Vigneron del futuro: Stefano Amerighi da Cortona
di Alessandro MorichettiDomanda: come può essere così buona la prima annata di produzione di un vino? E non stiamo parlando dell’ennesima cantina superfamosa. Almeno per ora, questa è l’unica etichetta di un apprendista vigneron: il Syrah di Stefano Amerighi è una piccola perla dell’enologia toscana.
Studi in scienze politiche applicati all’enologia per seguire una vocazione – fare vino, farlo buono e pure biodinamico. Pochi e apparentemente semplici gli ingredienti della ricetta: potatura e lavorazioni del terreno scandite da fasi lunari e planetarie, sovesci invernali, esclusivamente rame e zolfo per i trattamenti in vigna, fermentazioni spontanee con lieviti indigeni, senza aggiunta di solforosa e controllo della temperatura. Ci aspettavamo un vino in fieri, ci siamo ritrovati ad assaggiare due campioni – 2006 (annata d’esordio) e 2007 – diversi ed eccezionali.
Il primo bicchiere offre un naso di tabacco e spezie che inseguono la carnosità di un frutto rosso ben bilanciato: lo spettro olfattivo è intrigante e composito, ora marascato ora floreale. L’intensità – prepotente fin dall’ingresso in bocca – non è affatto fuori dalle righe, il calore alcolico bilancia bene i tannini, dovuti forse ai legni nuovi (dosare con parsimonia!). Vino di personalità e già interessante di suo, cede il passo al cospetto di un 2007 dalla severa maturità espressiva. Al naso è ampio su toni di frutta rossa dolce, cioccolato, cuoio, note floreali, agrumate e speziate, l’odore richiama il naso nel bicchiere, fluttua, si apre e chiude a fisarmonica. Davvero sorprendente. La bocca è armonizzata e il tannino più definito: un vino che entusiasma. Il merito di vini così andrebbe ricercato nel mix di svariati fattori: azzeccato abbinamento vitigno-condizioni pedoclimatiche (le viti reimpiantate provengono da una selezione fatta nella valle del Rodano), rigore produttivo di tutto rispetto e bravura nell’affidarsi a consulenti – Federico Staderini, l’enologo, ma anche Vincenzo Tommasi, Michele Lorenzetti, Pierre Masson, Michele Tremori e Francois Bouchet – che sanno convogliare una volontà produttiva senza snaturarla.
Le bottiglie sono poche, non arriveranno a 10.000. Il prezzo sullo scaffale è ambizioso, sui 20 euro, in attesa di un Syrah base più abbordabile. Bella storia, di vino e non solo, quella di Stefano. Progetti futuri? Oltre il vino, la produzione, sempre seguendo dettami “naturali”, di cereali, ortaggi e frutta. Con la benedizione di don Vannuccio, il prete-cacciatore che non si perde una vendemmia.
Az. Agr. Stefano Amerighi
Poggiobello di Farneta – 52044 Cortona (Ar)
info@stefanoamerighi.it
5 Commenti
RAMPAVIA
circa 14 anni fa - LinkGrazie per la segnalazione e l'ottima descrizione dei vini. Con buona probabilità andrò dalle parti di Cortona prossimamente e spero di aver la possibilità di visitare l'azienda di Stefano Amerighi.
RispondiAlessandro Morichetti
circa 14 anni fa - LinkPer Andrea è il syrah più buono d'Italia. Ho assaggiato anche Baracchi, Fontodi e D'Alessandro ma il ricordo più nitido e sorprendente rimane questo. Suggestione o realtà? Ne sentiremo parlare: al top dell'armonia, con piante dalle ossa robuste e legni calibrati (più grandi o più vissuti), sarà un gioiellino.
RispondiSimone e Zeta
circa 14 anni fa - LinkE' il Syrah che più ricorda i francesi della Valle del Rodano. A Firenze ce lo beviamo anche a bicchiere, grazie ad un amico enotecario che ha creduto nel vino di Stefano fin da subito. @Alessandro: la sensazione di legno timidamente abbondante nel 2006, mi pare non sarà un problema del 2007. Che dici?
RispondiAlessandro Morichetti
circa 14 anni fa - LinkEsatta percezione avuta a Merano. Produttore consenziente, e di questi tempi trovarne uno che possa convenire su un timido eccesso di legno è grasso che cola.
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