Dilettanti e professionisti

Dilettanti e professionisti

di Stefano Senini

Capita a tutti di sentirsi particolarmente abili e competenti in un settore del proprio hobby o della propria passione extra-lavorativa: quando sono in forma, il rapporto pancia/potenza sprigionato dai miei 82 chili mi dà l’impressione di volare velocissimo con la bici da corsa su un tratto di 3 chilometri che conosco alla perfezione. Certo, lo prendo dal lato in leggera discesa, con folate di vento favorevole e magari dietro a un furgone Ducato maxi, ma lì in passato mi son levato di ruota perfino una squadra di juniores (che per fortuna ad una rotonda ha poi cambiato direzione, altrimenti mi avrebbe risucchiato trovandomi con i polmoni appesi al manubrio): il record su quella strada comunque non può che essere mio, e le app che consentono di parcellizzare in modo infinitesimale i percorsi lo confermano.

Ma che succederebbe se mi capitasse di affrontarlo con un professionista? Beh, non solo mi starebbe agevolmente a ruota, ma proseguirebbe poi da solo altri 80 chilometri alla stessa velocità, magari prima di affrontare un passo di montagna per esercizi specifici su certi parametri; i giorni successivi, per lui stessi allenamenti – al suo ritmo gara meglio proprio non accennare- per me sgambatina o divano.

Allo stesso modo, nel cibo e nel vino molti dilettanti pensano di possedere conoscenze ed esperienze impareggiabili: conoscono a menadito per esempio la zona del Timorasso, ogni produttore, ogni vigna, ogni microclima, sicché si scandalizzano se sulla carta di un pluristellato parigino compare solo l’etichetta mainstream di quella denominazione, e non quel superbo vino del garage che hanno scovato in gita sul luogo.

Hanno ragione probabilmente a livello qualitativo, però non considerano l’insieme, e cioè che innanzitutto è già un miracolo trovare in carta un Timorasso – perché dai, chi volete che stappi un vino tortonese a Parigi? Soprattutto, non vedono che nella pagina seguente di quella monumentale carta ci sono denominazioni spagnole altrimenti mai sentite, e in quella precedente il vino di un’isola greca di cui neppure sapevano l’esistenza (dell’isola proprio, non del vino).

Ebbene, il sommelier che ha steso quella carta magari non conosce tutte le cantine, ma possiede alla perfezione uvaggi, caratteristiche e particolarità non solo delle zone classiche (perché sì, se guardate bene anche alla voce Borgogna ci sono dei villages che non avevate mai sentito nominare), ma anche di regioni del mondo in cui non immaginavate si producesse vino.

Per i ristoranti vale un po’ la stessa cosa: i grandi gourmet che hanno letto su un sito di tendenza quanto sia imprescindibile oggi provare un ristorante di Barcellona e si stupiscono che il critico gastronomico di professione non ci sia ancora andato, non sanno che quel professionista conosce la cucina della chef da cui si è formata la brigata rampante, e che ha mangiato nel di lei ristorante negli anni Novanta, quando ancora non aveva le stelle che poi si è meritata; inoltre, lui ora è in Repubblica ceca o a Malta, a mangiare in quelli che verosimilmente diventeranno gli stellati di moda nel prossimo lustro.

No, questo non vuole essere un elogio del professionismo a scapito del dilettante (io stesso lo sono nel mondo del vino), tutt’altro. È che il professionista raramente ha la grande passione che anima il dilettante: potrà piacergli il lavoro che svolge, più o meno ben remunerato, ma difficilmente avrà il cibo o il vino anche come hobby, e così il critico gastronomico nei week-end degusterà a casa propria minestrina e insalata, mentre chi per lavoro assaggia vini, nel tempo libero al massimo si accosterà ad un succo di frutta.

Provate per un attimo a pensare a quell’altro grande piacere dei sensi: chi per lavoro passa tutto il giorno a districarsi in contatti tra corpi nudi, la sera avrà la voglia (e soprattutto la forza) di abbracciare la persona di cui è innamorato?

