Le Menzioni ufficiali del Barolo… E una classificazione ufficiosa. Quella di Alessandro Masnaghetti

di Alessandro Morichetti

È uscito lunedì il primo E-book di Enogea: “Barolo 2001-2008. Assaggi e classificazione dei Cru“. Si va da uno a cinque stelle (e 4 cinque stelle superiori) ed è gran bel lavoro. Questa è l’introduzione di Alessandro Masnaghetti alla parte di cui siamo più curiosi: la classificazione dei cru di Barolo è un tema molto caldo. [a.m.]

LE MENZIONI UFFICIALI… E UNA CLASSIFICAZIONE UFFICIOSA
In tanti anni che mi occupo di vigne, e di Barolo in particolare, la domanda è stata ricorrente e con essa anche la tentazione: da un lato i cru e dall’altro un valore, ovvero una classificazione.

Domanda e tentazione che solo oggi trovano una prima, personale e quasi obbligata risposta, perché se è vero che fino a ieri, in assenza di una delimitazione ufficiale, ogni classificazione di cru rischiava di essere più che altro una classificazione di nomi, di entità astratte, oggi che questa delimitazione esiste tutto diventa più “facile”.

A patto di tenere bene a mente alcuni punti:

1) la classificazione che troverete nelle prossime pagine è frutto della mia esperienza sul campo e quindi, per quanto fondata, è del tutto personale e soprattutto non ufficiale;

2) come ho sottolineato poco sopra, oggi esiste una delimitazione rigorosa dei cru (o più correttamente “menzioni geografiche aggiuntive”) e ad essa ho fatto riferimento. Inutile fare diversamente, sia che la si condivida in toto, in parte o addirittura per nulla;

3) fare riferimento all’ufficialità se da un lato aiuta a mantenere uno stretto legame con la realtà, dall’altro può portare (ed ha portato) ad evidenti contrasti con quelli che sono alcuni valori ben consolidati nella tradizione. Un caso per tutti è Monforte d’Alba dove, al contrario della tendenza generale della denominazione, si è preferito delimitare poche e ampie menzioni, inglobando sotto un solo nome, spesso prestigioso (vedi, tanto per fare dei nomi, la Bussia o la Ginestra), non soltanto due o più cru di diversa reputazione ma anche zone di valore non eccelso. In questi casi ho fatto ricorso, con un certo rammarico, ad una sorta di “media” che ha portato inevitabilmente ad un divario anche sensibile tra la mia valutazione e quella che di norma viene associata al nome di alcuni cru. Per questo, nei casi più significativi e nel tentativo di porre rimedio all’evidente “problema di metodo” che sta alla base di certe delimitazioni ho messo in evidenza sotto la voce Bussia (tanto per fare di nuovo un esempio) i cru non ufficiali a mio parere più significativi e con valutazione pari o superiore a quella del “cru madre”. Queste particolari menzioni le troverete evidenziate con un asterisco accanto al nome mentre le relative sottoclassificazioni saranno riportate nelle pagine dedicate alle classificazioni comunali;

4) anche per menzioni meno generiche di quelle di Monforte d’Alba, il valore finale è comunque legato non solo alla bontà dei vini che vi si producono ma anche al modo in cui i confini sono stati tracciati: più restrittivi sono (in senso qualitativo) e più la posizione in classifica ne ha tratto giovamento;

5) se, come detto, il punto di partenza sono state le menzioni geografiche ufficiali, ciò non toglie che nel lavoro di classificazione sia entrato – insieme alla mia esperienza – anche quel poco di bibliografia che esiste sul tema, prime fra tutte la Carta del Barolo di Renato Ratti e la classificazione redatta da Francesco Arrigoni e Elio Ghisalberti per il Catalogo Veronelli dei Vini d’Italia del 1988;

6) a corollario dei tre punti precedenti citerò (non in modo letterale) Beppe Colla, un uomo per il quale non ho mai nascosto la mia stima: un cru, perché sia un cru, deve esprimere qualcosa di diverso, di personale, di riconoscibile, il che non significa che un’altra vigna non possa produrre un vino di pari bontà. Ebbene, nei momenti di indecisione, queste parole mi sono state di particolare aiuto, così come sono state alla base dei “cinque stelle superiori”;

