Le primizie di Montalcino aspettando Benvenuto Brunello

di Emanuele Giannone

Vi sono casi nei quali la critica è un accessorio inessenziale. Se ne può fare a meno perché basta la cronaca, per quanto più corretto sarebbe riferirsi alla storia, nella fattispecie quella plurimillenaria, fissata in scavi e rovine, documentata a partire dal Secolo VII, agìta o tràdita da nomi reverendissimi: Ludovico il Pio, Blaise de Monluc, Francesco Redi, Bartolomeo Gherardini, Emanuele Repetti e centinaia ancora…

Questo, tuttavia, non è luogo per rievocazioni. E io sarei un indegno annalista. Così, questa sarà una semplice collezione di note sparse. Per precisione: una primizia, colta con due settimane di anticipo sull’anteprima di Montalcino; vissuta come alle primizie si confà, con trasporto e appetito inevitabilmente inesausti.

Tra le righe, se volete, comprendete il privilegio di questi tre giorni: privilegio che non è vanto ma solo squisita disponibilità da parte di molti grandi interpreti, solisti o accompagnatori. In ordine sparso Raffaella Guidi Federzoni e Stefano Cinelli Colombini, Telsche Peters, Katia Nussbaum con Luigi Fabbro e Alberto Gijlaska, Yana Parkevich, Gigliola e Giuseppe Gorelli.

Brunello di Montalcino 2008 Fattoria dei Barbi. La giovinezza non ne limita la bevibilità, tutt’al più si rivela in una certa caratura del profilo aromatico, ancora spesso, compresso. Frutti di bosco, succo di ribes, rosa canina, polvere di liquirizia, das, tabacco e un soffio alcolico. Bocca dall’impatto vigoroso, precisi e continui i ritorni di liquirizia e frutto a caratterizzare lo sviluppo insieme allo slancio acido, tensione elegante, calore dosato e tannini carezzevoli, aderenti. PS – riassaggiato il giorno seguente: integro, più lineare nell’espressione e ricco nel ventaglio olfattivo. Stessa progressione, stesse percezioni e finale ugualmente lungo, nitido.

Brunello di Montalcino 2007 Riserva Fattoria dei Barbi. C’è una nota che apre sommessa e si fa strada lentamente, emergendo alla distanza insieme a quelle più immediate di frutti di bosco, gelatine di ciliegia e lampone, felce, rosmarino e liquirizia: fiori rossi, peonia. A corredo cenni di smalto, chiodo di garofano, bergamotto, tabacco Sobranie e ferro. Di certo vi è maggior concentrazione, che tuttavia risulta in maggior forza e complessità. Gusto pieno per il passaggio radente dei tannini, per l’acidità fendente, per la diffusione calorica. La tensione e la persistenza maggiori, insieme alla più profonda sapidità, lo differenziano dal primo. PS – riassaggiato il giorno seguente: non si è mosso di molto. Naso sempre ritroso, di non immediata sondabilità. Al gusto pare più largo e slanciato, specialmente per impatto, e si conferma per freschezza e persistenza.

Fattoria dei Barbi – nota aggiuntiva. In casi simili si è soliti parlare di bonus: i bonus sono stati molteplici. Sovra ogni cosa il breve incontro con la Signora del Brunello, Francesca Colombini Cinelli. Poi la degustazione conversata insieme a suo figlio Stefano e a Raffaella Guidi Federzoni. Infine il Museo del Brunello e della Comunità di Montalcino: luogo di vera cultura, visita fortemente raccomandata.

Morellino di Scansano 2010 Valdifalco (Loacker). Esposizione larga e solare, tabacco, pepe, sottobosco, una vena balsamica penetrante (canfora) e frutto rosso e scuro. In bocca è succoso, di buono slancio, rivela tannini morbidi. In progressione tensione e consistenza si placano, l’impressione è di suadente cremosità, anche grazie ai riscontri gustativi di frutta matura. La dote acida stimola la progressione ed evita appesantimenti. 85% sangiovese, saldo di syrah e cabernet sauvignon.