Ecco, cerchiamo di evitare quel che purtroppo succede sempre più spesso ai dilettanti del cibo e del vino: non perdiamo cioè la caratteristica che è già nel nome, il diletto appunto, il piacere, il divertimento; non dimentichiamo che mangiare e bere sono esperienze conviviali, che ci dovrebbero permettere di guardare il sorriso sui volti di chi sta intorno a noi, piuttosto che l’unghia aranciata di un Nebbiolo.

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Stefano Senini

Laureato in lettere classiche, diplomato sommelier da ormai trent’anni, è stato un critico gastronomico professionista (sì, di quelli seri che girano in incognito), responsabile del Liceo all’interno del carcere di Porto Azzurro sull’Elba e oggi felicemente insegnante in un Liceo nella provincia di Brescia. Non ha uno smartphone né peli sulla lingua ma tanta esperienza.

27 Commenti

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vinogodi

circa 1 mese fa - Link

...esistono anche i "professionisti per diletto" , che non è un ossimoro . Quei lavoratori autonomi o dipendenti che per lunga passione e esperienza sono reclutati dalle strutture legate alla critica proprio per quel bagaglio di vissuto ( e capacità personali) che li rende non solo "capaci del ruolo" ma anche incarnano un'autonomia non sempre riscontrabile fra il professionista ( o mestierante) della critica enogastronomica. Oppure la quarta categoria, : "il dilettante per professione" , colui che, nonostante l'impiccio dell'impegno enogastronomico che lo fa sopravvivere economicamente in questo mondo difficile e cattivo, si trova animato da passione smisurata , avendo fatto scelta di vita non dettata dal contingente prosaico del denaro, ma dal cuore : una schìera di avvocati, commercialisti , letterati di varia foggia , scienziati mancati che nonostante l'incombenza del confronto critico ci si dedicano con anima e corpo come fosse una missione o un'attività salvavita, rimanendo nell'animo dilettanti a vita, proprio perchè etimologicamente "impegnati con e per diletto" all'attività che svolgono ...

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Stefano Senini

circa 1 mese fa - Link

Concorderai che i dilettanti reclutati dalla critica spesso non hanno l'esperienza necessaria a sostenere la responsabilità del megafono che la struttura "ufficiale" mette loro in mano, senza poi controllarli adeguatamente o uniformarli alla linea "aziendale"; mi sembra la categoria più pericolosa, esclusi i casi più unici che rari di commentatori di Intravino che hanno già nel nickname l'idea di piacere e godimento...

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Alessandro Morichetti

circa 1 mese fa - Link

Credo che una differenza tra dilettanti e professionisti ci sia ma non sia quella, ammesso e non concesso che le due categorie possano essere rigidamente definite (per me no, ci sono molte aree di sovrapposizione). Il dilettante si diletta senza obblighi o doveri verso alcuno, il professionista lavora, con obblighi verso qualcuno, che sia il datore di lavoro, il pubblico o se stesso. Entrambi possono essere utilissimi o del tutto inutili e anche qui una linea di confine netta non c’è. Rocco col sesso ci lavora e quando torna a casa ha voglia di divertirsi eccome, magari in maniera diversa da noi ma è normale. Valentina Nappi pure. A volte è complicato anche psicologicamente gestire le due cose ma in linea di principio si può fare. Mangiare e bere hanno implicazioni sociali diverse ma ciascuno fa i conti col proprio girovita. Per il professionista che sta 6 giorni ai Grands Jours de Bourgogne, tornare a casa e mangiare insalata sarà una liberazione, come anche per il dilettante che ha preso ferie per andare. Solo che uno dei due lunedì tornerà a lavorare sul campo mentre l’altro aspetterà la bicchierata con amici, o semplicemente di stappare una boccia il martedì sera. Conosco professionisti talmente avviluppati nel proprio ego che non mi ispirano alcuna fiducia e dai quali non coglierei nessun suggerimento. Così come professionisti super, o dilettanti che ne sanno ben più di molti professionisti, e che capiscono perfettamente perché in un bistellato parigino non ci siano Timorasso, o perché ci sia uno orange nel bistrot lì accanto. Insomma, ce la vediamo in bici :-)

