La Maremma del vino è tutta in un libro

di Andrea Gori

I libri del vino, diciamolo, sembrano un po’ tutti uguali e in forma di cataloghino: una bella selezione di aziende, i ritratti delle persone (più spesso una persona) che sta dietro una cantina e la descrizione di uno dei vini prodotti. Stop. Per qualcuno come Andrea Zanfi funziona molto bene e, devo dire, anche questo bel libro sui produttori maremmani solletica niente male. Nessuna pretesa di raccontare il meglio o i Top 100 della situazione, solo alcune tra le tante sfaccettature possibili della Maremma toscana, area talmente vasta che diviene in effetti sempre difficile trattare come unica e indivisibile. Il libro è, dunque, una galleria di 30 famiglie folgorate dal fascino della Maremma, ma ci sono aziende anche dal Montecucco (Salustri, Villa Patrizia, Collemassari, Casale Pozzuolo) arrivando fino a Massa Marittima (ovviamente con Massa Vecchia) passando per aziende più note e classiche come Mazzei, MorisFarms e Mantellassi. Non mancano, naturalmente, Poggio Argentiera e realtà giovanissime come Dromos di Francesco Bolla o Ampeleia e un biodinamico come La Busattina.

Le storie sono simili eppure diverse, ognuna con la sua dose di umanesimo e imprenditoria. Nel loro insieme raccontano una scelta di vita compiuta in maniera diversa da ognuno dei protagonisti. La lettura è piacevole anche per i profani del vino e mette curiosità di conoscere i luoghi, peccato solo ci siano poche foto di vigneti e paesaggi. Un poco deludente la parte sui vini che sono descritti in maniera molto impersonale: come si fa a dire che il Grotte Rosse di Salustri ha profumo “fruttato e speziato”  senza scendere nei dettagli di un vino emozionante?

Certo, non è questo il focus del libro quanto piuttosto le persone e l’impatto che la Maremma ha avuto sulle loro vitee, volendo, possiamo leggerlo come un invito a visitare la Maremma, incontrare le persone che la stanno rendendo grande e avere (almeno) 30 buoni motivi per aprire una bottiglia di vino. In questo “I vini di Maremma” è un lavoro ben fatto, agile e completo nella sua essenzialità.

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Vini di Maremma. 30 produttori e 30 vini nella Maremma Toscana
di Orfino Giuseppe, Carresi Lorenzo, Tisi Marco
Prezzo € 18,50
Casa Editrice Arca, Grosseto

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

7 Commenti

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Alessandro Bandini

circa 13 anni fa - Link

Perlomeno ci provano a parlare di Maremma...l'incaricato istituzionale sarebbe un critico barbuto, ma i risultati non sembrano al momento apprezzabili. Non gliene faccio una colpa, ci mancherebbe, il materiale su cui lavorare c'è, ma l'identità "Maremma" appare ancora molto lontana: spiccano grandi solisti, ma l'orchestra fa fatica a decollare. Una curiosità, solo ad esempio: stasera ho aperto una bottiglia di Morellino di Scansano di un produttore piuttosto noto, Celestina Fè, il Diverzo 2009. Bene in tutta la rete non sono riuscito a trovare un riferimento a questo vino, peraltro ottimo, non se ne fa menzione neanche sul sito dell'azienda(www.celestinafe.com). A livello comunicativo c'è ancora molto, ma molto da fare...

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Andrea Gori

circa 13 anni fa - Link

nel libro Celestina Fè presente! ;-) Direi che siamo all'inizio Alessandro...ma non credo che Maroni (o chiunque altro) da solo ce la possa fare

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gianpaolo

circa 13 anni fa - Link

forse da solo non ce la puo' fare, ma il fatto che sia retribuito per farlo forse dovrebbe aiutare :)

