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Nome: mariaelenarossi
Membro da: 2012-04-24 10:33:26
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Commenti degli utenti

  1. Riceviamo e volentieri pubblichiamo: capirne di vino, o del sesto mistero glorioso

    Buonasera Marco,

    sono Sommelier AIS da meno di un anno e attualmente lavoro come sommelier in Svizzera. Ho scritto una tesi di laurea ragionando intorno a questo tema, forse un giorno Intravino la pubblicherà a puntate…

    Copio e incollo quindi dalla stessa, sperando di fornirle quindi il mio punto di vista.

    “Il sistema di valori che trapela da un semplice fermentato di mosto è un qualcosa di molto particolare. Se solo si pensa al business che si è creato oggi attorno al mondo del vino, e se si ragiona sul fatto che in realtà non è né un bene di prima necessità né un servizio indispensabile, viene da chiedersi come e cosa spinga gran parte del mondo verso un suo acquisto ed uso; e a questa domanda non ci sono tante risposte: comunque la si voglia mettere, sia in termini pratici, legati alla cultura di riferimento, che in termini economici e sociali, il vino svolge oggi più che mai una funzione relazionale, tra noi e gli altri, ma anche tra noi e noi.

    Una formula chimico-magica il cui vero valore aggiunto non sta nel gusto di barrique, non si trova né nel suo colore, né nel suo sapore. Il suo vero e reale valore intrinseco è intangibile: si trova in quella sensazione che esso provoca ai nostri sensi, da millenni e millenni. Quel senso di ebbrezza, distensione, disinibizione, assenza seppur momentanea di ogni zelo. Questo senso di benessere è il vero valore del vino, seppur temporaneo e seppur indotto a livello chimico; e questo valore intrinseco lo si associa di conseguenza positivamente a tutte quelle qualità materiali tangibili che nel vino si percepiscono: profumi e odori, colori e gusti e infine il contesto.

    Il vino, come il cibo, diventa parte di noi. Se è vero che siamo quello che mangiamo (e quello che beviamo), allora è presto spiegato il perché di tutto questo interesse (e amore) verso il sistema-vino.”

    Maria Elena Rossi

  2. Le avventure di una giovane sommelier tra gli Yeti della Svizzera

    Concordo assolutamente con quello che dice Lei e sono la prima a NON VOLER generalizzare.

    Il problema è che la nostra mente, per questioni di economia cognitiva, è abituata ad analizzare per categorizzazione.
    Questo processo si innesca quasi automaticamente e incosciamente, in base all’esperienza che ognuno di noi ha con l’ambiente esterno, che ci piaccia o meno.

    Mi sono permessa di parlare per vissuto, e non per sentito dire, quindi di conseguenza ho proceduto a categorizzare le mie esperienze sulla base di dati reali -- in questo caso parlavo di russi, per la maggior parte clienti poco simpatici.

    Con ciò non ho voluto e non voglio offendere nessuno, ma soltanto raccontare qualche mia personale vicissitudine, ripeto, senza per questo fissarmi sulle le mie convizioni, e ben contenta di poter un giorno cambiare idea.

  3. Le avventure di una giovane sommelier tra gli Yeti della Svizzera

    Bene babbo, sono contenta che hai percepito tutto questo.
    In fondo tu sei agevolato perché conosci già chi scrive…
    Arrivo a casa tra non molto, ma per arrivare prendo l’aereo!

    À bientôt!

  4. Le avventure di una giovane sommelier tra gli Yeti della Svizzera

    Grazie Salvatore,

    ti ringrazio molto per quello che hai scritto. Non so se sono una brava sommelier e nemmeno se sono una brava scrittrice. Sicuramente faccio cose che mi piacciono e nel farle metto tutta me stessa. Forse se hai riconosciuto questo è perché in fondo anche tu vivi così. Ti aggiornerò dunque, se ti fa piacere, con le mie prossime avventure…

    Un caro abbraccio.

  5. Le avventure di una giovane sommelier tra gli Yeti della Svizzera

    Caro Fabrizio,

    di russi quest’anno ne visti diversi e ti posso assicurare che la più parte di loro appartiene esattamente allo stereotipo del nuovo ricco che ostenta, in tutto e per tutto.

    Ma signori si nasce e non si diventa. Quando vai in un paese che non è il tuo, mi sembra il minimo imparare almeno a dire grazie e prego in lingua locale (almeno in inglese), buongiorno e buonasera, e guardare il tuo interlocutore negli occhi quando hai qualche richiesta da fare.

