Il Barbaresco Montestefano 1987 di Baldo Rivella è ancora un ragazzo

di Fiorenzo Sartore

Un maestro dell’Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vino diceva sempre: il vino non invecchia, si affina. Al punto che considerava errore chiamare “vecchio” un vino molto maturo, quasi fosse un termine politicamente scorretto. Ancora oggi per definire un vino arrivato alla fine della sua vita evolutiva, io uso la parola “decrepito”, scuola AIS, che è barocca ma in qualche modo rispettosa. Ma quando arriva, per un vino, il momento di dire: basta, è finita? Quando accade che “maturo” diventa “decrepito”? Proprio come un Emilio Fede qualsiasi, la bevanda odorosa lotta fieramente per valicare i limiti della natura. A volte ci riesce, a volte no.

Qualche sera fa ero ospite di Teobaldo e Maria Rivella, produttori di Barbaresco nel pregevole Cru di Montestefano – tanto che il vino si chiama esattamente così, visto che ha vigna solo in Montestefano. Baldo è un signore d’altri tempi, ha stile da gentleman ma senza distacco, anzi, la sua compagnia, e quella della moglie, sono un piacere. Come spesso si dice in questi casi, produce un vino che gli somiglia, che ha garbo, forza, flemma, nobiltà, e che è attrattivo sia per l’allure del nebbiolo tradizionale espresso ai vertici della tipologia, sia per la capacità che ha questa declinazione del nebbiolo di reggere il tempo: legno grande, tempi lunghi, e attesa. Per quanto mi riguarda, col passare degli anni sono sempre più affascinato dalla possibilità di aprire vini resi estremi dalla maturità, come fosse un gioco del tipo “vediamo che gli è successo”.

Il Barbaresco Montestefano 1987 servito a cena e aperto, e scaraffato, con largo anticipo, finisce di diritto negli assaggi non dimenticabili. Provare un vino di qualche risalenza avvia, ogni volta, la suggestione da viaggio nel tempo: per esempio, io nel 1987 non avevo ancora iniziato il mio lavoro di vinaio. Quanto è affascinante tutto questo? E pensare che il 1987 è un’annata considerata minore. Viene prima di una triade celebrata, 88-89-90, e come sempre succede solo il tempo dice davvero quanto una vendemmia sia stata grande: quante delusioni ci ha dato il 1990, che tanto abbiamo cercato? Poi ecco questo Barbaresco 1987, che rivaluta l’annata e, ancora una volta, mi ricorda perché ho scelto questo mestiere. Il colore è scarno ma non tenue, il naso largheggia, molto terziario, cioè con quella selva di profumi del gruppo cuoio-tabacco-polvere di caffè (e se non è terziario lui, chi lo sarà mai). In bocca i tannini sono setosi ed il finale è suggestivo. Presto il gioco con i commensali diventa “riconosci questo” per evocare descrittori coloriti. E’ una cosa molto più divertente dal vivo che per iscritto, quindi eviterò di indulgere, qui, in cose come “pepe delle Asturie” – e poi vi confesso, non ho preso appunti: era una cena conviviale, che diamine. A volte ci capita di staccare, e godercelo soltanto, il vino.

Così come “la cultura è quello che resta quando hai dimenticato tutto”, in questo caso la percezione precisa del vino è il ricordo che ha lasciato, più che la somma dei suoi numerosi descrittori. Resta la rarefatta maturità di quel Barbaresco che, dicevo, si infila tra gli assaggi memorabili. Un rosso ancora molto distante dal suo capolinea. Senza aggiungere che il piacere era aumentato dalla compagnia delle persone. La sera si è conclusa con una divertente chiacchierata nella quale Teobaldo (sui 70 anni) chiedeva a noi (ero in compagnia di Ale Morichetti) cosa fosse in definitiva “questa Internet” nella quale si parla tanto dei suoi vini: come un suo Barbaresco molto maturo, Baldo sembra ancora un ragazzo che guarda avanti, incuriosito dalle novità. Mostrando, nel caso, un’attenzione alla rete quasi inaspettata, visto l’immobilismo digitale di vaste schiere di gente del vino, magari più giovani di trent’anni. Considerando che il giovane Teobaldo si è aperto recentemente all’uso del cellulare, e continua a ritenere il fax il mezzo ideale per trasmettere documenti. E ovviamente fa a meno del sito.