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Nelle Nuvole

circa 13 anni fa - Link

Non ho letto il libro, quindi il mio e' un commento molto parziale. Penso che intanto bisognerebbe chiarire cosa significa "Maremma". Infatti c'e' la parte sud, diciamo la provincia di Gorsseto fino al confine con quella di Livorno, quella che definisco classica, in cui il Sangiovese trova un'espressione diversa, accompagnato da Ciliegiolo e Alicante, come uve rosse. Poi c'e' la zona del Bolgherese, che, scusatemi se sbaglio, non ha la storia (e neanche la geografia) della controparte sudista. In questa zona, sulla scia del successo del Sassicaia, negli ultimi trent'anni sono nate delle realta' produttive di tutto rispetto ma che prediligono varieta' piu' internazionali, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Syrah. Questa zona deve ancora crearsi un'identita' territoriale. E questo non si fa in breve tempo. Detto questo, per me dire Maremma vuol dire rievocare quella fascia di costa e di entroterra cha va, grossomodo, dall'argentario al Golfo di Baratti. Un paesaggio particolare e una Toscanita' ancora piu' particolare. In questa area il Morellino di Scansano dovrebbe dominare la scena ed essere il punto di riferimento. Un vino che presenta stili ancora molto diversi, ma che in fondo puo' avere un carattere straordinario, io lo chiamo "working class wine" non in senso dispregiativo, ma perche'si distingue nettamente dai vini a base di Sangiovese della provincia di Firenze e di Siena, nati in partenza fini ed eleganti. Il Morellino e' terreno, animale, quasi cinghialesco, senza essere rozzo. I tentativi di trasformarlo in un vino troppo morbido, fruttato e spinto all'estremo l´hanno banalizzato. Questo e'un vino da cacciatori, bovari, gente che ama il sodo senza fronzoli. Un vino che puo' invecchiare egregiamente come un vero Maremmano DOC. Si accompagna non solo a carni rosse, agnello, salsicce alla brace e cacciagione, ma anche con tanti piatti di pesce saporiti. Perdonatemi, sono a fine fiera e scrivo da una tastiera germanica. Lunga vita alla Maremma, come ho scritto da un'altra parte, chi ha ricevuto l´'imprinting da questa terra se lo porta dietro tutta la vita.

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Alessandro Bandini

circa 13 anni fa - Link

Io sono nato a Montalcino, quindi non posso parlare propriamente di imprinting, ma devo dire che in Maremma, quella sudista di cui parla NN, mi trovo benissimo. Mi fa rabbia soltanto vederla così poco valorizzata, vedere che molti produttori, spesso poco maremmani, la continuino a comunicare per quello che non è, non è Bolgheri e non ha nessuna intenzione di diventarlo.

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Tommaso

circa 13 anni fa - Link

Da maremmano bastardo vivo un duplice sentimento. Da un lato, lavorando in Chianti, mi rendo conto di quanto qui si è fatto e quanto poco si sta facendo in Maremma ... ah, prima che qualcuno abbia da ridire specifico che mi riferisco a quella Maremma più nascosta, quella che magari si ritira all'interno, scavalca Manciano, fino alle estremità della provincia di Grosseto, sfiora quella di Viterbo, terra del tufo, più che Maremma, forse, ma per semplicità ... Tuttavia basta un pranzo per capire quanto quel che è stato fatto in Chianti, inventandosi di fatto una terra che non c'è, sia ormai degenerato in merchandising puro, soffocamento da marketing ed esosità annessa. Quella Maremma nascosta conserva invece posti meravigliosi, una storia misconosciuta, tradizioni che sopravvivono riparate dai venti della modernità (a costi che sono circa un terzo del Chianti ... anche se va detto che i servizi offerti sono minori). Tesori che tuttavia rischiano di marcire se non si aprono al rinnovamento cosciente. Per una vera promozione del territorio servono non solo istituzioni meno abbrutite, ma anche imprenditori coraggiosi, nel vino come nel turismo. Certo nel vino qualcosa si sta facendo ... nota a margine: parliamo di una zona dove i terreni vengono letteralmente svenduti (per non parlare di borghi dove ancora si possono acquistare appartamenti con cantina annessa per 15.000/20.000 euro). Investimento rischioso forse, ma se non c'è rischio che gusto c'è?!

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Riccardo Francalancia Vivanti Siebzehner

circa 13 anni fa - Link

. . .è la zona di Pitigliano e Sorano?

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