Wine tour for dummies: piccola guida al viaggio di vino

Wine tour for dummies: piccola guida al viaggio di vino

di Simone Di Vito

Dove si va? Quanti giorni? Chi viene? Domande di rito scontate, ma che sono alla base di un viaggio organizzato, e che aumentano poi se ami il vino, materia che aggiunge quesiti ancor più specifici e contorti: quali cantine? Quante al giorno? Quante in vigna o solo degustazioni? Non so se tanti quando organizzano si fanno queste domande, ma immagino che ognuno di noi abbia il suo modus operandi per pianificare il proprio tour de vin.

Di seguito una serie di quesiti bestseller che a mio avviso non possono mai mancare; lascio vacante l’unico che potrebbe non essere un problema: Chi viene? Certo che in gruppo è sempre meglio, per il piacere, il confronto, e senza dimenticare poi il dividere le spese di viaggio e pernotto; ma nel caso in cui non riusciate a trovare compagnia ma decidete comunque di andare, non disperate, spesso col vino i compagni di bevuta li trovi poi sul posto.

Dove andiamo?
Tutto inizia quando si sceglie la meta da raggiungere, il luogo dove dare libero sfogo alla nostra voglia di assaggiare, toccare con mano e perché no “alzare il gomito”. Fortunatamente per noi, l’Italia è piena di zone interessanti, una densità vitivinicola che ormai cresce a vista d’occhio in tutto lo stivale(sono lontani i tempi dei fondi per l’espianto di vigneti), al punto che, con cartina alla mano basterebbe chiudere gli occhi e puntare con l’indice un luogo a caso, per poi scoprire che difficilmente avrai pescato male. La scelta della zona va poi sempre in base a gusti o curiosità, ci sono quelle scontate da almeno una volta nella vita, come Langhe e Montalcino, le spumantizzate come Franciacorta, Trento e Valdobbiadene, passando per quelle esotiche, le outsider o le semi-sconosciute che puoi trovare in tutto il territorio italiano; insomma chi più ne ha più ne metta. Si può anche decidere per più zone, ma in quel caso pianificare diventa assai più impegnativo e strettamente legato ai quesiti che trovate di seguito.

Quanti giorni e quante visite?
Un week-end solamente oppure una settimana intera, in base al tempo e budget a disposizione si opterà per un territorio più concentrato o meno, è bene quindi calibrare le giornate a disposizione con la scelta più consona, la vedo difficile riuscire a “colonizzare” Etna o Irpinia con soli tre giorni. Successivamente poi c’è la scelta di quante visite al giorno. In passato, in zone come Valpolicella e Côte d’Or ho seriamente rischiato il coma etilico con due/tre visite al dì, mentre ormai parto da una, che porto a due se so che la prima non sarà troppo impegnativa o se capita un’occasione irrinunciabile. Non è solo questione di bere responsabilmente o di resistenza all’alcol, se non sei allenato, anche non deglutendo, le tue papille gustative dopo un po’ alzeranno bandiera bianca, e che senso ha passare da una cantina all’altra in giornata, se dopo 10 assaggi quel che senti è ormai solo un liquido alcolico che ti entra in bocca? Non poterlo apprezzare con tutto te stesso la trovo un occasione persa, oltre che una mancanza di rispetto per il vino e per chi l’ha prodotto.

Ultimo ma non ultimo, Tipologia di aziende visitate
Artigianali o wine resort, “convenzionale” o naturale, cantine storiche o emergenti; dalle lussuriose alle pseudo-fricchettone la scelta è ampia, ma sulla quale non entrerò in merito, poiché ognuno ha le sue fisse e modi diversi di vederla; per un fatto di tasche e gusti, personalmente tendo ad orientarmi su aziende di piccole dimensioni e potenzialmente sconosciute –quando possibile, ma occhio! Non sempre il piccolo è bello e giusto.

P.s. Ricordatevi di contattare in anticipo le aziende per prendere appuntamento, specialmente se parliamo di aziende piccole e/o a conduzione familiare, realtà dove solitamente ogni componente ha più di un ruolo e dove gli imprevisti sono all’ordine del giorno; il tempo invece è prezioso per tutti, non dimenticatelo.

[Foto copertina: foodeviaggi.it]

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Simone Di Vito

Cresciuto a pane e corse automobilistiche (per via del papà pilota), sceglie la sostenibilità di bacchette, tamburi e corde grosse, tra batteria e basso elettrico. Si approccia al vino grazie a una breve carriera da scaffalista al supermercato, decidendo dopo anni di iscriversi ad un corso AIS. Enostrippato a tempo pieno, operaio a tempo perso. Entra in Intravino dalla porta di servizio ma si ritrova quasi per sbaglio nella stanza dei bottoni. Coltiva il sogno di parcellizzare tutto quel che lo circonda, quartieri di Roma compresi.

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