L’enoteca di Peck a Milano è la grotta di Alì Baba

di Alessandro Morichetti

Adriano Ottonari – in arte Kenray – è un affezionato commentatore di Intravino. A volte scomposto, altre simpatico, teniamo a lui perché si avvicina al nostro “lettore modello”: appassionato ma non fissato, spende in vino, beve allegramente, non disquisisce di qualità dei tannini e si contenta della dicotomia “buono-non buono”. Sapendolo meneghino adottivo, gli abbiamo chiesto di raccontarci un luogo cult di Milano: Peck.

A Milano, Peck è un’istituzione dal 1883. Via Spadari, a due passi dal Duomo, custodisce una boutique dell’enogastronomia come poche altre in Italia. Basta varcare la soglia per provare un senso di religioso rispetto per tutto il ben di Dio esposto: formaggi, oli pregiati, frutta, verdura, carni, finissima pasticceria e pane sono di qualità eccelsa. Conosco personalmente alcuni fornitori della food valley di Langhirano (Parma) e posso garantire che un banco dei salumi del genere fa invidia a qualsiasi top gun della norcineria. Francesco Peck, il fondatore, era pur sempre un salumiere di Praga.

I locali sono ordinati e pulitissimi, il personale è attento, cortese e preciso, la cucina un vero fiore all’occhiello. Catering stellare con piatti calibrati al millimetro. Nota dolente, i prezzi. Una fucilata in mezzo agli occhi. Peck è il Bulgari della cotoletta, prendere o lasciare. Provare per credere, parlare di prezzo senza aver sperimentato sul campo la qualità è parziale ma non farne menzione sarebbe peggio.

Ok, ma il vino? Veniamo a noi. Scendendo le scale, si apre un mondo da lacrime. Mettiamola così: al piano di sotto, c’è tutto. Tutto. Casse su casse con scritto Chateau d’Yquem, Petrus, Sassicaia e compagnia. Fiori di Borgogna accatastati in ogni dove e Chateau bordolesi di ogni ordine e grado fanno capolino a tutte le altezze. Per avere un’idea dell’assortimento basta spulciare l’enoteca di Peck online.

C’è anche un banco degustazione, il personale è competente ma non invadente. Potete girare per ore senza essere disturbati. I prezzi sono elegantemente visibili su quasi ogni bottiglia, vanno dai 7 euro per vini a marchio Peck fino ai 7000 e oltre per bottiglie da collezione. Poi ci sono le chicche per milionari: una 6 litri di La Tache 2003 Romanée Conti sta a 46.000 euro, la verticale di 21 bottiglie (1986-2006) di Masseto a soli 21.000. Incredibile. La quantità non è mai un problema. Se devi intrattenere gli ospiti o magari la tua claque di escort con una festicciola a tema e vuoi fare il figo sfoggiando 10 casse di Krug, puoi. A mio parere, il vero grande limite dell’enoteca di Peck è il non saper valorizzare un simile patrimonio. In altre parole, per la proprietà transitiva pensi di trovare una cantina con lo stesso livello di prezzi del reparto cibo ma è un errore: da Peck si può comprare anche senza possedere ville nei paradisi fiscali. L’unico neo è il prezzo dei distillati, a mio avviso eccessivamente ricaricati. Anche in questo caso, l’elenco di meraviglie presenti sarebbe infinito.

A ben guardare, quindi, non sono i prezzi il problema dell’enoteca da Peck. Basti sapere che alcuni vini costano meno che nella Gdo: Cà del Bosco Prestige si porta via con 26 euro, all’Esselunga ce ne vogliono 28,50. La cantina è curata egregiamente da Mauro Stoppani, il cui talento da manager è indiscutibile. Certo, sentirgli dire che non ha tempo per visitare cantine o partecipare a fiere ed eventi è un peccato e, se vogliamo, un limite. Viaggiare, scoprire e proporre novità è il sale di questo lavoro. I nomi noti non mancano ma qualche chicca ricercata ci starebbe bene. Ma io so come stanno davvero le cose. La verità nascosta è che il signor Lino Stoppani – uno dei titolari – non dà permessi per eno-vacanze. Ha le braccia corte quell’uomo.

Adriano Ottonari

[Immagini: archivio Peck e Sifu Renka]

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

14 Commenti

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Gabriele

circa 13 anni fa - Link

Complimenti ad Adriano per l'articolo.