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Gabriele

circa 1 mese fa - Link

Sono d'accordo con te tranne che sei cascato nel trucco (da professionisti) di Rocco e Valentina: non credo propio alla immagine che si sono costruiti di amanti del sesso anche fuori dai set cinematografici, ma certamente non possono farsi immaginare dal loro pubblico a casa in ciabatte e vestaglia.

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Lanegano

circa 1 mese fa - Link

Volendo trovare una quadra ideale immagino me stesso, totale dilettante ma colmo di bruciante passione, mentre assaggio un Timorasso prodotto in appena 700 bottiglie in un ristorante greco futuro stellato in compagnia di una simpaticissima e sorridente Valentina Nappi. Potrei anche farlo per lavoro, se dovesse piacermi :)

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Giuseppe

circa 1 mese fa - Link

Miglior commento di sempre... Mi hai messo di buon umore per tutto il fine settimana! Grazie

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Lanegano

circa 1 mese fa - Link

Grazie a te :)

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Nic Marsél

circa 1 mese fa - Link

Se in carta, tra le (pur rare) denominazioni che conosci, trovi solo etichette mainstream (che non ti vanno a genio) non puoi fare altro che pensare che anche le altre che non hai mai sentito nominare saranno state selezionate con lo stesso principio e allora addio poesia. Il professionista è chi viene pagato per un'attività che si presume sappia svolgere con profitto, ma il dilettante non è necessariamente un hobbista. Spesso è un esperto snobbato dai professionisti perchè reo di (preferire) guadagnarsi da vivere con un altro lavoro che tali professionisti manco conoscono. Perchè passione e compromesso non vanno mai d'accordo e quando ci sono di mezzo i soldi, il compromesso veste i diabolici panni del buon senso.

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Niccolò Terzaroli

circa 1 mese fa - Link

Bellissimo commento con cui concordo alla stragrande. Io aggiungerei anche che se ci fosse un po' di costanza qualitativa da parte dei produttori non sarebbe impresa così ardua per nessuno fare una carta vini "profonda". Il problema è che finita un'annata riparte la roulette russa in tante denominazioni

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Eugenio Amato

circa 1 mese fa - Link

Come disse la madre di Bubba in Forest Gump:" Vangelo".

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Francesco Annibali

circa 1 mese fa - Link

Gli appassionati non sbagliano mai. Garry Kasparov

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Omikelet

circa 1 mese fa - Link

Secondo me la cruciale differenza tra professionisti e dilettanti non è nella differenza di capacità professionali o tecniche (di qualsiasi ambito si tratti). Posso addirittura accettare senza troppa fatica che il dilettante possa essere più bravo nello stesso campo del professionista. Il professionista ha però dalla sua la fondamentale capacità di performare in modo sistematico e costante più o meno indipendentemente dalla voglia o dall’umore della giornata, mentre per definizione un dilettante di fronte a poca voglia/motivazione farà (giustamente) altro. Mi viene quasi da dire che se si tratta di impegni di lavoro sporadici e occasionali in alcuni ambiti il dilettante potrebbe essere addirittura meglio del professionista (alta motivazione, alta dedizione).

