[Focus] Cronache dal disastro e come ripartire. La voce dei vignaioli di Romagna dopo l’alluvione

[Focus] Cronache dal disastro e come ripartire. La voce dei vignaioli di Romagna dopo l’alluvione

di Redazione

Un contributo prezioso che arriva da Iacopo Casadio, amico, appassionato di vino, responsabile comunicazione e accoglienza a Riecine ma soprattutto – in questo caso – romagnolo. Prendetevi un po’ di tempo per leggere e guardare quanto troverete scorrendo questa pagina, perché ci sono più voci per un lungo racconto, tra il reportage, l’analisi e soprattutto la via di una ripresa che se si affronta insieme si percorre più velocemente. Prima del vino ci sono le persone, le case, le strade… ma poi il vino c’è e può essere – come spesso accade – il tramite di legami che servono oggi più che mai. Buona lettura. [tommaso ciuffoletti]


Un momento difficile

Difficile anche a distanza di giorni perché ancora non riesco a decidere se sia preferibile il rispettoso silenzio, per le tante vittime e le persone che hanno perso tutto o tanto oppure, al contrario, cercare un qualsiasi modo per mantenere il focus su quello che è successo in Romagna nell’ultimo mese.
Difficile scrivere qualsiasi cosa. Rimanere lucidi, cercando di astrarsi il più possibile per mantenersi asciutti quantomeno nell’esposizione, per non cadere nella retorica da una parte, ma nemmeno minimizzare, dando la sensazione che tutto sia passato; allo stesso tempo dare un segnale di ripresa, senza lamentele ma decisi nel riscattarci, per restituire dignità ad un luogo e alle persone che ci abitano. Cercare di rassicurare e credendo fortemente in un rilancio della Romagna dal punto di vista umano, infrastrutturale, agricolo e turistico, tornando ad accogliere in sicurezza tutti.
Difficile infine perché se sono qui che scrivo non sono in strada, cercando di ripulire, non sono ad aiutare per liberare case, sgomberare cantine, letteralmente inondate di acqua e fango in tanti paesi della Romagna. Difficile ordinare lucidamente le priorità, entrando in punta di piedi nelle case e nelle vite di tanti amici e di tanti sconosciuti. Spettatori impotenti di scene strazianti, rendendosi complici nel disfarsi di oggetti e ricordi che hanno fatto parte del vissuto di tante persone, riempiendo le strade di cumuli di memorie.
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CAPITOLO 1 – I Fatti

Due eventi temporaleschi a distanza di 15 giorni. Piogge scroscianti e continue si sono abbattute nei primi giorni di maggio per poi riprendere nella mattinata del 16. Precipitazioni costanti a inizio mese per almeno 36 ore, di carattere torrenziale e temporalesche nel secondo evento, concentrate in 24 ore. Si parla di 400-500 fino a 600 mm di acqua caduta in 15 giorni, una quantità che, per zona e climatologia, si attende in 7-8 mesi.

Pierluigi Randi, presidente AMPRO (Associazione Meteo Professionisti) parla di eventi estremi, mai accaduti negli ultimi 100 anni: in meno di due settimane in determinate zone è caduta la metà della pioggia che solitamente è attesa in un anno. Questi fenomeni temporaleschi sono stati causati dalla depressione sviluppata sul Tirreno meridionale, ostacolata da due alte pressioni a ovest e ad rst; questo ha intrappolato le nubi in una zona molto circoscritta dell’Emilia Romagna. Perturbazione alimentata da un afflusso di aria estremamente calda e molto umida che entra in Romagna con correnti da Est.
“Se andiamo indietro nel tempo negli ultimi due anni abbiamo avuto tre eventi estremi di segno opposto: due anni di siccità grave e poi in quindici giorni due eventi di pioggia estrema. Questo è un segnale chiaro della crisi del clima: un singolo episodio non è attribuibile al surriscaldamento, ma eventi estremi in sequenza, di un segno o dell’altro, sì. Tre indizi fanno una prova. Non è normale avere due eventi a distanza così breve: di solito hanno tempi di ritorno secolari, mai successo che si verifichino così vicini, in appena due settimane.”
È importante evidenziare come nel 2021, il bilancio idroclimatico medio regionale, fosse pari a -370 mm, terzo valore più basso dal 1961, dopo 2011 e 2017.

Foto: Arianna Favalli

Foto: Arianna Favalli

CAPITOLO 2 – Le conseguenze

Questi due fenomeni temporaleschi hanno portato all’esondazione di 22 fiumi e di altri 10 corsi d’acqua molto al di sopra della soglia di allarme.
Le conseguenze sono state distruttive e drammatiche: 15 le vittime ad oggi accertate, 25.000 le persone evacuate dalle proprie case, 500 strade interrotte, oltre 300 frane segnalate. 37 comuni interessati da allagamenti, in 4 province differenti. Famiglie ed interi comuni isolati per diversi giorni con l’impossibilità di approvvigionamento di cibo e beni di prima necessità. Faenza, Sant’Agata sul Santerno, Lugo, Solarolo, Castel Bolognese e tante altre città messe in ginocchio e completamente inondate di acqua e fango.

