Cose che la gente può pensare quando Oscar Farinetti lancia il Vino Libero
di Alessandro MorichettiInvece che andare a Messa, ho passato tutta la domenica a leggere il Corriere della Sera e scervellarmi sull’ultima trovata di Oscar “baffo d’oro” Farinetti: il vino libero. Non staremo qui a spiegare chi sia mr Eataly, cosa abbia fatto nella vita. E’ un imprenditore e a me sta simpatico: con quel sorriso da furbacchione illuminato potrebbe vendere petrolio agli arabi ma Eataly è un successo italiano nel mondo davanti a cui mi tolgo il cappello prima di muovere critiche. Veniamo al dunque. Scrive Luciano Ferraro su Divini:
L’inventore di Eataly, che con il suo mega negozio ha cambiato il modo di fare la spesa di migliaia di torinesi, romani, newyorchesi (e presto anche milanesi), ha fondato un movimento con un solo comandamento: vendere vino onesto lontano dalle mode. L’iniziativa si chiama «Vino libero» e verrà presentata lunedì nel nuovo store all’Ostiense. Undici cantine («che presto diventeranno 50», prevede Farinetti) in sette Regioni. Si parte da un milione di bottiglie con l’obiettivo di triplicare. L’idea è «creare una rete tra produttori, fornitori e consumatori basata su 400 enoteche e 600 ristoranti».
Così parlò il Farinetti:
Abbiamo scelto questo nome perché è facile da capire, è italiano, e indica bene quello che vogliamo: liberare il vino dalla burocrazia, dalle pastoie fisiche e metafisiche. In Italia abbiamo dieci enti che si occupano dei controlli sul vino, in Francia due, è tutto più complicato da noi, dalle visite della Forestale a quelle dei Nas.
L’idea, insomma, è quella di un vino buono, pulito e giusto (ops, dove l’ho già sentita questa?), tra i 5 e i 35 euro – perché di più è un’esagerazione – con anche un portale per le vendite online e la possibilità per enologi, agronomi e negozianti di scambiarsi informazioni. Il progetto è serio ma spensierato, scevro di noiose tecnicalità Ais, spruzzato di Latouche e decrescita felice, ambizioso nello sdoganare il vino portandolo in libreria e chissà dove, terribilmente attuale nel cavalcare un’onda e magari dominarla.
La sensazione, fortissima, è questa: con il vino libero Farinetti sorpassa a destra il caotico e magmatico mondo del vino naturale. Istituisce un linguaggio proprio con paletti ampi ma chiari (niente concimi chimici, niente diserbanti, riduzione di almeno il 40 per cento della dose di solfiti consentita dalla legge), si sgancia dai vini bioqualcosa, sfodera tutta la potenza di fuoco comunicativa di cui dispone e manda in avanscoperta cantine non esattamente prese a caso: “Fontanafredda (quella di Farinetti), Mirafiore, Borgogno, Brandini, San Romano, Monterossa, Serafini & Vidotto, Le Vigne di Zamò, Fulvia Tombolini, Agricola del Sole, Calatrasi & Miccichè: 180 ettari di vigne , 350 addetti”.
Di rumori sullo sfondo inizio già a sentirne in quantità e prevedere un successo, trattandosi di Farinetti, non è poi impresa da veggenti. Mentre rimuginavo su tutto questo, ecco arrivare sul post del Corriere un commento che sintetizza, in qualche modo, quello che immagino molti pensino. Dice il commentatore anonimo:
Farinetti c’è da riconoscere, è un GENIO; un genio perché ha una capacità (non uso il termine ‘qualità’ per la sua accezione semantica positiva): leggere l’increspatura dell’onda (si parla di mode, stando al titolo?) prima che gli altri se ne accorgano, cavalcarla, farla propria. USARLA. Il vino VERO che diventa appannaggio di industrie (e grande distribuzione). Ma di che si parla? Il vino con “maggiore rispetto della storia, della natura e delle tradizioni” è un prodotto artigianale, punto. Senz’altro non può essere appannaggio di grandi realtà industriali che hanno collaborato nel corso del tempo alla MORTIFICAZIONE di questo prodotto.
Questa odiosa pratica di volersi PARARE IL C**O in un momento in cui la gente è più attenta a quello che si chiama ‘consumo consapevole’ altro non è se non un’astuta volé al servizio della Domanda. Cosa se non un intelligente (astuto, meglio) mettersi in scia, seppur tra i primi, a quello che il mercato sta chiedendo? Cosa se non seguire una Moda? L’AntiModa? Ma che scrivete??
Un impacciato tentativo di adeguamento fatto in modo un po’ bislacco, cioè: non servendo la causa di tutti quegli artigiani che da decenni credono e promuovono il Vino Vero e il Lavoro Giusto, ma accordandosi con Grandi realtà Industriale che a fianco di queste populistiche e False produzioni ‘Etiche’ praticano la produzione di bevande “a basa di vino”, e che col vino, personalmente, credo non abbiano nulla da spartire.
Ma che schifo!
Ognuna di queste bottiglie che acquisterete sarà una bottiglia in meno acquistata in cantina da un Vero Artigiano che realmente lavora in QUEL modo, solamente accennato-millantato-confusamente esposto nell’articolo, da TEMPI NON SOSPETTI, PER UN CREDO, UNA RELIGIONE, UNA MISSIONE. NON PER MODA, COME IN QUESTO CASO.
