Lista non definitiva dei migliori vini con il tappo a corona. Uh, ho detto “tappo a corona”?
di Antonio TomacelliIl tappo a corona non è l’anello di congiunzione tra il vino e la birra ma una pratica chiusura che identifica quasi sempre una speciale categoria di vini: i rifermentati in bottiglia. Se i vostri nonni imbottigliavano il vino fatto in casa con quei tappi ci avete giocato da bambini e potrei ancora sfidarvi con qualche soddisfazione. Magari dopo aver aperto 4 o 5 delle bottiglie scelte dalla nostra redazione che hanno in comune una caratteristica perniciosa: sono terribilmente beverine e dissetanti. Oh, lo ripeto, niente a che fare con la birra ma, insomma, ci siamo capiti.
1. Giovanni Menti, Passito della Tradizione. Vino spumante dolce naturale, 100% garganega, metodo familiare, vinificato utilizzando lieviti indigeni sia in fermentazione che in rifermentazione: perchè è un passito con le bolle, molto di nicchia, ma soprattutto perchè, nonostante il tappo a corona ed il fondo, è pure molto buono! (A. Marchetti)
2. Il Pedevendo é un rarissimo vitigno autoctono delle colline di Breganze. Lo conserva gelosamente solo un produttore storico Firmino Miotti. È un vitigno a bacca bianca che da origine ad un vino bianco delicato, minerale, dai tratti floreali molto fini. Il suo destino sta nella rifermentazione naturale in bottiglia e il tappo corona ne garantisce la chiusura ermetica per fornire ai lieviti un luogo sicuro in cui vivere. Lo stesso destino in zona a mio avviso dovrebbe averlo il Vespaiolo ancora intrappolato in una vinificazione in bianco ferma, ma sono sicuro che qualcosa prima o poi si muoverà. C’è fermento! (G. Giacobbo)
3. Il primo tappo a corona è quello che non si scorda mai, e il mio è quello del Pignoletto vivace, colfondo, di San Vito: lo tengo sempre in vista per sorprendere i clientes, anche perché il vetro perfettamente trasparente rende visibile l’opalescenza, che aggiunta alla gretta metallica fa molto “ma che roba è questa”. Ottenere l’effetto sorpresa è già divertente. Poi c’è l’elemento tecnico, visto che la chiusura in questione è perfetta per preservare l’effervescenza, e si stappa col gesto veloce. Insomma forma e sostanza.
4. Il secondo tappo a corona del cuore è quello che Carussin mette al suo Felice Na’, un nebbiolo che va a prendere in zona nobilissima (San Rocco Seno d’Elvio). Il ricco Nebbiolo da Barbaresco ma in modalità beverina, goduriosa, messo sotto il proletario e spiazzante tappo a corona: fa molto “il poeta e il contadino”. Il 2011 era notevole, il 2012 tra poco in uscita promette d’essere pure meglio. (F. Sartore)
5. Poche cose mi entusiasmano come la possibilità di assaggiare lo stesso vino imbottigliato con differenti tipi di chiusure. In Italia i casi si contano sulle dita delle mani e, quasi sempre, vedono protagonista il tappo a vite da una parte e il classico tappo raso, di sughero, dall’altra. Loris Follador utilizza invece, proprio accanto a quest’ultimo, il tappo a corona, vero e proprio standard per tanti altri storici produttori di vini a rifermentazione in bottiglia. Esatto, parlo del Prosecco di Casa Coste Piane, archetipo di una tipologia che in questi ultimi tempi sta conoscendo una crescita continua, forse inaspettata e al tempo stesso decisamente variegata per idee e stili. Tra questi quello che nasce nella cantina di Santo Stefano di Valdobbiadene spicca per accoglienza, così delicato nella sua linearità. Un Prosecco da bere sempre, una tappa imprescindibile. (J. Cossater)
6. La Matta Spumante Integrale VSQ di Casebianche, un vino saporito e soave, con la sua piccantezza e solarità che ne svelano il rimando all’uva fiano da cui nasce. Non siamo tra i monti dell’Irpinia e i suoi controversi brut contadini, ma nel Cilento dove sognare è più difficile. La via è quella della rifermentazione in bottiglia con una parte dello stesso mosto conservato a bassa temperatura e poi liberata sotto il tappo a corona. Un vino brusco, giallo intenso, crudo ma saporito di mela gialla e agrumi canditi sotto il minimo comun denominatore della solarità. Ottimo su pizza e mozzarella e incursioni sul pesce, magari di lago o fiume vista l’acidità davvero sostenuta. (A. Gori)
