(S)caraffare | Il decanter è un oggetto d’antiquariato?
di Stefano SeniniNel servizio del vino ci sono strumenti ormai quasi degradati al rango di soprammobili: cavatappi a lame, pinzette levasughero e – soprattutto – il tastevin. Da qualche tempo si è aggiunto a prendere polvere anche il decanter: l’ultima spallata a brocche e caraffe è stata data da un recente articolo di Kerin O’ Keefe su Decanter, ben riassunto sul sito del Gambero Rosso, che evidenzia anche l’ironico cortocircuito tra il nome della testata e il contenuto del pezzo.
In sostanza, l’ossigenazione repentina di un grande vino chiuso da decenni in bottiglia ne comprometterebbe l’equilibrio, facendo perdere irrimediabilmente un gran ventaglio di aromi; meglio senz’altro aprire la bottiglia 3 o 4 ore prima. Per impedire poi ai sedimenti di finire nel bicchiere, sarebbe dunque sufficiente lasciare sul fondo della bottiglia gli ultimi centilitri e non berli.
Nulla di nuovo, in realtà, se penso che La Revue du vin de France affrontava lo stesso argomento in un numero speciale dedicato ai vieux millesimes un paio di anni fa.
Per la mia piccola esperienza con le grandi bottiglie d’annata, sono d’accordo; mi pare che si dimentichi però che il decanter può avere anche un altro utilizzo, quello di scaraffare un vino. Non è un’operazione che si può compiere solo per mostrare la cristalleria di casa, il che è comunque tutt’altro che secondario: io preferisco sempre prendere in mano una bottiglia, ma esistono effettivamente pezzi di design notevolissimi, che su una tavola elegante stanno proprio bene.
C’è però un’importante funzione pratica: l’aerazione forzata aiuta molto qualche vino giovane, soprattutto bianco, a esprimersi al meglio. Mi è appena successo con un sauvignon altoatesino 2021: naso troppo varietale e pungente, sapore aspro, con una leggera nota di anidride carbonica… eppure l’etichetta è quotata! Dopo averlo scaraffato, ho notato grandi progressi: non solo è scomparsa come facilmente immaginabile la carbonica, ma anche il profumo ha guadagnato in floreale e fruttato, e persino la tessitura in bocca è risultata molto più morbida.
Avevo studiato questa pratica per l’esame da sommelier: i manuali prescrivevano di aerare un vino bianco in presenza di eccesso di solforosa, ma l’ho messa in atto con decisione dopo che un bravissimo enotecario di Ginevra mi ha spinto a scaraffare uno chardonnay del Cantone di Vaud con grandi risultati, soprattutto dal punto di vista dell’integrazione legno/frutto; da allora, utilizzo l’accortezza con qualche vino rosso, per moderare aspetti di riduzione o eccessi di selvatico (ad esempio nel caso di alcuni giovani cabernet franc della Loira).
Paradossalmente, una prassi così desueta risulta utile anche per i vini più alla moda: una inaccessibile e rocciosissima vitovska macerata si è soavemente aperta dopo qualche minuto di caraffa, così come per un piwi bianco ho potuto eliminare con il travaso una fastidiosa presenza di tartrati (ma forse sono antico io: avrei dovuto agitare la bottiglia e bere tutto torbido).
Insomma, l’esercizio di scaraffare non è equivalente ad un’evoluzione di qualche anno in cantina, né, se il vino è una ciofeca, verrà trasformato magicamente in un gran cru; se però ad un primo assaggio dalla bottiglia si intravede del potenziale inespresso, è un tentativo da consigliare, facile, economico e di sorprendente soddisfazione.
17 Commenti
gabriele
circa 2 anni fa - LinkInteressante e semplice, proverò senz'altro. Una curiosità: come fai a tenere freddi i bianchi nel decanter?
RispondiStefano Senini
circa 2 anni fa - LinkIl decanter nel secchiello del ghiaccio non si può mettere. Puoi versare circa mezza bottiglia nel decanter e tenere in fresco il resto; poi puoi rabboccare il decanter oppure mettere via la bottiglia semipiena per il giorno successivo. Una notte di frigo di solito funziona da "effetto caraffa". Lo so, non è elegantissimo, né del tutto canonico, ma se funziona...
RispondiLanegano
circa 2 anni fa - LinkIo li cavatappi a lame lo uso ancora in presenza di bocce di veneranda età...... Sono 'out' e non lo sapevo...?!? :)
RispondiAndrea
circa 2 anni fa - LinkOttimo articolo davvero ed assolutamente da provare, poi sottolineerei il lato comunque estetico della cosa, un bel tavolo con dei bei bicchieri richiama a gran voce un decanter di design, perchè comunque anche l'occhio vuole la sua parte.
RispondiVinogodi
circa 2 anni fa - Link...inutile girarci attorno. La decantazione e' necessaria. Soprattutto quando un vino ti colpisce per caratteristiche eccezionali, ergersi su uno sgabello o supporto rialzato e con enfasi aulica , con la voce un po' rotta dall'emozione, effettuare una declarazione dell'emozione provata, magari con descrittori degni , e' la prassi piu' congeniale ,soprattutto per vini antichi o , comunque, maturi . Inoltre, il decanter e' oggetto straordinariamente adatto a molteplice uso, quindi raccomandato caldamente anche come oggetto d'arredo o funzionale, quale vaso per i fiori , acquario per pesci tropicali di piccole dimensioni, persino negli ospedali per dare decoro in sostituzione degli orrendi pisoirs in dotazione... PS: ...cosa penso del decanter?...
