Non tutte le cooperative sono uguali. Vogliamo parlare di Caldaro?
di Jacopo CossaterBuongiorno, mi chiamo Albert e sono un piccolo coltivatore di Caldaro, in provincia di Bolzano. Ho circa trentacinque anni e la mia famiglia vive qui da sempre. Abbiamo un po’ di terra vitata, non molta in realtà, sono circa due ettari anche se ci sarebbe da dire che la media, qui, è un po’ inferiore. In genere si tratta di un ettaro o poco meno. Abbiamo anche qualche altra varietà in fondovalle, mele soprattutto. E no, non abbiamo una nostra cantina, siamo soci conferitori della Cantina di Caldaro (oggi Kellerei Kaltern). Come? Se siamo contenti? Certo! Vedi, il fatto centrale è che non sarebbe mai conveniente con così poca terra pensare di costruire una cantina e tutto il resto. Ti immagini? Partire da zero? Ci vorrebbe un enologo e poi tutte le beghe relative al marketing e la commercializzazione. No no, assolutamente. E’ vero che i prezzi delle uve negli ultimi anni sono un po’ calati ma siamo comunque in una fascia piuttosto alta per la media italiana. Ovviamente il lavoro in vigna è molto, ma non mi lamento. Mio padre per esempio lavorava in quantità, avevamo rese per ettaro più alte, oggi invece c’è stato un cambio di mentalità radicale. La cantina è riuscita ad alzare il prezzo delle uve, ma lavora solo sulla qualità. Mi spiego? Periodicamente poi fanno dei controlli per vedere come stanno procedendo le cose e per verificare che si stia lavorando nel modo migliore per i loro standard. A me sta bene così, faccio il mio lavoro e sono abbastanza sicuro che le cose andranno bene. No?
Come dire di no, infatti. La zona di Caldaro conta diciotto cantine, ma la stragrande maggioranza della produzione passa per tre, due delle quali sono cooperative, Kellerei Kaltern ed Erste+Neue, alle quali vengono conferite uve da quasi mille soci per oltre seicento ettari che abbracciano quasi interamente il versante orientale della montagna che guarda verso il Lago di Caldaro. Gestire tale quantità di soci e di varietà potrebbe sembrare impossibile, invece a parlarne con Armin Dissertori e con Manfred Schullian, presidenti rispettivamente della prima e della seconda tutto sembra di una semplicità quasi imbarazzante. Qualità la parola che si sente utilizzre più spesso. Consapevolezza, quella che si intuisce subito dopo. Perchè da una parte hanno una struttura consolidata, all’interno della quale nulla viene lasciato al caso. Dall’altra perchè sanno perfettamente di produrre vini dall’invidiabile rapporto qualità/prezzo che, nonostante i problemi degli ultimi anni, riescono a vendere senza (troppe) difficoltà.
Il consumatore più smaliziato potrebbe sostenere che, con una produzione così vasta, si potrebbero andare a perdere alcune delle più peculiari caratteristiche del luogo. L’anima, in un certo senso. E forse è vero, anche se a dare un’occhiata all’articolata offerta commerciale di una e dell’altra ci sarebbe da parlarne a lungo. I migliori vigneti e le migliori uve vengono infatti vinificate separatamente e vanno a finire in particolari linee, che poi sono anche quelle più blasonate e che in un certo senso fanno un po’ da “vetrina”.
Albert ha fiducia che le cose possano andare sempre meglio, come dargli torto. Il fatto è che si tratta di un sistema talmente oliato che è difficile trovare qualcosa di stonato. I soci conferitori sono vocati alla qualità, volendo possono partecipare a vari aspetti del lavoro in cantina e vengono coinvolti nelle decisioni che riguardano lo sviluppo della stessa, andando così a formare un tessuto sociale interamente vocato alla qualificazione ed alla promozione del territorio, non è da tutti. Ed infatti non è un caso in Alto Adige ci riescano così bene. Quali le realtà paragonabili a questa? Perchè no, non voglio credere sia un’eccezione.
9 Commenti
Nic Marsèl
circa 13 anni fa - LinkMa almeno questa lettera è autentica? :-)
RispondiJacopo Cossater
circa 13 anni fa - LinkSembra, vero? :D In realtà è il riassunto di tante informazioni raccolte a Caldaro in un paio di giorni in cantina.
Rispondiarmin kobler
circa 13 anni fa - Linkè verissima nei contenuti, la realtà raccontata nella lettera è tipica per la zona. se non fosse stato che dopo 17 anni da impiegato pubblico volevo fare "il mio vino" dalle mie uve, sarei ancora socio contento della mia cooperativa (di kurtatsch/cortaccia) con la totalità delle uve.
RispondiAlessandro
circa 13 anni fa - LinkProduttori del Barbaresco olèèèèè, ho una particolare predilizione verso i loro vini, un Langhe Nebbiolo da bevute di tutti i giorni visto il prezzo ridotto e le Riserve monumantali rispetto ad un prezzo piuttosto contenuto.
Rispondienrico togni viticoltore di montagna
circa 13 anni fa - Linknelle zone di montagna dove la frammentazione dei terreni è na costante, credo che le cooperative siano una risorsa importantissima per il mantenimento del territorio. in fondo grazie a loro anche chi ha poca terra può attivamente prendere parte al processo di produzione di un vino e capire quale importanza abbia il suo lavoro nella tutela del territorio. sicuramente non è facile gestirle al meglio, ma è possibile come dimostra il post e come dimostrano altre esperienze. da noi in valle c'è una cooperativa che riunisce 20 soci, produce diversi vini e ben ha saputo affermarsi in questi anni se volete saperne di più il sito è www.rocchedeivignali.it ciao
Rispondifrancesca ciancio
circa 13 anni fa - Linkhttp://www.youtube.com/user/MrsFrancescaCiancio#p/u/26/Hyj_DdG75UA piccolo contributo video
RispondiAlessandro
circa 13 anni fa - Linke poi mi sento anche di consigliare: -cantina del nebbiolo di vezza d'alba -cave cooperative di donnas
Rispondipierry54
circa 13 anni fa - LinkSarà per quello che quando andiamo in Trentino è una delle nostre tappe preferite????
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