    Ovvio, ci sono state eccezioni e ho trovato anche qualche Signore russo cortese ed educato, ma per la maggior parte ti posso assicurare, questi signori rientrano perfettamente nello stereotipo che un po’ tutti noi conosciamo.

  6. Le avventure di una giovane sommelier tra gli Yeti della Svizzera

    In effetti Paolo, mentre mi facevo quei miei 40 minuti in mezzo al bosco e respiravo aria pura pensavo proprio a questo: a chi si fa tutte le mattine delle ore sane in mezzo al traffico della città. Insomma, pur di trovare dei lati positivi, ti assicuro che ne ho pensate tante, compreso il lato sportivo della cosa.

    Per quanto riguarda i “Vinacci Svizzeri”, ho un po’ generalizzato, ma è mio dovere spiegare meglio.
    In linea di massima li reputo dei buoni prodotti, ma nell’insieme non mi hanno entusiasmato. Non mi hanno fatto pensare a niente mentre li bevevo, non mi hanno regalato nessuna emozione mentre li proponevo, salvo qualche rara eccezione.

    Il grande problema di questi vini, è sostanzialmente che anche se sono beverini e ben fatti, non mi rappresentato veramente un’identità o un territorio specifico. A questi vini manca l’anima. Sarà l’altitudine, sarà l’abuso di barrique, o sarà la precisione svizzera che rende omogeneo il prodotto?

    Il Vino svizzero difficilmente esce fuori dal paese, questo perché la Svizzera consuma molto di più di quello che produce. In più, a causa del Franco, difficilmente i vini vìni svizzeri varcano la soglia della frontiera a prezzi competitivi in rapporto alla loro qualità -- frontiera che poi è rappresentata per due versanti da paesi, quali l’Italia e la Francia, di grande tradizione vitivinicola, che propongono vini di gran lunga superiori in proporzione al prezzo/qualità dei vini svizzeri.

    Nel vallese, dove abito io, è sorprendente arrivare e vedere tutto il versante coltivato a vite. Per la maggior parte si tratta di pendii scoscesi ed estremamente difficili, quindi tanto di cappello anche solo per lo sforzo impiegato nel seguirli, stagione dopo stagione. Viticoltura decisamente eroica. Sicuramente il sistema assomiglia molto di più a quello dei cugini francesi che a quello italiano, si dice infatti che sia stato importato qui proprio dai monaci di Borgogna, intorno all’anno mille.

    In conclusione, Fendant a parte, l’Amigne di Vétroz e qualche Cornalin, in linea di massima non ho trovato anima, carattere, identità in questi prodotti, che mi ostino dunque a chiamare prodotti. Cosa hai trovato tu invece, in questi vini quando dici che ne hai trovati di validi?

  7. Le avventure di una giovane sommelier tra gli Yeti della Svizzera

    La ringrazio Bruna,

    certo il tutto è stato abbastanza macchinoso e decisamente poco facile, ma lo considero una buona palestra… In fondo quello che conta è arrivare in fondo.

    Ho ancora una stagione da fare qui, poi me ne vado in Francia a vendere il vino.
    Il mio non è masochismo, ma solo determinazione.

    Grazie per gli auguri, mi serviranno! :)

  8. Le avventure di una giovane sommelier tra gli Yeti della Svizzera

    Grazie mille Adriano!

    Crepi il lupo. Ti terrò aggiornato sulle mie prossime “avventure” ;)

  9. Il wine blogger è qui per restare. Otto buoni motivi per tenerlo presente

    Che il blogger resti, e con lui la libertà di espressione, condivisione, partecipazione, informazione.

    Così come troviamo una marea di “libri spazzatura”, allo stesso modo troviamo tanti blog poco utili, tanti articoli scritti male e che poco vogliono dirci: a noi la facoltà di scegliere, discernere ed eventualmente celebrare o condannare tali articoli (e i relativi autori).

    Il web 2.0 ha portato sicuramente uno stravolgimento importante nelle abitudini di tutti noi, nella modalità di fruizione dei contenuti e nella loro generazione; un maggiore coinvolgimento.

    Mi trovo in Svizzera attualmente e nonostante il pochissimo tempo avuto a disposizione, questo bellissimo blog mi ha permesso di “sentirmi vicino” a tutti voi, enoappassionati ed enonauti.

    La vigna ce l’ho nel cuore e qualche simpatica discussione tra voi tutti mi ha aiutato meglio a sopportare tutti questi vinacci svizzeri che mi è toccato bere e vendere tutto l’inverno… Per questo vi sono infinitamente grata :)

    M.Elena Rossi