Rosso di Montalcino 2010 Corte Pavone (Loacker). Apertura in riduzione, resta dapprima su sentori organici (muschio, pelliccia, salume) e finisce poi per elevarsi con aromi di frutto rosso (ciliegia, sorba matura), felce, rucola, buccia di mela. In bocca è regolare, delicato, vibra di una tensione piccola e compiuta. Si riconoscono la ciliegia e note tenui di menta e fiori. Tannino minuto e rotondo.

Brunello di Montalcino 2008 Corte Pavone (Loacker). Sviluppo olfattivo di estrema concisione, con prevalenza di toni scuri (durone, terra, sottobosco, ginepro) in profondità. Sensazione di densità anche al gusto: la dinamica è contenuta, l’impressione è di uno slancio trattenuto, di incompiutezza. Muto e chiuso, non si apre a rivelare vizi, né grazie. Verosimilmente scosso dalla prova dell’imbottigliamento recente, necessita di quiete. Da riprovare. PS – si ritrova a proprio agio quando si arriva a tavola: a San Polino, su una faraona in umido, preparata con dovizia d’erbe.

Brunello di Montalcino 2007 Corte Pavone (Loacker). Il maggior affinamento lo premia. Naso più espressivo, composito. Oltre alla frutta scura – nota che ricorre, a diversi gradi di maturazione, in molti vini di Rainer e Hayo Loacker – vi sono ardesia, sottobosco, pino, salvia e agrumi dolci. Impressioni gustative di calore e maturità, tratti di dolcezza e morbidezza che non ne faranno un campione tra i puristi, ma assolutamente credibili (gelatina di lampone, liquirizia). Buone. Tannini avvolgenti e bel finale di ciliegia, scorze d’arancia candite, garofano.

Brunello di Montalcino 2006 Corte Pavone (Loacker). L’impatto olfattivo ricorda quello del 2007: frutta matura e mousse, vena balsamica e in più anche metallica, senape ed edera. In bocca l’ingresso è risoluto per calore e astringenza; quest’ultima si rivela presto arcigna, segna e rallenta la progressione. Mancano un poco di slancio e un poco di sinuosità.

Brunello di Montalcino 2004 Riserva Corte Pavone (Loacker). Naso assai schivo, pressoché immobile nonostante l’apertura anticipata: impressioni sottili di fiori, mon chéri, tè all’arancia. Al sorso è invece vitale, molto fresco, abbandona i cascami di maturità e restituisce ciliegia succosa, rooibos,

Brunello di Montalcino 1997 Riserva Corte Pavone (Loacker). Altro passo, altro tempo. Elegante, discreto: sublima, non esala. Tenui e definiti i profumi di ciliegia, fragola, felce, tabacco, cannella e fogliame. Sorso di una freschezza fendente, che promette di mantenersi a lungo – così fa d’altronde anche in bocca, dove rimarca l’agio di un equilibrio compiuto. Sensazioni di calore finalmente incorporate, viva sapidità e tannini rotondi e serici, d’altra fattura rispetto a quelli voluminosi e scabri nei quali si inceppava il 2006.

Brunello di Montalcino 2008 San Polino. Già al primo impatto si mostra esuberante, anzi proprio entusiasta. La verve giovanile è un invito alla beva. Ci si trattiene per tornare ai profumi: frutto rosso e scuro, erbe aromatiche, liquirizia, gelatina di mora, carne cruda, salame. Si lascia bere con grande piacere nonostante l’irriducibilità apparente di alcuni caratteri: è irruento e insieme denso, quindi irrisolto, ma la sua immaturità è ovvia e non ne frena la progressione ricca, sostanziosa, piena di freschezza e di riferimenti ad amarene, ribes, menta, selce, creta. Lunga persistenza con richiami di liquirizia, verbena (le Pastiglie Leone!), succo di ciliegia e ravvivata da tannini come pomici: radenti ma puliti, duri e fini. Bello, anzi: fauvista, politonale. PS – abbinamento molto centrato con la stessa faraona menzionata a proposito del 2008 di Corte Pavone.

