Pills #1 | Le pratiche bio sono davvero sostenibili come sostengono di essere?

Pills #1 | Le pratiche bio sono davvero sostenibili come sostengono di essere?

di Massimiliano Ferrari

Non tutte le news pescate in giro per il mondo e raccolte su Intrawine sono uguali: alcune meritano evidentemente più spazio, per l’argomento o per una complessità da sviluppare. Da qui nasce l’idea di Pills, sorta di spin-off della rassegna stampa mensile che segue però lo stesso schema: segnalazione, un pò di contesto intorno e link al pezzo originale per chi vuole approfondire. 


Le pratiche biologiche e biodinamiche sono davvero sostenibili come sostengono di essere? L’input decisamente fecondo viene da un post uscito sul blog del danese Ole Udsen e pescato dalla meritevole rassegna stampa di Alden Yarrow su Vinography.

Agli albori della civiltà moderna, l’atto del produrre vino coinvolgeva consuetudini, risorse e ambiente in un percorso sostenibile ante litteram ma l’avvento di un’agricoltura industrializzata e la comparsa di parassiti e malattie prima sconosciute hanno fatto divergere la produzione di vino dalle sue premesse arcaiche. Allo stesso modo, far passare per buona l’equazione che biologico e biodinamico siano sinonimo di sostenibilità agricola è un atteggiamento errato.

La triste realtà, sostiene il pezzo, è che produrre vino non sia un’attività sostenibile al netto delle filosofie produttive più o meno invasive che vengono praticate. Basti un dato: la viticoltura in Europa occupa circa il 3% dei terreni agricoli complessivi utilizzando però il 65% dei fungicidi totali impiegati in agricoltura.

L’articolo prosegue sottolineando come ci sia un’idea quantomeno vaga e confusa della sostenibilità. Un progetto di sviluppo sostenibile presenta una natura complessa, fatta da differenti attori e relazioni interconnessi fra loro, la cui realizzazione passa dai criteri riassunti sotto l’acronimo ESG (Environmental, Social, Governance). Un’impresa che non li soddisfi non può definirsi sostenibile e, nonostante l’agricoltura bio si promuova come tale, spesso in contrapposizione all’agricoltura convenzionale, non lo è in senso assoluto. La sostenibilità è un concetto multidimensionale che comprende aspetti differenti come gestione del suolo e dell’acqua, impatto climatico generato, condizioni di lavoro e impatto sulla comunità, inclusività e trasparenza ed etica della governance.

ESG

Se quindi si guarda alla sostenibilità nei termini olistici del modello ESG, risulta che agricoltura biologica e biodinamica non soddisfino pienamente i requisiti richiesti. Ampio uso di rame nei trattamenti, maggiori emissioni di gas serra, ampio uso di lavoro manuale che può tradursi in sfruttamento o lavoro nero sono alcuni degli esempi che Udsen riporta nella sua analisi a sostegno della scarsa prossimità fra sostenibilità e biologico/biodinamico.

Nonostante un certo pessimismo di fondo che attraversa l’articolo, la parte finale riserva forse una speranza in merito alla possibilità che produrre vino possa diventare un’attività maggiormente sostenibile. Udsen elenca una serie di azioni e proposte che reputa possano migliorare l’impatto ambientale, tra le altre: riduzione dell’uso del vetro, maggior utilizzo di varietà ibride in grado di sostenere meglio l’attacco di parassiti e patologie e l’uso di tecnologia avanzata nei vigneti al fine di ridurre e regolarizzare gli interventi in vigna.

Il pezzo solleva quindi un tema centrale per lo stato attuale della viticoltura ma soprattutto per quello che sarà il suo futuro. Al netto di una contrapposizione che, purtroppo, sfocia sempre di più in una partigianeria fra chi sostiene l’assoluta bontà di pratiche bio e chi ne rimane scettico, è sotto gli occhi di tutti che un cambio di paradigma sia richiesto da inedite condizioni climatiche ma anche sociali ed economiche che ci troviamo ad affrontare. Una maggiore consapevolezza di cosa sia una reale sostenibilità e di come si applichi è la strada da percorrere.