La collina, già indebolita e vulnerabile dopo il primo evento, è collassata in vari punti: frane, smottamenti e crolli di intere reti stradali. A Brisighella il paesaggio è profondamente cambiato, Modigliana è stata duramente martoriata, con 5000 persone completamente isolate per giorni, Casola Valsenio conta 90 km di strade interessate da frane e crolli. È difficile scegliere quale zona o in quale città concentrare gli sforzi. Sia utile dire che in alcune città la piena dei fiumi ha completamente sommerso interi quartieri, ricoperto automobili, arrivando fino a 6 metri di altezza, allagando non solo garage o cantine, ma interi piano terra, fino a raggiungere i primi piani delle abitazioni.
Esercito, Vigili del Fuoco, Protezione Civile, Carabinieri, Polizia, Forestale, tutti intervenuti. Elicotteri in volo ininterrottamente in tutte le zone, ancora in queste ore.

Foto: Arianna Favalli

Foto: Arianna Favalli

CAPITOLO 3 – L’agricoltura ed il vino

È sterile, inutile e speculativo in questa fase parlare di numeri, danni stimati, responsabilità che verranno a tempo debito accertate. La piena ha distrutto tanto e la drammaticità di quanto accaduto è scolpita ora nei volti dei paesi e nei volti degli abitanti. In un video Instagram, Luca Monduzzi, virtuoso produttore di Modigliana dell’Azienda Il Teatro, racconta di quando, arrivato a Faenza nei giorni immediatamente successivi all’evento, abbia avuto l’impulso istintivo di spegnere la radio, tanta era la desolazione.
E poi la paura. Oramai si guarda il cielo solo con terrore per quello che potrebbe ancora accadere.

In un contesto simile è complicatissimo parlare di vino.

In questa finestra di opportunità che è Intravino cercherò, insieme alle voci di vignaioli e agricoltori romagnoli, di utilizzare il vino come cassa di risonanza, come viatico per cercare di mantenere alta l’attenzione sulla Romagna, ragionando sull’accaduto in un mondo che trangugia notizie a tutte le ore e dimentica velocemente.

Foto: Arianna Favalli

Foto: Arianna Favalli

Stefano Bariani – Fondo San Giuseppe, Brisighella (RA)

“Caro Iacopo mi raccomando. Io ci tengo molto a trasmettere un’immagine di forte reazione e di non vittimismo. Noi siamo in collina e non dobbiamo dimenticare che come essere umani che vivono questo momento specifico, rappresentiamo un millesimo di secondo nell’evoluzione dei tempi, nei milioni di anni che sono passati e passeranno.

Ci sono eventi ai quali dobbiamo reagire ma che fanno parte della natura. Ovvio che con le nostre lavorazioni e gli interventi, con i drenaggi e la sistemazione dei terreni, abbiamo il compito di preservare questo patrimonio. Siamo dei custodi di un patrimonio paesaggistico a beneficio di tutti, una bellezza a beneficio della collettività. Qui facciamo vino, lo facciamo col cuore, speriamo di farlo bene, speriamo che si senta che venga da qui, ma dobbiamo dare un’immagine di custodia del territorio e di cooperazione con i nostri luoghi, con le nostre vigne, con i nostri Cru, ma soprattutto infondere un’immagine di vera ripartenza.
Ti giro qualche dato: il 2-3 maggio io ho avuto il 90% delle frane a Valpiana (Brisighella) e alla Acerreta (Modigliana). Sono caduti almeno 380 mm di pioggia. Lì ho avuto il dissesto. Il 16 maggio sono caduti altri 350 mm di acqua. Non ho avuto frane nuove ma quelle esistenti si sono accentuate e ingrandite. Stimo di aver perso il 40% perché il vigneto colpito va rifatto: non hai viabilità, non hai più la cavedagna per il passaggio dei mezzi agricoli, non hai stabilità e devi rifare i drenaggi. Però Iacopo credimi, è importante non commiserarci o autocommiserarci o chiedere chissà quale aiuto.

Noi dobbiamo dare un’idea di consapevolezza. Consapevolezza di essere ospiti di un territorio difficile e di dover dare a questo territorio la possibilità ahinoi di spostarsi e di muoversi. Tutto è in movimento: le placche tettoniche della crosta terrestre, il sole attorno al buco nero, la galassia si sta allontanando e l’universo che si sta espandendo e come possiamo pretendere che i terreni in altitudine delle nostre colline non si spostino?? Ovvio che il forte inquinamento – e questo non è un’opinione al contrario di quanto sostengono alcuni meteorologi – ha accentuato determinati eventi estremi.
Negli ultimi 100 anni, abbiamo immesso una quantità enorme di CO2 nell’atmosfera, creando il surriscaldamento del pianeta, l’effetto serra, innescando questa alternanza tra momenti di grande siccità e momenti in cui la violenza dei temporali è devastante. Da questo punto di vista noi abbiamo fatto la nostra mala parte e dobbiamo porre rimedio nel lungo periodo. Ma questi fenomeni, se vogliamo pure in maniera più leggera, sono sempre avvenuti.”

