Piacere Puro | Anice Varnelli e sigaro Toscano al caffè

di Terry Nesti

Immagine 6Immaginatevi la scena: Costa azzurra, Provenza: un playboy sorseggia un pastis seduto sulla veranda di un magnifico albergo, una sigaretto Virginia all’angolo della bocca, mentre una fresca brezza dal mare saluta il lungo addio del giorno. Seicentosessantadue chilometri più in là: Colfiorito, Umbria, un contadino beve un Varnelli secco, allungato con acqua, seduto nell’aia della sua fattoria, in mano uno storto tizzone di Kentucky, il sole tramonta annegando verso il mare invisibile là davanti.

Cos’è che rende simili due realtà così lontane? L’anice, ovvio, la bevanda mediterranea per eccellenza (Grecia, Francia, Spagna, Italia, Malta ognuno ne ha una propria versione).

Nessuno dubiterà dell’ambientazione provenzale, ma il Colfiorito, quel passo che divide l’Umbria dalle Marche, costellato di venditori delle famose patate rosse tutto l’anno (ma quanti tuberi crescono in questa zona?) sembra un poco fuori tema; nascoste, nella discesa che scende verso il mare, sulla destra di Muccia, però si trovano le distillerie Varnelli, un piccolo gioiello; un’azienda creata nel 1868 dalle competenze erboristiche del fondatore Girolamo Varnelli, e ancora in mano alla famiglia fondatrice. Ai nostri giorni è caratterizzata da una conduzione totalmente femminile: Elda, Simonetta, Donatella, Orietta continuano ad utilizzare i metodi tramandati oramai da quattro generazioni, ricette semplici legate soprattutto ad ingredienti di primissima scelta. L’anice secco è la stella (scusate il gioco di parole), odoroso, fresco, con una secchezza profondamente dissetante, unico,originale ed inimitabile.

Ho incontrato Varnelli, fuori dal cliché di correttore del caffè con cui è spesso conosciuto, in abbinamento al mio amato stortignaccolo, la mia preferenza in questo caso verte su un Aromatizzato caffè: la dolcezza e l’astringenza del Toscanello si attenuano in un bouquet nuovo e cangiante nell’incontro con le note balsamiche e rinfrescanti, l’avvio zuccherino si esalta per poi lentamente spengersi e lasciarci una bocca aperta, ma verniciata di note che richiamano i dolci semplici e poveri delle terre centrali d’Italia.

1 Commento

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nicola a.

circa 14 anni fa - Link

Numero Uno, e l'amaro Sibilla, una poesia. Da appassionato di anice segnalo l'"Anesone Triduo", credo che l'azienda sia chiusa, se ne trovate una bottiglia non fatevela scappare.

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