MEDITATE.
Convengo sull’invito finale: ci medito un po’ sù.
80 Commenti
vittorio cavaliere
circa 12 anni fa - LinkIl commentatore anonimo sul Corriere della Sera ha espresso un pensiero che condivido al 100 %.
Rispondialcool duro
circa 12 anni fa - Linkforse facevi meglio ad andare a messa. la lettera di san Giacomo è decisamente meglio del corriere.
RispondiAlessandro Bocchetti
circa 12 anni fa - LinkIl punto è esattamente questo... C'è stato un errore di comunicazione nella moda vini naturali. Si è tutto incentrato sulla chimica in cantina, sull'eccesso di tecnica, cercando di vagheggiare un ritorno ad una arcadia felice, che poi mi chiedo dove fosse... Quando l'industria si accorgerà del mood (e sta già accadendo) che difficoltà avranno aziende da milioni di bottiglie, ettolitri di prodotto e centinaia di ettari, ed enologi scafati a fare vini naturali, da fermentazione spontanea e con una chimica ridotta al minimo? Bisognava difendere gli artigiani, recuperare la capacità interpretazione umana del vino, quella dialettica uomo natura che ne il vino unico, separando i campionati e non gettandoli in un agone al massimo ribasso che non li aiuta. Quella di' Farinetti è solo l'ennesima trovata di marketing di un imprenditore molto bravo! Non dimenticate che Jobs si è sempre rifiutato di visitare in Cina le sue fabbriche... Puoi essere geniale, bravissimo, ma non necessariamente anche buono ;) Ciao A
Risponditobia
circa 12 anni fa - Linkammetto che il nome vino vero possa aver fatto storcere il naso ai più, ma vorrei commentare l'ultimo commento proposto, sono proprio le cantine industriali, che quando s'impegnano per la qualità , ha dare lustro ad una storia ed una tradizione, guarda per esempio Masciarelli, che nonostante le moltissime bottiglie prodotte, grazie anche ad ottimi vini ha rilanciato l'enologia marchigiana valorizzandone proprio il territorio. il fatto che non demonizzi l'agricoltura tradizionale, come molti bio.... , ma che s'impegni a creare un vino più "Naturale" e rispettoso, non mi sembra un dramma, anzi. è il solito dilemma da bar italiano: nessuno fa, e quando qualcuno fa, lo fa per rubà. e bisogna ricordare al nostro amico che la GDO in francia, sta crescendo in modo esponeziale, e anche per vini di pregio, non solo per il "pinard" come potrebbe far credere la crisi economica.
RispondiAlessandro Bocchetti
circa 12 anni fa - LinkMasciarelli l'enologia marchigiana??? ...Suvvia! :D Ciao A
RispondiTommaso Farina
circa 12 anni fa - LinkSemmai abruzzese, Tobia. E' normale che il Bocchetti rivendichi! ;)
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 12 anni fa - LinkMah, l’unico contenuto concreto del discorso di Farinetti sul “vino libero” è la riduzione della solforosa, perché il togliere la burocrazia e le pastoie fisiche e metafisiche è un simpatico e condivisibile programma utopistico che, ovviamente, resta lì. Sarà di certo un caso, ma la scorsa settimana qui su Intravino è venuto fuori il tema di come potrebbe essere bello (e semplice) creare una nuova categoria dei vini, quelli con meno della metà della solforosa permessa di legge. Beh, se un grande comunicatore come Farinetti ha capito al volo che il “low sulphur” è un ottimo messaggio da spendere, allora perché non lo portiamo avanti? Potrebbe davvero essere un discorso serio per qualificare vini fatti bene, perché sotto 50 di solforosa libera (e contemporaneamente sotto 50 di volatile s’intende, sennò si rischia di vendere roba che domani diventa aceto!) senza una cura estrema di qualità e igiene non ci stai. Senza entrare in sterili polemiche sulle dimensioni aziendali, questo potrebbe essere un reale discriminante del lavoro di qualità.
Rispondijovica todorovic (teo)
circa 12 anni fa - LinkFarinetti è l'uomo delle key words. Sposterei l'attenzione da libero e buono a onesto. E' questa la vera svolta. in dialetto triestino si direbbe "ma me diverto" "ma me diverto" - espressione che usava mio padre, quindicenne, per esprimere la gioia, tipica degli adolescenti, nel fare cose trite e ritrite. @ Tobia....ricordo ancora una lacrima di morro d'alba di masciarelli bevuta qualche anno fa. una meraviglia
Rispondiruggero romani
circa 12 anni fa - Linktemo sia mancinelli, causa incompatibilità geografica...
Rispondijovica todorovic (teo)
circa 12 anni fa - Linkcaro ruggero ti sbagli. perchè non esistono terre vocate ma popoli vocati. Di mancinelli ho bevuto un montepulciano d'abruzzo di Ofena senza pari ...l'ironia è il puzzo della vita...
