Dazioni | La cozza pelosa è corruzione, il vino è ringraziamento identitario
di Giovanni CorazzolSotto l’ufficio ci ho uno di quei cosi che smercia cornetti a colazione e cibo per pausa pranzo. Uno di quei posti autorizzati a distribuire tramezzini arrotolati, ansiolitiche insalatone o allucinogene piade mozzarella, lattuga e prosciutto crudotto™ (termine gergale non giovanilista per indicare il prosciutto crudo che viene “cotto” sulla piastra assieme al pane ed all’insalata). Insomma uno di quei luoghi immorali in cui il cibo è accettabile pagarlo solo coi buoni pasto e in cui il rito autistico della nutrizione impiegatizia può dirsi completo solo con la lettura del giornale. Naturalmente locale. Unica alternativa ai cataloghi auto usate o all’irraggiungibile Gazzetta dello Sport.
Ed è sfogliando il Mattino di Padova del 20 marzo che, tra un pezzo sulla potatura dell’olmo secolare di Cadoneghe e l’aggressione perpetuata da una nutria alle anatre del laghetto di Borgoricco, leggo una notizia folgorante: il già Ministro alle Politiche Agricole e oggi Presidente di Regione Luca Zaia, intervenendo all’inaugurazione del nuovo ingresso (?) della struttura ospedaliera di Cittadella ha ritenuto di fare il simpatico a codesto modo: ”siate vicini a operatori, medici, infermieri. Da bravi veneti per ringraziarli portate loro vino e salame, non è corruzione questa, ma un ringraziamento identitario.”
Ora a me sta bene tutto. Mi sta bene anche questo sottile understatement per cui noi bravi veneti portiamo vino e salame agli infermieri e voi crassi pugliesi spigole e cozze pelose a opulenti sindaci distratti, però, gentilmente, mi spiegate un po’ che diavolo significa “ringraziamento identitario”?
14 Commenti
carolina
circa 12 anni fa - Linktipico lessico leghista dell'est: sei identitario se porti vino e salame de casada, poi se sbagliano la cura almeno avranno mangiato naturale. ps: certo che na notizia migliore no?
RispondiAlberto Serena
circa 12 anni fa - LinkSe il collegamento è semplicemente quello del vino e del salame, mi pare un po' poco per rientrare in questo contesto. Il resto è solo politica e a noi qui non interessa, soprattutto se è per dare risalto ad una notizia che in realtà non lo è.
RispondiAntonio Tomacelli
circa 12 anni fa - LinkPerchè non dovrebbe interessarci la politica, se è lecito?
RispondiPietro Stara
circa 12 anni fa - LinkConcordo con Tomacelli, non solo ci interessa, ma anche sul cibo e sul vino la politica ci entra, eccome! http://vinoestoria.wordpress.com/ «‘Sì alla polenta No al cous cous’. Domenica 15 dicembre (2002) ore 11.30 – 12.30 in piazza IV novembre di fronte al Municipio. La sezione ‘Il Pilastrello’ della Lega Nord Padania di Bussero, allestirà un gazebo per augurare a tutti i busseresi un buon Santo Natale ed un felice anno nuovo con distribuzione gratuita di polenta e gorgonzola accompagnati da un buon bicchiere di vino e una fetta di salame. Anche quest’anno saranno inoltre a disposizione, in cambio di un’offerta, i famosi panettoni padani. Difendiamo con orgoglio le nostre tradizioni. Lega Nord Padania Sezione di Bussero ‘Il Pilastrello’. Questo annuncio ideologizza la questione alimentare, e compie un imbroglio geoculturale enorme: abbiamo incontrato poco sopra il mais, prelevato dall'America Latina, importato (immigrato!) e divenuto poi piatto della tradizione, sostituendo orzo e farro, a dimostrazione del fatto che le tradizioni si evolvono, assumono come propri cibi (di qui e di altrove) e li rielaborano, ribadendo in questo modo la propria vocazione meticcia; ma c'è di più: si utilizza il cous-cous, cioè un alimento ‘nostrano’, poiché derivato dal frumento che proviene dall'area mediterranea, come elemento-alimento stigmatizzante ‘l'estraneo’. Un bel paradosso, non c'è che dire. Un paradosso però solo apparente, poiché ‘alimentato’, e che alimenta, un convincimento di superiorità: ‘abbiamo fatto nostro il mais, quindi ci appartiene’, mentre il cous-cous rimane appannaggio di paesi e popoli migranti, quindi inferiori. Stabilendo gerarchie alimentari si rinforzano gerarchie sociali, si conferma un ordine