Il Domaine de L’Horizon e la Francia meno battuta: verticale doppia e assaggio di tutti i vini

Il Domaine de L’Horizon e la Francia meno battuta: verticale doppia e assaggio di tutti i vini

di Lisa Foletti

Et voilà! Finalmente la Francia del sud, calda e mediterranea. Tra il Rodano e i Pirenei, la Languedoc-Roussillon, quella che a fare un passo si finisce in Spagna. Ricordo bene quando, al corso da sommelier, si parlava poco o niente di questa zona: due parole per etichettarla come area vitivinicola da quantità più che da qualità, votata soprattutto ai vini da tavola a buon mercato, prevalentemente rossi rustici e possenti. È probabile che ancora oggi il panorama enoico della zona non si discosti eccessivamente da quel quadro un po’ semplicistico, tuttavia esistono alcune realtà virtuose che meritano una menzione e un approfondimento.

Noto a molti appassionati è certamente il Domaine Gauby, a Calce, nel cuore del Roussillon: 45 ettari di vigne per lo più vecchie, allevate in modo “artigianale” per produrre vini di tempra, longevi i bianchi quanto i rossi, forse non semplici né immediati, ma ben lontani dal cliché del vino rustico da allungare con l’acqua. Negli ultimi anni, sulla stessa linea ideale, altri produttori hanno cominciato a fare un lavoro assai interessante: penso a realtà come Matassa, Domaine Pithon, e il nostro Domaine de l’Horizon.

Sempre a Calce, nel 2006 Thomas Teibert (conosciuto in Italia per aver diretto la cantina di Manincor, poi innamoratosi del Roussillon grazie a Gérard Gauby) e la famiglia Christ hanno creato il Domaine de l’Horizon: 17 ettari coltivati in biodinamica dal 2009, di cui 10 a bacca rossa e 7 a bacca bianca, con alcune vigne ad alberello di quasi 100 anni. Il luogo è caratterizzato da una grande varietà di terreni, dai porfidi agli scisti, dalle marne al terreno argilloso-calcareo, e beneficia delle escursioni notturne prodotte dai Pirenei e dell’influenza del mare. Tutti i vini affinano in legno grande nuovo ed escono con la denominazione Côtes Catalanes IGP (la vecchia “Vin de Pays des Côtes Catalanes”).

Abbiamo voluto fare una panoramica della produzione del Domaine, assaggiando diverse annate di tutte le etichette in commercio:

Mar i Muntanya, 85% syrah coltivato in altura e 15% grenache noir coltivato in prossimità del mare (prodotto d’ingresso della cantina, di recente introduzione);

L’Esprit de l’Horizon rouge, 70% carignan e 30% syrah provenienti dalle vigne più giovani (o meno vecchie, dato che si parla di 40 anni);

Domaine de l’Horizon rouge, 60% carignan e 40% grenache noir provenienti dalle vigne più vecchie, quasi centenarie;

Domaine de l’Horizon rosé, 100% grenache noir;

L’Esprit de l’Horizon blanc, circa 80% macabeu e 20% muscat petit grain provenienti dalle vigne più giovani;

Domaine de l’Horizon blanc, 2/3 macabeu e 1/3 tra grenache gris e blanc, dalle vigne più vecchie.

I vini saranno raccontati nell’ordine in cui sono stati degustati.

Mar i Muntanya 2015: autentico vin de soif, stuzzica appena il naso con spezie pungenti, un frutto rosso immediato e dolce, fiorellini primaverili, e una nuvola di cipria; il sorso è pericolosamente facile, dall’acidità marcata e salivante, scorrevole, magro senza essere diafano, morbido nel finale con i suoi ritorni fruttati.

L’Esprit de l’Horizon rouge 2011: restio a concedersi, appare subito ombroso, scuro; sulle prime è un concentrato di inchiostro e goudron, intenso e cupo, poi si apre ammaliante su toni di prugna matura, oliva nera, timo e bosso, amplificandosi incessantemente; in bocca entra con una salvifica freschezza, è materico, profondo, levigato nel tannino, e chiude con un bellissimo affondo di cioccolato salato.

L’Esprit de l’Horizon rouge 2013: avvicinando il naso al bicchiere, appare subito più disteso e luminoso del 2011, più improntato sul frutto fresco e sull’erba aromatica; in bocca conferma la bella freschezza di frutto, immediata, con una materia meno pastosa, e un allungo tagliente e sapido.