RispondiAlessandro Bocchetti
circa 12 anni fa - LinkAzz la citazione di coratella è un touch of class! Ciao A
RispondiAlessandro Bocchetti
circa 12 anni fa - LinkPerò dovete ammettere che coratella fa molto ride! Ciao A
RispondiMauro
circa 12 anni fa - Linka proposito di solforosa è troppo o troppo ingenuo chiedere il quantitativo sull'etichetta?
RispondiRob
circa 12 anni fa - Linknon si riesce, è volatile. si potrebbe scrivere quanta se ne usa in imbottigliamento, ma già solo dopo una settimana il valore sarebbe diverso
Rispondifrancesca
circa 12 anni fa - LinkScusate, copio dal blog www.inumeridelvino.it per provare a portare un contributo che vada oltre le impressioni: Il rapporto tra vini e solfiti è molto dibattuto e i risultati di questo studio condotto da Christopher Appleby, Marco Costanigro, Dawn Thilmany e Stephen Menke, pubblicato qui da AAWE lo analizzano dal punto di vista del consumatore, tramite un sondaggio su 233 consumatori americani. In breve, che cosa dice lo studio? (1) la scelta di un vino è determinata ancora prevalentemente dalla qualità e dal prezzo, e non dalla presenza o meno di solfiti; (2) i consumatori, a parità di tutto il resto, sono disposti a pagare un prezzo maggiore (meno di 1 dollaro…) per la scelta di non avere o avere meno solfiti; (3) coloro che accusano mal di testa sono molto più attenti alla questione (e qui, no news…); (4) importantissimo: i consumatori non sono disposti a cedere sulla qualità del prodotto in cambio dell’assenza di solfiti (e qui, a parere di chi scrive, cade l’asino). La conclusione è che i vini senza solfiti possono essere una nicchia interessante, ma soltanto una nicchia, e che l’assenza di solfiti non è una condizione sufficiente per poter vendere un vino: la qualità del prodotto ha ancora un peso molto rilevante. Probabilmente dovremo separare le astuzie auto-promozionali di Farinetti (ndr.buona parte delle cantine fanno riferimento a se stesso)da ciò che veramente serve al vino Italiano.
Rispondiguidachetipassa
circa 12 anni fa - LinkBRAVISSIMA .....
RispondiFabrizio pagliardi
circa 12 anni fa - Link"UN CREDO, UNA RELIGIONE, UNA MISSIONE" la trovo veramente una frase ridicola...... Mi ricorda gli striscioni fascisti che si vedono per le strade vicino a Remigio il giorno della commemorazione di Acca Larenzia o allo stadio in curva nord.Anzi credo proprio di averne visto uno uguale domenica al telegiornale. Il credo la religione e la missione é sempre lo stesso " Il dio denaro" il resto come sempre tante belle parole per vendere possibilmente al prezzo più alto.
RispondiGianpaolo
circa 12 anni fa - LinkAnche io quando sento parlare di produzione di vino come fede, religione, missione ecc, sento un fremito "alla Pasolini durante la battaglia di Valle Giulia" e mi viene da schierarmi decisamente dalla parte di chi il vino lo fa per mestiere e con l'intento dichiarato di guadagnarci.
RispondiMichele malavasi
circa 12 anni fa - LinkI titolari del team freewine saranno felicissimi della scelta del nome del nuovo progetto del signor Farinetti. Anche perchè perseguono seppur in maniera differente il comune obiettivo di eliminare o ridurre drasticamente i solfiti aggiunti. Freewine vs Vinolibero vs vini veri vs vinnatur vs vivit per il consumatore finale vinoverista sempre più oppurtunità ? O nel paese dei furbetti del quartierino qualcuno ciurlerà nel manico?????
RispondiAlessandro Morichetti
circa 12 anni fa - LinkMi sono riletto qualche spunto live su Twitter dalla presentazione di #vinolibero. Copincollo qualche frase di Maurizio Gily che era presente: - l'idea + interessante e' quella della community, pare che il poco digitale Oscar abbia avuto input dai figli - sara' venduto online ma dalle enoteche sul territorio. 'Prezzo sorgente' bye bye - farinetti: continuo a credere nella pubblicita' sui quotidiani perche' chi legge un giornale e' un nostro potenziale cliente.
RispondiMSimone
circa 12 anni fa - LinkVolevo segnalare che è in arrivo da un gruppo di produttori il "Vino di mio cugino". Il vino di mio cugino avrà una percentuale di solforosa aggiunta pari a 0. Avrà la genuinità e sarà etico come solo i cugini sanno fare (ovviamente sarà anche biologico e a Km0). Potrai trovarlo nelle migliori enoteche e ristoranti. Volete mettere andare al ristorante e il Sommelier vi dice questo è il vino di "mio cugino". Oppure avete a casa ospiti potrete dire questo è il vino di "mio cugino". Stay tuned
RispondiAlessandro Morichetti
circa 12 anni fa - LinkUna cosa del "vino libero" non mi piace neanche un po'. No concimi, no diserbanti... poi però in cantina l'unica attenzione è per la solforosa? Vino libero di intrugliare? Eh no eh! Perché non basta dire alla presentazione che il lievito è lo sperma del vino, giusto?
RispondiAlessandro Bocchetti
circa 12 anni fa - LinkSono solo 2000 anni che si usa la solforosa... Solo due giorni ;) Ciao A
RispondiFrancesco Maule
circa 12 anni fa - LinkBravo Moriche'!