Azienda Agricola Serafino Rivella, di Teobaldo
Loc. Montestefano, 6 – Barbaresco (Cn)
Tel. 0173/635182
L’azienda produce solo Barbaresco Montestefano (sui 24 euro in cantina) ed un notevole Dolcetto d’Alba (9,5 euro).

avatar

Fiorenzo Sartore

Vinaio. Pressoché da sempre nell'enomondo, offline e online.

20 Commenti

avatar

Francesco Fabbretti

circa 12 anni fa - Link

io ho '06 e '07..... mi toccherà aspettare un bel po' :(

Rispondi
avatar

francesco

circa 12 anni fa - Link

ciao, mi snon fatto metter da pare alcune bottiglie del 2006 e acquistero 2007/08, devo valutare. Come vedi personalmente le tre annate, consigli? Le tue annate quando pensi che le berrai con la max soddisfazione? Se Sartore volesse contibuire....

Rispondi
avatar

Alessandro Morichetti

circa 12 anni fa - Link

2007 pronto già da ora. Il 2008 per Baldo sarà grande come 2006, 2004, 2001 e 1999. Quindi potrebbe invecchiare meglio di noi ;-). Adoro Teobaldo Rivella e penso sia uno dei più autentici custodi del patrimonio di Langa, intimamente legato alla vigna e ai principi. Il suo essere così candidamente curioso del nuovo e al contempo lontano da ciò che non sia vigna-cantina-casa-gatta rende lui e sua moglie deliziosi. Strameritata la chiocciola Slow, vale DUE stelle sull'Espresso (anche se non ne ha neanche una) per costanza, tipicità e buon gusto. Il Barbaresco Chinato che offre in casa "puzza" di Barolo Chinato Cappellano a dieci miglia di distanza.

Rispondi
avatar

Enzo Pietrantonio

circa 12 anni fa - Link

Ho conosciuto i signori Rivella a Cerea quest'anno. E mi ritrovo perfettamente nelle tue parole e in quelle di Fiorenzo. Sarei rimasto li con loro a parlare per ore... In fiera ho assaggiato il Montestefano '08 e '07. Il secondo è già perfettamente godibile, con una beva da paura. L'ho inserito tra i miei migliori assaggi di Cerea 2012 anche per il suo strepitoso rapporto qualità-prezzo. E il suo Dolcetto a 11 € in cantina??!?!?!? Tanta roba!

Rispondi
avatar

francesco

circa 12 anni fa - Link

grazie.... e che bella dritta il chinato

Rispondi
avatar

Alessandro Morichetti

circa 12 anni fa - Link

Occhio, il Chinato non è in vendita né in assaggio ma solo offerto a piacimento in occasioni speciali. Quindi fai come non esistesse ;-).

Rispondi
avatar

Riccardo

circa 1 anno fa - Link

Con l'ultima frase che intendevi dire? Perché scritta così sembra che non sia un suo prodotto ma utilizzi quello di Cappellano...

Rispondi
avatar

francesco

circa 12 anni fa - Link

Ti/vi seguo (Morichetti) con interesse. Avevo già sentito parlare molto bene di Rivella (Mauro Musso della casa del tajarin di Alba) e sono contento delle vostre recenti segnalazioni di questo piccolo/grande produttore. Già prenotata visita per aprile- grazie

Rispondi
avatar

Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

Ammirazione. Per la conoscenza personale con Rivella, per la bevuta. Per Sartore. Ti provoco: un confronto con un Barbaresco più famoso, quello di Gaja?

Rispondi
avatar

Fiorenzo Sartore

circa 12 anni fa - Link

a parte il prezzo? :) alla veloce, direi gaja piu' ecumenico.

Rispondi
avatar

Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

Ecumenico...? Che vuoi dì? Concentrato? Cattedratico? ...semplicemente costoso (più ecumenismo di questo)?