Francesco Bordini – Villa Papiano, Modigliana (FC)

“Ciao Iacopo, ora bisogna pensare un po’ a come ricostruire e andare avanti, pensare a non perdere il raccolto, e pensare già al futuro più che ai danni. […] Questa è stata una tempesta perfetta. […] Per quanto concerne la collina il problema è sotto gli occhi di tutti ed è quello delle frane, che a mio parere andrebbero divise in tre casistiche differenti: quelle che hanno devastato la viabilità, quelle che hanno danneggiato direttamente la produzione e quelle che in qualche modo hanno danneggiato le restanti infrastrutture. Per quanto concerne il danneggiamento delle attività produttive, si parla di un’altissima concentrazione di vigneti, frutteti e oliveti coinvolti in frane in quanto tali o che si sono trovati ad essere travolti dalle stesse. È ovvio che più ci si trova in condizioni estreme di pendenza e con la vicinanza al bosco, tanto più la frana diventa distruttiva. Indico l’epicentro a Brisighella e Modigliana ma sia chiaro, non conosco nessun produttore che non abbia avuto danni.

La seconda vicenda di cui ti voglio parlare è quella della viabilità. In un settore come il vino che vive di relazioni, la mancanza di viabilità è devastante sotto tutti i punti di vista: pensa ai rifornimenti come per esempio le bottiglie di vetro per imbottigliare, il gasolio per fare i trattamenti e per gestire la vigna. Pensa alla consegna della merce ai clienti o per riceverli in azienda. Molti di noi hanno anche l’agriturismo con la vendita diretta, in questo momento ci troviamo fermi senza lavorare. Per assurdo gli immobili sono perfetti ma senza le strade per raggiungerli. Per salire a Villa Papiano, normalmente da casa ci impiegavo 40 minuti, adesso posso solo andare a piedi e ci impiego 2 ore e un quarto. La viabilità forse è un danno ancora maggiore della perdita di produzione.

Terzo elemento di cui ti voglio parlare è quello legato alle infrastrutture intese in senso ampio, quindi la rete elettrica, il collegamento all’acqua, le reti dei laghi consorziali, tanti elementi che in questo momento sono stati messi a dura prova. A Villa Papiano siamo stati 13 giorni senza corrente elettrica. Per un’azienda come la nostra che non è connessa all’acquedotto, ne consegue l’impossibilità di prelevare l’acqua, escludendo l’opportunità di procedere a qualsivoglia attività, che sia in vigna o in cantina. Pensa anche solo agli agriturismi con i frigoriferi pieni e spenti. Ancora una volta ci si rende conto di quanto siamo fortunati ad avere determinate comodità e servizi (che diamo per scontato) solo dopo averli persi.”

Elisa Mazzavillani – Marta Valpiani, Castrocaro Terme (FC)

“Iacopo, te lo dico. Sono tra il super triste e l’arrabbiatissima. Qui a Bagnolo sono caduti circa 210 mm. I problemi maggiori si sono avuti in prossimità del fiume Montone che ha allagato il centro abitato, probabilmente anche a causa di tutti gli alberi che sono scesi a valle. Tantissime le frane, muretti a secco crollati. Non abbiamo danni irreparabili, il più sarà ricostruire le carraie e alcuni filari di vigna che sono finiti sotto il bosco franato. I danni maggiori iniziano da Castrocaro in sù, dove inizia l’arenaria.

La mia unica speranza per il futuro è che l’agricoltura torni a far parte del tessuto sociale e che non venga relegata all’ultimo anello nella catena alimentare, occorre che si torni a coltivare non solo i terreni ma anche il paesaggio. Sarà possibile che se pulisco un fosso mi facciano la multa?? O che se taglio una acacia mentre pulisco un rivale mi arrivi una multa se ho dimenticato di fare richiesta??? C’è troppa burocrazia. D’ora in avanti sarà sempre più importante lavorare sul dissesto idrogeologico, ripensare i nuovi impianti e le lavorazioni (forse meglio le non lavorazioni) investire sulla copertura del suolo e sull’aumento della sostanza organica. Non so se ti ho risposto forse sono andata fuori tema, non sono ancora lucidissima.”