RispondiAntonio
circa 12 anni fa - LinkMa magari smettere di parlare di Farinetti? Ma dov'era il mondo del vino prima del suo avvento? In radio si parla di lui, in televisione c'è sempre lui, sui giornali idem. Che sia veramente "il profeta" del wine and food o più semplicemente come dicono a Roma un gran paraculo che ha capito che finanziare i media a tutti i livelli paga sempre! Mai nessuno che ne parli male, sarà un caso?
Rispondigian
circa 12 anni fa - Linke incomincia te...
RispondiDaniele
circa 12 anni fa - LinkLeggo che questa inziativa risulta essere "tra i primi" oppure "cavalca l'onda del bioqualcosa" A me sembra che quest'onda fosse bella increspata qualche semestre fa e che ora stia già scemando. Non mi sembra proprio tra i primi, ce ne sono molti che già vendono online vini "GIUSTI" : piuttosto il fatto è che Farinetti ha la potenza comunicativa di un Bulldozer e quindi fa molto più rumore, ma di enoteche 'buone pulite e giuste' ce n'è finchè vuoi da anni, sia on che off-line. Non vedo tutta questa novità ma concordo sul risultato, sarà un successone. Daniele
RispondiSilvana
circa 12 anni fa - LinkPer associazione d'idee mi viene in mente l'olio d'oliva extravergine: quando i grandi marchi di olio (tipo Carapelli,Bertolli)si sono resi conto che c'era un pubblico per l'olio extravergine ci hanno messo su il cappello.
Rispondicarlo
circa 12 anni fa - Linkmanca il commento del sig. Maurizio. Commento solitamente legato al binomio farinetti-banche.
RispondiFrancesco Maule
circa 12 anni fa - LinkFarinetti e' un genio. E' chiaro che i grandi nomi del vino non possono stare a guardare e se iniziano a non usare pesticidi e a diminuire la solforosa aggiunta non puo' che essere un bene per la nostra salute e quella dell'ambiente e sicuramente dara' vini un po' meno standardizzati. Fara' bene al mercato estero, soprattutto. All'export dei vini italiani nel mondo. Noi dei "cosiddetti vini naturali" non possiamo che accettare di buon grado questa situazione, che e' stata creata dal movimento dei vari vini veri, vinnatur e reinassance. E non potremo che porci nuovi obbiettivi e rilanciare il sasso in avanti ...
RispondiAlessandro Morichetti
circa 12 anni fa - LinkSto cenando e immagini bene che qui agli Asili di Barbaresco il lunedì sera non è esattamente Trastevere. Però, aspettando si cuocia la fettina, affermo senza la minima ombra di dubbio che questo è il commento più sensato, lungimirante, saggio e propositivo che io abbia mai letto a nome "Francesco Maule" ;-). Bravo, cazzo!
RispondiFrancesco Maule
circa 12 anni fa - Linkma va via!
RispondiEnrico Bulian
circa 12 anni fa - LinkCiao Francesco, io ho presentato a molti tuoi colleghi al Vinnatur una vera piattaforma per degustare i vini nei punti vendita ed acquistarli on line al prezzo "sorgente" ...si chiama Vinaly wine network. Come sempre in Italia quando qualcuno con la potenza di fuoco di un "buldozer" lancia una iniziativa tutti parlano del "genio"...per poi scoprire che qualcuno lo sta già facendo! Enrico
Rispondidaniele
circa 12 anni fa - LinkBRAVISSIMO STRAQUOTO
Rispondivinattiere
circa 12 anni fa - LinkMa le aziende che vorranno fare parte del progetto Eataly-Vino libero, dovranno pagare per entrare come si deve fare per i centri Eataly o basteranno 2000 bottiglie gratis....Viva l'etica e i contadini che non si fanno contaminare da questo ex-genio degli elettrodomestici!!
RispondiVinaly
circa 12 anni fa - LinkIo non conosco la loro politica...ma se ti interessa, nel mio wine network www.vinaly.it si entra gratis! Va bene che è tardi ma siamo al limite dello spam ;-) [a]
RispondiC.Moon Cats
circa 12 anni fa - Linkcredo che le aziende che vogliano far parte di questo progetto di mr. farinetti debbano cedergli il 51% dell'azienda.... o mi sbaglio?
RispondiMargherita
circa 12 anni fa - Linkcredo che le aziende citate appartengano già al sig. Farinetti e/o alla/e società di cui il medesimo fa parte
Rispondifrancesco60
circa 12 anni fa - LinkConosco parecchi micro-produttori piemontesi di formaggi che per essere presenti ad eataly-torino non pagano una lira. E manco un'euro. E ancora meno riempiono gratis (come ho sentito dire) lo scaffale, al primo ingresso.
RispondiC.Moon Cats
circa 12 anni fa - Linkintendevo quelle di vino come aziende.
Rispondifrancesco60
circa 12 anni fa - Linkrispondevo a Vinattiere... a parte la battuta del 51%, ditemi una azienda vinicola che paga per entrare ad eataly. O meglio in cosa consiste questo "pagare"?