Link: Organic and Biodynamic Is Not Enough – Sustainability and the Wine Industry (Ole Udsen Wine Blog)

[Cover: Simone Di Vito]

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Massimiliano Ferrari

Diviso fra pianura padana e alpi trentine, il vino per troppo tempo è quello che macchia le tovaglie alla domenica. Studi in editoria e comunicazione a Parma e poi Urbino. Bevo per anni senza arte né parte, poi la bottiglia giusta e la folgorazione. Da lì corsi AIS, ALMA e ora WSET. Imbrattacarte per quotidiani di provincia e piccoli editori prima, poi rappresentante e libero professionista. Domani chissà. Ah, ho fatto anche il sommelier in un ristorante stellato giusto il tempo per capire che preferivo berli i vini piuttosto che servirli.

22 Commenti

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SILVANO BRESCIANINI

circa 5 mesi fa - Link

buongiorno, suggerirei di visionare i lavori già fatti e pubblicati in Italia da diverse università che sostengono tesi differenti, saluti https://youtu.be/6KqjaCa0IzQ

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Massimiliano Ferrari

circa 5 mesi fa - Link

Grazie della segnalazione, i contributi per allargare la discussione sono sempre preziosi (m.f.)

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Ole Udsen

circa 5 mesi fa - Link

Grazie per la segnalazione. Contributi e dati agronomici sicuramente importanti, soprattutto sull'effetto ambientale, anche se mancano dati sull'uso dei fitofarmaci nei vari casi. Ci sono anche conclusioni sugli effetti sociali e di gestione?

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Nic Marsél

circa 5 mesi fa - Link

Bio non è il punto di arrivo ma la base minima di partenza.

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Lanegano

circa 5 mesi fa - Link

Risposta esatta.

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Ole Udsen

circa 5 mesi fa - Link

Forse no. Quello che dobbiamo fare è diminuire l'emissione di gas serra, diminuire l'uso di fitofarmaci, aumentare gli effetti sociali positivi ed aumentare l'effetto positivo della gestione, tutto al stesso tempo. Bio di sè non contribuisce automaticamente a questo. Ci vuole tanto altro, e forse anche diverso, per esempio gli OGM.

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marcow

circa 5 mesi fa - Link

Sarebbe interessante vedere se ChatGPT riesce ad elencarci le diverse sfumature del concetto di Sostenibilità che si possono leggere in migliaia di articoli contenuti nel web. La definizione di Sostenibilità dell'articolo è la versione più aggiornata e completa riscontrabile in molti articoli sulla sostenibilità nel web È evidente che siamo lontani dagli obiettivi contenuti nella definizione.(In tutti i settori dell'economia) E, poi, quella definizione, essendo sintetica, può essere interpretata in diversi modi. Come gli articoli della Costituzione che sono stati interpretati diversamente in epoche diverse e da interpreti diversi. ____ Per concludere vorrei segnalare una posizione che è attualmente minoritaria tra gli esperti che discutono di sostenibilità. La concezione attualmente egemone di sostenibilità non mette in discussione il CONSUMISMO. Vuole raggiungere la Sostenibilità senza Limitare i Consumi. Una minoranza, per il momento, di Esperti dice invece che sia necessaria anche un RIDUZIONE dei CONSUMI. PS Sono un lettore attento della rubrica internazionale curata da Massimiliano Ferrari e mi piace anche PILLS.

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Ole Udsen

circa 5 mesi fa - Link

Sicuramente, la riduzione di consumo, soprattutto nel mondo occidentale, sarebbe efficace verso un miglioramento di sostenibilità. Sfortunatamente, se tutto il mondo deve ridurre il consumo, vedremo anche l'effetto di mantenere metà o più della popolazione mondiale in povertà. Anche se consumiamo sicuramente troppo nell'occidente, dobbiamo anche ammettere al resto del mondo di alzare il livello, Per questo, crescità è necessaria e dobbiamo trovare metodi di gestione che la permette.

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marcow

circa 5 mesi fa - Link

Innanzitutto ho apprezzato il fatto che lei sia intervenuto e condivido molte opinioni da lei espresse. ____ Sulla RIDUZIONE dei Consumi. 1 Lei scrive: "Sicuramente, la riduzione di consumo, soprattutto nel mondo occidentale, sarebbe efficace verso un miglioramento di sostenibilità" 2 Ma subito dopo lei smentisce quello che ha appena detto. E ribadisce il MITO della CRESCITA ILLIMITATA. "Per questo, crescita è necessaria e dobbiamo trovare metodi di gestione che la permette" ____ A me sembra più realistica una Riduzione dei Consumi là dove si consuma molto a favore dell'aumento dei consumi di chi attualmente consuma pochissimo. In questo senso vengono applicati anche i principi sociali contenuti nella più recente definizione di SOSTENIBILITÀ.