L’Esprit de l’Horizon rouge 2014: l’impatto olfattivo è nettamente più semplice, tutto giocato sul frutto e sul fiorellino; in bocca ha meno nervo di quanto ci si aspetterebbe, il sorso rinfresca ma non ha la spinta elettrica dei precedenti assaggi, ha un tannino lieve, e risulta meno tridimensionale. Nel complesso, potrebbe giocarsela con il “Mar i Muntanya”, che tuttavia risulta più goloso e vibrante.

Domaine de l’Horizon rouge 2013: si offre al naso un poco compresso, sulle prime, per poi sciorinare spezie appena dolci, tostatura d’orzo e caffè, un frutto di bosco non esplosivo; coerente la bocca, che non deflagra ma si distende senza affondare, con una freschezza presente ma sfumata, e un tannino gentile. A parte forse per la tostatura, non stacca nettamente dal suo fratello minore, L’Esprit.

Domaine de l’Horizon rouge 2012: immediata la sensazione di grande eleganza data da un intreccio finissimo di note speziate e fruttate, giocate sul pepe bianco, il caffè e la prugna, cui si aggiunge una carezza mediterranea di macchia e di oliva; il sorso conferma la grazia, con una decisa freschezza ma una materia decisamente più piena e rotonda rispetto al precedente assaggio. Appare di gran lunga il più integrato e nobile.

Domaine de l’Horizon rouge 2009: l’impatto olfattivo è di grande vigore, scuro nella sua profondità di inchiostro, piccoli frutti neri e pot-pourri, prodigo di sensazioni ematiche e balsamiche; in bocca c’è tanta materia, espansiva senza essere ingombrante, che resta lungamente ad accarezzare il palato, regalando una durevole scia sapida. Forse meno fine del precedente assaggio, mostra tuttavia una bellissima stoffa.

Domaine de l’Horizon rouge 2008: il naso appare subito troppo stanco per essere la realistica espressione dell’annata e del prodotto; si presenta infatti cupo e spento all’olfatto, un po’ brodoso, con quelle note di frutta cotta, minestrone e marmellata che non invitano alla beva; in bocca entra un poco fiacco, c’è una bella sostanza ma suggerisce l’incipit di un declino. Si intuisce la stoffa, tuttavia la bottiglia è chiaramente sfortunata.

Domaine de l’Horizon rosé 2014: a colpire e generare immediata perplessità è il colore, che fa dubitare della dicitura “rosé” per la sua pallida nuance, un rosa cipria talmente scarico da richiamare un bianco; la dolcezza di mela cotogna e miele, con una lieve vena vegetale, rende il naso poco accattivante, e il sorso conferma la scarsa dinamica con un ingresso morbido, alcolico, appesantito, cui la buona sapidità non riesce a tener testa. Anche in questo caso, il sospetto di bottiglia sfortunata è forte.

L’Esprit de l’Horizon blanc 2016: punge immediatamente le narici con la sua freschezza nervosa di agrumi e mela verde, sfalcio d’erba e un bel mazzetto di aromatiche, addolcito appena da un accenno di burro fresco; bella la scorrevolezza in bocca, agevolata dall’abbondante salivazione che scaturisce dall’acidità agrumata e dalla sapidità sferzante, in un corpo snello ma non esile.

L’Esprit de l’Horizon blanc 2015: al naso appare subito più dolce e rotondo del precedente, con una nota di miele d’acacia e fiorellini bianchi come il gelsomino, poi mostra il suo corredo di erbe, e accenna piacevoli sbuffi balsamici e minerali di pietra focaia; come ci si aspetta, l’ingresso in bocca è meno tagliente, incede pieno e avvolgente, con una corroborante chiusura sapida.

Domaine de l’Horizon blanc 2008: al naso ritorna la bella mineralità dell’Esprit, qui più marcata, quasi idrocarburica, accompagnata dalla balsamicità di erbe officinali, che tuttavia non riesce a bilanciare una mela cotogna un po’ troppo matura, appesantita; il sorso riempie subito la bocca ma scivola via rapido, lasciando di sé un breve ricordo salato.

