Raccontare Nebbiolo Prima come fosse un viaggio nelle Langhe fa poco blog ma chissenefrega
di Alessandro MorichettiMaurizio Silvestri è autore di viaggio e prima di tutto amico mio. Durante Nebbiolo Prima 2013 siamo stati 100 ore a contatto 24h/24 (quasi anche in bagno) quindi il suo racconto è un po’ anche mio. Abbiamo degustato insieme alla cieca tutti i vini e con alcuni di questi io ho rapporti commerciali: per l’80% il nostro giudizio è stato coincidente. Per leggere l’articolo che Maurizio ha pubblicato su Porthos online servono esattamente 23 minuti e 18 secondi: ottimamente spesi, anzi gratis sia qui che lì. È un racconto molto ispirato, ve lo consiglio.
Barbaresco all’imbrunire è una fabbrica di silenzio. Lungo via Torino l’unica presenza viva è quella della pioggia, sottile e leggera come le foglie d’autunno nelle fotografie di Giulio Morra appese lungo il corso. Potrebbero lasciarle lì in maniera permanente, sarebbero sempre attuali. Si ha l’idea che a Barbaresco l’autunno sia la stagione di base e durante il resto dell’anno le altre stagioni siano solo variazioni sul tema. Forse è per questo che la amo. Malinconica e taciturna come la sua gloriosa torre, ancora in restauro.
Ma il luogo più fascinoso di Barbaresco per me è la vecchia stazione. Giù in fondo alla vecchia via Rabajà, tra le ultime propaggini dell’anfiteatro scenografico delle vigne della Martinenga e i primi filari dei Rio Sordo, protetta da ortiche e avvolta dal profumo intenso delle acacie inzuppate dall’acqua.
È chiusa da trenta anni. La prima volta in un luogo è come con una persona, cogli le cose più vere dai primi sguardi. La vecchia stazione ti attrae e ti respinge, ha un aspetto decadente e misterioso che incute un iniziale timore, ma poi ti rassicura con un sorriso indifeso. L’intonaco rosso mattone sbiadito, le piante rampicanti che ostruiscono l’ingresso principale, la scritta BARBARESCO quasi completamente scrostata che ormai la si intuisce soltanto. Sul lato del binario tre ingressi con relative scritte: al centro Capostazione, a destra Sala di Attesa, a sinistra Deposito Bagagli. Addirittura. Era senza dubbio una stazione seria, chissà quante storie conserva al suo interno, avvolta in un silenzio arcaico e complice. Non entro, preferisco immaginarla con la cabina della biglietteria in legno lucido e delle massicce panche di quercia. Un luogo dalla bellezza ormai selvaggia, intimamente lontano anni luce, e tuttavia idealmente collegato, al nitore artico delle sale del Palazzo Mostre e Congressi di Alba, dove si stavano svolgendo le degustazioni di Nebbiolo Prima. Un ambiente così bianco e asettico che più di una volta ho immaginato i solerti e simpatici sommelier come infermieri in divisa verdina di un’esclusiva clinica privata a somministrare in dosi massicce Barbaresco 2010 (più Riserva 2008) e Barolo 2009 (più Riserva 2007).
La 2010 per il Barbaresco sembra avere tutto per diventare un’annata da ricordare: l’acidità feconda e i muscoli ricchi di fibra, l’equilibrio interiore per crescere e grazia sin da oggi. Inoltre è circondata da una bene augurante aura di scetticismo che può essere il giusto preludio a un’annata sorprendente, visto che da parte del Consorzio, tra le ultime dieci vendemmie, per motivi opposti, solo le famigerate 2002 e 2003 hanno avuto un rating più basso; visto pure che la Cantina Produttori in questa annata non produrrà le Riserve e che addirittura qualche produttore forse non la metterà in bottiglia. Si vedrà… Intanto l’assaggio in anteprima degli ottanta campioni da circa sessanta produttori ha rivelato un gran numero di vini di stoffa elegante.
Ci sono piaciuti, tra tutti:
BARBARESCO
Cortese Giuseppe, Rabajà – Un’acidità luminosa conferisce tensione ai muscoli sostanziosi del Rabajà. Un bel vino di un produttore ormai classico.