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Vinogodi

circa 5 mesi fa - Link

...condivido molto di quanto ho letto nell'articolo ( anche ben scritto) . Inizierei con un distinguo fra il " biologico" e " biodinamico" , anche se apparentemente accomunati dai presupposti...

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Ole Udsen

circa 5 mesi fa - Link

Grazie:-) Si, forse ho dovuto distinguere e spiegare meglio quale sono le differenze fra biologico e biodinamico. Ma sarebbe un articolo ancora più lungo...

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Sisto

circa 5 mesi fa - Link

@ Ole Udsen. Non c'è differenza, rilevante, concreta e misurabile, tra i 2 approcci, atteso che BIODINAMICA = BIOLOGIA + OMEOPATIA + ANTROPOSOFIA e cioè BIODINAMICA = BIOLOGIA + 0 + 0 ovvero BIODINAMICA = BIOLOGIA. In quanto le altre 2 componenti sono fuffa cioè il nulla in termini di modelli teorici dimostrabii scientificamente nonché di prove misurate in condizioni ripetibili e riproducibili. E su questo la letteratura scientifica è, attualmente, concorde. Nel merito: il prezzo del vino ordinario e di massa è tropo basso per permettere pratiche realmente sostenibili (idem le materie prime da allevamenti intensivi). Se si vuole "naturalità" occorre pagare molto di più i prodotti agronomici. Ma il popolo bue desidera spendere per gli alimenti come per i cellulari fabbricati nel Laos.

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Tommaso

circa 5 mesi fa - Link

Da sottoscrivere. Al 100%. Questo tra l'altro è lo standard a cui tendono tutte le aziende all'avanguardia su questo fronte. Il mondo del vino è qualche passo indietro, anche perché ha poggiato fin troppo sulla storia di certe pratiche come chiave risolutiva and that's it. L'idea macchiettistica della sostenibilità - che pure può funzionare in termini di marketing - spero sia presto consegnata al passato. Per utilità riporto l'elenco completo degli aspetti utili a valutare una sostenibilità aziendale intesa come un insieme di pratiche che abbracciano un ampio spettro di settori e ambiti. ESG Aspects in Wine Production Typical environmental aspects of wine production include: • Sustainable soil management: Soil conservation, green fertilizers, potentially organic farming • Water management: Efficient use of water, water recycling, and protection of water sources. • Climate impact: Reduction of greenhouse gas emissions, use of renewable energy, efficient energy usage, climate adaptation. Aparticular issue here is the choice of packaging used: Glass bottles emit orders of magnitude more CO2 than other packaging options, so when it comes to wines that are not destined for long-term bottle ageing, there should be no reason to sell them in glass bottles, stoppered with the finite resource called cork. Also, when it comes to the glass bottles themselves, there is a particular issue with their weight; the heaviest bottles have a negative climate impact orders of magnitude larger than the lightest, because they not only emit more greenhouse gases in their production, but cause much greater emissions during transport and recycling. In a normal glass bottle of wine, as much as half of its carbon impact comes from the glass alone, and for the heaviest bottles, this comes in much higher. • Biodiversity protection: Preservation of natural habitats, promotion of biological diversity • Waste management: Minimization and recycling of waste, including packaging (a new EU packaging regulation will come into full force in 2026, with stringent requirements, and the rest of the world will soon follow) Social aspects include: • Working conditions: Ensuring safe working conditions, fair wages, no child labour, abiding by human rights • Community impact: Support for local communities, including investment in local projects • Health and safety: Ensuring health and safety standards for all employees • Consumer health: Quality and safety of the product, including lawful use of pesticides And governance aspects include: • Corporate governance: Transparent, accountable and effective management • Ethical supply chains: Ensuring that suppliers also meet ESG standards • Anti-corruption: No tolerance for corruption and bribery • Regulatory compliance: Compliance with all relevant laws and regulations, including CSRD • Diversity and inclusiveness • Profitability: Yes, to be sustainable, a business also needs to be profitable