RispondiStefano Senini
circa 2 anni fa - LinkEh, sono senz'altro io che mi faccio suggestionare dai professionisti. Una volta mi hanno scaraffato anche uno Champagne, ma in fondo era solo il capo sommelier di un 3 stelle Michelin di Parigi... (no, così, giusto per tirarsela un po' una volta tanto)
RispondiEorltheyoung
circa 2 anni fa - LinkMa gli Champagne ne hanno assolutamente bisogno, altroché! Anzi, la loro rovina è proprio che vengono spesso stappati al momento e condivisi in tanti (ovvero hai a disposizione giusto quel bicchiere). Funziona per il Moet ghiacciato, ma qualunque bottiglia seria in quel modo non si esprime. In tema tirarsela, Benoit Marguet PERSONALMENTE mi ha consigliato di aprire lo champagne la mattina e ritapparlo subito con apposito tappo - per farlo "lavorare" con quel poco di ossigeno che entra senza perdere le bollicine - per poi goderselo la sera. Ne perde lo show (il rituale del botto per tanti è un criterio, con lo spumante...) ma ne guadagna immensamente il vino.
RispondiEnrico M.
circa 2 anni fa - LinkAlcuni oggetti sono di utilizzo molto raro ma in alcuni casi sono assolutamente indispensabili. L'apribottiglie a lame e spirale tipo Durand, è l'ultima spiaggia con tappi altrimenti destinati a sbriciolarsi. Se il vino è molto invecchiato e pieno di fondo si può stare attenti quanto si vuole ma non c'è scampo: gli ultimi bicchieri saranno torbidi. Se si preferisce il vino limpido basta anche una brocca per fare un rapido travaso. Anche con i vini giovani può avere senso fare una caraffatura ossigenante. Se si è a casa e si ha tutto il tempo a disposizione non ha senso. Al ristorante non è sempre così. La bottiglia spesso si apre all'ultimo momento ed è meglio ossigenarla e godersela durante la cena che andare via col vino ancora chiuso a riccio.
RispondiVinogodi
circa 2 anni fa - Link...non dimentichiamo poi il "contributo di assonanza lessicale" che lo eleva a nobilta' artistica: De Canter come De Amicis, De Andre' ... De Gustibus...
RispondiNuovo corso Friulano
circa 2 anni fa - LinkDopo il commento di ieri sera pensavo di non vedere più vinogodi su questo blog.... grazie a Dio solo i coglioni non cambiano mai idea...
RispondiVinologismo
circa 2 anni fa - LinkAnche come se noantri..😜😜
RispondiVinologismo
circa 2 anni fa - LinkDe noantri....😜
RispondiEorltheyoung
circa 2 anni fa - LinkSostanzialmente d'accordo con l'articolo. In mancanza dell'oggetto specifico basta aprire il vino qualche ora prima, ritapparlo e poggiarlo in orizzontale per aumentare la superficie (questo ha anche il vantaggio che ci si può versare un bicchierino per seguire in prima persona l'evoluzione nel tempo). Ma se il decanter è a disposizione e il tempo è poco, ben venga, soprattutto per vini giovani. Per vini già più anzianotti farei ancora una distinzione tra decanter e caraffa, propendendo per la seconda. A parte orange, colheita e quan'altro abbia già avuto un naturale contatto con l'ossigeno, un vino di vent'anni e più in un decanter largo rischia di fare il botto ma poi precipitare; meglio una caraffa, che permette di eliminare il sedimento ed areare moderatamente, tirando fuori il meglio, E, volendo, si lascia anche mettere in ghiaccio con più comodità.
RispondiVinogodi
circa 2 anni fa - Link... Se non si ha a disposizione un decanter da design come nella foto di apertura dell'articolo ( foto decisamente spassosa ) io consiglio sempre di bere i vini con una cannuccia con evoluzione spaziale a spirale, con lo stesso effetto di ossigenazione del divertente ammennicolo in vetro trasparente dalle forme fantasiose...provate, soprattutto per i Pinot Neri di Gevrey Chambertin oppure i Bordeaux di oltre trent'anni...tecnica imperdibile...
RispondiEnologo64
circa 2 anni fa - LinkCalice meraviglia. Meglio del decanter
RispondiTeddywine
circa 2 anni fa - LinkIl vino, addormentato e sdraiato per mesi nel suo contenitore originario, non può che esaltarsi, dopo il risveglio: se lo si scaraffa o lo si decanta prima di berlo, il vino potrà esprimersi al meglio, tirando fuori la propria vera essenza, la propria anima. Decanter (o caraffa) tutta la vita!
Rispondivinogodi
circa 2 anni fa - LinkTeddywine ...di che forma? Perchè quelli in foto all'inizio dell'articolo (soprattutto il secondo e quarto da sinistra) , anche per le fantasie meno pecorecce delle mie, sembrano usciti da un Sexy Shop ... PS: a casa mia ne tengo 7 , tutti regalati : due sono diventati splendidi contenitori per fiori recisi ( mia moglie ne va pazza) , cinque ( a boccia , belli voluminosi) per contenere rispettivamente un Carassius Auratus , 2 Loricaridi, una Poecilia Reticulata splendida, una Betta Splendens meravigliosa e una coppia di Hypostomus plecostomus , in un decanter dalla forma piatta ed allargata perchè preferisco stare sul fondo...
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