Paolo Babini – Vigne Dei Boschi, Brisighella (RA)

“Ciao Iacopo. Ti giro alcuni dati sulle precipitazioni. Sono dati della stazione di San Cassiano. In linea d’aria a qualche km da Valpiana. Il primo grafico si riferisce agli eventi con più precipitazioni in assoluto.”
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Come puoi vedere si riferisce all’evento di inizio maggio e non quello del 16 e 17.

Il secondo diagramma si riferisce alle precipitazioni totali dei due eventi piovosi del 2-3 maggio e del 16-17 maggio nelle tre stazioni di alta collina. Il confronto è con il 1939 anno con un evento piovoso eccezionale.

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Il riferimento della eccezionalità del evento del 1939 è in una frase di questo libro.

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Laura Zonin – Az. Agr. Laura Zonin, Casola Valsenio (RA)

“Ciao Iacopo, grazie di aver pensato a me. Allora a Casola abbiamo un grosso problema di viabilità, perché si parla di 92 km di strade e pare che solo 2 km siano intatti. Abbiamo il problema di una frana veramente gigante che impedisce il passaggio a Palazzuolo sul Senio.
Tutte le strade che vanno sulle colline sopra Casola sono interessate da frane e capisci bene, chi abita sulle colline sono solitamente agricoltori e allevatori. I più fortunati si sono visti magari franare le piante, i più sfortunati si sono visti franare proprio il terreno quindi hanno perso intere particelle. Per quanto riguarda l’agricoltura a Casola Valsenio è principalmente volta a frutteti: kiwi, pesche e albicocche e alcuni vigneti. Ho saputo di una frana importante che ha coinvolto il mio vigneto. Domani mattina con un vigile del fuoco andrò a vedere perché sono delle zone in cui non ci si può andare se non accompagnati perché sono zone ancora considerate a rischio. C’è chi sta peggio, chi magari vive più in alto di me, zone raggiungibili unicamente con l’elicottero.

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Abbiamo la fortuna di avere elicotteri che girano tutto il giorno da due settimane a questa parte. Nelle ore immediatamente successive agli eventi hanno prelevato le persone isolate, adesso portano viveri, soprattutto a chi ha le stalle perché tantissimi allevatori sono rimasti bloccati con gli animali sulle colline. Per quanto riguarda il mio amato ulivo ti posso dire che è un’attività che sta crescendo molto a Casola, spero un po’ grazie al mio spirito e al frantoio Prata, che ha aperto circa 5-6 anni fa qui nella valle e che va a sostenere tutti quelli che decidono di produrre olio extra vergine di oliva. Loro stessi hanno avuto una consistente perdita di oliveto. Sono completamente franati alcuni ettari. Per quanto mi riguarda ho perso circa un 20% della produzione. Non ho perso terreno ma ho avuto una frana sulle piante; il dispiacere è doppio perché erano proprio le Nostrane di Brisighella che come sai sono la varietà più importante della zona e quindi insomma poteva andare peggio, ma poteva andare anche meglio”.

Foto: Laura Zonin

Foto: Laura Zonin

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Jacopo Giovannini – Vini Giovannini, Imola (BO)

“Iacopo caro, bisogna risollevare questa Romagna ferita ma ce la faremo. Per quanto riguarda noi, siamo stati estremamente fortunati. Non abbiamo mai vinto il Superenalotto ma al momento credo di avere solo circoscritte, piccole frane. Imola si può dividere in tre zone: la parte centrale che non è stata sostanzialmente colpita; l’altra parte, in pianura, che invece è stata enormemente colpita, sia ad inizio maggio, sia il 16; poi la parte collinare, in montagna quella che si affaccia sulla vallata del Santerno che va verso la Toscana, dove siamo noi. Da Casalfiumanese verso nord è praticamente un disastro. Un disastro nel senso che ci sono strade che hanno un’importanza fondamentale per i molti piccoli paesini tutt’ora isolati e riforniti solo tramite gli elicotteri. Non è facile. Purtroppo quello che temo maggiormente è il tempo che ci vorrà a rimettere a posto le vie di comunicazione. Sono comunità piccole e si rischia un esodo di massa da quelle zone. L’alta collina era già molto disabitata, si rischia un isolamento totale. Dobbiamo evitare tutto ciò. Dobbiamo tenere alto il livello di attenzione su questo territorio. Le città, per quanto siano state colpite, saranno rimessa a posto nel breve/lungo termine. Io ho grandissima paura per queste altre realtà.”

Tenuta Drei Donà – Tenuta Piccolo – Brunelli – Fattoria Nicolucci – Azienda Agricola Stefano Berti – Noelia Ricci – Chiara Condello, Predappio (FC)

§”A Predappio la situazione non è tragica come in altre zone e abbastanza speculare tra tutti i vignaioli: tante frane che hanno interessato vigne e piccoli smottamenti. Il problema più grosso sono le frane che hanno interessato e interrotto la rete stradale non permettendo la viabilità né stradale né aziendale. Qualche infiltrazione d’acqua in alcune cantine e la necessità di rinforzare le cavedagne per permettere il passaggio in sicurezza dei mezzi agricoli.”

