Come riconoscere a colpo sicuro l’enocazzaro che è in noi
di Sara BoriosiL’altra sera ero in compagnia di un’amica e, tra un bicchiere e l’altro, le ho detto che avrei voluto scrivere un post sugli enocazzari. Dopo qualche secondo di silenzio perplesso, mi guarda interrogativa dicendo che non conosce il produttore, ma certo chiamarsi Ieno Cazzari secondo lei non facilita il discorso. Da questa risposta ho capito che più che un dovere, questo compito è un imperativo morale.
Siccome lei è il filtro con il quale recepisco come ragiona il mondo, tenterò di colmare la mancanza di informazioni riguardo questa categoria di professionisti anche se – lo dico a voce bassa – mi sento come se dovessi camminare sulle uova.
Prima di tutto è bene ammettere, come nei gruppi di auto-aiuto, che dentro il cuore di ogni amante del vino scalpita un fanfarone più o meno sguaiato e siccome di chilometri ne ho macinati, anche se non è lusinghiero ricordarmelo, ecco in pochi punti essenziali la descrizione del fenomeno così come lo intendo io.
Nella mia testa, se devo identificare l’enocazzaro tipo, lo immagino leggermente pingue con la camicia bianca che tira sulla pancia, rubicondo non per merito del vino ma perché in realtà è di indole irascibile, in coppia con un pari grado mentre gironzola accanto ad un noto vigneron durante una fiera, e per farsi ascoltare sentenzia a voce alta cose come “nove per nove farà ottantuno”? Oppure “nell’arancia c’è la vitamina C!”
Ah no, quello era un film! Concentrazione; a me un bicchiere.
Credo che nella versione corretta, quella declinata sul vino, il mio fanfarone può affermare con sicurezza che il Sagrantino è il vino più tannico al mondo e la Borgogna produce vini elegantissimi.
Il mio enocazzaro, quando è di buonumore, pigia l’uva come Elia ne “il bisbetico domato” e canta pure la canzoncina. Poi si arresta, cerca e ottiene il silenzio e afferma che il suo vino sa di terra e coraggio. Proprio così, di terra e coraggio e non si vergogna nemmeno un po’, perché per ogni fanfarone che dice una cosa del genere ce n’è un altro pronto a bersela. E a rivenderla al prossimo fortunato.
Se il mio enocazzaro esce, lo fa in grande stile e allora va nei bistrot dove si sperimenta ogni sorta di cucina; quando arriva chiede che venga servito il solito, come il ragionier Calboni a Cortina, e dà del tu a tutti perché lui conosce e sa, e definisce gli ingredienti dei piatti materie prime. Si compiace quando gli viene dato del ragazzo perché nel gruppo usa così, con complice guittoneria. La scelta del vino è precisa; non gli deve piacere, lo deve emozionare. È per questo che l’enocazzaro come lo immagino io è molto esigente quando si tratta di compagnia femminile. Tendenzialmente misogino, vive nel mito di “Amici Miei” e ne ricorda stralci di dialoghi interi che recita compiaciuto ad una platea composta dai soliti fedeli.
Il fanfarone del mio cuore, quando osservava Michele indovinare il whisky giusto con gli occhi bendati, aveva sì e no i baffetti da impubere. La cosa più avvincente per lui era il riconoscimento che gli amici davano all’impavido Michele e la ragazza che questi si portava via a braccetto come bottino. Dunque la sua educazione sociale si è formata così, a suon di virili pacche sulle spalle e ragazze sorridenti in premio.
A me piace il mio enocazzaro, perché spesso è modernissimo: si fa crescere la barba e impomata i capelli, e quando va in visita alle cantine dove fa acquisti si veste con capi incredibili ed elegantissimi, per esempio maglioni di cashmere lisi dai colori polverosi; a volte indossa oggetti inusuali come la vecchia cipolla del nonno. Ma quando degusta, riconosce almeno un aroma varietale, un secondario e pure il terziario perché a lui non la si fa.
Certo che so parlare agli uomini, io. Sono sicura che grazie a questo piccolo compendio alla fenomenologia dell’enocazzaro mi farò tanti amici nuovi, ma se avete da ridire vi invito a parlare con il fanfarone dentro di me: è lui che mi ha guidato a scrivere tante e tali perle. Io non lo avrei fatto di certo.
38 Commenti
MM
circa 9 anni fa - LinkIo di enocazzari ne ho conosciuti due: uno pensava di essere un grande esperto di vini, ma faceva affermazioni come "un vino bianco più è alcolico più è di valore"; un'altro aveva una vigna dove produceva carmenere che vinificava; il suo vino non era malissimo in assoluto, ma lui si ostinava a bere quello e solo quello
RispondiSara
circa 9 anni fa - LinkChe soddisfazione che mi dai, Emmemme!
RispondiStefano
circa 9 anni fa - LinkIo ne conto anche qualcuno sommelier, perché un attestato di frequenza è come l'etichetta, per sapere cosa contiene realmente una bottiglia devi stapparla.
RispondiSara
circa 9 anni fa - LinkIo mi chiamo Boriosi, con me non c'è gara.
