Avatar, miti, ed altri aggeggi social. Come fare per

di Fiorenzo Sartore

Succede che le letture si incrocino e rimescolino tra loro, involontariamente. Filippo Ronco dice che “stiamo transitando dalla fase in cui della rete si parlava alla fase in cui – finalmente – si passa alla pratica per viverla pienamente”. Appena smesso di fare sì-sì con la testa, trovo Sean Sullivan che elenca i dieci miti sulle cantine, i social media e le loro interazioni. Divertente ed istruttivo: ecco alcuni passaggi, zippati da me.

Mito #1: se produco un gran vino sarò celebrato da chi scrive e sarò comprato da clienti intelligenti (non serve altro).
Certo, e se nessuno dei due appare, ti serve un piano b.
Mito #2: tutti sanno usare un social media, solo io brancolo nel buio.
Storie, se cominci a usarlo, sarai tu a modellarlo.
Mito #3: voglio trattenere il respiro abbastanza a lungo così i social media spariscono, e io torno al 2007.
Ecco, questo non succederà. In compenso la crisi avanza, come l’uso dei socialcosi, e le vendite del 2007 non tornano chissà per quanto ancora.
Mito #4: entro nei socialcosi, mi aspetto risultati istantanei.
E invece no, i risultati all’inizio saranno minimi – vedi semmai di non fare come quelli che scappano subito, scoraggiati.
Mito #5: entro nei socialcosi, vendo a manetta.
No, come sopra. L’uso di blog, twitter, facebook, non rende migliore il tuo vino, né le tue capacità di vendita (che significa: ci sono due-tre aspetti di old economy che permangono come prerequisiti, tipo che il tuo vino sia ben fatto).
Mito #6: uso i social media per invitare alle degustazioni e  soprattutto agli acquisti. Così le persone verranno alle degu e soprattutto acquisteranno.
Ahi ahi, siamo in alto mare. Certo, sempre a vendere pensate. Per questo qualche volta pressate un po’ troppo: guardate che i socialcosi servono per conversare. Che facciamo quando in TV arriva la pubblicità? Cambiamo canale. Chiaro?
Mito #7: i social media non hanno mai venduto una sola bottiglia di vino.
Scusate, qui la risposta è mia: ho appena fatturato qualcosa ad un mio amichetto social che ora è mio fornitore. Ergo, affermazione errata (almeno una bottiglia s’è venduta, dai).
Mito #8: non ho tempo per i socialcosi, c’ho già un sacco da fare.
Bah, questione di priorità, come in ogni cosa. Anche qui azzardo una risposta personale: quanto tempo dedichi alla TV? Un’ora, dieci minuti al giorno? Elimina la TV. E’ morta. Riversa quel tempo in rete.
Mito #9: quella roba compromette la mia privacy.
Meno di quello che credi, sono opzioni modulabili. Per esempio: tutti quanti conosciamo Tomacelli. Ma come si chiama il suo gatto? Ecco, vedi, non lo sai.
Mito #10: non puoi costringermi!
Hum, cattive notizie: hai una azienda vinicola? Ti stanno già twitterando. Ci sei dentro fino al collo.

Conclusioni. L’enochiacchiera digitale non è tutta rose e fiori. Ho appena finito di re-installare Second Life dopo oltre un anno di oblio. Ricordate quando si diceva che le cantine aprivano su Second Life, che le vigne virtuali… bla-bla-bla? Del castello di Caprai e di Fichimori oggi su Second Life non c’è più traccia: zero risultati a breve, quindi fuga precipitosa. Del resto pure le orgy room sono a pagamento ora, che tempi signora mia. Per un Second Life che trapassa, altri dieci socialcosi sorgono.

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Fiorenzo Sartore

Vinaio. Pressoché da sempre nell'enomondo, offline e online.

