Autogrill Pinchiorri | Quando il libero mercato goes wrong

di Jacopo Cossater

Ci sono sostanzialmente due scuole di pensiero. La prima è quella più liberista, secondo la quale il prezzo non è altro che il risultato di due fattori: la domanda e l’offerta. Nessuno scandalo quindi se un Chianti, un Barolo, un Franciacorta e tanti altri grandi vini italiani si trovano a scaffale a prezzi stracciati. In quel caso vorrà dire che quella cantina è riuscita a contenere i costi ed al tempo stesso produrre un ottimo vino. In fondo è DOCG, no?

L’altra scuola di pensiero ha, come dire, un’impostazione più etica. In linea di massima si potrebbe dire che i suoi seguaci credano in un mondo in cui la qualità del vino è la cosa più importante, da perseguire ad ogni costo. Di conseguenza una grande denominazione di origine dovrebbe a tutti i costi tutelare la qualità dei propri prodotti. Sia mai che si trovi al supermercato un Barolo a cinque euro di bassa qualità. Si tratterebbe di un segnale rovinoso per tutta l’economia locale. Agli occhi della casalinga di Voghera come giustificare i prezzi medi di tutti gli altri, decisamente più alti?
Ma in fondo questo è un non problema. Per fortuna esistono le commissioni di assaggio delle Camere di Commercio che, di anno in anno, valutano se un vino è degno di fregiarsi della rispettiva denominazione di origine.

Aspettate però, che forse mi sono perso qualcosa, che quello in foto è un Chianti in offerta a 3,25 euro a bottiglia. Ma in fondo noi siamo abbastanza liberisti. E poi certo, se la politica di Cecchi e di tanti altri produttori è quella di vendere (svendere?) il proprio vino a denominazione di orgine controllata e garantita nei supermercati o altrove e al tempo stesso continuare a presentare i propri vini di punta all’Enoteca Pinchiorri (invitandoci, chiaro) ben venga. Mica ci scandalizziamo per così poco, eh!

[Foto: Dan Lerner]

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

6 Commenti

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gianpaolo

circa 13 anni fa - Link

In tutto il mondo tante grandi aziende di vino, e Cecchi e' piuttosto grande, hanno linee diverse di vini, da quelli da autogrill/supermercato a quelli da alta ristorazione. Io non ci vedo nulla di strano. Pero' io sono di quelli che "il prezzo non è altro che il risultato di due fattori: la domanda e l’offerta", quindi questo probabilmente spiega tutto.

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Alessandro Bocchetti

circa 13 anni fa - Link

Ma in fondo questo è un non problema. Per fortuna esistono le commissioni di assaggio delle Camere di Commercio che, di anno in anno, valutano se un vino è degno di fregiarsi della rispettiva denominazione di origine. Ma davvero parlate o scherzate? Cmq il proble è duplice alcuni prezzi al ribasso sono nemici del vino italiano, andare ad alcune degustazioni offerte vuol dire contribuire al carrozzone del marketing... Ciao A

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Jacopo Cossater

circa 13 anni fa - Link

Ma davvero parlate o scherzate?
Era ironico.

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Alessandro Bocchetti

circa 13 anni fa - Link

Ah, mi sembrava... :-D Ciao A

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luigi fracchia

circa 13 anni fa - Link

Cari, rimane il fatto che questi prezzi indicano la presenza di massicci invenduti. A guardare il bicchiere mezzo pieno (di chianti) i prezzi bassi possono invogliare nuovi consumatori che attirati dalla convenienza si avvicinano al vino e pian piano risalgono la china della qualità e del prezzo magari orientadosi su prodotti dotati di magggior tipicità. Forse scherzo scopritelo voi.

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giulio

circa 13 anni fa - Link

Si mormora che stiano preparando i Bag in box di Coevo per i circolini Arci... ;-)

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