Nicola Pederzoli – Imprenditore Agricolo e Vice-presidente Consorzio Olio DOP di Brisighella

“Ciao Jack ascolta. I danni che abbiamo subito qua in Romagna sono stati diffusi e a 360°. Tutti i comparti dell’agricoltura romagnola sono stati toccati. A differenza di altri eventi atmosferici, tipo grandine o gelate che sono eventi più localizzati, a questo giro è stata una tempesta perfetta che ha colpito tutti quanti e in tantissime zone diverse. Prova a pensare al cesenate dove ci sono aziende ortofrutticole di importanza nazionale (Orogel) con una concentrazione molto alta di serre e prodotti ortofrutticoli. Prova a immaginare i danni, oltre che alle colture in sé, anche alle strutture: serre, macchinari agricoli che oggi hanno tante componenti elettroniche e come le autovetture…tutto da buttare via. Tutte le colture della bassa Romagna come cereali, barbabietole da zucchero, mais, sono completamente sommerse e tutte le piante iniziano già ora a soffrire di asfissia radicale. Danni al 100%. C’è anche un danno qualitativo per tutti frutteti e vigneti che vanno dalla bassa pianura fino alla collina. Con tutta questa pioggia e umidità già ora stiamo riscontrando un incremento notevole di malattie come batteriosi e fitoplasmi.

La viticoltura, qui lo sai forse meglio di me, oltre ai problemi delle vigne allagate in pianura, ha la problematica dell’oidio e peronospora soprattutto perché maggio è il periodo di maggiore pressione della malattia e queste piogge intense hanno reso impossibile entrare in vigna per trattare, sempre che tu abbia una strada per arrivare alla tua vigna. E poi il kiwi. Il kiwi è una fonte importantissima di sostentamento dell’agricoltura romagnola. Molti campi sono stati colpiti dall’alluvione e sommersi dopo lo straripamento dei fiumi; quindi danni strutturali agli impianti oltre alla presenza di fango per tutto il campo. Questo porta al propagarsi di batteriosi e anche per il kiwi è periodo di fioritura quindi danni sia in quantità che in qualità. Poi possiamo parlare delle frane che hanno modificato la viabilità sia stradale che aziendale, portando problemi nel raggiungere i nostri vigneti, frutteti e olivete. Dal punto di vista della produzione di olio si posso evidenziare varie frane che hanno portato via interi ulivete, olivi secolari. Penso che questo per il nostro amato olio di Brisighella sarà un anno complicato, in cui avremo sicuramente una produzione molto ridotta. Quindi diciamo che questo cataclisma ha colpito praticamente tutti, in maniera diversa ma coinvolgendo tutti, dalla pianura fino all’alto Appennino.”

Quello che segue invece è il racconto dell’amica Marta Cantagalli, segretaria di delegazione AIS. L’esperienza di Marta è sovrapponibile e comune a moltissime persone in paesi differenti. Potevo per esempio riportarvi il racconto dell’amico e cantautore Fabrizio Barnabè o dell’amico giornalista e degustatore Riccardo Isola e di tantissimi altri che ho incontrato e ascoltato.
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“Eccomi Iacopo. Una premessa. Io abito a Sant’Agata sul Santerno in affitto da ormai 5 anni ma mantengo la residenza a Casola Valsenio. Sono molto legata al mio paese di origine. Sant’Agata mi ha sorpreso per la sua pacatezza, il suo essere così in punta di piedi, delicata, per cui l’ho sempre trovata un’accogliente seconda casa. In breve. Il 16 maggio alle 22:00 i Carabinieri hanno iniziato a comunicare con altoparlanti, intimando di evacuare tutti i seminterrati, piano terra, case vicino all’argine, e di portarsi tutti ai piani alti. La preoccupazione aumentava leggendo i messaggi che mi arrivavano sulla chat di gruppo Sommelier di Faenza, dove descrivevano situazioni apocalittiche, con il livello del fiume a 5-6 m di altezza. Era veramente angosciante. Alle 23:00 è arrivata la telefonata che ordinava l’evacuazione immediata per abitazione e piani terra anche non a ridosso dell’argine.