18 Commenti

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alessandro|papilleclandestine.it

circa 14 anni fa - Link

Mi pare che la maggior parte delle cantine non sia ancora in grado di gestire il mondo social network. Per molte internet coincide con il sito...e tante cantine addirittura non hanno ancora un sito o non lo aggiornano da mesi. Anche le cantine più evolute (mediaticamente), come dice Fiorenzo, cadono nell'errore di ritenere i social network alla pari di vetrine online, dove vendere, quando invece sono luoghi di comunicazione e d'incontro.

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Lucia Barzanò

circa 14 anni fa - Link

Ci sono invece Aziende vinicole italiane di medie dimensioni che si sono avventurate sui Social Network e con discreti risultati direi, non farò esempi neanche sotto tortura ;-) Dico solo che il nostro caso di comunicazione web 2.0 è appena stato oggetto di una tesina all'Università di Padova, piccole soddisfazioni. Per quanto ho potuto verificare dalla mia esperienza diretta il decalogo che riporta Fiorenzo è puntuale e utile. Non è certo con i SN che una cantina può pensare di fare fortuna, ma penso che una presenza ben studiata e misurata sia molto più efficace di quanto si possa pensare. Non garantisce tanto vendite in più (arrivano anche quelle), ma è decisivo per costruire la reputazione dell'Azienda. Credo che ormai non ci si possa più permettere di trascurare il famigerato web 2.0; richiede tempo, costanza e creatività, ma i risultati arrivano. Chiaro, il prerequisito DEVE essere la qualità dei prodotti senza compromessi, la serietà dell'Azienda e la disponibilità ad aprirsi al confronto. Secondo me il problema della Privacy, che molti paventano con timore, è un falso problema; ci sono tutti gli strumenti per decidere cosa rendere pubblico e cosa no. Per esempio io pensavo che il momento d'oro di Facebook fosse già passato, invece noto proprio in questi giorni una sorta di travolgente onda di nuove presenze, sia di persone che di Fan Page (o come diavolo si chiamano dopo l'enensima modifica). Personalmente credo molto in Twitter, mi sembra uno strumento davvero efficace e anche divertente. I SN vanno usati; si prova e si calibra la propria presenza, ma starne fuori perchè "non ho tempo da perdere" mi sembra un atteggiamento poco intelligente.

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Luciano

circa 14 anni fa - Link

@ Lucia, perchè non fai i nomi? a me interesserebbero come esempi per vedere cosa fanno gli altri Grande Fiorenzo, ti confermo quelle poche volte che mi sono provato a spiegare come mai passo tutto sto tempo sul computer siamo sempre arrivati alla fatidica domanda " ma ci vendi?? e quando li rispondi "no sai..." proprio li vedi soddisfatti della loro scelta e pensano comunque di non essersi presi niente.

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Luciano

circa 14 anni fa - Link

......dimenticavo, noto con piacere sempre un ottimo gusto nello sceglier le foto :-)))

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Gregorio

circa 14 anni fa - Link

Non credo ci sia una valanga di nuovi utenti, forse è il "Mi piace" che piace di piu

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Roberto Giuliani

circa 14 anni fa - Link

Scusate, a me tutto questo sembra molto triste. Capisco che non si possa stare fuori dai SN, anche io ne sono coinvolto da tempo, ma questo sistema non è poi così "piacevole" e ricco di contenuti. E' il sistema di oggi, poche parole e ben collocate. La qualità però passa per altre strade. Il problema del Web e dei SN è che in gran parte hanno appiattito la qualità della comunicazione, che manca sempre più di spessore e di contenuti. Pochi, pochissimi fanno cultura, hanno veramente cose da dire e da scambiare con altri. Il livello è basso, i testi sono sempre più sgrammaticati e l'impressione dall'esterno è di una gran noia. La verità è che tutti scrivono e pochissimi leggono, e il fenomeno si vede chiaramente dal fatto che il tempo utilizzato nei SN è sempre più alto mentre quello passato a leggere (inteso come leggere degli articoli, degli argomenti nella loro completezza) è sempre più breve. Le statistiche non fanno sconti su questo e, vi assicuro, sentire da più parti che gli utenti si soffermano su una pagina mediamente tra i 15 secondi e i 2 minuti è semplicemente sconfortante e vanifica qualsiasi tentativo di professionalità. Se lo scopo, quindi, è farsi conoscere per vendere un prodotto, il SN si rivela sicuramente un canale utile, se l'intento è quello di portare lettori su un blog/sito funziona ma solo a metà, perché la gente si stanca subito di leggere e passa oltre. Non è un caso che le cose che tirano di più sono i gossip e la polemica spicciola, che chiunque ha un po' di lucidità mentale capisce che è solo strumentale. Non è un bel mondo, ed è un peccato che sempre meno se ne accorgano.