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Dan Lerner

circa 13 anni fa - Link

Meraviglioso lapsus: "casse su casse di Petus". dalla serie: Non amo il lambrusco, ma anche il merlot non scherza :-)

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Davide Cocco

circa 13 anni fa - Link

Spettacolo :D

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Francesco Fabbretti

circa 13 anni fa - Link

confermo l'assenza di chicche. Ho visitato l'enoteca più di una volta in occasione di qualche degu da Cracco. Effettivmente fa impressione vedere una quindicina di casse di Romaneé Conti impilate una sull'altra a 50 centimetri da te. La collezione dei vari Margaux, Mouton, Lafite e similia da 6 litri è commovente, per non parlare di un qualsiasi grande Bordeaux che sicuramente vi si trova. Certo però che vedere un santuario in cui sono presenti soltanto 6 regioni italiane per i vini rossi(Lombardia, Piemonte, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto) e sette per i bianchi (Piemonte, Toscana, Friuli, Alto Adige, Lombardia, Umbria e Sicilia) che accorpate insieme fanno in tutto 9 Regioni coperte..... beh, è un po' pochino

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Signora

circa 13 anni fa - Link

Ed io ho trovato una chicca, una sola, il magnum di Capri di Joaquin. Però sempre un po pochine le regioni italiane.

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armando trecaffé

circa 13 anni fa - Link

Bravo Ken... mi eri mancato...cmq il posto pare un po' troppo sofisticato per i mei gusti stradaroli...un posto dove si sente più la grana che la vigna e questo proprio non va...a propsito come stanno messi a Lambruschi? Con affetto...

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kenray

circa 13 anni fa - Link

lambruschi presenti uno solo. bellei 15 euros siamo da Peck non in un wine bar sulla via emilia messaggio di servizio per Miss Nelle Nuvole: il "nostro" Milleunanotte costa da Peck 50 euro...vogliamo approfittarne?

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Nelle Nuvole

circa 13 anni fa - Link

Kenray, mi lusinghi e mi stupisci, sai scrivere una decina di righe senza cadere nel linguaggio crudo come il prosciutto di casa tua. A Milano ci capito una volta ogni morte di papa e da Peck ho messo il naso solo nel 2002 per una degustazione verticale quando c'era ancora il ristorante Cracco Peck. L'unico luogo dove e' accetabile assaggiare il Milleunanotte e' la sala degustazione della cantina Donnafugata a Marsala. L'ospitabilita' siciliana in generale e quella della famiglia Rallo in particolare e' squisita senza essere eccessiva, dote che manca (mancava?) proprio al loro Milleunanotte.

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marco

circa 13 anni fa - Link

bell'articolo davvero, anch'io mi sono sempre chiesto il perchè si parli poco dell'enoteca Peck come luogo dove comprare BENE il vino. rimasi stupito la prima volta nel notare i prezzi di un puligny Leflaive e di un Sociando Mallet più bassi di quanto li avevo pagati da Lavinia a Parigi e da Rosso Rubino a Torino (posto tra l'altro dall'ottimo q/p).

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RAMPAVIA

circa 13 anni fa - Link

Anche se non proprio de Milan ho lavorato colà per 25 anni e quando volevo rifarmi gli occhi entravo da Peck. E' da sempre un tempio e l'enoteca la sua degna cripta. L'articolo e le foto di Kenray descrivono bene l'atmosfera unica che si respira. Per completezza posso aggiungere due cosette. Qualche anno fa si era tentato di gestire un mini ristorante nella cripta (dieci/quindici coperti non di più) ed era ovviamente l'occasione per drinkare qualche bello chateau in compagnia. L'esperimento è stato presto abbandonato. Altra cosuccia: tutte le settimane vengono proposti al bicchiere una decina di vini (soprattutto francesi e italiani) ed è l'occasione per assaggiare qualche chicca, senza particolare sforzo economico e ad un livello di conservazione e servizio ottimi.

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carolina di lorenzo gatti

circa 13 anni fa - Link

peck... ci ho lasciato occhi e bava la prima volta.e pure l'unica in cui sono entrata. mi sono ripromessa di tornarci solo ed unicamente quando avrò nel portafoglio almeno 33 denari e non 50 cent.e non solo per i vini.

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bordeaux79

circa 13 anni fa - Link

Ma basta un sei all'enalotto per comprare tutta l'enoteca?

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Raffaele Zago

circa 9 anni fa - Link

Ieri ero a Milano per lavoro, e siccome per fortuna avevo un'ora di tempo libero, ho fatto un salto da Peck. Sul fatto che sia la grotta di Ali Babà concordo al cento per cento. Migliaia di bottiglie con le etichette italiane più prestigiose, oltre a queste Jeroboam di Yquem e tante bottiglie di grandissima qualità... A parte quello, i prezzi sono decisamente altissimi però va be' siamo a pochi metri da Piazza Duomo, però dico io, quando uno vende a prezzi quasi indecenti, deve almeno : - conservare le bottiglie in condizioni ideali, invece da Peck l'ambiente è caldo, direi sui 25° - avere una qualità di servizio al di là dello standard invece io l'ho trovata molto al di sotto : due sommelier che mi pedinavano come se fossi ladro, poi se facevi una domanda, quelli ti facevano capire che un po' li scocciavi Sicuramente non ci tornerò anche se la scelta è davvero ampia.

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