7. Parlare del vino rosso di Cascina Tavijn, è un po’ come raccontare dell’ultima pettinatura di Nadia Verrua. È un blend di barbera e ruché: acidità succulenta da una parte, splendidi fiori, alcol e un po’ di tannini, dall’altra. Un equilibrio tanto instabile quanto perfettamente riuscito. Fantastico! Per ulteriori informazioni: chiedete al suo parrucchiere! (P. Stara)
8. Mi piace che la corona le stia come cloche e velo, trine e perle a seminascondere il volto scarno e lascivo, un po’ Klimt e un po’ Schiele. D’altro canto questa bottiglia ha un nome d’antan, sa d’Impero e Anni ’10, Küstenland e Wiener Blut e sotto il velo della corona ha la sorpresa, il sughero, il secondo velo. E sotto quello altre sorprese: le vecchie basi di bianchi friulani, il macchinario messo su in economia e con scienza e il brut agricole che se ne fa, un brut made in Zegla, che è un 1er Cru di Cormons, quindi proprio nel litorale degli Asburgo. Lo fa Gaspare Buscemi e si chiama Perle d’Uva. (E. Giannone)
9. La Malvasia Rosa di Camillo Donati è come un giro di DO, il primo che si impara quando si approccia uno strumento musicale. La sequenza di note più semplice e lineare. Che tradotto in enologhese e riferendosi a questo vino diventerebbe qualcosa come “bevibile, immediato, godibile”. Naso di albicocca e melograno, che in bocca acquistano possenza e si intensificano, da semicroma a semiminima, senza pause. Bollicina apparentemente scapigliata che, insieme alla torbidita’ del vino, potrebbe far presagire una dodecafonica bocca scomposta e invece è tutt’altro che sgraziata: è piena e vivace. Un giro di DO dove, però, c’è spazio per l’improvvisazione e la sferzata di sale che arriva a sorpresa, impetuosa come un’onda, funziona da perfetto bemolle. Un giro di DO con apertura alle variazioni. Perciò, bevibile, godibile, intellegibile si’, ma non per questo semplice o scontato. Del resto il caposaldo battistiano, che ancora unisce vecchie e nuove generazioni intorno ai falò o ai forni a microonde, non e’ forse un facilissimo giro di DO? (Alice in Wonderland)
10. A Gradoli , dalle parti del lago di Bolsena, Andrea Occhipinti ha 6 ettari di vigna. L’Aleatico qui da risultati prodigiosi lasciando intendere potenzialità ed eclettismo tali da far impallidire Arturo Brachetti. La versione rifermentata in bottiglia, il Friccicarello, di un bellissimo colore rosa doposcì, e’ un sontuoso vino gluglu da tenere sempre in fresco per le seti che verranno. (G. Corazzol)
24 Commenti
francesco vettori
circa 10 anni fa - LinkNon si finisce mai di imparare.
RispondiEmanuele
circa 10 anni fa - LinkFrancesco, da te mi sarei aspettato un commento più esteso. Per non restar nel vago: considerando la tua origine in terre di corone sì ducali, ma anche della sorta qui trattata, è possibile che non ve ne sia una da suggerire a tua volta?
RispondiVignadelmar
circa 10 anni fa - LinkMorichetti, di origine marchigiana ormai evidentemente dimenticata, dovrebbe far capire al Dauno Tomacelli di allargare i proprio orizzonti alle natie Marche. Esse non producono solamente quello che è indiscutibilmente il più grande bianco italiano: il Verdicchio. Come non producono solamente anche l'unico Vino Patrimonio Mondiale dell'Umanità: il Kurni. Nel Piceno producono anche due ottimi vini imbottigliati con tappo a corona: un trebbiano (Trebbien) ed un montepulciano (Cosecose). Li produce quel personaggione di Valter "La Roccia" Mattoni.....impossibile non citarli !
RispondiAntonio Tomacelli
circa 10 anni fa - LinkC'è scritto nel titolo: "Lista NON definitiva" Sai leggere? :D
RispondiVignadelmar
circa 10 anni fa - LinkSe non metti le figure mi è molto più difficile..... .
