La Cina si avvina
di Fiorenzo SartoreIl quarto produttore mondiale di vino è la Cina. Sorpresi? Non è il caso. Le dimensioni di quel mercato, e l’immagine fancy che ha il vino anche laggiù, rendono abbastanza inevitabile l’ascesa di un produttore che, in altri ambiti economici, si è già dimostrato temibile. Come dicono quelli bravi, è possibile trasformare un problema in opportunità? Soprattutto, è giusto pensare, con qualche anticipo, a come prevenire i fenomeni di delocalizzazione della produzione alla base di gran parte del disastro economico attuale? Le peculiarità produttive del vino italiano non sono delocalizzabili, e probabilmente non serve precisare perché: il famoso terroir non si sposta facilmente. Ecco perché le specialità locali non vanno solo preservate, ma valorizzate. Per questo sarebbe utile una classe politica che, anziché promuovere McDonald’s, si occupasse di altro. Nel filmato che segue Eugenio Benetazzo, icona della controinformazione underground con curiose derive neoprotezioniste, esprime alcuni concetti di qualche interesse. E se Benetazzo non sembra affidabile, potremmo considerare quanto affermato recentemente da quel simpatico vecchio democristiano di Romano Prodi: “Dobbiamo costruire una politica industriale incentrata sulle nostre caratteristiche, sulle filiere nei settori molto specializzati dove siamo forti”. L’alternativa non può essere il McItaly.
[Le immagini, tratte da BBC News, sono di Ryan Pyle]
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