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marcow

circa 1 mese fa - Link

C'è un fenomeno nuovo, nato dall'avvento del Web, e dei Social in particolare. Mi riferisco agli Youtuber che producono video su YouTube e che girano l'Italia (e alcuni il mondo) per RECENSIRE locali(tutte le tipologie, dal ristorante stellato allo street food) dove si mangia. Ebbene, alcuni di questi Youtuber hanno centinaia di migliaia di iscritti e di visualizzazioni. Chi sono? I più famosi sono dei DILETTANTI che svolgono questa "attività" a tempo pieno e... per campare. Quindi, in un certo senso, diventano dei professionisti, nel senso che campano da questa attività di Youtuber senza avere, però, delle grandi abilità necessarie per svolgere in modo ottimale l'attività di critica gastronomica. Con il tempo, qualcuno di questi famosi Youtuber(Dilettanti-Professinisti?) migliora le proprie abilità di degustazione e di valutazione del cibo preparato nelle migliaia di locali Italiani e di tutto il mondo. Penso che questo fenomeno "nuovo" ma "rilevante" ormai ridimensioni il ruolo della Critica Gastronomia Tradizionale-Classica (dei Professionisti) che, secondo me, se non vuol essere marginalizzata, deve profondamente rinnovarsi.

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Eugenio Amato

circa 1 mese fa - Link

Da assoluto dilettante, quello che non riesco a comprendere, e vorrei che qualcuno me lo spiegasse proprio bene, è come fior di professionisti possano assegnare punteggi a 20 / 30 vini diversi in un giorno assaggiandoli in serie. A volte per valutare un vino mi ci vogliono 2 giorni di assaggi per trovare una quadra,. Quelle volte che ho avuto occasione di assaggiare in serie 4 / 5 vini mi sono accorto che il mio naso/palato al quinto vino già erano saturi. Un'esperienza personale fu con un Ornellaia 2006 bevuto nel 2013 di cui recupero la mia personalissima recensione di allora: "Ore 18:00 apro questo campione nel mondo di eccellenza italiana. Le aspettative sono superate. Appena aperto naso e palato incredibili. Naso di grafite, mirtillo, vaniglia e liquirizia. Palato altrettanto meraviglioso: cioccolato, una punta di tabacco, liquirizia, vaniglia. e tanta altra roba che la mia imperizia non riesce a decifrare. Che meraviglia. Penso: se è così appena aperto chissà tra qualche ora. Ore 20:30 tutto si è spento. Monocorde, ed io e mia moglie facciamo fatica a finirlo. Questo vino è come un dragster, un centometrista; da tutto subito ma alla prima curva si spegne. La stoffa c'è ma è limitata al solo primo impatto. Ti fa sognare ma non mantiene quello che ti promette. E' un vino piacione, costruito per stupire subito e per vincere nelle degustazioni in serie che non permettono approfondimenti per mancanza di tempo. Un vino senza identità e senza carattere. Ha tutto e niente. Questo vino, si muove al contrario dei grandi bordeaux in cui mi sono fortunatamente imbattuto (chateau Margaux 98 e Gruaud larose 2000) dove appena aperti non sanno di niente e diventano meravigliosi solo dopo una buona ossigenazione". Grazie per l'attenzione.

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Lanegano

circa 1 mese fa - Link

Magari fossero 20/30, spesso ne assaggiano molti di più. Mi rendo conto che sicuramente l'abitudine consolidata a questa prassi 'alleni' le capacità di un degustatore professionista ma certo le recensioni fatte con questa modalità da polli in batteria personalmente non le prendo in considerazione......

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vinogodi

circa 1 mese fa - Link

...concordo...

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Stefano Cinelli Colombini

circa 1 mese fa - Link

Da professionista, temo che tutto questo ragionamento sia solo poesia. Ci sono eccezioni virtuose, certo, ma l'assortimento di ristoranti o enoteche lo ha sempre fatto il rappresentante o il distributore da cui si compra il prodotto principale, quello di cui non si può fare a meno. Pochi hanno ancora spazio per una cantina e ancora meno possono stare dietro al ri-approvigionamento di mille referenze, per cui ordinano just in time quando vedono che manca un prodotto. E questo lo può fare solo chi si appoggia a un distributore. Poi naturalmente sono sempre esistiti quelli che tengono in lista ed in scaffale i vini che preferiscono, quelli che hanno scelto ad uno ad uno, e su quelli io e tanti campiamo. Ma i numeri li fanno gli altri.

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Stefano Senini

circa 1 mese fa - Link

Beh, in questo caso il vero professionista è il distrubutore!