Rispondi
avatar

Francesco Fabbretti

circa 12 anni fa - Link

garbatamente farei dei disinguo: l'annata '08 di gaja è forse la quadratura del cerchio. Tutti i suoi nebbioli hanno territorialità da vendere. Un esimio esperto del settore, di cui non rivelerò il nome nemmeno sotto tortura mi è venuto a trovare in enoteca per discutere di un progetto e coll'occasione abbiamo parlato di Gaja (era il periodo in cui era uscito su IV il post su Gaja che legge intravino) e siamo giunti alla conclusione che molta gente ne parla senza averne bevuto con un certa continuità. In particolare ci siamo soffermati sull'annata 2008 su cui abbiamo concordato provocatoriamente "eleganza a dismisura, ma è più territoriale di tanti sedicenti tradizionalisti!"

Rispondi
avatar

Vignadelmar

circa 12 anni fa - Link

Da me in Osteria, con Gaja, ci siam bevuti anche il suo Barbaresco '08, il Sorì Tildin '08 ed il Sorì San Lorenzo '08. Che dire se non che sono splendidi? Il San Lorenzo poi è di una bontà tale, a tutto tondo, di livello già ora impressionante, in prospettiva uno dei più buoni mai bevuti. . Ah, parlando di aderenza alle tradizioni langarole mi corre l'obbligo dire che i due Sorì sono tremendamente territoriali, con quel tradizionale saldo di barbera che agli enotalebani di ogni dove fa così tanto storcere il naso. . Ciao

Rispondi
avatar

Marco De Tomasi

circa 12 anni fa - Link

Ho perso di vista i cru di Gaja da quando sono diventati Langhe Rosso. Direi che un bel confronto potrebbe essere Gaja-Rivella-Cascina delle Rose (Rio Sordo 2005 è un gran bel Barbaresco)

Rispondi
avatar

Marco De Tomasi

circa 12 anni fa - Link

Teobaldo a Cerea è stato protagonista di una dei siparietti più divertenti che ho vissuto alle fiere veronesi di quest'anno. Ero alla sua postazione quando si è avvicinato un tizio evidentemente già "avanti" con le "degustazioni". Osserva le bottiglie ed esclama: "Barbaresco ... mai assaggiato ! Me falo tastar ?" (sic) Il buon Teobaldo non si perde d'animo e gli propone prima un dolcetto. Il tizio trangugia, poi per darsi un tono chiede: "elo barricato, questo" ? "Come ?" "se è barricato !?" "se pronuncia ancora quella parola, non le verso più da bere !" pronunciato con un mezzo sorriso a denti stretti da un signore solitamente cortesissimo e rivestito di dignitosa, formale piemontesità suonava come: "dillo ancora e ti uccido !" :-)

Rispondi
avatar

Alessio Pietrobattista

circa 12 anni fa - Link

Grande Baldo, personaggio schietto, di quelli che vorresti sempre incontrare in giro per cantine. Il suo Montestefano lascia stupiti: il colore scarico, quasi evoluto sin da appena uscito eppure in grado nel bicchiere di emozionare, evolvere, migliorare. E' il passo dei grandi vini e non vedo l'ora di accaparrarmi anche la '08 per la verticalina che parte dall'annata 2004. ;-)

Rispondi
avatar

Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Bravo Fiore. Anche tu, come il vino di spessore, ti stai affinando col tempo. Se non nel fisico, nella testa e nel cuore. Quando scrivi libero da certi luoghi comuni e dalla tentazione di provocare tout court, coinvolgi di più. Questo non è solo un post su di un vino e sul suo produttore, ma sulla percezione di un mondo e su come comunicarlo al meglio.

Rispondi
avatar

Sir Panzy

circa 12 anni fa - Link

Bravo Fiorenzo. Grande Teobaldo. Magnifico Montestefano!! Ora stampo il tutto e vado nella collina del "Barolo di Barbaresco" ;)

Rispondi
avatar

Paolo Sordo

circa 12 anni fa - Link

Questa notte, che è la notte di Pasqua, chiudendo gli occhi, prima di addormentarci, penseremo alle emozioni che ci sono state regalate con la lettura di questo bellissimo post

Rispondi
avatar

Flavio Zanetta (Fontaneto d'Agogna)

circa 11 anni fa - Link

...Teobaldo Rivella uomo d'altri tempi, con gentilezza sa ascoltare e spiegare, è un piacere degustare nella sua cantina... Ho la fortuna di avere 3 magnum di Barbaresco vendemmia 1997... Il vino è un piacere e quando il produttore è il sig. Rivella è un piacere più grande.

Rispondi

Commenta

Rispondi a Sir Panzy or Cancella Risposta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.