Glicine al Santa Caterina di Amalfi: a cena guardando Tenet dal vivo
di Andrea GoriAnche se non avete visto Tenet al cinema almeno tre volte vi perdoniamo, ma non dovreste perdonarvi in questo scampolo d’estate di non aver passato una serata d’incanto cenando al Glicine dentro lo spettacolare Hotel Santa Caterina di Amalfi anche solo per cercare di scorgere l’arrivo della Planet Nine di Andrei Sator nel golfo. Già dove vi sedete e come venite accomodati ha del magico, un tocco di accoglienza anni ’60 dolce, gentile e premurosa da grande albergo, una coccola che in costiera è la norma ma finchè non la si sperimenta non si può capire a fondo.
Se dormite in albergo avrete il vostro tavolo fisso per tutto il soggiorno e già questo è qualcosa che genera immediata piacevolezza e senso di casa (e vi assicuriamo che sentirvi a casa in questo spicchio di paradiso, per quanto sembri improbabile che ve lo siate meritato, è una sensazione di rara lussuria). Nel mentre siete accolti accomodati e dissetati Giuseppe “Beppe” Stanzione comincia a preparare la vostra cena. Che da un cuoco che ha lavorato in California, Australia, Cina e Thailandia vuol dire rispetto per quello che la costiera ha da offrire (e che l’americano medio che qui viene a sognare) unito ad un tocco di esotico che è un bengodi per il palato e per gli abbinamenti.
Peschiamo un grande champagne (purtroppo per voi era l’ultima…) un poco agèe in maniera da farci accompagnare in relax i primi piatti ed è una meraviglia pura:
Krug Champagne 167éme edition (annata più giovane 2010 più vecchio 1998 sb. inverno 2017 45%pn 49%ch39 16%) naso di nocciole, burro, noci e limone sfusato di Amalfi, tono squillante e pepato, mandorle e citrino ancora, pompelmo, sedano, paprika, caffè e caramello, pepe nero, mirtillo e senape, sorso limonoso e ampio, diretto e decadente.
Dopo una bella entrée con una finta oliva e cruditè assortite ecco il primo squillo, ovvero, la Tagliatella di seppie, cetriolo e avocado, un finto primo piatto che in realtà è un antipasto creativo che offre grassezza e umami (nel nero di seppia) perfetto per esaltare il vino. Ci viene lasciato nel bicchiere anche per le Bavette alle alghe con gamberi di nassa e salsa al limone, dove l’alga è dentro la pasta stessa e i gamberi si dispongono sopra una crema succulenta e untuosa che pervade il palato rilasciando piacere ad ogni sorso di bollicina giocando con l’agrumato in entrambi.
Abbiamo però visto anche un’altra chicca in carta e torniamo volentieri in Toscana a Montalcino con Poggio di Sotto.
Rosso di Montalcino 2016 Poggio Di Sotto sottile eppure profondo, diafano ma roccioso e concreto sin dal naso tra fragoline di bosco, viola, amarene, pepe, lavanda, tabacco, susina fresca e ribes, talco e lampone emergono al palato dove il tannino è dolce ma mai scevro dalla giusta rugosità per esaltarsi negli abbinamenti.
E per divertirsi chiediamo un fuori menu ovvero il Tortello di ragù napoletano genovese con spuma di parmigiano e katsoboshi e tartare di vitello crudo e maggiorana, piatto ricco barocco complesso con stratificazione di sapori e duello di umami a più riprese: il vino si inserisce di taglio e accompagna senza mai sovrastare questo insieme di profondità e croccantezza. Soprattutto rimane a lungo con una persistenza che avrebbe bisogno di Barolo o Aglianico di rango e profondità il ragù, una crema di carne e spezie che difficilmente ci scorderemo.
Tempo di piatto principale e torniamo sul mare con lo Scampo, latticello e bietola, coreografico e luminoso con lo scampo di notevole spessore e aromaticità ben sorretto dal resto.
Bellissimo e azzeccato il predessert ma soprattutto azzeccato il vino proposto per proseguire, un passito finora a noi sconosciuto.
Alleria Passito Bianco Brama 2017 A Caggiano viene coltivato questo moscato di Salvì, stile Marsala da alto grado e secco, che ha note di canfora, anice, pepe bianco, agrumi canditi, frutto della passione, zenzero e talco, sorso di secchezza e calore che abbracciano a meraviglia il finto limone sfusato riempiendolo di rimandi mediterranei e balsamici.
Un vino che completerebbe una cena da solo ma che apre la strada al dolce: Meringhe, ricottine di bufala e lampone dove il lampone è una spolverata rossa su bianco monocromo di meringhe e ricotta con rimandi fruttati e lattosi che nel vino si sciolgono con piacevolezze e ariosità finendo per impreziosire un grande pasto senza appesantire.
Seduti su questa terrazza forse sembrerebbe leggero anche un cinghiale in umido con salsa al cioccolato ma ciò non toglie che Stanzione ha il raro pregio di unire barocco e tradizione di alta scuola turistica nell’accoglienza, con istanze gourmet irrinunciabili per i viaggiatori “stellati” che scelgono le tappe dei viaggi in base a dove mangeranno.
E dato che l’autunno è vicino e promette di non essere così inclemente potrebbe essere lo spunto per una coda di vacanza in questo luogo che non ha certo bisogno di registi americani per essere scoperto. Seduti al cinema (a vedere Tenet) abbiamo rivisto la costiera con un rivolo di acquolina in bocca. Un riflesso pavloviano che racconta bene come si possa stare bene seduti a questo ristorante.
Al Glicine del Santa Caterina e Peppe Stanzione
Via Mauro Comite, 9
Tel. 089 871012
Menu degustazione 5 portate a 130€
3 Commenti
hakluyt
circa 4 anni fa - LinkA dire il vero confido nella benevolenza di Andrea Gori: che mi perdoni lui di non avere quei 2 o 300 euri da spendere in siffatto luogo...
RispondiStefano
circa 4 anni fa - Linkintendi per mangiare, suppongo, perché per dormire ce ne vogliono almeno il doppio. Comunque è vera questa cosa dell'accoglienza in Costiera: sembra di essere clienti affezionati anche se si va la prima volta; e non dipende dal fatto che i prezzi sono di livello (basta fare il confronto con altre località altrettanto care)
RispondiPittosforo Alchechengi
circa 4 anni fa - LinkScusa Gori se non possiamo fare la bella vita che fai tu
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