RispondiSimone e Zeta
circa 12 anni fa - LinkChe poi, a guardar bene, Farinetti farà un lavoro difficile da svolgere se non impossibile per il vari raggruppamenti e sigle. Immagino che l'attuale nicchia di mercato dei vini naturali, formata da consumatori appassionati e consapevoli, sia nei fatti troppo piccola per i numeri che ha in mente il patron di Eataly; il quale immagina di stimolare un acquisto green dall'acquirente veloce dello scaffale. Sta inducendo un bisogno di cui potrebbero godere molte aziende.
RispondiSirPanzy
circa 12 anni fa - LinkBravo Maule!
RispondiC.Moon Cats
circa 12 anni fa - Linkconcordo con Francesco Maule, noi vignaioli artigiani dobbiamo dire grazie al mr. farinetti per questa sua ennesima idea e promozione. poi la differenza tra noi e lui la cercherà il cliente. vado a vendemmiar ciau
Rispondigiovanni bolla
circa 12 anni fa - Linkpprova a fare una visura in camera di commercio e vedi quante di quelle cantine non sono di Baffo d'oro ( poche e comunque la piu' grande produzione arrivera' da lui). D'altra parte se e' in gamba non ci possiamo fare nulla. Non sei andato a messa pero' sei cascato in un'altra trappola da preti! tale e quale alla prima...
RispondiLupin
circa 12 anni fa - LinkScusate interrompo per una svista nell'articolo: si sgancia dai vini bioqualcosa, sfodera tutta la potenza di fuoco comunicativa di cui dispone e manda in avanscoperta cantine non esattamente prese a caso: “Fontanafredda (quella di Farinetti), Mirafiore (quella di Farinetti), Borgogno (quella di Farinetti), Brandini(quella di Farinetti), San Romano, Monterossa, Serafini & Vidotto(quella di Farinetti), Le Vigne di Zamò, Fulvia Tombolini, Agricola del Sole, Calatrasi & Miccichè: 180 ettari di vigne , 350 addetti”.
Rispondigp
circa 12 anni fa - LinkDa appassionato di vino, trovo molto sgradevole questa iniziativa di Farinetti. A me sembra un caso di concorrenza sleale da parte del monopolista di turno: facendo leva sulla capacità promozionale di Eataly e speculando sulla disinformazione dei consumatori, si punta a sottrarre quote di mercato a chi da anni lavora seriamente, sia nel campo dei vini da uve da agricoltura bio sia in quello non bio di qualità, a favore di aziende che evidentemente sono in cerca di visibilità attraverso scorciatoie (la maggioranza delle quali riconducibili a Farinetti stesso, come è stato notato). L’agricoltura bio infatti va ben oltre le fasi della concimazione e del diserbo: anticrittogamici e antibotritici di sintesi sono almeno altrettanto insidiosi, sia per l’ambiente, sia per i residui (auspicabilmente sotto le soglie di legge) che possono lasciare nel prodotto finito. Allo stesso modo, la riduzione volontaria del 40% dei limiti della solforosa comporta valori tutt’altro che bassi (90 mg/l per i rossi e 120 per i bianchi), ben superiori a quelli già previsti da alcuni disciplinari di organismi di controllo bio, e comunque di fatto già rispettati dalla maggior parte dei produttori non bio di qualità. Quel che è forse peggio, in assenza di un organismo indipendente di controllo il consumatore non ha alcuna garanzia che queste promesse saranno mantenute sempre e comunque. Come consumatore, finora il mio atteggiamento verso la novità di Eataly-Roma è stato scettico, ma sostanzialmente neutro (ne ho scritto in un commento su acquabuona.it). Di certo non mi ponevo il problema che i soldi che lasciavo alle casse potessero contribuire a finanziare iniziative che disapprovo. Adesso invece me lo pongo, quindi ridurrò le mie visite allo stretto indispensabile, e se va avanti così le interromperò del tutto.
Rispondigp
circa 12 anni fa - LinkAggiungo: parafrasando il motto di Slowfood, dei "vini liberi" si potrebbe dire: buono chissà, pulito a metà, giusto no.
Rispondifrancesco60
circa 12 anni fa - Link"si punta a sottrarre quote di mercato a chi da anni lavora seriamente, sia nel campo dei vini da uve da agricoltura bio sia in quello non bio di qualità, a favore di aziende che evidentemente sono in cerca di visibilità attraverso scorciatoie" Aziende come Borgogno o Fontanafredda, secondo te hanno bisogno di visibilità? Se ti fai un giro qui in Langa, noteresti che - anche chi ha sempre lavorato seriamente- da quando è arrivato farinetti, in molti si sono "svegliati", in molti hanno deciso di non dormire più sugli allori. E mi fermo qui. Sul fatto dei soldi che lascio (anch'io) nelle casse di eataly, ecc. ecc.. beh, sinceramente mi fa un po' sorridere.