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Antonio Tomacelli

circa 14 anni fa - Link

La prima domanda che mi viene da farti è: ma chi frequenti? :-) La seconda, più seria è: perchè vi fanno così paura le polemiche e le discussioni? Capisco che non sta bene disturbare chi dorme, ma a forza di silenzi e omissioni il mondo del vino rischia il coma da noia.

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Roberto Giuliani

circa 14 anni fa - Link

Antò, chi ha detto che non amo polemiche e discussioni? Il punto è che non può essere l'unico modo per confrontarsi, non solo ma non devono essere fini a se stesse. Ce ne sono molte sparate volutamente per fare contatti e questo, onestamente, è un po' avvilente. Poi con me caschi male, perché io sono fra i pochissimi che tira fuori sempre le beghe del mondo del vino (è il mio campo).

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Fiorenzo Sartore

circa 14 anni fa - Link

Roberto, troppo furore. I socialcosi non hanno pretese di letteratura; se voglio discorsi complessi e qualità lo so che devo rivolgermi altrove. Questi mezzi hanno una caratteristica specifica, la leggerezza. Esempi: ieri sera in enoteca da me abbiamo assaggiato dei campioni per il prossimo garage wine contest a Terroir vino. Eravamo tre bloggaroli e un forumista del gambero (serve sempre un enostrippato full throttle). Abbiamo twitterato live con l'hashtag #gwc e chi era in lista ci ha seguito col giusto spirito: quello ludico. Qualche giorno fa guardando la diretta del congresso PDL (eh sì, ho gusti strani) seguivo il liveblog via friendfeed settato da quelli de Il Post.it. Esperienza sensazionale: davanti a certe scene sentivo che non ero solo. A indignarmi, pure.

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Roberto Giuliani

circa 14 anni fa - Link

Fiorenzo, non fraintendermi, ti prego. Io i SN li seguo e a volte mi diverto pure. Quello che sto dicendo è che la modalità "fuggevole", il ritmo del web favoriscono un approccio alle cose molto "veloce", pertanto chi scrive articoli (e come me ne conosco parecchi noti che hanno notato la stessa cosa) magari raccontando un mondo poco noto o un'azienda che merita, rimane pittosto male quando si accorge dalle statistiche che una persona su cento è stata sulla pagina un tempo ragionevole per pensare l'abbia letta. A volte dietro un articolo c'è un impegno oneroso e complesso, è normale dispiacersi che la rete abbia preso questa piega. Ripeto, fioccano ogni giorno quelli che aprono blog o siti e scrivono, ma sono sempre di meno quelli che leggono, sul serio. E questo è un peccato. Poi si può dire che per questo c'è la carta stampata, che infatti è profondamente in crisi, e va avanti solo a colpi di gossip e polemiche spicciole.

