Materiæ, un nuovo progetto che darà frutti

Materiæ, un nuovo progetto che darà frutti

di Thomas Pennazzi

Il panorama alcolico italiano è in fermento. L’energia creativa dei giovani distillatori sta cominciando a regalare frutti, e presto vedremo comparire sugli scaffali più di qualche interessante novità.

Una di queste ha avuto il battesimo da poco: si tratta di un progetto ed una collaborazione nati dall’incontro tra due appassionati selezionatori di whisky, Marco Maltagliati e Federico Mazzieri, fondatori di Dream Whisky, una giovane e promettente azienda che da qualche anno lavora come imbottigliatore indipendente, ed il talentuoso distillatore Alvise Ennas – nipote del maestro Capovilla di Bassano del Grappa – che ha preso il nome di Materiæ.

Si potrebbe pensare che non c’è nulla di nuovo. La novità invece è proprio data dal contributo di Alvise Ennas, che dopo anni di severo apprendistato è uscito dall’ombra del sacro gelso che veglia sulla distilleria Capovilla. Gli alambicchi sono quelli di casa, ma la mano di Alvise è libera di ricercare la propria cifra stilistica, senza che il burbero sopracciglio del nonno si alzi in ammonimento. Tempo fa, parlando con lui, gli suggerivo scherzosamente di chiudere ogni tanto in ufficio il vécio, e di cominciare a fare qualche cotta di testa sua. Chissà se è andata proprio così.

Materiæ sarà un percorso graduale di proposta dei distillati di frutta ad una clientela abituata al biondo Scotch, che è iniziato con due acquaviti di piccola tiratura ma di qualità fuori dal comune. Curatissimo l’aspetto grafico, nello stile delle precedenti bottiglie di Dream Whisky, evocativo tanto da invogliare anche l’acquirente casuale. Ma nulla è lasciato al caso. Le promesse invitanti della confezione vengono sostanziosamente mantenute: il terzetto vuole fare sul serio, e ci si accorge presto che non vende sogni ma trippa. E parecchia.

Se il prezzo può sembrare alto, considerate che riflette il costo dell’enorme quantità di frutta impiegata nella preparazione: l’alcool che si ricava è ottenuto infatti dalla sola fermentazione della materia prima, e non distillando una purea di frutta infusa in alcool neutro, che è la via più economica.

Il primo distillato è un amo buttato per adescare l’ignaro compratore italiano, il quale non conosce affatto le virtù della frutta distillata. La Pera Williams Rossa è golosa di suo, ma passata in alambicco ruffianeggia senza pietà. L’esuberanza giovanile di Alvise Ennas qui si avverte appieno: il distillatore ci vuole stupire, e non lesina mezzi. L’aroma intenso ci cattura già nel momento di versare questa pera nel bicchiere e non ci abbandonerà più. Aromatico, grasso, persistente oltre il ricordo del frutto, il naso non arretra e non stanca mai, ed è il pregio maggiore di questa acquavite ammaliante.

L’assaggio rispetta la regola dei distillati di frutta, e fatica a mantenere le grandiose promesse raccontate dal calice. Piacevolmente alcolica, una dolce grassezza vi invaderà il palato, e starete già provando a masticarla, questa Williams eterea: la tentazione è irresistibile. Notevole il retrogusto, che vi persiste in gola diminuendo per un tempo lunghissimo, merito dei trenta chilogrammi di Williams usati per ricavare un litro d’alcool. Il bicchiere vuoto vira inaspettatamente al floreale: un ricordo di fiori appassiti e corrotti, ma è solo uno scherzo della magia degli aromi.

La seconda proposta è un distillato di ciliegie, di una rara varietà coltivata in Valsugana: il Durone di Costasavina. Del tutto sconosciuto a chi non è nato da quelle parti: ma è proprio dalle antiche varietà che si ricavano i migliori distillati di ciliegia. Questo, ripassato a fuoco con le arti dell’Ennas, colpisce il naso per la vivacità aromatica del frutto, e per la gradevole nota mandorlata che ad un buon Kirsch non deve mai mancare.

È una promessa di pienezza quella che si sprigiona dal bicchiere, garantita da ancora più frutta del precedente distillato. Calorosa d’alcool al primo sorso, l’acquavite evoca una sensazione acidula come di frutto fresco, poi il ricordo di un durone sotto spirito. Il retrogusto è lungo e aromatico, e termina lasciando in bocca ancora il cenno mandorlato. Il bicchiere vuoto esala una fugace quanto bizzarra nota d’oliva in salamoia, prima di virare ad un indefinibile floreale.

In sintesi si tratta di due distillati ben concepiti, dinamici e generosamente aromatici, il cui tratto comune è la potenza espressiva: la quale si offre con maggior intensità al naso, come si diceva sopra. Ma che non tralasceranno di regalare alquante soddisfazioni al bevitore, purché questo non pretenda le prestazioni di un distillato bruno. La mano di Alvise Ennas è sicura – non v’erano dubbi, vista l’alta scuola di casa sua – e siamo certi che nel futuro saprà regalarci ancora grandi emozioni.

avatar

Thomas Pennazzi

Nato tra i granoturchi della Padania, gli scorre un po’ di birra nelle vene; pertanto non può ragionare di vino, che divide nelle due elementari categorie di potabile e non. In compenso si è dedicato fin da giovane al suo spirito, e da qualche anno ne scrive in rete sotto pseudonimo.

Nessun Commento

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.