Enotecari brava gente

di Fiorenzo Sartore

Prima reazione dopo aver letto questo post su Vinix: standing ovation. Pensieri malvagi del tipo: questo collega è un genio. Seconda reazione: pentimento. Sono andato a confessarmi, e dopo la contrizione adesso mi domando: ma ce ne sono tanti, così?

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Fiorenzo Sartore

Vinaio. Pressoché da sempre nell'enomondo, offline e online.

25 Commenti

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

Questa mi mancava. p.s. Evitando di commentare la richiesta di donazione (è come sparare contro la croce rossa: troppo facile) mi rabbrividisce l'idea che"i clienti quando entrano SANNO COSA SCEGLIERE così NON DEVE SPIEGARE NULLA a loro"

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Davide Bonucci

circa 14 anni fa - Link

Bisogna sempre sentire l'altra campana. Il proponente ci ha raccontanto della proposta ricevuta dall'enotecario, la citazione ha un seguito con la sua contro-proposta? E' un mercato, domanda-offerta, niente di strano. Sui clienti dell'enotecario non metto bocca, potrebbe avere degli abituè molto competenti, chissà...

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Francesco Santini

circa 14 anni fa - Link

Scusa ma sta in piedi come la storia della nona e del carretto... Se l'enotecario in questione da in omaggio tutte le btg che riceve senza venderne neanche una mi taglio il mignolo come un yakuza....

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Marilena Barbera

circa 14 anni fa - Link

Ma perché, scusate, è la prima volta che la sentite? A me è capitato parecchie volte, e tutte le volte sorrido, ringrazio e me ne vado...

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

Sarà che non vado a interessarmi di quello che fanno i colleghi ma, per quanto mi è dato di sapere, di questi atteggiamenti non ne ho mai avuto notizia. Sarà che sono ingenuo...

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Marilena Barbera

circa 14 anni fa - Link

Caro Francesco, il mondo è bello perché è vario... Produttori e agenti girano parecchio, ne vedono e ne sentono di tutti i colori. Purtroppo, così come tra le aziende vinicole, di improvvisati e "furbetti" ce ne sono tanti anche nel settore commerciale. Ci sono quelli che gli "omaggi" te li chiedono con delicatezza ed altri che sono molto più sfacciati, altri (per fortuna) sono veri e seri professionisti che danno valore al nostro lavoro. Del resto, con un'offerta di oltre 3.000 aziende italiane, chi vuol fare il furbo troverà sempre qualcuno disposto ad "abboccare", anche solo per svuotarsi il magazzino e fare un po' di scaffale...

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

solo 3.000 aziende?????? mi sa che sono proprio molte di più. comunque, come ben sai, con i rappresentanti si parla di tante cose e un comportamento così "estremo" sarebbe stato sicuramente motivo di chiacchiera e pettegolezzi vari. L'unica giustificazione che siamo riusciti a trovare è stata che la richiesta fosse una provocazione per levarsi di torno una persona forse eccessivamente convinta del proprio prodotto e un po' troppo assillante ....... purtroppo esistono anche queste

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Mario Crosta

circa 14 anni fa - Link

Penso che quest'ultima tua ipotesi sia la piu' reale, in effetti. Certe condizioni sono così "capestro" che sono dettate solo al momento di mostrare l'uscita. Chi lo capisce, bene e chi non lo capisce dice che ha trovato un enotecaro che lo voleva dissanguare. Capita diversamente nella GDO, dove ti devi "comprare" (a sconti, ma anche a scalare dalle fatture) addirittura l'ingresso in un punto vendita, l'allargamento ad altri punti vendita, la posizione sullo scaffale, la posizione dentro lo stand, la distinzione con cartellino di segnalazione, quando non devi mettere la persona ad offrire degustazioni al cliente di passaggio. E sono migliaia di euro, mica roba da poco. All'estero, comunque, il massimo dell'offerta di cui ho sentito parlare finora gli enotecari (escludendo le serate degustative su invito che in genere sono organizzate o dai Consorzi o dall'ICE o dall'Enoteca Italiana di Siena e ti danno un certo numero di inviti da distribuire ai tuoi clienti) e' di una bottiglia promozionale gratis per ogni cartone ordinato ed eventualmente qualche gadget come bicchieri o cavatappi. Ma non su tutti i prodotti. Con l'agente si contratta quali e per quanto tempo.