La cosa strana era, un po’ come quando mi capita di volare e magari c’è una turbolenza molto forte e vedo le hostess sorridere – mi ripeto sempre, beh fintanto che sorridono non sarà nulla di così preoccupante. La stessa cosa quella sera era vedere le macchine parcheggiate in piazza e pensare che se i santagatesi che abitano qui da anni non trovano questa situazione preoccupante allora potevo rimane più tranquilla anch’io. All’1:25 è arrivato un messaggio da un amico che mi comunicava che il fiume Santerno aveva esondato, però fuori dal centro abitato, quindi la situazione era ancora “sotto controllo”. Alle 02:35 mi arriva una telefonata, in cui una voce registrata mi informa che è in arrivo una piena straordinaria del fiume Santerno. In quel momento mi metto alla finestra. Dopo un’ora, vedo il lato sinistro della piazza riempirsi di acqua, come se qualcuno avesse aperto un idrante di un diametro gigante. La piazza inizia ad allagarsi. Non so quantificare in quanto tempo si sia riempita l’intera piazza; a me è sembrato un minuto probabilmente sarà stata un’ora. Alle 03:30 i lampioni della piazza hanno sfarfallato poi si sono spenti. Buio totale. […] In quel momento mi ricordo che ho iniziato a preparare oggetti che mi potessero tenere a galla dell’eventualità di dovermi gettare in acqua: avevo preparato dei blocchi di polistirolo che tenevano agganciati la mia televisione quando la acquistai. […]

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Alle 7 della mattina abbiamo visto il primo elicottero, probabilmente dell’esercito, ed è sembrato “vita”. Alle prime luci ho iniziato a tenere monitorato un segnale stradale che era in piazza: un segnale di divieto quello tutto rosso con la barra orizzontale in quanto il livello dell’acqua arrivata proprio alla riga bianca. Alle 10 della mattina è arrivato un messaggio del Sindaco che diceva che i soccorsi erano rallentati per la vasta estensione dell’alluvione e la fortissima corrente. Fino alle 18:00 non è praticamente successo niente. Per via della corrente troppo forte, alle 18:30, ci hanno comunicato che i soccorsi sarebbero arrivati solo il giorno successivo. È stato abbastanza sconfortante perché significava passare un’altra notte di attesa e significava non avere più a disposizione il cellulare per comunicare, in quanto la batteria stava esaurendo la carica. La notte ho sistemato e acceso delle candele sulla finestra per segnalare la mia presenza in casa perché ero terrorizzata dall’idea che potessero passare a recuperare le persone e non prelevarmi. Al mattino il livello era sceso e la corrente era diminuita eh sì!!! si vedeva il cartello. Ho iniziato anche a vedere dei civili che attraversano la piazza, con l’acqua fino alla pancia. Ad un certo punto arrivano quattro ragazzi della Protezione Civile di Brescia. Uno di loro mi ha caricato sulle spalle e mi ha portato sul cassone del trattore. Avevo tante altre persone vicino. Mi ricordo che sono stata abbracciata ad un Golden Retriever, anche lui salvato dall’acqua, tutto il tempo del viaggio fino al centro di accoglienza.
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CAPITOLO 4 – Cosa possiamo fare nel nostro piccolo?

Lascio qualche link e riferimento per chiunque voglia contribuire a distanza.

Questi sono i due siti di riferimento per tutte le donazioni, sia per quanto riguarda la Regione Emilia-Romagna e i singoli comuni, sia per quanto riguarda Croce Rossa Italiana, Protezione Civile ecc.

I siti sono in continuo aggiornamento:

https://www.regione.emilia-romagna.it/alluvione

https://managementcue.it/donazioni-emergenza-alluvione-emilia-romagna-come-farle/36676/

Per chi invece volesse raggiungere la Romagna per dare il proprio contributo fisicamente, consiglio di scegliere il comune di destinazione e prendere visione sui canali social e sui siti delle diverse amministrazioni comunali, tutti le informazioni in merito a posteggi auto e centri di organizzazione squadre volontari.

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CAPITOLO 5 – Conclusioni

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Tutte le persone che ho incontrato in questi giorni, mentre si lavorava fianco a fianco, mi hanno detto: “noi poi siamo stati anche fortunati”, “a noi poi ci è andata bene, altri stanno peggio”… e io guardavo loro, e guardavo le loro case sventrate e vuote, con questi cumuli di ricordi davanti casa e pensavo a quanto sia importante, in questo momento, questo modo di pensare, vedendo le cose nella loro interezza, evitando personalismi.

Mi auguro che questi eventi siano la molla propulsiva per ripensare un po’ a tutto, dalle nostre abitudini, alla fragilità del nostro territorio. Che questa catastrofe possa essere un volano per ricompattarsi come cittadini e custodi di luoghi. Mi ha molto colpito la voglia di rialzarsi da parte di una comunità che si è stretta attorno alle proprie città e alle proprie colline, ai propri luoghi per cercare di sistemare le cose. È stato commovente l’afflusso di tante persone che hanno raggiunto la Romagna da tutta Italia. Volontari generosi e instancabili tutti.