sociale altrimenti vacillante a causa delle contaminazioni. Un percorso simile si trova nel veneto, dove anche la ‘polenta e baccalà’, che costituisce uno dei piatti tipici del vicentino, e non solo, viene brandita come alimento identitario; peccato che nessuno dei due ingredienti sia ‘nato e cresciuto’ in terra veneta, sia cioè un prodotto pienamente autoctono; del mais sappiamo già, del baccalà scopriamo una provenienza scandinava. Siamo certamente di fronte a ibridazioni cultural-gastronomiche, e al tempo stesso a meticciati negati ‘in salsa leghista’. Ma potremmo aggiungere a questo sommario e solo esemplificativo elenco l'amata pizza, elaborazione ibrida composta da farina di frumento lievitata (il frumento che proviene dalla mezzaluna fertile, la lievitazione scoperta dagli egizi) e dal pomodoro, il tomatl azteco. Si potrebbe proseguire a lungo, con altri esempi, ma quel che conta è l'insegnamento di fondo: e cioè che se apprendiamo dalla storia che alcune prelibatezze (date per scontate, ovvie, nelle cucine e sui deschi, perché parte della vita quotidiana) provengono in realtà da cibi meticci per provenienza o elaborazione, bloccare questo processo a quel che già abbiamo appreso (e, evidentemente, in buona parte non compreso), ignorando le contaminazioni già avvenute anche nei cibi ci impediamo qualsiasi ulteriore scoperta, apprendimento, evoluzione. Il che ci mette – forse - al riparo da qualsiasi rischio (posto che alzare muri e chiudere le porte e le serrande e le cucine sia una strategia efficace per mettersi al riparo dai rischi) quando invece l'unica via d'uscita ci sembra essere quella di aprire gli occhi, e i palati; crescere, conoscere ». Mauro Ferrari, Ecologia delle migrazioni, in Rita Finco (a cura di), Tra migrazione ed ecologia delle culture. Un'esperienza in provincia di Bergamo, Franco Angeli, Milano 2010
RispondiAlberto Serena
circa 12 anni fa - LinkPerchè mi sembra più un commento ad un'affermazione politica, più che qualcosa che abbia a che vedere con il mondo del vino. Poteva dire radicchio e casatella e sarebbe stata la stessa cosa. Poi, ovviamente, questo è il mio punto di vista.
RispondiTommaso Farina
circa 12 anni fa - LinkHahah Alberto, dire cose così a Tomacelli è come invitarlo a nozze. Semplicemente, gli hanno toccato la sinistra. E allora si aggrappano a un'innocua frase di Zaia per ipotizzare chissà che cosa.
RispondiExafo
circa 12 anni fa - Linkmi ritornano in mente quattro capponi, destinati al pranzo domenicale, dirottati da "quei signori perché non bisogna mai andar da loro a mani vuote"...
RispondiOlimarox
circa 12 anni fa - LinkPost come questi vengono concepiti quando da troppo tempo rotola una palla di sterpi nella redazione di Intravino.
RispondiSantià
circa 12 anni fa - Linkil giornalista non sa nemmeno di cosa parla visto che Zaia ha inaugurato il nuovo pronto soccorso e non l'ingresso per cui "ringraziamento identitario" se lo sarà inventato lui!
RispondiGiovanni Corazzol
circa 12 anni fa - LinkOggi e' un buon giorno per tacere. Prosit http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2012/03/20/news/vino-e-salame-ai-medici-che-curano-bene-i-veneti-1.3703678
RispondiBRUNA FERRO
circa 12 anni fa - Link..non so commentare la seconda parte perchè mi sono troppo divertita e concentrata a leggere la prima, mi piace un sacco...ovviamente tutte quelle cose sterili che si mangiano in "quei cosi che smercia cornetti a colazione e cibo per pausa pranzo" sono volte alla "tutela della salute del consumatore"... ..questo mi fa molto riflettere!!..e volevo dirtelo gentile Giovanni! saluti!!
RispondiGiovanni Corazzol
circa 12 anni fa - Linksaluti a te gentilissima Bruna e grazie per aver letto questo calembour senza indossare il caschetto. a presto
RispondiOlimarox
circa 12 anni fa - LinkNon nutrivo grani simpatie per Zaia, ma i regali identitario sono un capolavoro. Complimenti al governatore.
Rispondiesperio
circa 12 anni fa - LinkChissa' quali esoterici pensieri passano per la capa del verdognolo Zaia. Si dice che il separatista, parli di vino per ragion di stato, ma che non lo ami tanto.
Rispondi