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Fabio Italiano

circa 14 anni fa - Link

Non son se la storia raccontata sia vera. Questa è solo una delle due versioni possibili, manca quella dell'enotecario. Comunque se poi l'enotecario li fa veramente degustare senza guadagnarci un centesimo, allora non c'è nulla di male. Specialmente se l'enoteca in questione è una molto importante. Dopotutto in Italia abbiamo molte ma molte di più di quelle 3000 cantine cui fa riferimento la signora Barbera (molto buoni i vini della sua cantina), quindi l'enotecario può anche fare qualche proposta "indecente". Se deve far entrare nel suo portafoglio prodotti una nuova cantina, ne deve fare uscire necessariamente una vecchia, ma quale? Vediamo se qualche titolare di cantina qui sa dare una risposta valida!!! Probabilmente l'unica motivazione in questo caso è proprio quella che dice Francesco Fabbretti "...che la richiesta fosse una provocazione per levarsi di torno una persona forse eccessivamente convinta del proprio prodotto e un po’ troppo assillante...". Inoltre confermo anche quello che dice Mario Crosta. Tutti devono pagare per entrare con i loro prodotti nei grossi centri commerciali, nelle GDO, etc. etc. Io vivo in Olanda, e ho lavorato nel reparto marketing di una grossa multinazionale per un paio di anni, e vi assicuro che tutti pagano (anche i grossi nomi tipo Sony, Philips, Nike, e via dicendo), pagano i metri quadrati occupati all'interno dei grandi centri commerciali, pagano per la presenza sui catalogi della vendita per corrispondenza, pagano per essere presenti nei negozi online, etc.etc. In conclusione vi assicuro che queste pratiche anche nel panorama vitivinicolo saranno sempre più comuni.

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Marilena Barbera

circa 14 anni fa - Link

Nella mia stima delle 3000 aziende ho citato "a braccio" le diverse guide, che ogni anno dichiarano di degustare i vini di 1500-2200 aziende. Se sono molte di più, ancora maggiore di quanto abbia pensato è il problema di assicurarsi una presenza a scaffale... Mi piace molto la domanda di Fabio, alla quale cerco di rispondere sulla base della mia piccola esperienza (quindi probabilmente non dico nulla di innovativo): 1- maggiore rotazione dello scaffale. Capisco il problema di spazio, ma in molte piccole enoteche ho visto un angolo per le "nuove proposte": senza nulla togliere alle aziende più conosciute, che si vendono da sole, in questo modo si possono proporre selezioni di nuovi vini che possono cambiare spesso durante l'anno, dando anche un ulteriore servizio al cliente, che troverebbe sempre qualcosa di nuovo da provare. 2- wine clubs: organizzazione di serate a tema ed eventi, seguiti da una settimana di vendita promozionale e comunicazione sul prodotto. Per queste, di solito l'enoteca chiede le bottiglie in omaggio, salvo poi far pagare comunque la serata al cliente... 3- investire un po' di tempo sulla conoscenza del prodotto e del produttore, del suo territorio e del suo modo di lavorare: l'enotecaro che, per togliersi dai piedi un rappresentante insistente e molesto, dice che non ha voglia o tempo di spiegare ai propri clienti un nuovo vino, rende un pessimo servizio a sè e alla propria categoria. In enoteca si va proprio per curiosare, farsi consigliare, scoprire qualcosa di nuovo. Se voglio una bottiglia molto conosciuta, anche a qualche euro in meno, di solito la trovo al supermercato. 4- formare il proprio personale: incontro spesso bravissimi enotecari o ristoratori molto competenti sui vini che hanno scelto di inserire in carta, ma poi hanno personale assolutamente non preparato. Se chiami il produttore e gli chiedi di fare un'ora o due di formazione al personale sono sicura che nessuno si rifiuterebbe... eppure ho soltanto una decina clienti che, fino ad oggi, abbiano accettato questa proposta (e sono tutti all'estero). Alle 8 di mattina mi viene in mente questo, ma sarebbe molto interessante una maggiore collaborazione tra produttore e punto vendita, per capire i problemi dell'una e dell'altra parte, e (come dicono gli economisti) per provare ad avere una maggiore integrazione di filiera.