Rispondishe-wolf for the crown power
circa 10 anni fa - LinkFelice Na' è un vino splendido, già sdoganato da illustri penne espressiche. Non ho idea di chi sia Nadia Verrua, ma appoggio incondizionatamente la scelta del sor Stara Alice in Wonderland ha una cultura spiazzante
Rispondibettino
circa 10 anni fa - LinkIo aggiungerei il Lambrusco "Fontana dei boschi" di Vittorio Graziano.
Rispondiale
circa 10 anni fa - LinkCerchero' uno di questi vini poichè di tappi a vite ne ho già visti parecchi, di vetro anche ma a corona proprio non ne ho mai visti, sono diffusi?
RispondiFederico
circa 10 anni fa - LinkIl tappo a corona e la sua tappatrice, che bella. Strumento da cantina, di campagna come di città. Nelle cantine ciclabili delle palazzine anni 60/70, il posto per una damigiana e una mensola con le bottiglie piene, miste a quelle vuote chiuse con un giro di foglio di rivista, c'era sempre. E immancabile la tappatrice. Chi ha mosso come me da bambino i suoi primi passi nel mondo del vino riempiendo e tappando le bottiglie di papà, ne ha un ricordo che trascende il vino stesso. Strumento da grandi, da uomini, dove la forza da imprimere per la chiusura era già sinonimo di "essere grandi". Il vino rappresentava al massimo un "ciucciotto" alla bottiglia venuta troppo piena, a volte due, a quel liquido strano, cattivo, ma anche buono perchè una cosa da grandi. Adesso i ricordi vanno a quei vini di cui non riscoprirò mai il sapore. L'unico legame organolettico sono le affermazioni di papà che allora avevano poco senso (erano solo mere constatazioni) e adesso ne acquistano uno anche tecnico: "Quest'an al spomà dimondi, l'etr'an al spumeva manc" (quest'anno spuma molto, l'anno scorso spumava meno). Non credo che mi piacerebbe quel vino bevuto oggi, come invece mi piacciono questi vini rifermentati in bottiglia. Della lista ne conosco solo un paio e sono un chiaro esempio di come la conoscenza e la tecnica a essa legata, possa sposare la tradizione, modificandola un po’, migliorandola. Diventando a sua volta tradizione di domani. Sicuramente c’è un grosso imprinting emotivo ogni volta che apro una di queste bottiglie, ma che buone, succose e disinvolte. Grazie per i suggerimenti, segnati tutti. @ Andrea Gori: con la pizza alcuni rifermentati in bottiglia sono il massimo della vita, sottoscrivo e rilancio….altrochè una bionda, quella va bene per altro ;-)
RispondiEmanuele
circa 10 anni fa - LinkMa che bello, questo commento.
RispondiFederico
circa 10 anni fa - LinkGrazie Emanuele, viene più facile scrivere quando si è emotivamente coinvolti...tu ne sai sicuramente qualcosa. :-)
Rispondiceedub
circa 10 anni fa - Link@vignadelmar pur non concordando nè sul verdicchio come miglior bianco italiano nè sull'esaltazione del kurni, sottolineo in grassetto anch'io i vini di Walter Mattoni, roba da goduria estrema!
RispondiCristiana Lauro
circa 10 anni fa - LinkAnarchia costituzionale di Walter Massa. Moscato dolce, leggiadro soave e delicato. Un moscato dove non te l'aspetti. Poca, piacevolissima gradazione alcolica
RispondiOsteRobi
circa 10 anni fa - Link"L'Ombra" di Marco Buratti..Az.Ag.Farnea , bt da 1l!! vino divertentissimo..
Rispondiceedub
circa 10 anni fa - LinkFarnea fa vini stupendi, in quantità da "carpe diem"
RispondiHande
circa 10 anni fa - LinkCi sono anche i bellissimi vini di Quartomoro a Sardegna; BVL, CRG e CGN
RispondiNic Marsél
circa 10 anni fa - LinkPensando d'aver preso un abbaglio sono andato a controllare in cantina. Pedevendo, Vigna Riela e Sciampagna di Firmino Miotti hanno il tappo in sughero. Ahi Ahi signora Longari :-)
RispondiNic Marsél
circa 10 anni fa - LinkOps, Sampagna non Sciampagna...anche se il senso è proprio quello... Il Vigna Riela poi (secondo me il migliore del trio dei rifermentati in bottiglia di Miotti) è proprio da uva vespaiola.
