Zwanze Day 2016 | Storia, dettagli e una bevuta all’evento mondiale del birrificio Cantillon

Zwanze Day 2016 | Storia, dettagli e una bevuta all’evento mondiale del birrificio Cantillon

di Thomas Pennazzi

Forse l’appuntamento annuale dello Zwanze Day lo conoscono solo i beer geek, ma la Brasserie Cantillon, il birrificio belga che è l’artefice di questa giornata mondiale della propria birra, è ormai talmente famosa da trascendere i confini dei birrofili. I suoi imbottigliamenti e le sue spine sono oggetto di culto, e talvolta anche di avido commercio. Stiamo parlando ovviamente di lambic, il cosiddetto anello di congiunzione tra il mondo della birra e quello del vino. Se volessimo paragonare la Cantillon ad un vignaiolo, potremmo ipotizzare un blend tra la qualità e la tradizione di Bartolo Mascarello e di Vittorio Graziano, con il plus della creatività.

ZwanzeMa andiamo con ordine: zwanzen è parola dialettale fiamminga che significa all’incirca scherzare con humour, e dal 2008 il mastro birraio Jean van Roy prepara (con altrettanto humour?) una birra sperimentale destinata ad essere consumata in un preciso giorno, in quella che è una sorta di festa della birreria Cantillon sparsa per il mondo. All’inizio furono solo bottiglie, ma per sgradevoli fenomeni di bagarinaggio, venne deciso di fornire questa birra speciale in fusti.

Lo Zwanze Day è quindi una celebrazione gioiosa, officiata nei locali amici della Brasserie, ai quali viene fornito un solo ed unico fusto che verrà aperto in contemporanea in tutto il mondo e bevuto dai presenti, di solito appassionati di lambic. Dal 2011 il rito è diventato davvero globale, e le birre servite, ogni anno un’irripetibile creazione, sono state le seguenti:

  • 17 settembre 2011: un lambic fermentato con uva Pinot d’Aunis e successivo dryhopping con luppolo inglese Brambling Cross;
  • 1 dicembre 2012: un lambic fermentato con steli di rabarbaro;
  • 14 settembre 2013: un blend di 10% lambic con un 90% di birra Tripel tipo trappista;
  • 20 settembre 2014: una variante della Iris Grand Cru, in blend con una Oude Kriek con meno frutta, invecchiata per tre anni in botte. Venne chiamata Cuvée Florian per festeggiare il diciottesimo compleanno del figlio di Jean van Roy;
  • 19 settembre 2015: una Wild Brussels Stout, invecchiata due anni, e chiamata “Ceci n’est pas un Stout” in onore di Magritte;
  • 1 ottobre 2016: una blend di lambic Framboise e Blåbær (mirtilli), con aggiunta di bacche di vaniglia. La storia di questa birra ve la racconta qui Jean Van Roy in persona.

Cantillon

Come si vede, creatività alle stelle, ma con mano e qualità indiscusse.

La lista dei pub e beer-shop in cui gustare questi bicchieri d’occasione si allunga di anno in anno, trasformando lo Zwanze Day in una autentica celebrazione mondiale del lambic. Quest’anno si è aggiunta la Nuova Zelanda, per un totale di 18 Paesi e 59 locali di mescita. L’orario, fissato per le 9 di sera di Bruxelles, è stato rispettato dall’Australia agli Stati Uniti, in modo da spinare in contemporanea in ogni angolo del mondo la rara cuvée.

Accontentare tutti ovviamente non è stato possibile: si sono inventati sistemi dalla prevendita alla lotteria, e i bicchieri sono stati contingentati in volume, tanta è la curiosità suscitata da queste birre.

L’Italia si conferma invece privilegiata nel panorama brassicolo mondiale: è stata l’unico Paese europeo ad avere ben sette luoghi di degustazione, da Milano alla Sardegna, primi fra tutti i celebri Lambiczoon di Milano ed il Ma Che Siete Venuti A Fà di Roma.

Com’era questa birra? L’ho degustata al TryBeer Room di Castiglione d’Adda, beer-shop che ha avuto l’onore di disegnare l’etichetta della Zwanze 2016 e le magliette ufficiali dell’evento. Unica mescita delle 59 al mondo ad avere la birra in bottiglia, oltretutto.

Dopo il tradizionale conto alla rovescia, lo stappo ha rivelato una birra dal colore più intenso di una kriek, l’avresti detta un lambrusco di Sorbara, con una schiuma persistente, dalla quale salivano nette le note di lampone. In bocca la fresca acidità tipica di Cantillon, graffiante su di un corpo che l’occhio faceva più pieno, ingannato dal colore: la nota acetica decisa rendeva indubbiamente questo lambic un sorso difficile ai non iniziati. Al retrogusto ecco comparire, ben nascosto prima, il mirtillo, seguito dalla luppolatura, mai invadente, pronta a pulire la bocca per il sorso successivo. La vaniglia? Nessuno dei presenti se ne è accorto, ma c’era, ad arrotondare le asprezze del lampone: pura sapienza brassicola.

Azzeccato per il nostro clima, una serata calda e insolitamente gradevole per ottobre, questo lambic impeccabile ha soddisfatto tutti gli appassionati. I più veloci a berlo sono riusciti anche ad averne un secondo bicchiere, mentre in strada chiacchieravamo di birra, di Belgio e di Franconia.

Zwanze 2016

Ci si rivedrà per lo Zwanze Day 2017, con chissà quale creazione di Cantillon. Intanto potremo consolarci con la sua linea ordinaria, tutt’altro che banale, e con i festival sparsi per l’Italia e all’estero, dove l’azienda belga è sempre presente (Eurhop – Roma, Arrogant Sour Festival – Reggio Emilia, Quintessence – Anderlecht).

[Fonti immagine: Brasserie Cantillon, ultima: TryBeer Room]

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Thomas Pennazzi

Nato tra i granoturchi della Padania, gli scorre un po’ di birra nelle vene; pertanto fatica a ragionare di vino, che divide nelle due elementari categorie di potabile e non. In compenso si è dedicato fin da giovane al suo spirito (il cognac), e per qualche anno ne ha scritto in rete sotto pseudonimo.

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