RispondiGianpaolo
circa 12 anni fa - LinkNon capisco perche: -"concorrenza sleale". Se uno e' piu' grande e ha piu' soldi per fare promozione a se stesso, e' sleale? Cosa dovrebbero fare, mettere un limite alla promozione di chi ha piu' soldi, oppure dare piu' soldi a chi non li ha per fare promozione? -"disinformazione dei consumatori". Farinetti promette delle cose specifiche - che poi dovra' rispettare, e rispettera' - non promette il nirvana. Poche, chiare, semplici. Il consumatore decidera' da solo, a meno che non si abbia l'atteggiamento paternalistico che fa pensare che il consumatore mediamente non capisce. -"si punta a sottrarre quote di mercato". Non lo facciamo tutti? Nel mercato se io vendo spesso rubo una vendita al mio concorrente. Quale alternativa esiste? -"azienda in cerca di visibilita'". Alcuni sono marchi notissimi. -"L’agricoltura bio infatti va ben oltre...". Ma lui non ha mai detto che avrebbe fatto bio. -"il consumatore non ha alcuna garanzia che queste promesse saranno mantenute". La scommessa di Farinetti e' questa, e ci gioca la faccia e la credibilita'. Se non mantenesse le promesse fatte - e certe cose vengono sempre alla luce prima o poi, specialmente quando si e' suonato la grancassa - la sua reputazione sarebbe rovinata. E ci puoi scommettere che questo lui lo sa benissimo.
RispondiDaniele
circa 12 anni fa - LinkMa perchè noi italiani siamo sempre incapaci di fare squadra? E' evidente che in tutto il mondo e negli USA in modo particolare ci sia una forte attenzione per i vini naturali e tutti compresi Francia e Spagna si stanno adeguando. La differenza è loro come al solito procedono unitariamente mentre noi abbiamo Vin Natur,Freewine, Vino Libero ecc, ci vuole tanto a creare un unica associazione/brand con un disciplinare chiaro che raggruppi tutte le cantine che vogliono fare vino in un certo modo? Ognuno come al solito pensa agli interessi del proprio piccolo giardino e bye bye massa critica e largo ai francesi. Che barba che noia che noia che barba!
Rispondigp
circa 12 anni fa - LinkGiustissimo, con l'unica qualificazione che secondo me i "Vini liberi" approfittano opportunisticamente a fini commerciali della situazione di divisione che tu dici per proporre una versione molto diluita di "vino naturale".
Rispondimaurizio gily
circa 12 anni fa - LinkIo c'ero, come ha detto Alessandro. Per me Farinetti è una mina vagante, dice tre cose giuste e affascinanti poi ne dice una totalmente assurda (tipo che il lievito è come lo sperma), ma forse la mia è solo spocchia da "poeta laureato", lui si rivolge alla "gente comune" con la sua vena nazionalpopolare (frase storica di ieri: la gente comune è meravigliosa!) Non credo che l'operazione vinolibero, quale che sia il giudizio su di essa, danneggi gli artigiani e i piccoli produttori. Potrebbe invece, forse, rispondere ad un bisogno di cui nessuno si è fatto interprete negli ultimi anni, e cioè quello di avvicinare nuovi consumatori al vino. Una cosa considerata talmente "mission impossible", almeno in Italia, che nessuno ci ha mai neppure provato. Ed è altamente probabile che chi si avvicina a vinolibero, essendo sollecitato a un certo tipo di sensibilità, in uno step successivo vada a cercare il piccolo produttore, l'artigiano, il vino naturale, così come chi si appassione da giovane alle birre artigianali finisce poi spesso per passare al vino (o almeno a entrambi) in età più matura. E se così non sarà, se vinolibero cannibalizzerà il movimento dei vini naturali, forse sarà anche colpa di certi suoi sostenitori. Cito "Un impacciato tentativo di adeguamento fatto in modo un po’ bislacco, cioè: non servendo la causa di tutti quegli artigiani che da decenni credono e promuovono il Vino Vero e il Lavoro Giusto, ma accordandosi con Grandi realtà Industriale che a fianco di queste populistiche e False produzioni ‘Etiche’ praticano la produzione di bevande “a basa di vino”, e che col vino, personalmente, credo non abbiano nulla da spartire". Chi pensa di convincere la gente a bere il vino dei piccoli produttori con l'argomento che bisogna "servirne la causa" forse da Farinetti, in termini di marketing, ha qualcosa da imparare.
RispondiSimone e Zeta
circa 12 anni fa - LinkIo sono convinto che lui punti ad aumentare il numero dei acquirenti veloci dello scaffale, creando delle parole d'ordine precise, facili e nazionalpopolari. Lui punta ai serbatoi che acquistano il Santa Cristina, La Mora o di meglio ma dove ci sono i numeri.
RispondiSirPanzy
circa 12 anni fa - LinkCondivido ogni parola di Gilly poco sopra. Per me questa è da vedere come una grossa opportunità per i piccoli. Per una volta che c'è un "rompi ghiaccio" che si alimenta con la "nafta" propria (pensa quanti soldi pubblici avanzati per un colpo di marketing così forte) invece di metterci in scia e pensare a come far valere le differenze e come sfruttare l'apertura che si crea, ipotizziamo già le prime ombre di truffa/fuffa.
RispondiC.Moon Cats
circa 12 anni fa - Linkbeh panzy io lo sto studiando da mò mr farinetti, a forza di vedere cosa fa e come lo fa sia mai che faccio un colpo giusto pure io :)) c'è molto da imparare da lui secondo me, a costo quasi zero, basta osservarlo e carpire quello che più ci aggrada
RispondiHamlet
circa 12 anni fa - Linka proposito di Farinetti, nel ristorante Italia di Eataly-Roma, vendono il Sassicaia a 32 euro! Wow! :-) Controllate: http://www.ristoranteitalia.eataly.it/images/vinocompleto.pdf
RispondiFrancesco Bonfio
circa 12 anni fa - Linkanche Camarcanda 2006 a 16 euro non è male...
