale, l’annata è stata particolarmente calda e ovunque in Italia la viticoltura ha sofferto moltissimo, ma nel bicchiere ho ritrovato vitalità da vendere e freschezze inedite per questa annata, si tratta infatti di un vino con una acidità totale di 5,8 grammi/litro, praticamente un miracolo. Colore vivo e naso che alterna note di frutta rossa a profumi floreali delicati, leggera nota di oliva in salamoia in un secondo tempo. Sorso piacevole, vivo, fresco e accattivante, non particolarmente persistente, ma di buona fattura, molto gastronomico.

Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2000
Prima annata. Madonna delle Grazie è fondamentalmente una selezione e arriva al 20° anno di vita dell’azienda, non si poteva che iniziare da questo millesimo. Anche in questo caso il vino si esprime con una leggera nota di caramella mou, ma fortunatamente vira velocemente verso i mirtilli, il mirto e altre note balsamiche di anice, fungo e di giuggiola. In bocca è molto divertente considerando l’annata non proprio perfetta,  alcol non esattamente addomesticato, ma succosa persistenza.

Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2010
Il vino della consacrazione, il vino che mi ha aperto la mente. Che cos’è un vino perfetto? Per me è la somma di perfetti dettagli: aspettativa di vita, bouquet fine, persistente ed elegante, ma non banale, persistenza gustativa infinita donata da una danza tra tannini e acidità che letteralmente incollano il sapore del vino alle nostre papille gustative e questo non se ne va nemmeno dopo l’assaggio di altri vini perché ci torna in bocca la freschezza fruttata e dinamica del millesimo 2010. Inutile raccontare i profumi nel bicchiere, perché quelli belli c’erano tutti. Una lezione indimenticabile.

Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2013 Riserva
La sorpresa: un vino imbottigliato da 2 mesi che sta subendo tutti gli shock del caso e della stagione, non valutabile olfattivamente, per ora, anche se secondo me stava già tirando fuori un carattere importante. In bocca è un vino gioioso, fa ballare i sensi con questo tannino ancora scalpitante ma di eccellente fattura, presente, ma non invadente, che si alterna ad una più leggera acidità, ma perfetta all’interno del quadro del vino. Sicuramente uno dei top della serata nonostante la fase embrionale.

Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2012
Da sempre uno dei miei preferiti, ho fatto crociate a favore di questo vino e lo difenderò per sempre a spada tratta, dopo la 2010 una delle più belle espressioni di questa etichetta  perché conserva lo stile e l’eleganza di Madonna delle Grazie, ma con un accenno di piacioneria in più che me lo ha sempre reso tanto simpatico e di più semplice approccio, per quanto possano essere facili i vini di Alessandro. Da poco più di un anno che lo assaggio e sembra essersi cristallizzato nel tempo e ne sono felice. Note di frutta croccante, di iris, di erbette selvatiche e pietra bagnata, quasi gesso con un leggero sentore di liquirizia. In bocca è una benedizione, anche se gli assaggi ormai sono tanti, se ne intuisce il carattere sferzante dettato dalla gioventù e un pizzico di gentilezza donato da un tenore alcolico alto e un corpo quasi robusto. Il mio punto debole.

Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2013
Ultima annata in commercio. Alessandro ha grandi aspettative per questo millesimo che non ha “l’immediatezza” della 2012, ma che è da analizzare in previsione di una sua futura apertura. Nel bicchiere è inç@$$@to, non aveva alcuna intenzione di essere stappato, voleva solo godersela ancora un po’ all’interno della bottiglia. Questo giovane si presenta con note leggermente ferrose e fumé, di ribes e ciliegia selvatica e acerba e fiori di campo. Un sorso che immediatamente ci fa sbalzare dalla sedia per la perfetta sintesi tra eleganza e potenza, cosa della quale godremo ampiamente ancor di più tra una decina d’anni. Un vino che è stato tra i più apprezzati della serata ma che ha ancora tante cartucce da sparare per il futuro.

E anche oggi la storia è stata fatta.

Clizia Zuin

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