7) visto che abbiamo appena parlato di stelle è bene ora entrare nel dettaglio: dopo mille prove e mille ripensamenti, ho deciso di classificare le menzioni su una scala che va da una a cinque stelle (più i cinque stelle superiori di cui ho appena parlato). Tutte le menzioni in cui viene prodotto almeno un Barolo partono da una valutazione di una stella, mentre le rimanenti ho preferito non classificarle (N.C.), salvo quelle rare eccezioni dove la tradizione mi è venuta in aiuto;

8) per quanto la scala di cinque stelle permetta di operare con buona approssimazione, resta comunque una coperta corta (e ogni classificazione in fondo lo è). E’ giusto quindi precisare che l’attribuzione delle stelle è stata fatta guardando alla denominazione nel suo insieme e non ai singoli comuni. Può sembrare una cosa da niente, ma non è così. Se infatti in certi comuni una menzione da 3 stelle, se confrontata a vicini nobilissimi, potrebbe sembrare quasi eccessiva, una volta trasportata nel quadro generale riacquista tutta la sua coerenza. Credetemi;

9) tornando per un attimo al punto 3, e più precisamente alle “sottomenzioni” da me introdotte, in assenza di nomi specifici, ho usato la parola Sorì per indicare la parte migliore del menzione, anche se nella tradizione orale magari non trova riscontro. Questo stesso termine non l’ho invece utilizzato quando avrebbe potuto generare confusione con il nome di un vino in commercio (es. Sorì Ginestra);

10) mano a mano che si avvicinava il giorno della pubblicazione mi convincevo sempre di più che quasi ogni menzione avrebbe meritato non tanto una breve descrizione (che del resto già trovate sulle mie carte della collana I Cru di Enogea) quanto una spiegazione del come sia giunto alla specifica classificazione. Fatti due conti ci sarebbero voluti quattro tomi e un paio di vite, per cui alla fine ho desistito;

11) stesso discorso vale per la sintetica descrizione dello “stile” del cru che tanti lettori mi chiedono. Stile che troppo spesso si fonde con quello del produttore e che per questo risulta difficile da estrapolare (senza contare il fatto che alcune menzioni, per quanto producano buoni vini, non sempre hanno uno stile ben definito – vedi di nuovo il punto 6). A questo proposito, posso comunque dire di avere iniziato a rifletterci e chissà che in futuro…;

12) Cannubi benedetti Cannubi. Al momento di pubblicare questo Archivio, la questione sull’utilizzo del nome Cannubi è ancora lungi dall’essere risolta. Facendo riferimento all’ultimo pronunciamento del TAR ho comunque considerato i vari Cannubi come entità separate e come tali le ho classificate. Poi, se e come cambierà, lo vedremo a tempo debito.

13) e per concludere, una breve considerazione: alcuni addetti ai lavori vorrebbero che una classificazione ufficiale fosse il prossimo obiettivo delle istituzioni e dei produttori. Personalmente, come ho detto in più occasioni, non lo credo . Più importante sarà infatti “digerire” le menzioni, rifinirle, migliorarle e capirle. Solo allora si potrà pensare ad un passo successivo. Nel frattempo, la voce di un giornalista basta e avanza.

Alessandro Masnaghetti

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

5 Commenti

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Lucio

circa 11 anni fa - Link

Mi sembra un'ottima cosa, gli assaggi delle ultime annate e in più una classificazione dei cru e una mappatura completa delle vigne, sul genere di quelle della Borgogna, è sicuramente di grande aiuto al consumatore appassionato. In fondo non è semplice orientarsi tra le distese di vigne (bellissime, peraltro) del Barolo, e con una mappa in mano viene certamente meglio. D'altronde la conferma sta anche nel fatto che è tra gli ebook più venduti...

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Max Cochetti

circa 11 anni fa - Link

Grande lavoro e rendere chiaro come ci è arrivato è anche questa una gran cosa.

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gianluca bianucci

circa 11 anni fa - Link

Mi piacerebbe che ci fossero più persone che parlano di vino come lo fa il Sig. Alessandro Masnaghetti. Lavoro duro, difficile. Ma portato avanti con un'idea precisa e trasparente. Sarà mica per questo che è stato l'allievo prediletto di cotanto Maestro. L'uomo che siede nell'Olimpo del vino. Grazie di esistere Alessandro.

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fabrizio

circa 11 anni fa - Link

grande masna un grande lavoro di un grande professionista; p.s. incrementiamo le voci on the road fabrizio

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