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fabrizio pagliardi

circa 14 anni fa - Link

Ogni volta che parlo con un produttore che vuole essere inserito, sa perfettamente cosa potrebbe fare un'enoteca per inserire e vendere il suo vino, e come va gestita un'enoteca. Non ho mai chiesto un omaggio, i prezzi li contesto spesso, ma in realtà non è fondamentale nelle mie scelte. conosco sempre quello che compro, non compro niente alla cieca. Non voglio sforzarmi per vendere a meno che non ne valga la pena, e non parlo del lato economico, ad esempio ho ordinato credo un cinquantina di dietichette di riesling tedeschi, perchè secondo me ne vale la pena. Però la logica è sempre la stessa, prima scelgo il vino, poi il resto. 1) le nuove proposte devono sempre essere meglio delle vecchie 2) le serate le organizzo dopo che ho scelto e inserito un vino. Non inserisco un vino per la disponibilità ad organizzare le serate. 3) investo molto tempo nella conoscenza dei produttori del loro modo di lavorare e della loro filosofia, ma sempre dopo che il vino mi è piaciuto. 4) Sinceramente di un produttore che mi viene a fare un corso di formazione sul suo vino me ne faccio poco. Normalmente ho avuto tra le 300 e le 600 etichette in carta nel corso degli anni. L'integrazione di filiera nel vino è un po' complicata da realizzare. Richiede che uno dei due soggetti sia forte e nel mondo del vino, non sono forti le enoteche e non è forte il piccolo produttore.

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Marilena Barbera

circa 14 anni fa - Link

Caro Fabrizio, nessun produttore "sa perfettamente" come dev'essere gestita un'enoteca, sennò probabilmente farebbe l'enotecaro  ... Non mi permetto di insegnarti il tuo mestiere, che sicuramente fai benissimo, visto che il mio è un altro. Ma penso che un po' di confronto faccia sempre bene a tutti, ed è solo per questo che ho provato, dal mio personale (e parziale) punto di vista, a rispondere alla domanda di Fabio, che infatti era rivolta ai produttori. Trovo sacrosanto che ciascuno gestisca la propria azienda come meglio crede. Allo stesso tempo, dato che anche a me è capitato di ricevere la stessa richiesta del rappresentante che ha postato su Vinix, mi interessava andare un po’ più a fondo rispetto al post originale, e non limitarmi a difendere o ad attaccare questa o quella categoria. Anche perché credo che produttori, ristoratori ed enotecari siano (o debbano essere) dalla stessa parte. Permettimi solo una nota: a te un produttore che ti “viene a fare un corso di formazione sul suo vino” non importa nulla. Evidentemente a te non serve, vivaddio sto parlando con uno bravo, competente e appassionato. Ma sei così sicuro che il livello di preparazione e di motivazione del personale (e parlavo di personale, non del titolare) di tutti i tuoi colleghi sia lo stesso del tuo? Accidenti, viviamo in un modo perfetto e non me ne ero accorta…

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

Ma se un enotechiere non è nemmeno in grado di tenere un incontro a tema su uno dei produttori da lui inserito in carta, cosa ci sta a fare dentro un'enoteca? Se non sa fare formazione al suo personale cosa ci sta a fare nella suddetta enoteca? Cara Marilena, Fabrizio NON è un eroe, fa SOLTANTO il suo mestiere, magari meglio di altri. Anche io NON sono un eroe e faccio SOLTANTO il mio mestiere (agli altri dire se lo faccio meglio o peggio di questo o quello). Purtroppo gli è che spesso non si sa nemmeno svolgere il proprio mestiere e così arriva il titolare o l'addetto comunicazione dell'azienda in questione che ti propone la serata di degustazione/formazione. Una proposta che rifiuto sistematicamente perchè insulta (ovviamente senza volerlo) la mia professionalità.

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francesco bonfio

circa 14 anni fa - Link

Trovo molto interessante questo commento perchè allarga il campo rispetto al fatto citato nel post, il quale mi sembra un banale e gratuito attacco alle enoteche in generale. La Vinarius è a disposizione per aumentare la collaborazione fra produttori e punti vendita. In effetti gli esempi che lei ha citato sono attività che come associazione abbiamo già posto in essere da anni per cui sia io che lei ci dovremmo far venire delle altre idee. E non c'è dubbio che una maggiore collaborazione fra i produttori (singoli o riuniti in consorzi o associazioni) e gli enotecari possa essere la chiave di volta per eliminare quella stantìa conflittualità che ci rallenta. Francesco Bonfio Vinarius Associazione delle Enoteche Italiane

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

Scusi, di quale "stantia conflittualità" parla? Forse la sua, visto che è l'unico che ha preso categoricamente le difese della categoria delle enoteche senza sviluppare un ragionamento equilibrato, con i dovuti "distinguo", per poi lanciarsi in una accorata promozione della sua associazione che, mi permetta di correggerla, NON E' l'associazione DELLE ENOTECHE ITALIANE, bensì una ASSOCIAZIONE DI ALCUNE ENOTECHE ITALIANE.