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Luciano Pignataro

circa 14 anni fa - Link

@Roberto Non ho questa visione pessimista. Da un cellulare non puoi aspettarti di ripassare l'esame di trigonometria, si usa per quel che serve: divertimento, appuntamenti, informazioni, suggerimenti, coprire vuoti di memoria, contatti. Così i Sn. Io li trovo molto utili per il mio lavoro, Fb mi ha azzerato l'angoscia delle foto, sia nel sito che sul giornale, ho fatto nuove amicizie e mi sento molto più aggiornato di quanto non fossi nell'era quaternaria della carta. In più mi diverte, ci cazzeggio, parlo e vedo gente che altrimenti mai potrei frequentare e sentire per il ritmo di vita che faccio Se ci pensi, anche il nostro rapporto di amicizia è fondato all'80 per cento su questo e per il resto sulle cinque sei volte che ci siamo incrociati fisicamente

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Roberto Giuliani

circa 14 anni fa - Link

Luciano, sono d'accordo su quello che dici, infatti ripeto che non sono i SN il problema, su Facebook io ci sto molto volentieri, e cazzeggio pure io, oltre a condividere musica e tante altre cose, ma ad esempio ho notato che se pubblico una nota a un articolo sul blog o sul sito, vedo molti "mi piace", vedo anche commenti, ma le statistiche mi dicono che da lì solo una minima parte ha cliccato effettivamente sull'articolo. Questo comunque non può non dispiacere, poi possiamo pure ritenere che il nostro lavoro si glori di altro, ma io sono fatto così. Infatti intervengo nelle cose che leggo, fino in fondo, per me è un fatto di rispetto. Parolona oggi, mi rendo conto. A meno che, ovviamente, non mi interessi l'argomento, ma in quel caso perché dovrei cliccare "mi piace"? Comunque me ne sono fatto già una ragione, ed è semplicemente che sul web convivono realtà di lavoro e non, e la differenza spesso non è rilevante.

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Luciano Pignataro

circa 14 anni fa - Link

Il Mi Piace è una forma di cortesia, un moto di simpatia, un sorriso o una strizzata d'occhio. Non un impegno. Per restare a Fb, penso che sia invece molto importante per chi ha un blog, a me per esempio è il primo veicolo di accesso nella voce provenienze da siti e anche con numeri consistenti. Poi la discussione si sviluppa come capita. In genere dentro Fb dove ci si conosce è sempre migliore perché non ha anonimi e affini. Ma questo è un altro discorso

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Roberto Giuliani

circa 14 anni fa - Link

Luciano, se la metti sul piano dei contatti, FB è fondamentale, direi che ha abbondantemente surclassato i motori di ricerca. Ma a me questo può interessare dal punto di vista statistico. Il mio discorso riguarda l'interesse reale per i contenuti. Preferirei avere 30 visitatori che leggono davvero quello che scrivo, piuttosto che 3000 che ci stanno dieci secondi. Statisticamente vince 3000, ma sul piano professionale è la dimostrazione che non vale la pena darsi da fare per la qualità. E' come se tutti si accontentassero di degustare il primo sorso di vino (prendendo spesso cantonate) e non bevessero mai il contenuto della bottiglia a pasto. Comunque, ripeto, questo è il mondo di oggi, nel quale volenti o nolenti si vive, ma da qui a dire che mi piace ce ne corre.

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Alessandro Franceschini

circa 14 anni fa - Link

@Luciano e Fiorenzo. Noi siamo né furiosi, né pessimisti. Semplicemente realisti ed anche un po’ pensierosi ultimamente, forse anche troppo probabilmente. I tempi di lettura ci lasciano perplessi, se non alle volte proprio sfiduciati. Spesso a Roberto e me viene da chiederci: ma tutto questo girare, approfondire, studiare ha ancora senso? Probabilmente è colpa nostra, che siamo rimasti 1.0, se non ancora meno. Se dobbiamo fregarcene dei tempi di lettura e guardare solo ai click e bearcene, probabilmente allora è meglio fare copia ed incolla dei comunicati stampa, i prezzemolini ovunque sulla rete, il tutto comodamente seduti da casa.

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Luciano Pignataro

circa 14 anni fa - Link

Il fenomeno dei tempi di lettura è uguale sulla carta come sul blog Ci sono molti studi sulle modalità di approccio a un articolo: la genteb spesso guarda solo la foto e il titolo, oppure legge le prime dieci righe, poi molla. In questo rete e carta sono identiche Per questo è sempre buona regola mettere tutte le notizie subito e poi sviluppare l'articolo

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