RispondiAlberto
circa 12 anni fa - LinkBuonasera a tutti, ho letto i vostri commenti sull'iniziativa di Oscar Farinetti e non posso fare a meno di dire alcune cose sperando di poter chiarire alcuni aspetti che ritengo importanti: 1) le aziende coinvolte rispettano un disciplinare di produzione vitivinicolo 2) molte delle aziende sono biologiche 3) molte delle aziende sono piccole come quelle di molti voi 4) tutte le aziende si impegnano a non impiegare diserbanti e concimi chimici 5) molte delle aziende applicano una costante ricerca per ridurre al minimo l'uso di agrofarmaci in campagna 6) a Fontanafredda gli agricoltori sono coinvolti in corsi di formazione e sono "stimolati" anche economicamente ad applicare i disciplinari tecnici E potrei andare avanti ancora per molto. Ho l'impressione che alcuni di voi parlino di cose che non sanno mentre ho la certezza che molti di voi sappiano bene come stanno le cose e volutamente le presentino in modo errato. Per quanto detto non voglio fare il difensore di Oscar Farinetti, e' certamente in grado di farlo da solo, ma invito tutti a riflettere sul fatto che nelle aziende e negli Eataly del sig. Farinetti ci lavora qualche migliaio di persone e che molti dei produttori "fighetti" dei vini bio e non ci vendono i propri prodotti senza per questo sentirsi sviliti. Dietro a questo progetto c'è molto lavoro ed impegno di tanti operai, contadini, ricercatori, tecnici, ecc. Un saluto a tutti e buona vendemmia!
Rispondigp
circa 12 anni fa - LinkVisto che le cose sostieni di saperle, potresti fare dei numeri precisi, invece del vago "molte". A oggi, stiamo parlando di 11 aziende, quindi non dovrebbe essere difficile. "Molte" comunque non è "tutte": mi chiedo per esempio una delle "molte" (?) aziende biologiche se non si possa sentire a disagio trovandosi gomito a gomito con una che non lo è. Al punto 1) manca un'importante elemento: sono previsti controlli e se sì da parte di chi? Grazie
Rispondiguidachetipassa
circa 12 anni fa - Linkla verità è che molte aziende non riuscendo a vendere credono che il Baffo porti tutti in giro per il mondo.....altro che buono,bio ,mio,tuo,giusto,pulito,purissimo,levissimo...altissimo.....
Rispondielio
circa 12 anni fa - Linkstando ai numeri, non mi pare che "quelle" aziende non riescano a vendere.
Rispondiguidachetipassa
circa 12 anni fa - Linkparlavo delle aziende che vorranno affidarsi a questo progetto....quelle che ne fanno già parte hanno già avuto l'aiutino dal Baffo....
Rispondielio
circa 12 anni fa - Linkin langa sento che parecchi seguiranno questo progetto, aziende , che ti garantisco, non hanno bisogno dell'aiutino del baffo.
Rispondiguidachetipassa
circa 12 anni fa - Linkconosci per esempio i numeri che faceva "Le Vigne di Zamò" prima dell'ingresso di Farinetti??? o Serafini e Vidotto ? Perchè se vendevano tutta la produzione non aveva senso cedere al baffo...o no???
Rispondiguidachetipassa
circa 12 anni fa - Linkpensate se Farinetti in uno dei suoi colpi di marketing farà lavorare i detenuti per svuotare le nostre affollatissime carceri .....come potrà chiamarlo....vino in libertà provvisoria????? ma dai.....vendemmiate gente vendemmiate.....
Rispondigian
circa 12 anni fa - Linkche tristezza di commento..
RispondiAlberto
circa 12 anni fa - LinkCaro Guidachetipassa io non ho l'abitudine di dire una cosa per l'altra e se mi sono tenuto sul vago è stato per brevità della risposta. Per sapere quali sono le aziende bio ritengo sufficiente che leggiate le etichette. In merito a chi controlla cosa ritengo, almeno per noi è cosi', che valga moooolto la parola data e quindi se diciamo che non usiamo concimi chimici e diserbanti è cosi e basta. I vigneti sono alla luce del sole ed è sufficiente visitarli (ovviamente sei invitato in qualsiasi momento a farlo e sarò lieto di portarti). Lo so bene che per molti tutto ciò non sarà sufficiente soprattutto perchè non siamo "artigianali" oppure piccoli produttori e soprattutto non incarniamo lo "pseudotipo" del contadino con la paglia in testa e le scarpe bucate. E poi, forse non lo sai, ma Farinetti sono anni che fa lavorare i detenuti ......e guarda che colpo di marketing visto che non lo sa nessuno! In merito alla tua considerazione relativa al fatto che le aziende che participeranno al progetto siano alla disperazione e attendano il messia credo si commenti da sola. Ciao
Rispondiguidachetipassa
circa 12 anni fa - Link1) Non ho fatto alcun riferimento alle aziende bio o non bio 2)Tantomeno ho parlato di controllori o controllati 3)Se te la prendi per una battuta/provocazione non so che dirti 4)Non ho parlato di disperazione , ma quanto di sfruttare la forza del denaro del baffo per aumentare le vendite che in questo momento , sono un problema per moltissime aziende italiane e non ditemi che tutte le aziende in cui è entrato il baffo vendevano tutta la produzione entro l'anno.....