È necessario ripartire, riaprire le attività e tornare alla vita, questo è certo. Distinguiamoci però nel modo in cui lo facciamo e lo faremo. Facciamolo senza banalizzare quello che è successo. È giusto invitare al viaggio in Romagna, perché è sicuro e perché è bello. Ma senza ignorare quello che è appena accaduto. Sosteniamo la Romagna, lo dico forte e chiaro, ma non per mutuo soccorso fine a sé stesso. Non perdiamoci nello story-telling del Romagnolo che si rialzerà e ce la farà a prescindere da tutto. Basta con la retorica degli “Angeli del Fango” o dei “Burdel de paciug”. Ci rialzeremo sì ma non perché eroici e nemmeno perché romagnoli. Ci rialzeremo in quanto essere umani, come è successo migliaia di volte nella storia in diversi paesi e diversi continenti. Scriveva qualche giorno fa uno dei più talentuosi musicisti romagnoli Sam Paglia: “Critico la creazione di immaginari che mascherano i veri problemi, critico la necessità di apparire eroi prima ancora che persone.”

Ho intercettato e compreso, nelle prime ore dopo la catastrofe, quella irrazionalità fanciullesca che percepivo anche nei primi mesi di lockdown Covid: l’essere umano che cerca di adattarsi ad una nuova e inaspettata e mai provata situazione. Ben venga quindi cantare Romagna mia e ballare, si ballava anche durante la guerra, sotto le bombe. Però non diamo un colpo di spugna allontanando forzatamente i brutti pensieri, ma al contrario assorbiamoli e storicizziamo l’accaduto; solo così potremmo offrire soluzioni affinché in futuro si possa prevenire ed evitare certe situazioni. Astraiamoci dall’autoreferenzialità in favore della collettività, fermando i giudizi affrettati e al contrario rimanendo concentrati e tenendo la fiamma viva, mantenendo il focus sull’accaduto e sulla nostra amata regione, triste archetipo di quello che il cambiamento climatico sta provocando.

Il tessuto economico rischia di subire una completa trasformazione così come il tessuto sociale. In molte zone di collina e di montagna la probabilità di un forte spopolamento e di abbandono di massa di certe piccole realtà è serio. In molte zone in città, l’eventualità maggiore sarà l’involontaria creazione di quartieri a basso costo, con il pericolo di isolamento dal centro e il conseguente accentuarsi di disparità sociale e classi sociali. La fase critica perdurerà soprattutto nel comparto agricolo e turistico.

La Romagna ha bisogno di tutti in questo momento. Quindi sì, venite in Romagna, venite in vacanza in Romagna, come sempre si è fatto. Ma un viaggio con occhio diverso, con la consapevolezza che qualcosa è successo, comprendendo che un evento distruttivo è intercorso e che allo stesso tempo la comunità sta rispondendo e sta cercando di ricostruire e sistemare le cose. Forse è proprio questo che potremmo imparare. Un viaggio, un approccio, un turismo più consapevole, dei luoghi e degli attori che lavorano determinati luoghi. Un invito al viaggio con un ruolo attivo e non passivo. L’ospitalità ci sarà sempre, anzi in questi momenti ancora di più, ma lo spirito di chi verrà a trovarci dovrà essere diverso, “settato” dalle circostanze, accettando magari qualche imperfezione, qualche disservizio ma in favore di un’umanità maggiore. Un viaggio in un luogo che sta già rinascendo. La cosiddetta resilienza, un termine abusato ma che può dare l’idea del momento.

Bevete romagnolo al ristorante, in enoteca e venite a trovare gli agricoltori, gli allevatori, i vignaioli che a distanza di qualche settimana possono accogliervi. Bevete Albana, bevete il “nostro” Sangiovese, “nostro” non per possesso, solo per distinguerlo da quello dei nostri vicini di casa; le nostre Albane e i nostri Sangiovesi sono di tutti. La strada è lunga, ma “ci andremo su dietro”.

Foto: Arianna Favalli

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CAPITOLO 6 – Acqua in vino

Insieme a Marco Ghezzi, rappresentante dei vignaioli di Brisighella, Azienda Agricola Baccagnano ed insieme alla neonata Associazione Anima dei Tre Colli che raccoglie tutti i produttori del comune di Brisighella, stiamo promuovendo il progetto “Acqua in Vino”, coinvolgendo tutti i produttori di Romagna, non solo quelli di Brisighella, con l’appoggio di più piattaforme e-commerce, per cercare di coinvolgere tutta la filiera e organizzare, nei prossimi mesi, dei focus e delle box a tema vino di Romagna.

Qui di seguito il comunicato. Tutte le informazioni e gli aggiornamenti verranno pubblicati su tutte le nostre pagine social.

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Nei prossimi mesi inoltre dovremmo iniziare a riappropriarci dei nostri spazi e iniziare a ricostruire. Cercheremo di rimanere di supporto – fisicamente – per chi ne avesse bisogno, allo stesso tempo cercando luoghi e organizzando eventi, legati al mondo del vino di Romagna e non solo.

Il primo evento legato al mondo vino sarà BorgoIndie sabato 22 e domenica 23 luglio. Seguiranno dettagli sulle varie piattaforme social. >

Tante associazioni sono scese in campo: Never Wine Alone insieme a Distretto A ed insieme a Tempi di Recupero per la Romagna.