Cascina delle Rose, Tre Stelle – Carattere estroverso, in bocca è vibrante e progressivo; chiude con un bella sfumatura di radici.
Rio Sordo – Più lento e macchinoso nella partenza, ma migliora costantemente nel bicchiere; ha l’incedere di un passista che non molla mai. Una prova convincente, con entrambi i cru a disposizione, quella dell’azienda di Giovanna Rizzolio.
Tenute Cisa Asinari, Martinenga – Eleganza e discrezione in una versione ispirata di un cru tra i più felici di Barbaresco; il fascino e la bellezza delle linee semplici e definite, senza orpelli.
Produttori del Barbaresco, Riserva Vigneti in Rio Sordo – Ha un lato floreale molto spiccato, sviluppo sciolto e graduale, in bocca, con un’esemplare pulizia finale.
NEIVE
Barale Fratelli, Serraboella – Ha un’acidità viva e gustosa che evoca una polpa croccante e un ricordo agrumato. In bocca è continuo, incisivo e pulito.
TREISO
Rizzi, Pajorè – Acidità abbondante che non irrigidisce lo sviluppo ma anzi lo amplifica con profumi sottili di fragole di bosco e un lieve tocco fumé che lo conduce all’incontro con tannini finissimi.
Intanto nella comunità del Barolo qualcosa si muove. Cinque ragazzi, Pietro Colla, Marta Rinaldi, Giovanni Viberti, Isabella Boffa e Eleonora Barale, tutti viticoltori almeno di seconda generazione, hanno scelto di presentare insieme i loro vini in un pomeriggio al Castello di Barolo. Non hanno in comune vigne, approccio agronomico, stile produttivo, ma li avvicina il futuro e una visione nuova, più aperta e collaborativa dei rapporti tra vignaioli in Langa. È un piccolo ma significativo passo in una comunità in cui le relazioni tra produttori sono spesso condizionate da antiche ruggini e da gelosie incrociate.
Più complesso e sfaccettato il panorama dell’annata 2009 che, come l’anno scorso per il Barbaresco, si è rivelata una stagione contraddittoria, in cui la sostanza e il calore raramente hanno trovato il giusto contrappunto nella qualità dell’acidità o nell’intelaiatura tannica. Altrettanto stratificato il comportamento delle diverse sottozone. In un’annata mediamente calda le prestazioni migliori le hanno offerte i Barolo di Serralunga, sciolti e dinamici; si sono ben difesi quelli di Barolo e Monforte, mentre i più problematici sono apparsi i vini di La Morra, pesanti e ingolfati, condizionati da surmaturazioni e dalla presenza invadente del legno. Le bottiglie da ricordare:
SERRALUNGA D’ALBA
Brovia, Ca’ Mia – Naso sommesso che lascia solo intuire note ferrose, tessuto teso e unito, austero l’incedere con un gusto lieve e profondo. Uno dei migliori vini, un classico che non si smentisce; proviene dal cru Brea.
Palladino, Serralunga – Produttore dallo stile classico e affidabile, quest’anno ha convinto con il “base” di Serralunga, un vino dalla vigorosa tempra tannica e dall’acidità ficcante.
Guido Porro, Lazzarito – Produttore che dallo stesso cru ha piazzato due ottimi vini, pieni di energia e grinta: il Vigna Lazzairasco, potente e fresco, dai tannini taglienti e il Vigna S. Caterina, dal profilo più maturo e dai tannini aggraziati ma ugualmente deciso e rigoroso. Una piacevole scoperta.
Germano Ettore, Prapò – Naso serrato che lascia intuire una buona energia; palato vigoroso e sodo, quasi duro, che si stempera in un bel finale sapido con rimandi alla radice di liquirizia.
BAROLO
Rinaldi Giuseppe, Cannubi San Lorenzo-Ravera – La classica energia di questo vino non manca nemmeno in questa annata; slanciato e già godibile con sfumature di buccia di mela rossa. Molto chiuso e impenetrabile in questa fase il “fratello” aziendale Brunate-Le Coste.
Brezza Giacomo & Figli, Bricco Sarmassa – Sfumature balsamiche e toni fruttati fanno da preludio in bocca a una materia vibrante, con uno sviluppo incisivo e perentorio.
