Le dimensioni contano fino a un certo punto
di Alessandro MorichettiCena tra amici del settore di qualche giorno fa, a un certo punto uno se ne esce con: “questo vino è corto”. E lì mi si è accesa una lampadina perché mi sono reso conto che non valuto praticamente mai un vino in base alla persistenza. O meglio: vi ricordate quanto eravamo stupidini ai corsi AIS quando dovevamo contare in secondi la mitologica PAI, Persistenza Aromatica Intensa, di un vino? Esercizio concettualmente utile ma praticamente abbastanza discutibile, anche prescindendo dal conteggio cronografico.
La persistenza di un vino, o quanto tempo rimane in bocca il sapore, è un tratto importante del liquido ma non l’unico né tantomeno il primo. Sarebbe come giudicare una persona dall’altezza, o dal peso. Perché non è il singolo dato a rilevare ma l’armonia delle parti, la combinazione dei fattori, l’amalgama generale e le sensazioni che ci restituisce.
Che un Prosecco sia più “corto” di un millesimato di Krug direi pure graziealcazzo ma aiuterebbe poco a capire la qualità che il liquido mi trasmette. Perché ho bevuto Prosecco slanciati, armonici, squisitamente perfetti a tavola o meglio adatti al classico consumo veneto h.24 così come invece ho bevuto Krug tanto potenti e persistenti (su tutti, Clos du Mesnil 2002) quanto dimostrativi e – parere mio, rispetto il dissenso ma non cambio opinione – poco aggraziati (e pure gli inviti alle presentazioni di Krug me li sono giocati). Una boccia da 1.500 euro se va bene che a tavola non finiva e di cui mi sono concesso due bicchieri e mezzo perché gli altri commensali continuavano a tornare col bicchiere sulla Grande Cuvée. In magnum, che è finita prima.
Il “corto”, insomma, mi suona un po’ più fallo-di-confusione che giudizio di valore, perché di fatto ha una accezione negativa che in realtà non spiega molto. Certo che un Dolcetto d’annata avrà minor pressione sul palato di un Barolo 2007 ma ci saranno pure ottime probabilità che il Dolcetto possa essere squisitamente equilibrato laddove il Barolo magari modernista sarà un tripudio caricaturale di estratto e densità: sicuramente lungo e persistente quanto magari al limite dell’irricevibile.
Quindi e per concludere, le dimensioni contano ma fino a un certo punto, e quel punto è una sommatoria di così tanti fattori che il “peso” in bocca va necessariamente parametrato per non correre il rischio di aspettarsi una schiacciata a canestro da Leo Messi o un dribbling nello stretto da Shaquille O’Neal.
14 Commenti
Stefano.Cap1
circa 2 anni fa - LinkQuando si parla di lunghezza di un vino, anche per omaggiare il protagonista della foto dell'articolo, mi trovo più orientato a pensare alla sua vera "lunghezza" in termini di misura fisica, cioè a quanto è capace di spingersi nel percorso di bocca, a volte fino in gola.... non si pensi a male!!! e di contro l'aggettivo corto mi fa pensare ad un vino che si ferma prima nella sua dinamica, nel suo scorrere..... che ce l'ha "corto" insomma! è la distinzione, che ho trovato convincente nell'invenzione della gioia di Sangiorgi, tra persistenza e lunghezza.
RispondiAlessandro Morichetti
circa 2 anni fa - LinkSe ci sintetizzi la distinzione tra persistenza e lunghezza ti ringrazio così ne parliamo :-)
RispondiStefano. Cap1
circa 2 anni fa - LinkLa persistenza é intesa tradizionalmente come il perdurate dei sapori dopo la deglutizione, mentre la lunghezza é il percorso che copre il sorso dal punto di vista tattile/gustativo mentre scorre in bocca, la percezione della sua dinamica gustativa dall'ingresso alla deglutizione.... ad esempio quei vini che hanno una frenata a metà o 3/4 di bocca dal punto di vista tattile nella loro progressione potranno esser definiti corti e non per questo non esser persistenti nei ritorni.... non credo di esser stato chiaro ma é il meglio che ho potuto... ;-)
Rispondimarcow
circa 2 anni fa - Link"ho trovato convincente nell’invenzione della gioia di Sangiorgi, tra persistenza e lunghezza" ---- In certi campi è decisamente più importante la persistenza che la lunghezza. Come per la produzione dei vini che oggi può contare su un armamentario di strumenti tecnici inimmaginabile fino a non molti anni fa...ne fa cenno anche Perullo nel suo articolo...così oggi la scienza medica mette a disposizione dell'uomo contemporaneo...in difficoltà...soluzioni inimmagginabili fino a pochi anni fa. ---- I problemi veri forse stanno da qualche altra parte.
Rispondiincontentabile
circa 2 anni fa - LinkCorto non lo sento, lungo mi mi fa male e medio ce l'han tutti...
RispondiStefano
circa 2 anni fa - LinkServe comunque un "minimo sindacale", no?
Rispondimarcow
circa 2 anni fa - LinkIl problema che pone l'articolo mi sembra questo: serve una sciabola o una scimitarra? O basta un semplice serramanico...ben affilato? E che...duri...nel tempo? E poi, in certi casi, può bastare anche un temperino. E stato dimostrato che, anche in assenza per mutilazione di guerra, un uomo se la sa cavare con altri attrezzi naturali. Il senso del mio commento è che dietro le dimensioni spesso si nascondono altri problemi di altra natura.
Rispondimariazzo
circa 2 anni fa - Link"non è la lunghezza che conta, ma saperlo usare". Scherzi a parte. Lungo corto persistente o no, deve essere discusso sulla stessa tipologia di vini, che qui mi pare mancare. non puoi paragonare il dolcetto con il barolo. bisogna paragonare dolcetto con dolcetto e barolo con barolo. no?
RispondiVinogodi
circa 2 anni fa - Link...per togliermi ogni dubbio ho chiamato una vera esperta per dirimere la questione: Maela la Pugliese., carissima amica. Non e' assolutamente d' accordo con le argomentazioni espresse dal titolo e dal contenuto dell'articolo del Moricchia...
RispondiRoberto Andreoni
circa 2 anni fa - LinkLung' e fin' m' scdrin...corto e paccut' alla mia salut'
RispondiCitrico
circa 2 anni fa - LinkWow!! Che bello riprendere concetti così banali come se non fossero passati almeno due decenni dall'ultima volta che se n'è parlato... Come pesa il tempo.
Rispondiarnaldo
circa 2 anni fa - LinkOddio.... Serena Grandi disse in un intervista che sotto una certa misura per Lei era puro solletico.....
RispondiGurit
circa 2 anni fa - LinkQuando al corso dell'AIS ci raccontarono che i vini di montagna sono poco persistenti perché le radici avendo poca terra, incontrano subito la roccia...e quindi rimangono corte...e quindi il vino è corto...va beh..Sarà stato un relatore biodinamico. A proposito mi viene in mente..quando fate un bel post sulle leggende (o mezze verità) sul vino? Tipo terreno vulcanico = sa di zolfo Cresce vista mare = sentore iodato ecc... Ciao
RispondiStefano
circa 2 anni fa - Linkvabbè, denunciali!
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