Ad oggi, sono tantissime le spontanee adesioni e richieste di contribuiti gratuiti ad organizzare cene, degustazioni, approfondimenti, masterclass e focus sulla Romagna, da parte di tantissimi e tra i più autorevoli comunicatori del vino italiani e non solo. Li ringrazio fin da ora per la vicinanza.

Nelle prossime settimane verranno pubblicati, sui vari canali social, tutte gli aggiornamenti sulla situazione, tante interviste, reportage fotografici e video.

https://www.neverwinealone.it/ – https://www.facebook.com/neverwinealone – https://instagram.com/neverwinealone?igshid=MzRlODBiNWFlZA – https://www.youtube.com/@neverwinealone5454 – https://www.linkedin.com/company/78276684/admin/

IO BEVO ROMAGNOLO

TEMPI DI RECUPERO sostiene la Rete e coloro che sono in difficoltà in Romagna.

La Romagna è stata duramente colpita dalle alluvioni e dagli smottamenti ma l’impegno è grande da parte di tutti. Camion, ruspe e idrovore sono attive giorno e notte. Protezione civile, Croce Rossa, Esercito e tanti volontari mettono le braccia per recuperare case, strade e attività per renderli vivibili il più velocemente possibile.

Ognuno di noi può fare qualcosa anche a distanza. Come Rete del Recupero ci siamo soffermati sulle possibilità da mettere in campo e abbiamo pensato a due modalità con le quali si può essere attivi e supportare le realtà in difficoltà.

Beviamo Romagnolo!

Compriamolo, ordiniamolo al ristorante, scopriamo un territorio profondamente vocato alla viticoltura che proprio negli ultimi anni ha visto una crescita qualitativa generale. Il merito è di tanti vignaioli che ogni giorno mettono passione e impegno per produrre eccellenza.

I territori e i prodotti interessanti sono moltissimi, e vi invitiamo a scoprirli.

Pochi vignaioli hanno subito danni diretti alle cantine, molti hanno perso porzioni di vigneto nelle frane. I prodotti sono integri ed eccellenti come ormai siamo abituati a degustare. E allora beviamoli!

Andiamo in Romagna!

La maggior parte del territorio è in grado di coccolare e offrire eccellenze gastronomiche e paesaggistiche, contagiati dalla famosa allegria dei romagnoli. Prendi contatto con i luoghi che ti incuriosiscono e fatti raccontare le opportunità per il tuo viaggio e la tua gita.

Invitiamo quindi tutti i ristoratori a sostenere i territori romagnoli acquistando i vini di questo territori o e proponendolo ai propri clienti!

Tempi di Recupero sostiene le realtà colpite dall’alluvione e dagli smottamenti anche grazie ai contributi e alle donazioni di tanti amici. Vista la portata dei danni subita dalla Romagna e da diversi soci che sono rimasti coinvolti, abbiamo ulteriore bisogno del vostro aiuto.

Puoi quindi decidere di donare per supportare le iniziative di Tempi di Recupero in favore dei soci della Rete e dei territori che sono stati danneggiati nelle scorse settimane. Basta indicarlo nella causale o nel messaggio di accompagnamento su Satispay.

Racconteremo delle azioni attive fatte insieme grazie alle donazioni, ma per venire incontro alle sensibilità di ciascuno, ti invitiamo a scriverci se preferisci che la tua donazione sia anonima.

Ti ringraziamo anticipatamente per il tuo prezioso aiuto.”

GRAZIE A TUTTI

Foto: Arianna Favalli

Foto: Arianna Favalli

Iacopo Casadio

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
https://www.ilrestodelcarlino.it/meteo/pioggia-oggi-emilia-romagna-quanto-dati-pluviometrici-plurtlec
https://allertameteo.regione.emilia-romagna.it/cumulativa-48
https://www.wired.it/article/emilia-romagna-alluvione-cause-piogge-maggio-crisi-clima-siccita/

[Foto cover: Arianna Favalli. Supporto editoriale: Tommaso Ciuffoletti]

3 Commenti

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Lanegano

circa 11 mesi fa - Link

Da emiliano, oltre a mandare qualche soldino, stringo tutti i cugini romagnoli in un grande ideale abbraccio. TIN BOTA !!!

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Paolo

circa 11 mesi fa - Link

Caspita Iacopo. Un articolo bellissimo, complesso e sfaccettato come lo è la situazione, fatto col cuore e col cervello. Grazie.

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Nic Marsél

circa 11 mesi fa - Link

Prima del vino ci sono le persone, le case, le strade, certo, però sappiate che il "52 Fuochi" IGP Ravenna Sangiovese 2019 di Marco Ghezzi è uno dei vini più buoni tra quelli che ho bevuto nell'ultimo anno.

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