Mascarello Bartolo – Il calore dell’annata nei sentori di prugna matura e frutta secca; il corpo generoso non manca di acidità, ha uno sviluppo continuo, ampio, decisamente tonico e coinvolgente.
MONFORTE D’ALBA
Fenocchio Giacomo – Un produttore che sta diventando garanzia di affidabilità. Il Bussia è esemplare, dal profilo solido e dai tannini serrati, molto lunghi, con un finale giocato su note di erbe balsamiche e anice. Molto buono anche il Villero (Castiglione Falletto), svolto su profumi più dolci ma ugualmente saldo e energico in bocca con l’acidità pronta a sostenere lo sviluppo del sapore.
Barale Fratelli, Bussia – Naso dal frutto pieno, corpo nervoso, esile che con un bel ritorno finale di erbe aromatiche.
VERDUNO
Alessandria Fratelli, Monvigliero – Profumo tonico, lo sviluppo è centrato su un frutto maturo, innestato in un telaio molto dinamico, snello, con una gustosa coda amaricante.
Burlotto G.B., Acclivi – Quadro aromatico fine, appena accennato, in bocca si espande con continuità, evidenziando acidità e sostanza ben equilibrate, frutto scuro e tannini precisi. Uno dei vini più godibili sin da ora.
CASTIGLIONE FALLETTO
Cavallotto, Bricco Boschis – Flessuoso, potente e già abbastanza sfaccettato con i suoi profumi di foglie e nocciole; non tradisce il talento del cru di origine.
NOVELLO
Abbona Marziano, Terlo-Ravera – Naso quasi crudo, profumi di fiori, in bocca ha sostanza, progressione e tannini ruvidi per un finale vigoroso. Una bella sorpresa.
Venerdì, lascio Alba in uno sparuto giorno di sole. La carovana dei giornalisti enoici lascia il posto a quella ben più ingombrante del Giro d’Italia. La corriera supera il ponte su un Tanaro marrone, ingrossato dalle recenti piogge copiose, si avvia verso una rete di furtive strade provinciali, lontano dalla monotonia autostradale. Qualche festone rosa ai bordi della strada. La torre di Barbaresco lassù, come un faro sulle onde vineate, accenna un saluto in silenzio.
Maurizio Silvestri
13 Commenti
Carlo Cleri
circa 11 anni fa - LinkBravo Maurizio! Appassionata suggestione tra viaggio e degustazione.
Rispondiale
circa 11 anni fa - Link" i Barolo di Serralunga, sciolti" in che senso? tipo "bevibili"?
Rispondimaurizio silvestri
circa 11 anni fa - Linksi, godibili, con un apprezzabile patrimonio di freschezza e una trama tannica puntuale ed equilibrata
Rispondiale
circa 11 anni fa - Linkok grazie!
Rispondialessandro
circa 11 anni fa - LinkGuido Porro grande emergente. Con rapporto qualità / prezzo molto interessante.
RispondiAlessandro Morichetti
circa 11 anni fa - LinkVero verissimo! E tra l'altro una delle cantine di Langa in cui si compra meglio: i Barolo di Porro in cantina costano davvero poco ed è il classico posto in cui riempire la macchina a cuor leggero.
RispondiGiorgio
circa 11 anni fa - LinkClap clap clap (standing ovation) :-)
Rispondimaurizio silvestri
circa 11 anni fa - Linkgrazie mille giorgio.
Rispondigianmarco
circa 11 anni fa - Linkguido porro (scoperto nel 2010) è uno dei miei migliori assaggi al vinitaly di quest'anno. buoni anche dolcetto e barbera
RispondiSir Panzy
circa 11 anni fa - LinkBravissimo Maurizio! Che bel racconto!
Rispondigiulia
circa 11 anni fa - LinkGià letto su porthos, bellissimo racconto, belle le parole della degustazione.
RispondiZakk
circa 11 anni fa - LinkPer me Porro è un buon Q/P, ma la Q non è così alta. Con un paio di euro in più stando a Serralunga si compra Schiavenza, magari dopo aver mangiato alla grande in trattoria
RispondiMahee Ferlini
circa 9 anni fa - LinkGrazie per questo suggestionante racconto!
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