La settimana che abbiamo girato il mondo, poi siam tornati qui
di Fiorenzo Sartore
1 – Le parole sono importanti (non l’avevi mai sentita, scommetto) e per questo cerchiamo termini che non generino “tensione e sguardo assente“. Perlomeno, ci proviamo.
2 – Hai fretta, non resisti, sei troppo eccitato e finisce che non ti diverti nemmeno. Non è quel che pensi (ma insomma!) – hai solo aperto il Nuits-St-Georges troppo precoce, e ormai la frittata è fatta.
3 – Ci piacerebbe andare dove fanno le Foires aux vins, le svendite di fine stagione. Perché qui da noi non usa. (Facciamo bene? Facciamo male? Dove sta la Verità? Perché faccio tutte ‘ste domande? Boh?)
4 – In America, meanwhile: in cima alla classifica dei più venduti ci sta un italiano: il Pinot Grigio Santa Margherita. Vi avviso che il primo che sghignazza verrà consegnato al braccio secolare.
5 – In Ungheria, meanwhile, Danilo ci porta a spasso tra le vigne del glorioso Tokaj. Cioè, come dire, Ungheria batte USA dieci a zero. Scusi eh, signor braccio secolare.
6 – E ora qualcosa di completamente diverso (mai sentito dire pure questo): le carte dei vini. Come questa, inglese, che pare ben fatta. Forse. Insomma. Abbastanza, via.
7 – Adesso vi confesso una roba personale, tanto qui non mi vede nessuno: io ho la fissa di Kim Jong-il. Cioè, mi piacerebbe vedere la Corea del Nord. E’ proprio esterofilia, lo so, chè dovrebbe già bastarmi il caro leader italiano.
8 – Ora torniamo nel bel paese dove il sì suona. Ma è proprio vero che “i produttori bioqualcosa sono i nuovi negri”? No, parliamone.
9 – Nel casertano, meanwhile, qualcuno fa risorgere il Pallagrello. Andrea ci porta a spasso tra le vigne di un vitigno in rapida ascesa (e non perdetevi la degu).
10 – Lo stato della vendemmia 2010, descritto da chi sta vendemmiando ora. Stavo per dire due-punto-zero ma son riuscito ad evitarlo. (Sul serio: buon lavoro ragazzi).
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