Brunello di Montalcino 2007 San Polino. L’assaggio all’anteprima 2012 lo aveva colto in una fase paragonabile a quella attuale per il 2008. Ora ha già intrapreso un percorso evolutivo che pare virtuoso: profumi più aerei e definiti (ciliegia, arancia sanguinella, susina, menta, timo). Al palato è viva la tensione e si coglie l’allungo già più libero, disteso e preciso. Presenza e progressione senza passaggi a vuoto fino al finale di kirsch, ferro, tabacco, erbe aromatiche. Come già registrato in passato, tannini ben infusi, non arcigni, che lasciano buone impressioni.

Brunello di Montalcino 2007 Helichrysium San Polino. Come sopra. L’anno scorso prevalevano le note morbide, il corpo era imponente. L’evoluzione li ha riassestati e ha elevato il quadro organolettico a una maggior definizione. Risultato: ciliegia, alga e fiori di cappero si muovono sullo sfondo salino e ferroso con maggior slancio, i fiori rossi e le note grasse e terrose sono nitide. Bocca densa di materia e tannini, ma anche di grande tensione e sapidità, con la prima che sostiene la trama fitta dei sapori: li spicca ed espone. Tannino ancora severo ma non crudo, non distale.

San Polino – nota aggiuntiva. Chi si professa purista ma più che altro è apriorista, leggerà di loro tre, alloctoni e di recente insediamento, e storcerà il naso: non è qui la tradizione. E sia: la prima prova documentale della presenza di vigna a San Polino, con attestazione del lieu dit, è custodita nell’Archivio Comunale e risale al 1581.

Biondi Santi – nota introduttiva. Cronaca di un tentativo d’ingresso al Greppo con preavviso ridicolo e per un servizio fotografico. Tentativo incredibilmente riuscito, permesso accordato dal Dottore e grazie all’aiuto di Yana Parkevich. E alla fine della visita, scoprire che la degustazione comprende eccezionalmente due Riserve, bottiglie piene per due terzi, aperte giusto quella mattina…

Rosso di Montalcino 2009 Biondi Santi. Del Greppo è questo il vino – per così dire – di pronta beva. In effetti è incontrovertibile che al gusto sia – per così dire – immediato e appagante. Ma prima del gusto, che tensione olfattiva, e che finezza nelle note di spezie dolci, polpa di frutti rossi, mela annurca, foglia d’alloro, menta romana, iris rosso. Una grande introduzione, movimentata e versicolore. In bocca l’impatto è un invito sincero, senza lusinghe o adulazioni. Grande freschezza, ciliegia e ribes rossi esemplari, progressione golosa, in diminuendo dopo il picco immediato di acidità, contesta di richiami al frutto rosso; finale lungo con buccia di pesca, aloe, di nuovo ciliegia e una nota amarulenta che ne ricorda il nocciolo.

Brunello di Montalcino 2008 Biondi Santi. Rubino molto scuro, denso, con riflessi violacei. Naso altrettanto scuro e insondabile, di trama assai fitta; si colgono durone, susina, cenere, alloro, terra umida come compressi; già più eloquente il passaggio in bocca, quanto meno per l’energia avvolgente all’impatto, per il contributo dell’acidità che bilancia e slancia, per l’impressione di calore che è notevole ma non invadente. Tannini fendenti e puliti, semplicemente maestosi. E in chiusura quasi uno scorcio futuribile: la lunga coda di tenui rimandi a ciliegia, ferro, terra.

Brunello di Montalcino 2007 Riserva Biondi Santi. Complessione giovanile. Da un nucleo compatto si levano spire e volute e caroselli di aromi. Poi si rinserrano. Ciliegia fresca, croccante, e mora di rovo, vinacciolo, creta, torba, timo, dragoncello, peonia, rosa canina. Un tocco di coke. Ciclici. Bocca di acidità non imponente ma pur sempre diritta, sicura; più marcante e connotante è la presenza dei tannini, che traccia lo sviluppo, o piuttosto lo orchestra, senza sovrastarlo. Calore alcolico, grande presenza gustativa, rimarchevole lunghezza, lunga traccia floreale e di ciliegia, in progressione la densità si scioglie lentamente e determina un finale lento, lungo, caldo. Sfumature di distillati di frutta e liquirizia a chiudere, per il resto l’eco è di sovrana pulizia.