Rispondipaolo rusconi
circa 10 anni fa - LinkIl gutturnio di un vicino di casa, tante bocce stappate, a 10,15,20 anni dalla vendemmia, tutte perfette
RispondiEmanuele
circa 10 anni fa - LinkPaolo, l'anonimo del Gutturnio è noto o ignoto, nominabile o innominabile?
Rispondipaolo rusconi
circa 10 anni fa - LinkAnche lo nominassi non troveresti mai i suoi vini da nessuna parte è un privato che produce e imbottiglia quantità minime solo ad uso personale
RispondiGiampiero Pulcini
circa 10 anni fa - LinkSur Lie Alpino, Furlani. Sur Lie Appenninico, Vigneti Campanino. Cosette in divenire a Divinarte, prossima stagione [pubblicità regresso].
Rispondicasebianche
circa 10 anni fa - LinkGentile Tomacelli, cari lettori di Intravino. siamo davvero lusingati di essere presenti con La Matta in questa prima “lista non definitiva” sui vini con tappo a corona. Questo articolo ci dà l'opportunità di dare in anteprima un informazione a tutti gli affezionati del nostro spumante: La prossima annata della Matta, la 2013 non avrà più la tappatura a Corona, bensì il tappo a fungo. Le normative impongono ad un vino classificato come spumante (quindi con sovrappressione in bottiglia superiore a 3,5 bar) la tappatura a fungo con gabbietta metallica e capsula laminata. Viceversa per un vino classificato frizzante (con sovrappressione in bottiglia inferiore a 2,8 bar) è consentita la tappatura a corona. La cosa ci dispiace moltissimo, perchè credevamo che la scelta del tappo a corona, congiuntamente all'uso della bottiglia trasparente, fossero coerenti con lo “stile” e lo spirito del vino: un giocoso ritorno agli spumanti fatti in casa. Quello spirito così poeticamente evocato nel commento di Federico. E nel fare ciò non sapevamo di poter essere dei “possibili frodatori” passibili di sanzioni! Siamo stati per tre anni praticamente fuorilegge. Vi chiederete se siamo stati ingenui o superficiali o degli improvvisatori che fanno le cose senza avere un atteggiamento rigoroso nei confronti delle norme che le regolano. A nostra discolpa possiamo dirvi solo che negli ultimi cinque anni si sono susseguite una valanga di regolamenti comunitari e leggi nazionali che hanno interessato il riassetto e la revisione di tutto l'apparato normativo relativo alla produzione vitivinicola. Ci siamo trovati nel pieno di questa overdose che ha disorientato in primo luogo gli organi preposti ai controlli e vi lascio immaginare cosa abbia determinato in noi piccoli produttori di vini artigiani. La questione dei rifermentati in bottiglia col fondo (e quindi senza la sboccatura), lo sanno benissimo i tanti colleghi produttori con i quali ci confrontiamo, è totalmente ignorata dalle norme! Questa tipologia sembra non essere contemplata. Vige l'incertezza assoluta anche in relazione ai contenuti che possono essere indicati in etichetta. Ora ci sottoporremo alla norma, per non rischiare spiacevoli inconvenienti, ma siamo fermamente convinti che occorra farsi promotori di una istanza per il riconoscimento di questa particolare tipologia di vini, siano essi frizzanti o spumanti, che ne riconosca il metodo, la fattura artigiana e dia certezze sui contenuti in etichetta e sui sui possibili sistemi di tappatura. I francesi (loro sempre avanguardia) gli hanno già coniato l'appelativo che li individua con l'appelativo Pet Nat. Bello no! L'attenzione che il vostro blog rivolge a questi vini rappresenta un validissimo contributo per intraprendere tutti insieme questo cammino e di questo ve ne siamo tutti grati. Intanto ci rifaremo proponendo quest'anno il nostro Aglianico rosato Frizzante e sarà con tappo a corona e bottiglia trasparente. Questa volta siamo in regola. Alè!! Grazie per l'ospitalità e un caro saluto a tutti. Elisabetta Iuorio e Pasquale Mitrano
RispondiStefania Pepe
circa 10 anni fa - LinkMolto molto interessante. Grazie
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