Rispondicarlo
circa 12 anni fa - Link@guidachetipassa borgogno ha sempre venduto tutto eppure ha ceduto il 100% a farinetti...
RispondiAlberto
circa 12 anni fa - LinkGuidachetipassa non ho nessun motivo per prendermela. Le cose che penso ti ho detto con semplicità e onesta'. Per quanto riguarda gli aspetti legati alla compravendita di aziende ritengo siano fatti personali e poi in un periodo come questo in cui le aziende falliscono ben venga qualcuno che le acquistare e le fa rendere. Tanto di cappello!! Il resto sono solo discussioni inutili. A me importa che non siano dette inesattezze su aspetti tecnici che riguardano il progetto. Buone cose.
RispondiNelle Nuvole
circa 12 anni fa - LinkOggi è domenica. Tutti a Eataly, che se magna meglio che all'IKEA. Non si fa pari a leggere quanto il Sor Farinetti sia figo, ed in effetti lo è. Ha sviluppato il concetto di Food Hall portando la qualità italiana del mondo. A quale costo non si saprà mai. Nel senso che una cosa sono i ricavi, un'altra i guadagni. Intanto però da da magna' ad un sacco di gente che ne ha bisogno e di questi tempi non è poco. E il mondo impara a conoscerci. Peccato che a Eataly NY nell'enoteca separata dal resto per motivi localmente politically correct, ci siano principalmente il vini del Nostro e quelli firmati dai suoi compari. Oppure quelli di produttori che si possono permettere di pagare una salata entry-fee. Intanto io penso a chi si sbatte per vendere il verbo Farinettiano fatto vino in giro per il mondo. Persone estremamente professionali e capaci che si trovano ad andare a trovare il cliente un giorno con il catalogo di Fontanafredda e il giorno dopo con quello di Borgogno, e il tizio gli fa "ma non ci siamo già visti?". E noi je responnemo "Embé, che c'é? Guarda che c'ho anche Serafini & Vidotto, ecc. ecc. E poi ora c'ho anche er vino Libbero da farti comprà, anche se non c'ho capito un granché, ma l'idea è innovativa e se funziona in Italia l'anno prossimo sbarchiamo in Ammeriga." Con questo non voglio assolutamente denigrare l'Opera Farinettiana. Ripeto, l'uomo è un genio imprenditoriale e anche una brava persona. Ma l'attenzione su di lui rischia di farne un Mito, tutto positivo o tutto negativo, dimenticandoci che dietro c'è il vino, prima di Eataly. Tutt'altra roba.
Rispondifrancesco
circa 12 anni fa - Link"di pagare una salata entry-fee." E quanto sarebbe, visto che sono curioso..
RispondiAntonio
circa 12 anni fa - LinkPer Eataly NY "solo" 5000 Euro! Mentre per Eataly Torino è stato richiesto uno sconto del 25% sul listino + un ulteriore 25% di sconto merce. Tutto bello, libero, pulito e senza solforosa!! E se il produttore si rifiuta di accettare queste condizioni capestro si può sempre attingere alla Banca del Vino di Slow Food alla faccia dei soci che pagarono all'epoca 300 Euro per (testuale): Avere la possibilità di comprare i grandi vini Piemontesi a prezzi ottimi senza la speculazione delle enoteche!!
Rispondifrancnesco
circa 12 anni fa - Linkavevo altri numeri, (soprattutto per le aziende piccoline) mi informerò meglio. Il fatto è che c'è la coda ad entrare ad eataly.
RispondiAntonio
circa 12 anni fa - LinkCaro Francesco, nel mondo del vino c'è la coda per vendere dovunque! Sopravvivere è la priorità, in particolare tra le piccole aziende che in momenti del genere sono nel mezzo tra imprenditori che vogliono approfittare della situazione e grandi aziende che hanno prezzi irraggiungibili e fagocitano il mercato. Niente di personale contro chi punta a massimizzare il proprio profitto, è nella logica imprenditoriale, ma almeno non ci si atteggi a paladino del buono, giusto etc.
Rispondifrancesco
circa 12 anni fa - Link"ma almeno non ci si atteggi a paladino del buono, giusto etc." mah, lui fa il suo lavoro e lo fa anche bene (secondo me), qualcosa di buono sicuramente lo ha fatto, ad eataly torino sono presenti piccoli produttori di formaggi che, onestamente, senza eataly quasi-quasi sarebbero "scomparsi", anzi lo sarebberero di sicuro.
RispondiGunga Dunga
circa 12 anni fa - LinkFarinetti è un astuto imprenditore. Eccellente il marketing. Ragguardevole il sistema di imprese possedute/partecipate o influenzate [industrialemnte con Eataly, per la moral suasion c'è il cibo lento]. Fatico enormemente a considerarlo un evangelista del cibo/vino giusto; l'etica ed i valori in questa caso fanno parte del marketing mix.
Rispondi