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francesco bonfio

circa 14 anni fa - Link

Mi scusi, ha o ha avuto qualche problema con la Vinarius?

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

semplicemente non condivido il suo punto di vista e non ho acrimonia nei confronti della sua associazione. Mi ha dato fastidio un intervento in cui lei ha usato la scusa della difesa (ripeto: senza sviluppare un ragionamento equilibrato, con i dovuti “distinguo”) di un'enoteca per poi lanciarsi simpaticamente in una autopromozione della sua magnifica associazione. Ovviamente molti di noi conoscono i reciproci mestieri ma non ho mai visto nessuno autopromuovere la sua attività. Ecco, questo sì che mi ha dato fastidio

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francesco bonfio

circa 14 anni fa - Link

il mio intervento è qui sopra a disposizione di tutti per verificare quanto da lei asserito. Io non ho difeso nessuno, ho ritenuto di non entrare nel merito perchè, tra gli altri, Crosta, Fabio Italiano e Pagliardi avevano già esaurientemente trattato l'argomento per quel poco che si poteva dire non conoscendo con precisione l'accaduto. Non mi piace ripetere per il gusto di essere presente. Mentre la signora Barbera ha elencato alcune idee che potrebbero essere sviluppate ed io ho detto che la Vinarius le ha già poste in essere nell'ambito della propria attività e che quindi ne occorrono di nuove. Dov'è l'auto-promozione? Sulla definizione da lei contestata permetta che sia io a correggere lei. La ragione sociale dell'associazione è proprio così e se a lei non piace io non posso farci nulla.

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Fabio Italiano

circa 14 anni fa - Link

1. Per avere una maggiore rotazione sullo scaffale ci vogliono più clienti, e il periodo purtroppo è quello che è! Mi dispiace dirlo ma rimarrà così ancora per qualche anno. Praticamente tutti, enoteche e ristoranti hanno l'angolo delle nuove proposte, ma quello spazio non è sufficiente ad assorbire il surplus di produzione degli ultimi anni, e la crisi attuale non aiuta neppure in questa direzione. E le cantine più conosciute difficilmente perderanno quote di mercato consistenti a favore delle cantine meno note, questo è uno dei vantaggi della Brand Equity. 2. Anche per i wine clubs vale lo stesso discorso visto sopra. Non sono sufficienti a muovere il mercato del vino. Solitamente queste serate sono costituite da un numero limitato di persone, che gira e rigira sono sempre le stesse. E' compito delle cantine far conoscere il proprio prodotto, organizzando serate ed eventi vari. Solo in questo modo è possibile avere un controllo totale sull'evangelizzazione dei consumatori. Oggi la sola qualità del vino non è sufficiente a garantire il successo di una cantina. Comunicazione e advertising a manetta sono necessari. Il solo passa parola non è sufficiente, altrimenti occorrono anni e anni per costruire il Brand. 3. Tutti i titolari di enoteche e ristoranti seri si informano regolarmente sui nuovi prodotti, le cantine emergenti, i modi di lavorare dei vari produttori, etc etc. ma questo non vuol dire che debbano necessariamente comprare i loro vini. Sono degli appassionati di vino, ma bisogna pur sempre tenere conto che è il loro lavoro, e quindi ne va della loro sopravvivenza e del loro futuro, non possono acquistare tutto quello che gli si propone, e gli viene presentato. Si ritrovano già con tanto di quel vino inveduto che oggi devono essere anche un tantino parsimoniosi nel fare gli ordini. 4. La formazione del personale si fa con il tempo, parecchi dipendenti inoltre non sono interessati al prodotto vino, ma solo al lavoro. Dopotutto, tutti noi abbiamo studiato matematica a scuola, ma non tutti siamo diventati professori di matematica.