RispondiAlesio Piccioni
circa 9 anni fa - LinkNe conosco a decine e qualche corso sul liquido odoroso sembra fatto apposta per sfornarne sempre di nuovi. Unica cosa dove non concordo è la parte in cui citi l'emozione, in quanto mi capita spesso di emozionarmi, tipo Haut Brion Blanc 2002 e mi vengono i cuoricini agli occhi. Ma anche Mazy Chambertin Rousseau che sa di tappo e mi esce il fumo dal naso.
RispondiFrancesca Ciancio
circa 9 anni fa - LinkMa ancora pubblicate post di questa specie? intravino lo faceva nel 2009. Che noia
Rispondisuslov
circa 9 anni fa - Linkquoto.
RispondiPaolo
circa 9 anni fa - LinkEhi, se questo è l'inizio di quel che penso, dobbiamo tenere pronte parecchie bottiglie e adeguato tagliere di salumi e torta fritta. La situazione si scalda...
RispondiGuido
circa 9 anni fa - LinkSei grande mi fai morire dal ridere noi maschietti delle volte siamo proprio patetici e ci hai descritti benissimo . . 1 bacio
Rispondiandrea
circa 9 anni fa - LinkMaschietti? non so per te ma per me il tempo dell' asilo e' finito da un po'... Patetici quegli uomini che si prostrano scodinzolanti davanti alla prima che perché donna e' arguta, spiritosa e moderna anche quando scrive inutili banalità.
RispondiSara
circa 9 anni fa - LinkFrancesca, questi discorsi sono come il nero, non passano mai di moda.
Rispondicapex
circa 9 anni fa - LinkNoi maschietti, voi femminucce... e viceversa. Che noia davvero. Ma un po' di vino?
RispondiPaolo
circa 9 anni fa - LinkIn visita al Castello della Sala,dopo un assaggio,un amico vuole fare una battuta e butta là "Ha un retrogusto di sottobosco" alchè lo guardano con ammirazione. Enocazzaro volontario riuscito.
RispondiSara
circa 9 anni fa - LinkMaschietti, femminucce... Considerando che quando sento appellativi simili, immagino uno stuolo di professionisti/e seduti sul vasino, la mia mica voleva essere una guerra dei sessi! Anzi. Credo che bisogna avere uno sguardo smaliziato e divertito per leggere alcune debolezze tipiche del genere umano, di cui io mi pregio di essere la più becera rappresentante.
RispondiSara
circa 9 anni fa - LinkAlesio, dici Haut Brion Blanc 2002; aiutami a trovare un modo elegante per risponderti egrazierarca'.
RispondiLeonardo Finch
circa 9 anni fa - LinkPer l'appunto si parlava di enocazzari, giusto?
Rispondicapex
circa 9 anni fa - LinkAnch'io.
RispondiSalvatore
circa 9 anni fa - LinkSiamo tutti enocazzari quando stringiamo tra le dita il gambo del bicchiere e iniziamo a discernere con la presunzione che tutti la pensino come noi.
RispondiMassimo
circa 9 anni fa - LinkQuesta è l'affermazione giusta;) Che dovrebbe mettere d'accordo tutti
Rispondigep
circa 9 anni fa - LinkStudia un po' di grammatica. È aggratise
Rispondiramon
circa 9 anni fa - LinkChissà come mai, qualcosa nel tuo approccio suggerisce che ti sei riconosciuto in una delle categorie. Tranquillo, la prima volta fa sempre male
RispondiSara
circa 9 anni fa - LinkC'è spazio per tutti, non spingete.
Rispondisergio
circa 9 anni fa - Link"C’è spazio per tutti", Ecchime. Salvatore ha ampliato il concetto di enocazzaro ad una categoria più ampia, quella di CHI(?) sa (o crede di saper(n)e più degli Altri) e tratta gli Altri con presunzione...finendo per diventare un...ENOCAZZARO. Chiedo a Sara B se intende dedicare una serie di articoli agli E.S.P.E.R.T.I di vino...enocazzari.(cioè che,, pur sapendo,, sbagliano approccio) Perché è facile sparare sulla croce rossa: sul degustatore quantico o sull'enocazzaro di turno. :-) PS Perché difetti e limiti su cui ironizzare non mancano agli Esperti di Vino. E, attenzione, non sono soltanto difetti e limiti attinenti alle capacità tecniche(degustative in particolare), ma riguardano anche altre aree della professione (in senso lato, in tutte le sue forme) di esperto di vino.
RispondiAlessandro Morichetti
circa 9 anni fa - LinkTema interessante che verrà sviluppato. Il problema non è l'essere più o meno esperti ma l'essere (diventati?) bevitori NON appassionati (NA): il bere che da piacere e passione diventa perlopiù altro, strumento di rivalsa o segno di appartenenza. Stay tuned ;-)
RispondiSalvatore
circa 9 anni fa - LinkEsatto era quello che intendevo il bicchiere in mano o un libro sotto il braccio non significano che chi hai di fronte ne sa meno di te dell'argomento trattato!