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Invernomuto

circa 1 mese fa - Link

Finalmente una risposta di qualcuno che capisce come funziona il mondo HORECA, avere una attività (che sia somministrazione o vendita a corpo) vuol dire far quadrare i conti e tendenzialmente, indipendentemente dalle proprie competenze, il vino bisogna venderlo e non parlarne. Anche perchè 3/4 degli acquirenti non ci capisce una mazza di quello che compra

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marcow

circa 1 mese fa - Link

Una differenza fondamentale tra un professionista e un dilettante è che l'ESPERTO PROFESSIONISTA che valuta e recensisce per il Pubblico, e per questo viene pagato, deve essere sempre INDIPENDENTE nello svolgere questa Delicata e Importante Attività(quella della Critica Professionale). Anche per i dilettanti dovrebbe essere importante la qualità dell'indipendenza nella degustazione e valutazione di un vino ma, poiché svolgono questa attività nel privato, è meno rilevante. Purtroppo, come ho già accennato, con l'avvento del Web e dei Social, esiste, ed è sempre più rilevante, il fenomeno dei DILETTANTI che valutano e recensiscono per un numero sempre più grande di persone che li segue sui Social e, spesso, si fa influenzare nelle scelte dalle loro valutazioni. Quindi per riassumere. Abbiamo dei Professionisti in crisi di credibilità non per le abilità tecniche professionali ma per il grado di indipendenza nelle loro valutazioni e recensioni. E abbiamo dei Dilettanti, con un seguito sempre più alto di seguaci sui Social, che svolge il ruolo di recensore senza avere spesso le necessarie competenze tecniche e senza essere indipendente.

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Eugenio Amato

circa 1 mese fa - Link

Per quale ragione una recensione di un dilettante non dovrebbe avere dignità e non dovrebbe influenzare altri dilettanti? Per quale ragione il naso e il palato di un dilettante dovrebbero valere meno di un professionista? Dilettante non vuol dire ignorante o incapace. Vuol dire solo che non lo fa a scopo di lucro. Anzi, l' INDIPENDENZA di un dilettante di solito è certa, quel del professionista potrebbe essere dubbia. Con rispetto, un saluto.

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marcow

circa 1 mese fa - Link

Nel "sintetizzare", nel riassumere, si vuol mettere in evidenza un aspetto di un problema, di un fatto, ecc... che reputiamo più importante ... ma si rischia di trascurare altri elementi in gioco. Questo vale sia per il mio commento che per la sua replica, che è, comunque, interessante, approfondisce il dibattito e contiene degli punti condivisibili. ____ Secondo me, la realtà della critica Eno-Gastronomica è stata stravolta dall'avvento del Web. Prima del Web era tutto più semplice e chiaro. Mi spiego meglio. Chi recensisce e valuta ristoranti e vini abitualmente e costantemente sui Blog e, come vi dicevo, su YouTube... e non lo fa per campare (come il professionista) ... può essere considerato un semplice dilettante? Sulle abilità dei dilettanti. Certamente un dilettante con il tempo può sviluppare notevoli capacità anche perché i professionisti in questo settore sono stati dei dilettanti non essendoci un corso universitario per abilitare alla professione di critico Eno-Gastronomico. Sull'INDIPENDENZA. Che è il mio chiodo fisso. È vero quello che lei dice: in teoria i dilettanti, per una serie di ragioni(anche facilmente intuibili) "potrebbero" essere indipendenti, più facilmente indipendenti di un professionista. Dalla mia conoscenza, attraverso il web, delle recensione dei dilettanti ho l'impressione e la convinzione che tra i dilettanti non sia molto sviluppata l'indipendenza. Chiaramente ci sono anche dei dilettanti indipendenti ma, secondo me, sono una minoranza.