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marcow

circa 5 mesi fa - Link

Wikipedia ha un articolo dedicato all'AGRICOLTURA INTEGRATA. https://it.wikipedia.org/wiki/Agricoltura_integrata Da questo link estraggo questo paragrafo dal titolo: "Produzione integrata e AGRICOLTURA SOSTENIBILE" "L'agricoltura integrata può rappresentare un compromesso tra l'agricoltura convenzionale e quella biologica. Secondo un punto di vista che rispecchia molteplici esigenze è il modo più evoluto per realizzare l'agricoltura sostenibile per i seguenti motivi: ottimizza l'uso delle risorse e dei mezzi tecnici disponibili per conseguire la quantità di produzione necessaria alla richiesta nazionale ed internazionale; produce cibi sani e sicuri, conservando e proteggendo le risorse ambientali; osserva le normative nazionali e comunitarie; supera i concetti di lotta biologica, di agricoltura biologica, di allevamento biologico, in quanto non sufficienti a soddisfare le esigenze di un'agricoltura di mercato; viene realizzata seguendo le linee guida indicate dai disciplinari e misurando i progressi conseguiti con sistemi di autodiagnosi delle aziende agricole" (Da Wikipedia, Agricoltura Integrata) ---- Considerazioni, opinioni personali. Molti, secondo me, confondono L'AGRICOLTURA CONVENZIONALE con L'AGRICOLTURA INTEGRATA(v articolo di Wikipedia). In questo articolo l'Agr. Integrata è definita come una forma di agricoltura "sostenibile" e, addirittura, un modello superiore al Biologico e al Biodinamico. Sono convinto che le parole dell'articolo di Wikipedia risuoneranno come bestemmia per le orecchie di alcuni. Ma, come dicevo, c'è confusione concettuale: Agricoltura Integrata e Agricoltura Convenzionale sono due approcci molto diversi. Per comprendere l'esaltazione che Wikipedia fa dell'Agricoltura Integrata nei confronti di Biologico e Biodinamico bisognerebbe approfondire per capire se quelle parole che ho riportato hanno delle buone ragioni.

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Ole Udsen

circa 5 mesi fa - Link

Sicuramente, l'agricolturo integrata è un modo di approcciare l'argomento. Voglio solo dire che, nella viticoltura, l'aspetto di rese è di minore importanza, visto gli disciplinari che limitano anche le rese, come anche notato da Maurizio Gily su Facebook.

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Giuseppe

circa 5 mesi fa - Link

65% dei fungicidi totali impiegati in agricoltura a fronte di solo il 3% dei terreni agricoli utilizzati? C'e` modo di trovare conferme o comunque di saperne di piu`? Mi risulta davvero spropositato. Lo suppongo da "esterno" al mondo professionale dell'enologia quindi potrei sbagliarmi clamorosamente ma i dubbi mi rimangono. Ma come? Ma non ci insegnano da sempre che la vite e' "specie rustica" poco pretenziosa, che cresce anche in ambienti difficili e impossibili per tantissime altre specie vegetali. E vedendo tanti vigneti in giro per il mondo sembra proprio cosi`. Come si sposano le due cose? Rustica e resistente ma particolarmente sensibili all'attacco fungino? Grazie a chiunque sapesse/volesse spiegarmi l'arcano Saluti

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Marco

circa 5 mesi fa - Link

Neanch'io mi spiego questi numeri però si parla di fungicidi, non di fitofarmaci...

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Massimiliano Ferrari

circa 5 mesi fa - Link

Ciao Giuseppe, qui il passaggio dell'articolo citato in cui si fa riferimento al tuo dubbio: "In Europe, viticulture takes up about 3% of agricultural land, but employs nearly 65% of all fungicide, 15% of insecticide and 4% of herbicide used on an annual basis (all per EU Parliament data)" La vite è si specie vegetale in grado di crescere laddove tante altre faticano o non riescono, detto questo agenti patogeni, malattie fungine, insetti di vario genere che per diverse ragioni si sono sviluppate negli ultimi decenni rendono l'uso di pesticidi, fungicidi e altro quasi indispensabile in una viticoltura sempre più industriale ed intensiva. Il discorso sarebbe molto più articolato e approfondito della mia semplice risposta però spero di averti in parte chiarito i dubbi.

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Ole Udsen

circa 5 mesi fa - Link

Grazie per la segnalazione, Maurizio. Spero che avremmo una discussione lunga su questo tema.

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Ole Udsen

circa 5 mesi fa - Link

Scuasi, MASSIMILIANO.

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Massimiliano Ferrari

circa 5 mesi fa - Link

Grazie a te Ole per le risposte puntuali ai vari commenti. L'argomento è quanto mai attuale e rilevante, quindi merita tutta l'attenzione necessaria.

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Francesco De Franco

circa 5 mesi fa - Link

I fungicidi rappresentano il 17% dei fitofarmaci qindi la viticoltura ne consuma circa il 10% con forse messa così i dati si leggono diversamente https://www.cambiamoagricoltura.it/sites/default/files/2023-02/atlante_dei_pesticidi_web.pdf

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