Piccola rivoluzione | Il Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti FIVI si sposta a Bologna
di Jacopo ManniAlla fine è successo. Dopo ben undici edizioni organizzate a Piacenza, il 12° Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti FIVI si sposta a Bologna sempre nel tradizionale ultimo week-end di novembre.
La notizia è abbastanza clamorosa perché il Mercato FIVI, che negli anni si è affermato come uno dei più importanti eventi enologici d’Italia con numeri e partecipazione da record, fa un passo verso la rottura col passato e decide di cambiare location. Ha inciso forse il cambio di leadership dello scorso anno, con l’elezione di Lorenzo Cesconi, che è succeduto a Matilde Poggi (eletta Presidente di CEVI, Confédération Européenne des Vignerons Indépendants) dopo 9 anni di reggenza.
Il Mercato per la FIVI ha rappresentato sin dalla sua nascita (2011) uno dei momenti topici della vita associativa di ogni vignaiolo. Non una semplice fiera ma un momento di raccolta, riflessione, condivisione e festa per tutti i soci di quella che ad oggi è una delle maggiori associazioni di categoria dei produttori di vino di tutta Europa, con i suoi oltre 1500 associati.
Il Mercato FIVI però aveva da sempre rappresentato una criticità politica tutta interna alla federazione, perché il grande successo del mercato aveva portato ogni anno ad un crescente numero di richieste di partecipazione da parte dei produttori che la Fiera di Piacenza, con i suoi spazi, non riusciva a gestire e ad accontentare. Creando scontenti e malumori.
Lo scorso 11 marzo, immediatamente dopo l’elezione avevamo intervistato il nuovo presidente Cesconi, chiedendogli proprio del Mercato. Questa una parte dello scambio.
Parliamo della Fiera che ogni anno FIVI organizza a Piacenza. Un evento fondante per voi e per l’enorme pubblico che ogni anno vi segue in questo bellissimo evento. Il problema è che voi avete ormai circa 1400 associati e in Fiera c’è posto per poco più di 600 espositori. Per esigenze logistiche avete dovuto trovare una modalità di iscrizione che è stata criticata da molti, istituendo il cosiddetto click-day per contingentare le presenze. Molti tra gli esclusi, ma anche tra gli inclusi, hanno trovato discutibile questa pratica. Come intendi gestire questa istanza?
Il click-day è stata una cosa sofferta anche da chi lo ha dovuto decidere. Già in seno al consiglio uscente era un concetto superato che non si voleva più applicare. Ma questo è un dettaglio organizzativo dettato più che altro dai limiti degli spazi disponibili nella Fiera di Piacenza e anche dall’infrastruttura generale per cui il ragionamento organizzativo non è strategico. Insomma sono dettagli che dovremo riprendere in mano, e abbiamo il compito di decidere, ma secondo me il click-day è già superato. È volontà abbastanza diffusa quella di dare spazio a tutti i vignaioli che vorranno presenziare in fiera.È chiaro che su 1400 non fanno tutti richiesta di partecipazione e la lista d’attesa è veramente piccola. Bisogna capire come orientare politicamente la questione. I vignaioli francesi organizzano numerosi saloni a numero chiuso con una lista d’attesa. Per cui se non si libera un posto di un partecipante precedente un nuovo non può partecipare, loro danno molta importanza alla storicità di