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Nuovo corso Friulano

circa 1 mese fa - Link

25 anni fa sono passato da dilettante assatanato a " professionista", ammesso che mi possa definire tale, fare diventare l'enogastronomia il proprio lavoro non è semplice, c'è tanta poesia in questo articolo ma se togliamo il diletto che c'è dentro di noi, il nostro professionismo diventa una sterile dimostrazione di tecnica. Concordo sull'eccesso di assaggi in una giornata sola. Io sono arrivato a 112 in un lontano Vinitaly di più di 30 anni fa, con relative schede ,riconosco di aver perso l'oggettività del giudizio almeno a metà. Anche qui sterile dimostrazione di tecnica.

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marcow

circa 1 mese fa - Link

contiene degli punti condivisibili. dei punti condivisibili PS Saluto Eugenio Amato di cui condivido anche il primo commento sulla critica alla modalità "seriale" di degustazione diffusa tra molti professionisti. Ricordo il "buon" Robert Parker che diceva che lui "comprava" una "bottiglia" del vino da valutare. Che, quindi, faceva diversi assaggi frazionati in un determinato tempo e senza che, nel frattempo, degustasse altre 20-30 bottiglie. Nessuno ricorda che Parker dava importanza alla degustazione alla cieca, che è molto più importante. Poi come lo faceva e se lo faceva(cioè se degustava-e-valutava "sempe" alla cieca) è un'altra questione da approfondire ... o di fede.

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vinogodi

circa 1 mese fa - Link

...scusa, Marcow , ma non ho capito il discorso su Parker : da strenuo fautore della "cieca" , il Nostro compra una bottiglia e se la beve a più riprese per valutarla , immagino stagnolata e senza ricordarsi di averla acquistata . Ho provato a riprodurre quanto ho letto : sono andato a comprare una bottiglia di Barolo in enoteca , l'ho fatta stagnolare da mia moglie , poi l'ho bevuta a più riprese , così da emettere pure io , per la Guida, un giudizio più approfondito ma anche senza quei preconcetti o condizionamenti che la cieca permette ... non ci crederai , con mia grandissima sorpresa, ma ho indovinato subito , pure nel tentativo di dimenticare quanto ho acquistato per degustare : a) Tipologia del vino ( immediatamente) - b) Produttore - c) Annata d) Cru e) persino il prezzo della bottiglia allo scaffale ... oltre a ritenermi, a quel punto, un fenomeno , sono riuscito anche ad esprimere un giudizio "indipendente" , immagino ... sì ... forse il metodo che hai descritto e utilizzato da Parker è veramente la quadratura del cerchio ... PS: eddai , scherzo...

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marcow

circa 1 mese fa - Link

Anch'io ho ironizzato su "come" il "mitico" Parker poi ... concretamente ... crei le condizioni migliori per ... degustare alla cieca ... dopo aver acquistato la bottiglia del vino da valutare (di cui conosce tutto ... anche se poi l'etichetta viene coperta e non è più visibile). Non sono riuscito a trovare - 1 articolo - nell'oceano del Web che chiarisca come "concretamente" Parker proceda per attuare i principi di cui si vanta nel suo sito: 1 Blind Tasting 2 Acquisto del vino da recensire, da valutare Principi che, secondo me, sono alla base dell'INDIPENDENZA dell'Esperto, del Critico ecc... che valuta per il Pubblico. Ci ho riflettuto un po'. E ho intravisto la possibilità di poterlo concretamente fare ma sono questioni da approfondire. In questo video si accenna al Blind Tasting di Parker ma è più sviluppato l'argomento dei Punteggi che sono un'invenzione di Parker. L'autore del video lo conosciamo perché ne abbiamo parlato in un dibattito. Link" "Blind Tasting vs. ROBERT PARKER - who finds the 100 POINT WINE?!" https://youtube.com/watch?v=YUHYJkLXWUE&si=HVrkdR6xYsNx1VZ9 PS Colgo l'occasione per salutarti con sincera cordialità

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Gabriele

circa 3 settimane fa - Link

Vabbè, non ci credo, hanno appena dato un due stelle Michelin effettivamente a Malta! l'autore ci vede lontano...

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