Domaine de l’Horizon blanc 2011: l’impatto di idrocarburi e pietra focaia è dirompente e intenso, arricchito da burro fuso, biancospino, mapo; notevole pienezza e tridimensionalità in bocca, dove si rincorrono una morbidezza quasi vanigliata e una perentoria sapidità. Qui si avverte in modo netto lo step rispetto al cugino, L’Esprit.

Domaine de l’Horizon blanc 2012: più delicato al naso, invita con le sue note idrocarburiche e vegetali, ammorbidite da una pennellata di burro; e giunge meno possente anche in bocca, con una pienezza d’agrumi dolci e una freschezza non acuminata, dalle movenze morbide che lasciano sulla lingua un ricordo di vanillina.

Domaine de l’Horizon blanc 2015: tradisce subito la sua giovinezza con un’esplosione di frutta fresca che incendia il naso e prevale sulle altre sensazioni, tra le quali si intuiscono spunti vegetali e minerali; in bocca conferma la sua immediatezza giovanile, più improntata sulla morbidezza e la dolcezza di frutto che sulla tensione. A parità di annata, forse appare un poco sottotono rispetto all’Esprit.

A colpire, in questa lunga carrellata di assaggi, sono stati più i rossi che i bianchi, mostrando una stoffa ben lontana dall’idea di rusticità e possanza cui la zona farebbe pensare. Grande variabilità nelle annate, e un legno integratissimo. Sui bianchi le differenze di annata sono apparse meno marcate, evidenziando un maggiore apporto del legno, e una tempra un poco meno incisiva rispetto ai rossi.

Nella mia cantina, ad oggi, metterei:
Mar i Muntanya 2015,
L’Esprit de l’Horizon rouge 2011,
Domaine de l’Horizon rouge 2012,
Domaine de l’Horizon rouge 2009,
L’Esprit de l’Horizon blanc 2015,
Domaine de l’Horizon blanc 2011.

Nota a margine sui prezzi: si ragionava sul fatto che Mar i Muntanya e L’Esprit de l’Horizon escono a un prezzo confrontabile (pochi euro in meno il primo), con uno stacco netto, invece, su Domaine de l’Horizon. Se la forbice tra i primi due appare forse troppo stretta, lo scalino fra L’Esprit e Domaine sembra un poco alto. Naturalmente non si parla di valori assoluti, ma relativi alla gamma dei prodotti della stessa cantina.

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Lisa Foletti

Classe 1978, ingegnere civile, teatrante, musicista e ballerina di tango, si avvicina al mondo del vino da adulta, per pura passione. Dopo il diploma da sommelier, entusiasmo e curiosità per l’enogastronomia iniziano a tirarla per il bavero della giacca, portandola ad accettare la proposta di un apprendistato al Ristorante Marconi di Sasso Marconi (BO), dove è sedotta dall’Arte del Servizio al punto tale da abbandonare il lavoro di ingegnere per dedicarsi professionalmente al vino e alla ristorazione, dapprima a Milano, poi di nuovo a Bologna, la sua città. Oggi alterna i panni di sommelier, reporter, oste e cantastorie.

5 Commenti

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Marco Vercesi

circa 6 anni fa - Link

Nel sud della Francia c'è un terroir con condizioni geo-climatiche peculiari, Pic Saint Loup, dove vengono prodotti vini veramente meritevoli: penso a cantine come il Domaine de l'Hortus o (soprattutto) Mas Bruguiere.
Un'altra cantina che produce vini non "immediati" ma di grande stoffa è il Domaine Les Aurelles.
Vini dal carattere caldo, vini del sud ricchi di gusto e fascino.

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Capex

circa 6 anni fa - Link

Di Pithon cuvee laïs Rouge e Blanc deliziosi ma anche di Clos Perdus Mire la mer, un gran vino.

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Capex

circa 6 anni fa - Link

Sempre di Clos Perdus: Ben Adams, biodinamica estrema. Da provare.

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Michele Coratti

circa 6 anni fa - Link

"si parlava poco o niente di questa zona": ma come ???
Allora non le hai fatte con me le lezioni Francia... :)
Io ho sempre portato rispetto per queste zone !

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Lisa Foletti

circa 6 anni fa - Link

Purtroppo no, Michele, le lezioni sulla Francia del sud non le ho fatte con te...

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