Brunello di Montalcino 1997 Riserva Biondi Santi. Figuriamoci delle immagini di repertorio, fotografie o sequenze filmate, dall’anno 1997. A rivederle oggi, molte sembreranno proprio le classiche cose di ieri: cose d’alte pretese che il tempo rese spente, scene un po’ goffe, grottescamente out-of-style. Al contrario ci si può imbattere un un’immagine del 1997 come questa Riserva, che è invece tempo ritrovato. La sua freschezza è tutta del presente e guarda molto avanti. Colore entusiasmante: rubino vivo e fuso a sfondo di un trionfo di riflessi in divenire, porpora e cremisi e orpimento. Profumi di susina, bergamotto, anguria, ardesia, ciliegia rossa, mandorla, più intensi di ruggine, tabacco, erbe fini, fieno greco. Al gusto impone un’avvolgente presenza giovanile e soprattutto un’energia e una dimensione tattile incredibili. Sottobosco, marasca, arancia amara, erbe aromatiche, mallo di noce. Tensione incessante e alta, progressione imperiosa, un arco lungo minuti, e minuti dura anche la persistenza. L’una e l’altra sono svolgimento di gusti mai turbinoso, sempre ordinato: ora i solisti, ora il coro. Non finisce, infatti si finisce solo perché, dopo le ultime foto, è ora di lasciare la cantina. Frastornati.

Rosso di Montalcino 2011 Le Potazzine. Un piacere. Molto articolato al naso: ciliegia rossa croccante, fragolina e cassis insieme a salvia, muschio, rosmarino e cenni di menta e gesso. Abbastanza vicino al 2010 per cifra espressiva. In bocca l’attacco è deciso, lo sviluppo leggiadro e vivace, senza interruzioni, sostenuto dall’acidità vibrante e chiaro per corrispondenza gusto-olfattiva (fragolina, ciliegia, aronia, salvia). Chiusura in freschezza, scandita da tannini piccoli e croccanti, persistenza abbastanza lunga.

Brunello di Montalcino 2008 Le Potazzine. Profumi intensi, golosi e giovanili, ma declinati con una finezza che a questo stadio non è comune: ciliegia, fragolina di bosco, rosa canina, note di menta ed edera, ferro, creta, timo, champignon. Sviluppo gustativo già godibile per articolazione ed eleganza: l’acidità intaglia e restituisce sapori nitidi, il frutto rivendica ovviamente il ruolo principale. L’alcol vivifica, mai debordando in calore vero e proprio. Tannini forti e puliti, lunga persistenza su ciliegia, ferro, alloro e rosa.

Brunello di Montalcino 2007 Le Potazzine. Non è cambiato molto dagli ultimi assaggi: la stessa, elegante riservatezza, lo stesso attacco lento. La successione di note sottili, rabarbaro, eucalipto, ciliegia, erbe fini e ferro, che ai passaggi successivi si distendono e arricchiscono di fungo, timo, arancia amara. La bocca è espressiva, di un’eleganza solare, frutto e calore. L’acidità è fendente e offre sostegno, i sapori di ciliegia, sorba, timo, sale rosso, creta e ferro si dispiegano ampi e nitidi. Tannino onnipresente, minuto, cesellato.

Brunello di Montalcino 2005 Le Potazzine. Un regalo inatteso. Appena stappato è ridotto, ma il risveglio richiede dieci, quindici minuti ed è sensuale. Un mazzo di fiori blu e rossi, rosmarino, ciliegia, buccia d’uva. Bocca magra, non smunta, di bella prevalenza ferrosa e sapida, dritta e più scarna degli altri, al confronto non ha la stessa polpa ricca e piena del frutto, ma lascia emergere più nitidamente l’ossatura minerale, la pietra e il ferro e il sale. Al confronto è forse più disadorno, ma la sua vibrante, immediata bevibilità lo fa amare.

Emanuele Giannone

(alias Eleutherius Grootjans). Romano con due quarti di marchigianità, uno siculo e uno toscano. Non laureato in Bacco, baccalaureato aziendalista. Bevo per dimenticare le matrici di portafoglio, i business plan, i cantieri navali, Susanna Tamaro, il gol di Turone, la ruota di Ann Noble e la legge morale dentro di me.

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michelangelo

circa 11 anni fa - Link

Io Eleutherius lo adoro!

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