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Marilena Barbera

circa 14 anni fa - Link

1- Vero. E nessuno chiede all'enoteca o al ristoratore di fare il pioniere per forza. Ma qui stavamo parlando (se non sbaglio) di una situazione differente: un operatore economico che chiede una certa quantità di prodotto in omaggio "a scopo conoscitivo". Certo che anche lui avrà gli acaffali pieni: dove lo mette il prodotto che gli è stato regalato? 2- Vero in parte. Non sono sufficienti da soli, ma non riesco ad immaginare eventi promossi, organizzati e gestiti in esclusiva dalle aziende. A meno che non si voglia, come dici tu, "evangelizzare" e "controllare" la predetta evangelizzazione. Ma questo atteggiamento non mi appartiene, malgrado quello che ho letto in alcuni post precedenti... Per il resto, concordo sul fatto che la sola qualità del vino non è sufficiente a costruire un brand, ma certamente è (almeno nelle nicchie, dato che non conosco bene il segmento dei prodotti di massa) un requisito indispensabile. In ogni caso, mi suona strano che un piccolo produttore si metta a fare comunicazione ed advertising a manetta, come fanno le grandi aziende: anche se se lo potesse permettere finanziariamente, un advertising esagerato non rientrerebbe nell'immaginario... Ma ce li vedi i viticultori a gestire eventi mondani? O ad affidarsi a nugoli di PR? Ne ho in mente un paio, tra quelli che stimo più di altri, e probabilmente inorridirebbero all'idea. Ritorno quindi sull'idea della collaborazione tra operatori della stessa filiera: sarò ingenua, ma credo che qui sia la chiave. E credo si tratti solo di capire meglio le esigenze di entrambe le parti. 3- Vero, e mi piace anche il fatto che tu abbia sottolineato "seri". Sicuramene occorre distinguere tra accettare la presentazione di un nuovo prodotto ed acquistarlo. Qui naturalmente nessuno sta sostenendo che sia obbligatorio l'acquisto, ma ci mancherebbe... 4- Vero. Però non capisco perché la sola idea di una proposta di collaborazione, magari banale, magari scontata, abbia suscitato tutto il vespaio che leggo sopra. Sarà che, come diceva mio nonno, qualcuno ha il carbone bagnato? In fondo, era solo un'idea delle 8 di mattina :) 4- Vero in parte.

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Nelle Nuvole

circa 14 anni fa - Link

Ma per avere 5 cartoni di vino gratis, quindi 30 bottiglie, quanti cartoni era disposto a comprare questo enotecaro fantomas? Una cosa sono gli spazi di magazzino di un supermercato, un'altra quelli a disposizione di un'enoteca, seppur grande. Per il resto confermo in pieno la politica commerciale della GDO, ma il piccolo dettagliante di solito non pretende altro che un paio di bottiglie in omaggio, anzi spesso é il venditore che le offre, o il suo rappresentante, magari mascherate con una promozione del tipo su 12 btl una gratis. Ci sono poi grandi aziende che trattano i cartoni di vino come quelli dei detersivi, compri 3 paghi 2, anche dopo un anno...

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gianpaolo

circa 14 anni fa - Link

se ho ben capito, nulla comprare, tutto regalo. Ao' gli inserimenti del prodotto, parlare con la gente, ecc. ecc.

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fabrizio pagliardi

circa 14 anni fa - Link

Se era un'enoteca che fa distribuzione presso i ristoranti ed altre enoteche, non era una richiesta assurda. Le grandi enoteche che fanno questo tipo di lavoro qui a Roma so che lo fanno. "vuoi che distribuisca il tuo vino, mandami un tot di campioni che lo faccio provare ai miei clienti ristoranti....". Per le enoteche come la mia che vende principalmente a privati sarebbe assurdo anche solo provarci.

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

al gentile dott. Bonfio Francesco Se vogliamo giocare on la semantica facciamolo pure, e allora, a uso e consumo sei lettori "destrutturiamo" 8come direbbe il simpatico Ferdinand de Saussure) il suo primo messaggio. 1- il fatto citato le sembra un "banale e gratuito attacco alle enoteche in generale" 2- secondo lei fra produtori e venditori sussisterebbe una "stantìa conflittualità" 3- Le associazione di cui è presidente si opera affinchè si possa superare brillantemente la criticità evidenziata al punto 2 Riassumendo: 1-lei ha difeso "senza se e senza ma" il proprietario dell'enoteca in questione (alla faccia dell'equilibrio) 2-Si è permesso di bollare di "stantìa conflittualità" i pochi (facciamo qualche migliaio???) enotecari che non sono stati illuminati dal verbo della sua associazione (e la prego di non permettersi più commenti di questo genere) 3- ha indiretamente proposto la sua associazione come panacea di tutti i mali p.s. quando scrivevo non facevo riferimento al titolo formale della vostra ragione sociale ma al fatto che, in concreto, ad oggi sul vostro sito sono censite meno di 100 enoteche (estero compreso), ragion per cui mi pareva doverosa una precisazione sul reale bacino di utenza da voi rappresentato, onde evitare che un lettore non accorto pensasse che il suo pensiero rifletteva quello DELLA MAGGIORANZA DELLE ENOTECHE ITALIANE.

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francesco bonfio

circa 14 anni fa - Link

non sono dottore. Può sempre rivolgersi a me con l'appellativo di...presidente. *sogghigna* (s.caffarri op. cit.)

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