RispondiSara
circa 9 anni fa - LinkCiao Sergio, Mi sembra di averlo ribadito più e più volte che io sono la prima fanfarona. Detto questo suggerisco di tirare un bel sospiro e fare una risata. State tranquilli che la vostra autorevolezza in campo di vini non verrà turbata da questo scritto, né tanto meno da me. Però il fatto che siate in molti a sentirvi piccati mi dà a pensare, eh?
RispondiGiulio Cantatore
circa 9 anni fa - LinkLavorando nel mondo del vino da una ventina d'anni , ne ho conosciuti diversi di questi eno fanatici, ma uno in particolare mi ha colpito negli ultimi tempi, uno che beve solo vini naturali perché tutti gli altri vini lo fanno stare male. Ogni giorno pubblica decine e decine di foto di vigneti da tutto il mondo (cosa vorrà dire ?) ma quello che mi lascia basito sono i vari commenti che pubblica quando assaggia questi vini, ne cito solo uno per rendere l'idea nella descrizione di un vino affermava fra gli altri un sentore di midollo di bue, voi l'avete mai percepito ?
RispondiSara
circa 9 anni fa - LinkAh! Il sentore di midollo di bue. Fa il paio solo con l'aroma di cuoio capelluto e l'afrore di antiche. Indimenticabile.
Rispondicapex
circa 9 anni fa - LinkMah! Secondo me, eno o non eno, i cazzari sono tutti quelli che parlano di loro stessi estendendo il concetto a tutti gli altri. Nascondendosi dietro ai luoghi comuni per giustificare loro stessi.
RispondiSara
circa 9 anni fa - LinkAntiche = natiche con il correttore automatico.
RispondiBante
circa 9 anni fa - LinkUn paio d'anni fa, ho preso un Philippe Pacalet Gevrey-Chamberlin 1er Cru (Saint Jacques?), credo 2007 (era ancora Triple A), dallo scaffale e sono andato a pagarlo alla cassa convinto che costasse 21€ (erano 210, senza occhiali potrei parlare per ore con un sacco dell'immondizia). Quello dell'enoteca (ottima enoteca, oltretutto), mi ha tolto la bottiglia di mano, mi ci ha messo un Vigneri Etna Rosso e gli dovevo 15.
RispondiBante
circa 9 anni fa - LinkE probabilmente su quel '(Saint Jacques?)' è uscito il vero enocazzaro che è in me.
RispondiBante
circa 9 anni fa - LinkE probabilmente su quel '(Saint Jacques?)', è uscito il vero enocazzaro che è in me.
Rispondicapex
circa 9 anni fa - LinkBante non sei stato enocazzaro, piuttosto enocomico. Mi sono immaginato la scena: troppo forte. Con simpatia.
RispondiSara
circa 9 anni fa - LinkRido sonoramente. Mi sa che vinci tu.
RispondiFabros
circa 9 anni fa - LinkAh beh, allora io sono il re degli enocazzari... Michele del Whisky era il mio mito...
RispondiDenis
circa 9 anni fa - LinkMamma mia che peso! E fatevela 'na tr... bevuta ogni tanto!!!
RispondiClaudio Callegari
circa 6 anni fa - LinkIo sono un enocazzaro! Non riconoscerei un sentore di albicocca da quello di mutanda del martedì sera e se sa di tappo mi friggo l'aria da solo pensando che quel retrogusto al tonneau di sughero sia in fondo molto personale e spigliato. Infilo il naso nel bicchiere e alle volte scorgo addirittura sentori da polistirolo del Commodore 64 dell'85, ascelle di mia zia e meravigliose tagliatelle della domenica di mia nonna. La verità è che io di vini non capisco un tubo. E uno mi enuncia la vaniglia quell'altro il biancospino, sentori di liquirizia, aggrumatismi, lunghezze eccezionali (il solito limite degli uomini). E poi sapori...Esplosioni. Io intanto penso soltanto se desidero che mi riempano ancora il bicchiere oppure no. Nel gruppo di enoconvinti annuisco, sparo la prima vaccata che mi viene in testa (e io sono parecchio prolifico) e la gente mi ascolta. Tutto sta nella faccia. Al 90% abbondante di chi abbiamo davanti potremmo far dubitare davvero che il retrogusto di nannola che proprio senti lì in fondo al bicchiere inclinato a 37° sull'asse della colonna vertebrale quando il naso ha superficie olfattiva sufficiente sia tangibile ed etichettabile. Forse la creatura immaginata da Suskind con lo spettro olfattivo totale potrebbe incasellare pure la nannola tanto c'è un profumo esatto per ogni anagramma lungo 8 di ogni combinazione di lettere esistente. E tanti di più. Il vino mi piace tanto, poco, per niente, moltissimo. Alle volte addirittura mi emoziona. Credo però che tutto questo arrabattarsi nel definirlo, spiegarlo, incasellarlo sia effimero e la facilità con cui ci si può fingere conoscitori ne è prova palpabile. Il vino è come le donne, alle volte addirittura mi emoziona. Perchè? Non saprei.
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